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IL RESPIRO – UN PONTE CON L’UNIVERSO


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SUTRA Shiva risponde 1 O radiosa, questa esperienza può affiorare tra due respiri. Dopo che il respiro è entrato e poco prima che risalga, il beneficio. 2 Quando il respiro si volge dal basso verso l’alto, e di nuovo, quando curva dall’alto verso il basso, grazie a questi due punti di svolta, comprendi. 3 Oppure, ogni volta che l’inspirazione e l’espirazione si fondono, i quell’istante tocca il centro privo di energia, traboccante di energia. 4 Oppure, quando il respiro è tutto espirato, e si ferma da sé; o quando è tutto inspirato, e si arresta – in quella pausa universale, il proprio piccolo io svanisce. Questo è difficile solo per l’impuro. La Verità è sempre qui, è già un dato di fatto. Non è qualcosa da raggiungere nel futuro. Tu sei la verità proprio qui e ora, perciò non è una cosa che deve essere creata, inventata o cercata. Comprendilo con estrema chiarezza; allora queste tecniche saranno facili da capire e anche da mettere in pratica. La mente è un meccanismo per desiderare. La mente è sempre nel desiderio, cerca sempre qualcosa, chiede sempre qualcosa. L’oggetto è sempre nel futuro; la mente non si preoccupa affatto del presente. In questo preciso momento, la mente non può muoversi: non c’è spazio, per muoversi ha bisogno del futuro. Può muoversi nel passato o nel futuro, non può farlo nel presente: non c’è spazio. La verità è nel presente, e la mente è sempre nel futuro o nel passato. Perciò non c’è incontro tra la mente e la verità. Quando la mente cerca oggetti mondani non è così difficile, il problema non è assurdo, può essere risolto. Ma quando comincia a cercare la verità, lo sforzo stesso diventa un nonsenso, perché la verità è qui e ora e la mente è sempre là e allora. Non c’è incontro. Perciò cerca di capire la prima cosa: non puoi cercare la verità. Puoi trovarla, ma non puoi cercarla. La ricerca stessa è l’ostacolo. Nel momento in cui cominci a cercare, tu sei allontanato dal presente, da te stesso, perché tu sei sempre nel presente. Il ricercatore è sempre nel presente e la ricerca è nel futuro; non incontrerai mai ciò che stai cercando. Lao Tzu dice: “Non cercare, altrimenti fallirai. Non ricercare e trova. Non cercare e trova”. Tutte queste tecniche di Shiva semplicemente volgono la mente dal futuro o dal passato al presente. Ciò che stai cercando esiste già, è già un dato di fatto. La mente dev’essere volta dal cercare al “noncercare”. E’ difficile. Se ci rifletti da un punto di vista mentale è molto difficile. Come si fa a volgere la mente dal cercare al “noncercare”? Infatti la mente fa dello stesso “noncercare” l’oggetto! In questo caso la mente dice: “Non cercare”. La mente dice: “Io non dovrei cercare”. La mente afferma: “Ora il ‘noncercare’ è il mio oggetto. Ora io desidero lo stato di assenza del desiderio”. Il cercare è ritornato, il desiderio è rientrato dalla porta sul retro. Ecco perché ci sono persone che cercano oggetti mondani e persone che credono di essere alla ricerca di oggetti non mondani. Tutti gli oggetti sono mondani perché il “cercare” è il mondo. Dunque non puoi cercare qualcosa di non mondano. Nel momento in cui cerchi, esso diventa il mondo. Se stai cercando Dio, il tuo Dio è parte del mondo, se stai cercando moksha – la liberazione – il nirvana, la tua liberazione è parte del mondo, non è qualcosa che lo trascende, perché il cercare è il mondo, il desiderare è il mondo. Perciò non puoi desiderare il nirvana, non puoi desiderare il “nondesiderio”. Se tenti di capirlo da un punto di vista mentale, diventerà un enigma. Shiva non dice nulla in merito, procede immediatamente dando delle tecniche. Le tecniche sono “nonmentali”. Non dice a Devi: “La verità è qui. Non cercarla e la troverai”. Offre immediatamente delle tecniche. Quelle tecniche sono “nonmentali”: mettile in pratica e la mente arriva a un punto di svolta. Il punto si svolta è solo una conseguenza, un sottoprodotto, non un oggetto. Il punto di svolta è solo una conseguenza. Se metti in pratica una tecnica, la tua mente si volgerà dal suo viaggio nel futuro o nel passato: ti troverai improvvisamente nel presente. Ecco perché il Buddha ha dato delle tecniche, Lao Tzu ha dato delle tecniche, Krishna ha dato delle tecniche, anche se le hanno introdotte sempre con concetti intellettuali. Solo Shiva è diverso: offre immediatamente delle tecniche e nessuna comprensione intellettuale, nessuna introduzione intellettuale, perché sa che la mente è scaltra, la cosa più astuta che ci sia. Essa può trasformare tutto in un problema. Il “noncercare” diventerà il problema. Ci sono persone che vengono da me e mi chiedono come non desiderare: stanno desiderando il “nondesiderio”. Qualcuno deve aver detto loro, o hanno letto da qualche parte, o hanno sentito dei pettegolezzi spirituali, secondo cui, se non desideri raggiungerai la beatitudine, se non desideri sarai libero, se non desideri non ci sarà sofferenza. Ora la loro mente brama di raggiungere quello stato dove non esiste sofferenza, perciò chiedono come non desiderare. La mente sta giocando loro dei tiri: stanno desiderando ancora, solo che adesso l’oggetto è cambiato. Prima volevano denaro, fama, prestigio, potere, adesso desiderano il “nondesiderio”. Solo l’oggetto è cambiato, loro rimangono gli stessi e il loro desiderare rimane lo stesso. Ma ora il desiderio è diventato più ingannevole. Per questo Shiva procede immediatamente senza alcuna introduzione, comincia subito a parlare delle tecniche. Queste tecniche, se seguite, volgono improvvisamente la tua mente: essa ritorna al presente. E quando la mente ritorna al presente, si ferma, non c’è più. Non puoi essere una mente nel presente, è impossibile. Proprio ora, se sei qui o ora, come puoi essere una mente? I pensieri cessano perché non possono muoversi. Il presente non ha spazio in cui muoversi; non puoi pensare. Se sei in questo preciso istante, come puoi muoverti? La mente si ferma, realizzi la nonmente. Perciò l’essenziale è come essere qui e ora. Puoi provare, ma il tuo sforzo può dimostrarsi inutile, perché se essere nel presente diventa un obiettivo, questo obiettivo si è spostato nel futuro. Quando chiedi come fare a essere nel presente, ancora una volta stai domandando sul futuro. Questo istante si sta trasformando nell’indagare: “Come essere presente? Come essere qui e ora?”. Questo momento presente si sta trasformando nell’indagare, e la tua mente comincerà a vacillare e a creare sogni nel futuro: un giorno sarai in uno stato mentale dove non ci sarà movimento, movente, ricerca, e ci sarà la beatitudine, perciò come fare a essere nel presente? Shiva non dice nulla in merito, dà solo delle tecniche. Tu le metti in pratica, e all’improvviso ti trovi qui ed ora, e il tuo essere qui e ora è la verità, e il tuo essere qui e ora è la libertà, e il tuo essere qui e ora è il nirvana. Le prime nove tecniche si occupano del respiro. Perciò vediamo di capire qualcosa sul respiro, e poi passeremo alle tecniche. Noi respiriamo continuamente, dal momento della nascita a quello della morte. Tutto cambia fra questi due punti. Tutto cambia, nulla rimane uguale, il respiro è l’unica cosa costante tra la nascita e la morte. Il bambino diventerà giovane; il giovane diventerà vecchio. Sarà malato, il suo corpo diventerà brutto, malato, tutto cambierà. Sarà felice, infelice, sofferente: tutto continuerà a cambiare, ma qualsiasi cosa succeda tra questi due punti, bisogna respirare. Felice o infelice, giovane o vecchio, uomo di successo o fallito, qualunque cosa tu sia non importa: una cosa è certa, tra questi due punti di nascita e morte tu devi respirare. Il respiro sarà un flusso continuo, nessun intervallo è possibile. Se ti dimentichi di respirare anche per un solo istante, non esisterai più. Ecco perché non è necessario che tu respiri: sarebbe difficile. Qualcuno potrebbe dimenticarsi di respirare per un solo istante e non ci sarebbe più niente da fare. Perciò, in realtà, tu non respiri, perché tu non sei necessario. Sei profondamente addormentato, e il respiro continua; sei incosciente, e il respiro continua; sei in coma profondo, e il respiro continua. Tu non sei necessario: la respirazione è qualcosa che continua tuo malgrado. E’ uno dei fattori costanti della tua personalità, questo è il primo punto. E’ qualcosa di molto essenziale e fondamentale per la vita, questo è il secondo punto. Non puoi essere vivo senza respiro, perciò respiro e vita sono diventati sinonimi. Il respiro è il meccanismo della vita, e la vita è profondamente connessa con il respiro. Ecco perché in India lo chiamano prana. Abbiamo dato una parola sola a entrambe le cose: prana significa la vitalità, la forza vitale. La tua vita è il tuo respiro. Terzo punto, il respiri è un ponte fra te e il tuo corpo. Il respiro fa costantemente da ponte tra te e il tuo corpo, ti connette, ti mette in relazione con il tuo corpo. Il respiro non è solo un ponte verso il tuo corpo, è anche un ponte tra te e l’universo. Il corpo è semplicemente l’universo che è venuto a te, che è più vicino a te. Il tuo corpo è parte dell’universo. Tutto nel corpo è parte dell’universo, ogni particella, ogni cellula. Il corpo è la via d’accesso più vicina all’universo. Il respiro è il ponte. Se il ponte è rotto, tu non sei più nel corpo. Se il ponte è interrotto, tu non sei nell’universo: ti sposti in qualche dimensione sconosciuta; quindi non ti si potrà trovare nello spazio e nel tempo. Dunque,in terzo luogo, il respiro è anche il ponte tra te e lo spazio e il tempo. Perciò il respiro diventa molto importante, la cosa più importante. Di conseguenza le prime nove tecniche si occupano del respiro. Se riesci a fare qualcosa con il respiro, tu volgerai improvvisamente al presente. Se riesci a fare qualcosa con il respiro, raggiungerai la fonte della vita. Se riesci a fare qualcosa con il respiro, puoi trascendere tempo e spazio. Se riesci a fare qualcosa con il respiro, sarai nel mondo a anche al di là di esso. Il respiro ha due punti: uno è dove tocca il corpo e l’universo, e un altro è dove tocca te e ciò che trascende l’universo. Noi conosciamo solo una parte del respiro. Quando si muove nell’universo, nel corpo, lo conosciamo. Ma se sta sempre movendo dal corpo al “noncorpo” e dal “noncorpo” al corpo. Noi non conosciamo l’altro punto. Se diventi consapevole dell’altro punto, dall’altra parte del ponte, sull’altra estremità del ponte, improvvisamente sarai trasformato, trapiantato in una dimensione differente. Ma ricorda: ciò che Shiva sta per dire non è yoga, è Tantra. Anche lo yoga lavora sul respiro, ma il lavoro dello yoga e quello del Tantra sono fondamentalmente diversi. Lo yoga cerca di ordinare il respiri secondo un sistema. Se ordini il tuo respiro secondo un sistema, la tua salute migliorerà. Se ordini il tuo respiro secondo un sistema, se conosci i segreti della respirazione, diventerai più longevo, sarai più sano e vivrai più a lungo. Sarai più forte, più carico di energia, più vitale, più vivo, più giovane e più fresco. Ma il Tantra non si occupa di questo, il Tantra si occupa di usare il respiro semplicemente come una tecnica per volgersi verso l’interiorità, Non si deve praticare uno stile particolare di respirazione, un sistema particolare di respirazione, o un ritmo particolare di respirazione, no! Bisogna prendere il respiro così com’è. Bisogna solamente diventare consapevoli di alcuni punti particolari nella respirazione. Ci sono punti particolari, ma noi non ne siamo consapevoli. Noi abbiamo respirato finora e continuiamo a farlo, siamo nati respirando e moriremo respirando, ma non siamo consapevoli di punti particolari. E questo è strano. L’uomo sta esplorando, sondando lo spazio in profondità. L’uomo sta andando sulla luna; l’uomo sta cercando di arrivare più lontano, dalla Terra allo spazio, ma non ha ancora compreso la parte più vicina della sua vita. Nel respiro ci sono punti particolari che non hai mai osservato, e quei punti sono le porte, le porte, le porte più vicine da cui puoi entrare in un mondo diverso, in un essere diverso, in una consapevolezza diversa. Ma sono molto sottili. Osservare la luna non è molto difficile. Anche arrivare sulla luna non è molto difficile: è un semplice viaggio. Hai bisogno di mezzi meccanici, di tecnologia, di informazioni accumulate, e poi puoi anche arrivarci. Il respiro è la cosa più vicina a te, e quanto più una cosa è vicina tanto più diventa difficile percepirla. Più è vicina, più è difficile; più è ovvia, più è difficile. E’ così vicina a te che, di nuovo, non c’è spazio tra te e il tuo respiro, o c’è uno spazio così piccolo che dovrai osservare molto minuziosamente: solo allora diventerai consapevole di punti particolari. Questi punti sono la base di queste tecniche. Dunque adesso prenderò in considerazione ciascuna tecnica. Shiva risponde: “O radiosa, questa esperienza può affiorare tra due respiri. Dopo che il respiro è entrato e poco prima che risalga, il beneficio”. Questa è la tecnica: “O radiosa, questa esperienza può affiorare tra due respiri”. “Dopo che il respiro è entrato e poco prima che risalga, il beneficio.” Sii consapevole tra questi due punti… e accadrà. Quando inspiri, osserva. Per un solo istante, per un attimo infinitesimale, non c’è respiro: prima che risalga, prima che fuoriesca. Un respiro entra, poi c’è un punto in cui si arresta. Poi il respiro fuoriesce e allora, per un istante, un attimo infinitesimale, si arresta. Poi di nuovo entra. Prima che il respiro entri, o prima che esca, vi è una frazione minima di tempo in cui non stai respirando. In quell’istante può accadere l’evento trascendente, perché quando non respiri, non sei nel mondo. Lo si deve comprendere profondamente: quando non stai respirando, sei morto; tu esisti, questo è vero, ma come fossi morto. Ma quell’istante è di così breve durata che non lo si nota mai. Per il Tantra ogni respiro che fuoriesce è una morte, e ogni nuovo respiro è una rinascita. Il respiro che entra è una rinascita, quello che fuoriesce è una morte. Il respiro che esce è sinonimo di morte, quello che entra, di vita. Perciò con ogni respiro muori e rinasci. L’intervallo tra i due è molto breve, ma un’acuta, sincera osservazione e un’attenzione cosciente te lo faranno percepire. Se riesci a percepirlo, dice Shiva: “Il beneficio”. In quel caso non dovrai fare nient’altro: la beatitudine ti avvolge, hai compreso, hai colto l’eterno. Non occorre educare il respiro. Lascia che scorra liberamente. E’ sufficiente una tecnica così semplice per conoscere la verità? Sembra semplice! Conoscere la verità significa conoscere ciò che non è nato e che non muore mai, conoscere quell’elemento eterno che esiste sempre. Comunemente si conosce il respiro che esce e che entra, mai l’intervallo tra i due. Prova. All’improvviso comprenderai, è possibile: esiste già. Non devi aggiungere nulla a ciò che sei: tutto è già presente, tranne una sottile consapevolezza. Per praticare questa tecnica, per prima cosa diventa consapevole del respiro che entra. Osservalo. Dimentica ogni cosa: osserva solo il respiro che entra. Sentilo, quando tocca le tue narici. Poi lascialo discendere e muoviti con esso in piena coscienza. Non perderlo, mentre discende: scendi con esso. Ricordati solo di non precederlo e di non restare indietro. Devi solo accompagnarlo. Ricordati: muoviti in simultanea! Respiro e coscienza devono diventare un tutt’uno. Quando il respiro entra in te, anche tu dovresti entrare dentro di te, solo così sarà possibile cogliere il punto d’arresto tra i due respiri. Non sarà facile. Entra con il respiro, poi esci con il respiro: dentro-fuori, dentro-fuori. Fu il Buddha, in particolar modo, a usare questo metodo, pertanto nel mondo lo si conosce come un metodo buddista. Nella terminologia buddista è noto come anapanasati yoga. E l’illuminazione del Buddha era basata su questa tecnica, solo su questa. Tutte le religioni del mondo, tutti i veggenti del mondo, hanno raggiunto la meta attraverso una o l’altra tecnica, e tutte quelle tecniche saranno comprese tra queste centododici. La prima è buddista. Nel mondo è conosciuta come una tecnica buddista perché il Buddha raggiunse l’illuminazione attraverso questa tecnica. Il Buddha disse: “Sii consapevole del tuo respiro mentre entra, e mentre esce. Non menzionò mai l’intervallo, perché non ce n’è bisogno. Egli sentì che, se ti preoccupi dell’intervallo tra i due respiri, tale preoccupazione può disturbare la consapevolezza. Perciò disse semplicemente: “Sii consapevole: quando il respiro entra, muoviti con esso, e quando esce, muoviti con esso. Fai solo questo: entra ed esci, con il respiro”. Non dice mai nulla dell’ultima parte della tecnica. La ragione è che il Buddha parlava a uomini comuni, e perfino quell’accento avrebbe potuto creare in loro il desiderio di conseguire quell’intervallo. Quel desiderio sarebbe diventato un ostacolo per la consapevolezza; perché se si desidera conseguirlo, ci si sposterà da presente: l’interesse per quell’intervallo ti spingerà nel futuro; il respiro entrerà, ma tu ti sei spostato in avanti, attratto dall’intervallo che avverrà nel futuro. Il Buddha non ne parlò mai, ecco perché la sua tecnica è parziale. Ma l’altra parte segue automaticamente. Se continui a praticare la consapevolezza del respiro, un giorno, senza saperlo, giungerai all’intervallo. Allorché la tua consapevolezza diventerà acuta, profonda e intensa, allorché la tua consapevolezza verrà messa tra parentesi – l’intero mondo è fuori dalle parentesi; solo il tuo respiro che entra o che esce è il tuo mondo, l’intera arena della tua consapevolezza – all’improvviso diventerà inevitabile percepire l’intervallo in cui non esiste respiro alcuno. Quando ti muovi minuziosamente con il respiro, quando non c’è respiro, come puoi restare inconsapevole? All’improvviso diventerai consapevole che non c’è respiro, e verrà il momento in cui sentirai che il respiro non sta entrando né uscendo, Il respiro si è fermato completamente. In quell’arresto, “Il beneficio”. Questa sola tecnica è sufficiente per milioni di persone. L’Asia intera l’ha provata e vi ha convissuto per secoli. Il Tibet, la Cina, il Giappone, il Burma, la Thailandia, lo SriLanka, l’Asia intera eccetto l’India ha provato questa tecnica. Una sola tecnica e migliaia e migliaia di persone hanno raggiunto l’illuminazione. E questa è solo la prima tecnica. Ma sfortunatamente, poiché la tecnica venne associata con il nome del Buddha, gli hindu hanno cercato di evitarla. Poiché divenne sempre più nota come un metodo buddista, gli hindu l’hanno completamente dimenticata. Non solo per questo, ma hanno anche cercato di evitarla per un’altra ragione: dato che questa tecnica è la prima tra quelle menzionate da Shiva, molti buddisti hanno sostenuto che questo libro, il Vigyana Bhairava Tantra, sia un libro buddista, non hindu. Una tecnica è solo una tecnica: non è né hindu né buddista. Il Buddha la usò, ma esisteva già per essere usata. Il Buddha divenne un buddha, un illuminato, grazie a questa tecnica. La tecnica esisteva prima del Buddha, c’era gia. Provala! E’ una delle tecniche di meditazione più semplici che esistano: semplice rispetto alle altre, non voglio dire che per te sia facile! Le altre tecniche saranno più difficili. Per questo viene menzionata come prima tecnica. La seconda tecnica, tutte queste nove tecniche concernono il respiro: “Quando il respiro si volge dal basso verso l’alto, e di nuovo, quando curva dall’alto verso il basso, grazie a questi due punti di svolta comprendi”. La tecnica è simile alla precedente, ma viene introdotta una sottile differenza. Ora l’accento non è posto sull’intervallo, ma sul punto di svolta. Il respiro che entra e quello che esce formano un cerchio. Ricorda: non si tratta di due linee parallele. Noi le pensiamo sempre come due linee parallele. Non è così: il respiro che entra è la metà di un cerchio, quello che esce è l’altra metà. Perciò comprendi: primo, l’inspirazione e l’espirazione creano un cerchio. Non sono due linee parallele, perché le linee parallele non si incontrano mai. Inoltre, non si tratta di due respiri, ma di uno solo. E’ lo stesso respiro che entra e poi esce, dunque, all’interno, deve esistere un punto di svolta: deve esistere un punto in cui li respiro entrante diventa uscente. Perché porre un simile accento sul punto di svolta? Perché Shiva dice: Quando il respiro si volge dal basso verso l’alto, e di nuovo, quando curva dall’alto verso il basso, grazie a questi due punti di svolta, comprendi”. Molto semplice, ma dice: “Prendere coscienza di questi punti di svolta è realizzare il Sé”. Come mai? Se sai guidare un’automobile, sai che ha le marce. Ogni volta che cambi marcia, devi mettere in folle, che non è affatto una marcia. Dalla prima passi in seconda o dalla seconda in terza, ma devi sempre mettere in folle. Questa “messa in folle” è il punto di svolta: in essi la prima diventa la seconda e la seconda diventa la terza. Allo stesso modo, quando il respiro entra, e poi compie una svolta, è in folle; altrimenti non potrebbe svoltare! Passa per un territorio neutrale. In quel territorio non sei né corpo né anima, né fisico né mente, perché il fisico è una marcia del tuo essere, come pure la mente. Tu continui a passare da una marcia all’altra, ma devi per forza avere una messa in folle in cui non sei né corpo né mente. In quel “folle” semplicemente esisti: sei solo esistenza, pura, semplice, disincarnata, senza mente. L’accento è posto sul punto di svolta perché l’uomo è una macchina, una macchina incredibilmente complessa. Hai molte marce nel tuo corpo, molte marce nella tua mente. Tu non sei consapevole di questo meccanismo grandioso, ma sei una macchina, ed è bene che tu non ne sia consapevole, altrimenti impazziresti. Il corpo è una macchina così complessa, dicono gli scienziati, che se si dovesse creare una fabbrica corrispondente al corpo umano sarebbero necessari dieci chilometri di terreno, e il rumore sarebbe tale da disturbare duecentocinquanta chilometri quadrati di territorio. Il corpo è un grande congegno meccanico, il più grande. Possiedi miliardi di cellule, e ogni cellula è viva. Sei come una città in cui vivono settanta trilioni di cellule: dentro di te esistono settanta trilioni di cittadini, e l’intera città funziona in silenzio, dolcemente, non conosce soste! E’ un meccanismo estremamente complesso. Le tecniche qui presentate sono collegate con diversi punti di questo meccanismo fisico e mentale. Ma verrà sempre posto l’accento su quei punti in cui, per funzionare, devi cambiare marcia: all’improvviso non sei più parte del meccanismo, ricordalo. Accade improvvisamente: in quei momenti di messa in folle puoi prendere coscienza di essere sì un meccanismo, ma non solo quello. Per esempio, di notte, quando ti addormenti cambi marcia, perché durante il giorno hai bisogno di un meccanismo diverso per la coscienza di veglia: funziona una parte diversa della mente. Poi ti addormenti, e quella parte smette di funzionare. Un’altra parte della mente comincia a funzionare, e la precedente si disattiva. Un’altra parte della mente comincia ad attivarsi, c’è una frattura, un intervallo, una svolta, la marcia cambia. Al mattino, quando ti alzi di nuovo, la marcia cambia. Sei seduto in silenzio, improvvisamente qualcuno dice qualcosa e ti arrabbi: passi a una marcia diversa. Ecco perché ogni cosa cambia. Se ti arrabbi, la tua respirazione cambierà improvvisamente: diverrà irritata, caotica. Nel tuo respiro subentrerà un tremore, ti sentirai soffocare. Tutto il tuo corpo desidererebbe fare qualcosa, frantumare qualcosa, solo in seguito il senso di soffocamento può scomparire. Il tuo respiro cambierà; la tua circolazione sanguigna avrà un ritmo diverso, un movimento diverso. Agenti chimici diversi saranno liberati nel corpo. L’intero sistema ghiandolare dovrà cambiare. Quando ti arrabbi diventi un uomo diverso. Un’automobile è ferma… tu l’avvii. Non innestare alcuna marcia, lasciala in folle. Continuerà a vibrare, a tremare, ma non potrà muoversi: si surriscalderà. Ecco perché quando ti arrabbi e non puoi far nulla, ti riscaldi. Il meccanismo è pronto a scattare e a fare qualcosa e tu non lo stai facendo: ti riscalderai. Tu sei qualcosa di più di una semplice macchina, ovviamente, ma quel qualcosa in più deve essere trovato. Quando tu metti una marcia, dentro cambia tutto. Quando cambi marcia, c’è una svolta. Shiva dice: “Quando il respiro si volge dal basso verso l’alto, e di nuovo, quando curva dall’alto verso il basso, grazie a questi due punti di svolta, comprendi”. Sii consapevole del punto di svolta: si tratta di attimi, per questo sarà necessaria un’osservazione molto minuziosa, attenta. E noi siamo completamente sprovvisti di ogni capacità di osservazione. Non siamo in grado di osservare nulla di nulla. Se ti dico: “Osserva questo fiore: osserva questo fiore che ti do”, non riesci a osservarlo. Per un istante lo guarderai, poi ti metterai subito a pensare ad altro. Può essere qualcosa che riguarda il fiore,ma non sarà il fiore. Puoi pensare riguardo al fiore, a quanto è bello… la tua attenzione si sarà spostata. Ora li fiore non è più sotto la tua osservazione, il tuo campo è maturo. Inizierai a dire che è rosso, blu o bianco, la tua attenzione si sarà spostata. Osservazione significa restare senza alcuna verbalizzazione interiore: restare semplicemente alla presenza di una rosa! Se solo riuscissi a restare con un fiore per tre minuti, in sua assoluta presenza, senza alcun movimento della mente, la realizzazione avrebbe… “il beneficio”. Comprenderesti. Ma noi non siamo affatto osservatori. Non siamo consapevoli, non siamo vigili, non possiamo prestare attenzione a nulla: continuiamo solo a saltare. Questo fa parte della nostra eredità scimmiesca. La nostra mente è solo lo sviluppo della mente scimmiesca, in questo modo la scimmia va avanti: continua a saltare di qua e di là. La scimmia non può star seduta ferma. Ecco la ragione per cui il Buddha insisté così tanto sullo stare semplicemente seduti senza alcun movimento, perché in questo modo non si permette alla mente scimmiesca di andare per la propria strada. In Giappone hanno un particolare tipo di meditazione che chiamano zazen: questa parola significa semplicemente stare seduti, senza fare nulla. Nessun movimento è permesso. Si sta semplicemente seduti come una statua, morti, senza muoversi assolutamente. Ma non c’è bisogno di stare seduti come una statua per anno e anni. Allo stesso modo, se riesci a osservare il punto di svolta del tuo respiro, senza alcun movimento della mente, entrerai in te stesso, in ciò che, dentro di te, esiste in quanto trascendente. Perché questi punti di svolta sono importanti? Lo sono perché, nel volgersi, il respiro ti abbandona, per muoversi in una direzione diversa. Era con te quando stava entrando, sarà con te di nuovo quando uscirà, ma nel punto di svolta non è con te, e tu non sei con esso: in quel momento tu sei qualcosa di staccato, di diverso dal respiro. Se il respiro è vita, tu sei morto. Se il respiro è il tuo corpo, tu sei un “noncorpo”; se il respiro è la tua mente, tu sei nonmente… in quel momento. Mi domando se l’hai mai osservato: se arresti il respiro, la mente si ferma immediatamente. Se arresti il respiro, proprio adesso, all’improvviso la mente si fermerà, non può funzionare. Un arresto improvviso del respiro e la mente si ferma. Come mai? Perché quell’atto li separa. Solo un respiro in movimento è legato alla mente, al corpo; un respiro non in movimento ne è slegato. In quel caso sei “in folle”. La macchina è avviata, il motore funziona, la macchina sta facendo rumore, è pronta ad andare avanti, ma la marcia non è innestata. Il corpo e il meccanismo dell’automobile non sono quindi uniti: la macchina è divisa in due. E’ pronta a muoversi, ma il meccanismo del movimento non è congiunto con essa. Lo stesso accade quando il respiro compie una svolta. Tu non sei congiunto con esso. In quel momento puoi diventare cosciente di chi sei, con facilità. Che cos’è questo “essere”? Che cosa significa “essere”? Chi c’è dentro la dimora di questo corpo? Chi è il padrone? Io sono semplicemente questa dimora, oppure esiste anche un padrone al suo interno? Io sono semplicemente un meccanismo, oppure qualcos’altro permea questo meccanismo? In quel punto di svolta, Shiva dice: “Comprendi”. Sta dicendo: “Sii semplicemente consapevole di quel punto di svolta, e diventerai un’anima realizzata”. La terza tecnica relativa al respiro: “Oppure, ogni volta che l’inspirazione e l’espirazione si fondano, in quell’istante tocca il centro privo di energia, traboccante di energia”. Noi siamo divisi in centro e periferia. Il corpo è la periferia; noi conosciamo il corpo, conosciamo la periferia, conosciamo la circonferenza, ma non sappiamo dove sia il centro. Quando l’espirazione si fonde con l’inspirazione, quando diventano tutt’uno, quando non sei in grado di dire se si tratta di un’espirazione o di un’inspirazione, quando è difficile demarcare e definire se il respiro stia entrando oppure uscendo, quando il respiro è penetrato e comincia a uscire, in quell’attimo esiste una fusione: il respiro non esce né entra, è statico. Entrando o uscendo, è dinamico; quando non entra né esce, in quell’attimo è silenzioso, non è in movimento, allora sei vicino al centro. Il punto di fusione tra il respiro che entra e quello che esce è il tuo centro. Considera la cosa in questo modo: quando il respiro entra dove va? Va al tuo centro, lo tocca. Quando esce, da dove esce? Si allontana dal tuo centro. Il tuo centro deve essere toccato. Ecco perché i mistici taoisti e Zen dicono che non è la testa il centro dell’essere, bensì l’ombelico. Il respiro va all’ombelico e poi esce. Va al centro. Come ho detto, è un ponte fra te e il tuo corpo. Tu conosci il corpo, ma non sai dov’è il tuo centro. Il respiro va costantemente al centro e ne esce, ma noi non respiriamo mai intensamente, per cui, normalmente, il respiro non tocca mai il nostro centro, non al giorno d’oggi, perlomeno. Ecco perché oggigiorno ci se sente tanto “scentrati”. In tutto il mondo contemporaneo coloro che sono quantomeno in grado di pensare sentono di essere senza centro. Osserva un bambino che dorme. Osserva il suo respiro: è l’addome a sollevarsi, il torace resta inalterato. Ecco perché i bambini non hanno torace, ma solo un addome molto dinamico. Quando respiriamo è l’addome a muoversi: i bambini sono nel loro centro, per questo sono così felici, così beati, così pieni di energia, mai stanchi, esuberanti, e sempre nel momento presente, senza passato, senza futuro. Un bambino può essere arrabbiato; quando lo è, lo è totalmente: diventa la rabbia. Quindi anche la sua rabbia è una cosa bellissima. Quando qualcuno è totalmente arrabbiato, la rabbia ha una sua bellezza, perché la totalità ha sempre una sua bellezza. Tu non puoi essere arrabbiato e bello, diventerai brutto perché la parzialità è sempre brutta. E questo non succede solo con la rabbia: anche quando ami sei brutto; perché sei di nuovo parziale, frammentario, non sei totale. Guarda il tuo viso quando stai amando qualcuno, quando stai facendo l’amore. Fai l’amore davanti a uno specchio e osserva il tuo viso: sarà brutto, animalesco. Anche nell’amore il tuo volto diventa brutto. Perché? Anche l’amore è un conflitto, stai trattenendo qualcosa Stai dando con molta parsimonia. Persino nel tuo amare non sei totale: non dai completamente, interamente. Un bambino è totale persino nella rabbia e nella violenza. Il suo viso diventa radioso e bello; è qui e ora. La sua rabbia non è qualcosa che concerne il passato o il futuro, non sta calcolando, è solamente arrabbiato. Il bambino è nel suo centro. Quando sei nel tuo centro, sei sempre totale, qualsiasi cosa tu faccia sarà un atto totale, buono o cattivo, sarà totale. Quando sei frammentario, quando sei lontano dal centro, ogni tuo atto non può essere che un frammento di te stesso. La tua totalità non risponde, risponde solo una parte. E la parte sta andando contro il Tutto: questo crea la bruttezza. Noi tutti siamo stati bambini. Perché quando cresciamo il nostro respiro diventa così poco profondo? Non arriva mai all’addome, non tocca mai l’ombelico. Se potete scendere sempre più all’interno diventerebbe sempre più profondo, invece tocca solo il torace ed esce. Non arriva mai al centro. Hai paura del centro, perché se vai al centro diventeresti totale. Se vuoi essere frammentario, questo è il meccanismo per riuscirci. Tu ami: se respiri dal centro, fluirai nell’amore totalmente. Hai paura. Hai paura di essere così vulnerabile, così aperto verso qualcuno, verso chiunque. Puoi chiamarlo il tuo amante, puoi chiamarla la tua amata, ma hai paura: c’è l’altro. Se tu sei totalmente vulnerabile, aperto, non sai cosa succederà. Quindi tu sei completamente, in un altro senso. Tu hai paura a darti così completamente a qualcuno. Non riesci a respirare, non riesci a fare un respiro profondo. Non puoi rilassare il respiro in modo tale che vada al centro, Perché nel momento in cui il respiro va al centro, il tuo atto diventa totale. Siccome hai paura a essere totale, respiri superficialmente. Respiri solo al minimo, non al massimo. Ecco perché la vita sembra essere così priva di vita. Tu stai vivendo al minimo, non al massimo. Puoi vivere al massimo: allora la vita sarà straripante, ma ci saranno delle difficoltà. Se la vita è straripante non puoi essere un marito, non puoi essere una moglie. Tutto diventerà difficile. Se la vita è straripante,l’amore sarà straripante. In quel caso non puoi legarti a una persona sola, fluirai dappertutto; colmerai tutte le dimensioni del tuo essere. Perciò la mente avverte un pericolo, perciò è meglio non essere vivi. Più sei morto, più sei sicuro. Più sei morto, più ogni cosa è sotto controllo. Puoi controllare: quindi rimani il padrone. Senti di essere il padrone perché puoi controllare. Puoi controllare la rabbia, l’amore, ogni cosa. Ma questo controllo è possibile solo al livello minimo della tua energia. Ognuno deve aver percepito che ci sono momenti in cui improvvisamente si passa dal livello minimo a quello massimo. Vai in una località montana, all’improvviso sei fuori dalla città e dalla sua prigionia, ti senti libero, il cielo è vasto, la foresta è verde e la vetta tocca le nuvole. All’improvviso tiri un profondo respiro. Forse non lo hai mai notato. Ebbene, se vai in una località montana, osserva: in realtà non è la località a causare il cambiamento, è la tua respirazione. Fai un profondo respiro, dici: “Ah! Ah!”. Tocchi il centro, per un istante diventi totale, e ogni cosa è beatitudine. Quella beatitudine non proviene dalla località montana, proviene dal tuo centro: l’hai improvvisamente toccato. In città avevi paura. Gli altri erano presenti ovunque, e tu ti controllavi: non potevi gridare, non potevi ridere. Che sfortuna! Non potevi cantare e danzare per la strada: avevi paura. C’era sempre un poliziotto da qualche parte dietro l’angolo, o il prete o il giudice o l’uomo politico o il moralista. Qualcuno era sempre dietro l’angolo, perciò non potevi danzare per strada. Bertrand Russell ha detto da qualche parte: “Amo la civiltà, ma l’abbiamo conquistata a un prezzo molto alto”. Non puoi danzare per strada, ma vai in una località di montagna e improvvisamente puoi farlo. Sei solo con il cielo, e il cielo non è una prigione, è solo apertura, che si apre e si apre, vasto, infinito. Improvvisamente fai un respiro profondo: tocca il centro ed ecco la beatitudine. Ma non durerà a lungo. In un’ora o due, la località montana scomparirà. Puoi essere li, ma la località di montagna scomparirà. Ritorneranno le tue preoccupazioni. Comincerai a pensare di telefonare in città, di scrivere una lettera a tua moglie, oppure, poiché ritornerai fra tre giorni, dovresti fare i preparativi. Sei appena arrivato e stai già facendo i preparativi per partire. Sei di ritorno. Quel respiro in realtà non veniva da te: è accaduto all’improvviso. A causa del cambiamento della situazione la marcia è cambiata. Ti troverai in una situazione nuova: non potevi respirare nel vecchio modo, perciò per un momento, è subentrata una nuova respirazione. Ha toccato il centro, e hai sentito la beatitudine. Shiva sta dicendo che tu, di fatto, tocchi continuamente il tuo centro e che, se non lo fai, lo puoi sempre toccare. Respira profondamente,lentamente, così toccherai il tuo centro. Non respirare con il torace: questo è il trucco! La civiltà, l’educazione, la morale, sono responsabili per aver creato una respirazione superficiale. Sarà bene penetrare in profondità nel centro, altrimenti non potrai mai fare dei respiri profondi. A meno che l’umanità non la smetta di essere repressiva nei confronti del sesso, l’uomo non potrà respirare veramente. Se il respiro scende in profondità sino all’addome, dà energia al centro sessuale, lo tocca, lo massaggia dall’interno. Il centro sessuale diventa più attivo, più vivo. La civiltà ha paura del sesso. Non permettiamo ai nostri bambini di toccare il loro centro sessuale, i lori organi genitali. Diciamo: “Smettila! Non toccare!”. Osserva un bambino quando per la prima volta tocca il suo centro sessuale, e poi di’: “Smettila!”, e osserva il suo respiro. Quando dici: “Smettila! Non toccare il tuo centro sessuale!”, il respiro diventerà immediatamente superficiale, perché non è solamente la mano che tocca il centro: in profondità anche il respiro lo sta toccando. E se il respiro continua a toccarlo, è difficile arrestare la mano. Se la mano si ferma, è fondamentalmente necessario, obbligatorio, che il respiro non lo tocchi, che non vada in profondità. Deve rimanere superficiale. Noi abbiamo paura del sesso. La parte inferiore del corpo non è solo fisicamente inferiore: è diventata inferiore come valore, viene condannata come “inferiore”. Perciò non andare in profondità: rimani superficiale. E’ una sfortuna che possiamo respirare solo verso il basso. Se dei predicatori ne avessero il potere, cambierebbero l’intero meccanismo: ti permetterebbero di respirare solo verso l’alto, nella testa. In questo modo non sentiresti affatto il sesso. Se dovessimo creare un’umanità asessuata, dovremmo quindi cambiare il sistema di respirazione. Il respiro dovrebbe andare nella testa, al sahasrara, il settimo centro nella testa, e poi tornare alla bocca. Questo dovrebbe essere il passaggio: dalla bocca al sahasrara. Non deve scendere in profondità, perché è pericoloso. Più scendi in profondità, più vai vicino agli strati più profondi della biologia. Raggiungi il centro, e quel centro è proprio vicino al centro sessuale, e vicinissimo. Deve essere così, perché il sesso è vita. Consideralo in questo modo: il respiro è vita dall’alto verso il basso; il sesso è vita nell’altro verso, dal basso verso l’alto. L’energia sessuale fluisce e l’energia del respiro fluisce. Il passaggio del respiro è nella parte superiore del corpo e il passaggio del sesso è in quella inferiore. Quando s’incontrano creano la vita, creano biologia, bioenergia. Perciò se hai paura del sesso, generi una distanza tra i due, non permetti che s’incontrino. Quindi, in realtà, l’uomo civilizzato è un uomo castrato: ecco perché non sappiamo nulla sul respiro e questo sutra è difficile da capire. Shiva dice: “ Ogni volta che l’inspirazione e l’espirazione si fondono, in quell’istante tocca il centro privo di energia, traboccante di energia”. Usa termini molto contradditori: “Privo di energia, traboccante di energia”. Il tuo centro è privo di energia perché né il corpo né la mente lo possono alimentare. L’energia del tuo corpo non è lì, l’energia della tua mente non è lì, perciò rimarrà privo di energia finché non conoscerai la tua identità. Ma è traboccante di energia per la sorgente cosmica d’energia, e non a causa dell’energia del tuo corpo. L’energia del tuo corpo è solo un “carburante”: mangiando, bevendo, non fai altro che dare del carburante al corpo. Smetti di mangiare e di bere e il tuo corpo cadrà morto. Non subito: ci vorranno almeno tre mesi, perché hai delle riserve. Hai accumulato molta energia, può funzionare per almeno tre mesi senza andare ad alcuna stazione di rifornimento. Può andare avanti, ha una riserva. Puoi averne bisogno per un’emergenza, per qualsiasi emergenza. Questa è energia “carburante”. Il centro non riceve energia carburante. Per questo Shiva dice che è “privo di energia”. Non dipende dal tuo mangiare e bere, è connesso con la sorgente cosmica, è energia cosmica. Per questo dice: “Centro privo di energia, traboccante di energia”. Nel momento in cui sei in grado di percepire il centro da cui il respiro esce o entra, il punto preciso in cui il respiro si fonde, là dove due respiri si fondono, se diventi consapevole di quel punto, allora avrai l’illuminazione. La quarta tecnica relativa al respiro: “Oppure, quando il respiro è tutto espirato, e si ferma da sé; o quando è tutto inspirato, e si arresta – in quella pausa universale, il proprio piccolo io svanisce. Questo è difficile solo per l’impuro”. Allora è difficile per tutti, perché egli dice: “ Questo è difficile solo per l’impuro”. Allora è difficile per tutti, perché egli dice: “Questo è difficile solo per l’impuro”. Ma chi è puro? Per tutti voi è difficile, ma a volte, all’improvviso, lo potete percepire. Se stai guidando un’auto e, a un tratti, percepisci che sta per accadere un incidente, il respiro si fermerà. Se è fuori, rimarrà fuori. Se è dentro, rimarrà dentro. In una simile emergenza non puoi respirare, non te lo puoi permettere. Ogni cosa si ferma, si distacca. “Oppure, Quando il respiro è tutto espirato, e si ferma da sé: o quando è tutto inspirato, e si arresta – in quella pausa universale, il proprio piccolo io svanisce. Questo è difficile solo per l’impuro.” Il tuo piccolo io è utile solo nella vita quotidiana: in casi d’emergenza non te ne puoi ricordare. La tua identità, il tuo il nome, il conto in banca, il prestigio: tutte queste cose evaporano nel momento in cui la tua auto si sta schiantando contro un’altra; tra un attimo ci sarà solo la morte. In questo istante ci sarà una pausa, perfino per chi è impuro. All’improvviso il respiro si arresta: se riesci a essere consapevole in quell’istante, puoi raggiungere la meta. I monaci Zen, in Giappone hanno sfruttato molto questo metodo. Ecco perché i loro metodi sembrano tanto bizzarri, assurdi, strani. Hanno fatto molte cose inconcepibili. Si tramanda di Maestri che hanno gettato i discepoli fuori dalla finestra, o che li hanno schiaffeggiati all’improvviso, e senza ragione. Tu eri seduto con il Maestro e tutto andava bene: stavate semplicemente chiacchierando, e lui comincia a picchiarti per creare la pausa. Se c’è una qualsiasi causa, la pausa non può essere creata. Se hai insultato il Maestro e lui comincia a picchiarti c’è una causalità, la tua mente capisce: “L’ho insultato, e lui mi sta picchiando”. In realtà la tua mente se lo aspettava già, perciò non c’è intervallo. Ma ricorda, un Maestro Zen non ti picchierà se lo insulti; riderà, perché in quel caso la risata può creare la pausa. Tu li stavi insultando, gli stavi dicendo cose senza senso, e ti aspettavi della rabbia. Ma lui comincia a ridere o a danzare. Questo è inaspettato, questo creerà la pausa. Non riesci a capirlo. Se non riesci a capirlo, la mente si ferma, e quando la mente si ferma, il respiro si arresta. Entrambi i modi sono possibili: se il respiro si arresta, la mente si ferma; se la mente si ferma, il respiro si arresta. Stavi apprezzando il Maestro e ti sentivi bene, e stavi pensando: “Ora il Maestro deve essere compiaciuto”. E, all’improvviso, lui prende il suo bastone e comincia a picchiarti, senza pietà, perché i Maestri Zen sono senza pietà. Comincia a picchiarti; non riesci a capire che cosa stia succedendo. La mente si ferma; c’è una pausa. Se conosci la tecnica, puoi conseguire il tuo Sé. Ci sono molte storie di qualcuno che conseguì la buddhità perché il Maestro improvvisamente iniziò a picchiarlo. Non puoi capirlo, che assurdità! Com’è possibile conseguire la buddhità venendo picchiati o gettati fuori dalla finestra da qualcuno? Neppure se qualcuno ti uccidesse, tu potresti conseguire la Buddhità, ma se capisci questa tecnica, allora diventa facile comprenderlo. Soprattutto in Occidente, durante gli ultimi trenta o quarant’anni, lo Zen è diventato assai diffuso, è diventato una moda. Ma se non si conosce questa tecnica, non si può capire lo Zen. Si può imitarlo, ma l’imitazione è inutile, anzi, è pericolosa. Queste non sono cose da imitare. L’intera tecnica Zen è basata sulla quarta tecnica di Shiva. Ma questa è una sfortuna: ora dovremo importare anche in India lo Zen dal Giappone perché abbiamo perso l’intera tradizione, non la conosciamo. Shiva era l’esperto per eccellenza di questo metodo. Quando venne per sposare Devi con il suo barat, il suo seguito, l’intera città deve aver sentito la pausa… l’intera città. Il padre di Devi non voleva dare in sposa sua figlia a questo “hippy”. Shiva era l’hippy originario. Il padre di Devi gli era totalmente ostile, e nessun padre avrebbe permesso questo matrimonio, perciò non possiamo dire nulla contro di lui. Nessun padre permetterebbe un matrimonio con Shiva. Ma Devi insisté a tal punto che lui dovette accondiscendere, non volentieri, a malincuore, ma acconsentì. Venne il corteo nuziale. Si racconta che la gente cominciò a correre, vedendo Shiva e il suo seguito. L’intero barat doveva aver preso LSD, marijuana. Erano “sballati”. E in realtà LSD e marijuana servirono solo per cominciare. Shiva e i suoi amici e discepoli conoscevano lo psichedelico supremo: soma rasa. Aldous Huxley ha chiamato soma lo psichedelico supremo solo a causa di Shiva. Erano tutti fuori, danzavano, urlavano, ridevano. L’intera città ne fu toccata. Deve aver sentito la pausa. Qualsiasi cosa improvvisa, inaspettata, incredibile può creare la pausa “per l’impuro”. Una persona pura non ha bisogno di simili espedienti: nel suo caso, la pausa esiste sempre. Molte volte, per una persona pura il respiro si ferma. Se la tua mente è pura – pura significa che non stai desiderando, bramando, cercando nulla – silentemente pura, innocentemente pura, puoi essere seduto, e all’improvviso il tuo respiro si ferma. Ricorda: il movimento della mente ha bisogno del movimento del respiro. Un muoversi rapido della mente richiede una respirazione accelerata. Ecco perché quando sei arrabbiato il ritmo del respiro accelera. Nell’atto sessuale il respiro sarà molto veloce. Ecco perché nell’Ayurveda si dice che, se è permesso troppo sesso, la vita diventerà più breve, perché l’Ayurveda misura la vita in respiri. Se il tuo respiro è troppo veloce, la tua vita si abbrevierà. La medicina moderna dice che il sesso favorisce la circolazione sanguigna, il rilassamento. E coloro che reprimono il sesso possono aver problemi, in particolare problemi cardiaci. E hanno ragione, così come ha ragione l’Ayurveda, anche se sembrano contradditori. Ma l’Ayurveda fu inventata cinquemila anni fa. Tutti lavoravano molto: la vita era lavoro, per cui non c’era bisogno di rilassamento, non c’era bisogno di creare espedienti artificiali per la circolazione sanguigna. Ma oggi, per chi non fa un gran lavoro fisico, il sesso è l’unica attività. Ecco perché la medicina moderna è giusta per l’uomo moderno che non pratica alcun esercizio fisico, per cui il sesso gli dà l’esercizio necessario: il cuore batte di più, il sangue circola più velocemente, il respiro diventa più profondo e arriva al centro. Perciò dopo l’atto sessuale ti senti rilassato e puoi addormentarti facilmente. Freud dice che il sesso è il miglior tranquillante, ed è vero, almeno per l’uomo moderno. Nel sesso la respirazione diventa veloce; nella rabbia la respirazione diventa veloce. Nel sesso la mente è piena di desiderio, brama, impurità. Quando la mente è pura, quando nella mente non esiste desiderio, ricerca, stimolo; quando non stai andando da nessuna parte, ma sei qui e ora, simile a una pozza d’acqua priva di increspature, innocente, in quel caso il respiro si arresta automaticamente: non ve n’è alcun bisogno. Su questo sentiero il piccolo io svanisce e tu consegui il Sé superiore, il Sé supremo. Credo che questo sia abbastanza per oggi. Capitolo 3 Il libro dei segreti Osho