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DOMANDE: 1 Come può la consapevolezza dell’intervallo nel respiro portare all’illuminazione? 2 Come lavorare e praticare simultaneamente la consapevolezza del respiro? Prima domanda: “com’è possibile conseguire l’illuminazione semplicemente diventando consapevoli di un punto particolare nel processo del respiro? Com’è possibile diventare liberi dall’inconsapevolezza solo essendo consapevoli di un così piccolo e momentaneo intervallo nel respiro?”. Questa domanda è significativa, e probabilmente sarà venuta in mente a molti, perciò ci sono diversi punti da comprendere. Innanzitutto, si pensa che la spiritualità sia un difficile conseguimento. Non è né l’uno né l’altro: vale a dire, non è difficile e non è un conseguimento. Qualsiasi cosa tu sia, sei già spirituale; non c’è niente di nuovo che deve essere aggiunto al tuo essere, e non c’è niente del tuo essere che deve essere scartato: sei già al massimo della perfezione. Non verrà un momento nel futuro nel quale sarai perfetto, non devi fare qualcosa di difficile per essere te stesso, non è un viaggio per raggiungere un altro punto altrove; non stai andando da qualche altra parte: ci sei già. Ciò che deve essere raggiunto è già raggiunto. Quest’idea deve scendere in profondità. Solo in seguito riuscirai a comprendere come tecniche così semplici possono aiutare. Se la spiritualità fosse un conseguimento sarebbe di certo difficile, non solo difficile, ma veramente impossibile. Se non fossi già spirituale, non potresti diventarlo. Non potresti mai esserlo, perché come potrebbe diventare spirituale chi non lo è già? Se non fossi già divino, non ci sarebbe alcuna possibilità, non ci sarebbe alcun modo per diventarlo. E non è questione di sforzi, gli sforzi fatti da qualcuno che non sia già divino non potrebbero creare la divinità. Se non fossi divino, il tuo sforzo non potrebbe creare la divinità: sarebbe impossibile. Ma l’intera situazione è totalmente opposta: tu sei già ciò che vuoi realizzare. Il fine della tua aspirazione esiste già, presente in te. Qui e ora, in questo preciso istante, tu sei ciò che è noto come divino. L’Assoluto è qui, è già un dato di fatto. Questa è la ragione per cui semplici tecniche possono aiutare. Non è un conseguimento, ma una scoperta: è nascosta, ed è nascosta in cose molto,molto piccole. La persona è proprio come i vestiti: il tuo corpo è qui, nascosto dai vestiti; allo stesso modo la tua spiritualità è qui, nascosta da vestiti particolari. Questi indumenti sono la tua personalità. Puoi essere nudo qui e ora, così come lo puoi essere nella tua spiritualità, ma tu non sai cosa sono gli indumenti, non sai in che modo ne sei nascosto, non sai come essere nudo. Sei stato vestito così a lungo, per vite e vite hai indossato abiti, e ti sei identificato con gli indumenti a tal punto che ora non pensi che siano vestiti. Pensi che questi vestiti sono te: questo è l’unico ostacolo. Per esempio: tu hai un tesoro, ma te ne sei dimenticato o non ti sei ancora accorto che questo è un tesoro, e continui a chiedere l’elemosina per strada… sei un mendicante. Se qualcuno dice: “Va” e guarda dentro la tua casa: non c’è bisogno che tu faccia il mendicante; puoi essere un imperatore in questo preciso istante”, il mendicante inevitabilmente replica: “Che assurdità vai dicendo. Come posso essere un imperatore in questo preciso istante? Ho mendicato per anni e sono ancora un mendicante, e anche se continuo a mendicare per vite intere non diventerò imperatore. Perciò com’è assurda e illogica la tua affermazione: ‘Puoi essere un imperatore in questo preciso istante’!”. E’ impossibile. Il mendicante non può crederlo. Come mai? Perché lo stato mentale del mendicare è una vecchia abitudine. Ma se il tesoro è proprio nascosto nella casa, semplicemente scavando, rimuovendo un po’ la terra, il tesoro apparirà. E immediatamente quell’uomo non sarà più un mendicante: diventerà un imperatore. La stessa cosa vale per la spiritualità: è un tesoro nascosto. Non c’è nulla che debba essere raggiunto in un futuro. Tu non l’hai ancora riconosciuto, ma è già presente, dentro di te. Sei tu il tesoro, ma continui a mendicare. Per questo tecniche semplici possono essere d’aiuto. Scavare la terra, rimuovere un po’, non è un grande sforzo, e tu puoi diventare immediatamente un imperatore. Devi scavare un po’ per rimuovere la terra. E quando dico rimuovere la terra non lo dico simbolicamente: letteralmente, il tuo corpo fa parte della terra, e tu ti sei identificato con il corpo. Rimuovi un po’ questa terra, crea un buco in essa, e arriverai a conoscere il tesoro. Ecco perché questa domanda verrà in mente a molti, in realtà a tutti: “Una tecnica così semplice: essere consapevoli del nostro respiro, essere consapevoli del respiro che entra e di quello che esce, e quindi rendersi conto dell’intervallo tra i due; questo è sufficiente?”. Una cosa così semplice! Questo è sufficiente per l’illuminazione? E’ solo questa la differenza tra te e il Buddha, che tu non ti sei reso conto dell’intervallo fra i due respiri e il Buddha se n’è reso conto, solo questa? Sembra illogico. La distanza tra un Buddha e te è grande, sembra infinita. La distanza tra un imperatore e un mendicante è infinita, ma il mendicante può immediatamente diventare un imperatore se il tesoro è già nascosto. Il Buddha era un mendicante come te, non è sempre stato un Buddha. A un certo punto il mendicante morì, e lui divenne il Maestro. In realtà questo non è un processo graduale; non è che il Buddha continui ad accumulare e poi, un certo giorno, non è più il mendicane e diventa imperatore. No, un mendicante non potrebbe mai diventare un imperatore se avvenisse per accumulazione: rimarrebbe un mendicante. Forse potrebbe diventare un mendicante ricco, ma rimarrebbe un mendicante. E un mendicante ricco è ancora più mendicante di un mendicante povero. Improvvisamente un giorno il Buddha si rende conto del tesoro interiore. Quindi non è più un mendicante: diventa un Maestro. La distanza tra Gautama Siddharta e Gautama il Buddha è infinita. E’ la stessa distanza che c’è tra te e un Buddha, ma il tesoro è nascosto in te tanto quanto lo era nel Buddha. Facciamo un altro esempio… Un uomo è nato cieco, con occhi malati, Per un uomo cieco il mondo è una cosa differente. Un piccolo intervento chirurgico può cambiare tutto, perché sono solo gli occhi che devono essere messi a posto. Nel momento in cui gli occhi sono pronti, colui che vede è nascosto dietro a essi e comincerà a guardare attraverso gli occhi, Colui che vede è già lì, mancano solo le finestre. Tu sei in una casa senza finestre. Potresti fare un buco nel muro e, all’improvviso, vedresti fuori. Noi siamo già ciò che saremo, ciò che dovremmo essere , ciò dovremmo essere. Il futuro è già nascosto nel presente; l’intera possibilità è presente, sotto forma di seme. Si deve solo rompere una finestra, è necessario solo un piccolo intervento chirurgico. Se riesci a capire questo, che la spiritualità c’è già, non c’è problema per quanto riguarda il come uno sforzo così piccolo possa essere di aiuto. In realtà, non è necessario alcun grande sforzo. Solo piccoli sforzi sono necessari, e più piccoli sono meglio è. E se lavori senza sforzo è ancora meglio. Ecco perché succede, succede molte volte, che più cerchi di fare e più dura è la realizzazione. Proprio il tuo sforzo, la tua tensione, il tuo “essere occupato”, il tuo desiderare, le tue aspettative diventano l’ostacolo. Ma con lo sforzo molto piccolo, “uno sforzo senza sforzo” come lo chiamano nello Zen – fare come non si facesse – accade facilmente. Più impazzisci dietro a esso, minore è la possibilità, perché là dove c’è bisogno di uno spillo tu stai usando una spada. La spada non sarà di nessun aiuto. Può essere più grande, ma là dove è necessario uno spillo una spada non andrà bene. Vai da un macellaio: ha utensili molto grossi. E vai da un neurochirurgo: non troverai strumenti così grossi. E se li trovi, scappa via subito! Un neurochirurgo non è un macellaio. Ha bisogno di strumenti molto piccoli, più piccoli sono meglio è. Le tecniche spirituali sono più sottili: non sono grossolane. Non possono esserlo, perché si tratta di una chirurgia ancora più sottile. Nel cervello il chirurgo agisce ancora con sostanze molto materiali, ma quando lavori su piani spirituali, la chirurgia diventa sempre più estetica. Non c’è sostanza materiale. Diventa sottile: questa è una cosa. In secondo luogo la domanda: “Se qualcosa è più piccolo, com’è possibile fare per suo tramite un passo più grande?”. Questo concetto non è razionale, non è scientifico. Ora la scienza sa che quanto più una particella è piccola, quanto più è atomica, tanto più è esplosiva, tanto più è grande in realtà. Quanto più è piccola, tanto più grande è l’effetto. Avresti potuto concepire prima del 1945, o avrebbe un poeta o un sognatore potuto immaginare, che due esplosioni atomiche avrebbero spazzato via completamente due grandi città in Giappone, Hiroshima e Nagasaki? Nel giro di pochi secondi duecentomila persone furono semplicemente spazzate via dall’esistenza. E quale fu la forza esplosiva usata? Un atomo! La più piccola particella esistente fece esplodere due grandi città. L’atomo non è visibile; non solo non lo si può vedere con gli occhi: non lo si può vedere con alcuno strumento; possiamo solo vederne gli effetti. Perciò non pensare che la catena dell’Himalaya sia più grande solo perché ha una massa così imponente. L’Himalaya è impotente di fronte a un’esplosione atomica. Un solo piccolo atomo può spazzare via l’intero Himalaya. Nelle sostanze materiali la massa non è necessariamente potenza. Al contrario, quanto più piccola è l’unità, tanto più è penetrante. Quanto più piccola è l’unità, tanto più intensamente è piena di potenza. Queste piccole tecniche sono atomiche. Coloro che stanno facendo cose più grandi non conoscono la scienza atomica. Tu penserai che una persona che lavora con gli atomi è una persona piccola che lavora con cose piccole, e una persona che lavora con l’Himalaya sembrerà molto grande. Hitler stava lavorando con grandi masse; Mao sta lavorando con grandi masse. Ed Einstein e Planck stavano lavorando nei loro laboratori con piccolissime unità di materia: particelle di energia. Ma, alla fine, davanti alle ricerche di Einstein, gli uomini politici furono semplicemente impotenti; loro lavorano su scale più grandi, ma non conoscevano il segreto della piccola unità. I moralisti lavorano sempre su grandi piani, ma questi sono grossolani, Il progetto sembrava grandioso. Consacrano la loro intera esistenza a moralizzare, a praticare questo e quello, al sanyama, il controllo; continuano a controllare; l’intera costruzione sembra enorme. Il Tantra non si occupa di questo. Il Tantra si occupa dei segreti atomici presenti nell’essere umano, nella mente umana, nella consapevolezza umana. E il Tantra ha raggiunto segreti atomici. Questi metodi sono metodi atomici. Se riesci a realizzarli, il loro risultato è esplosivo, cosmico. C’è un altro punto da prendere in considerazione. Se puoi chiedere: “Com’è possibile che con un esercizio così piccolo e semplice si possa diventare illuminati?”, lo stai dicendo senza aver praticato l’esercizio. Se lo fai, non dirai più che è un esercizio piccolo e semplice. Sembra tale perché l’intero esercizio è stato esposto in due o tre frasi. Conosci la formula atomica? Due o tre parole, ed ecco l’intera formula. E con quelle due o tre parole, coloro che possono capirle, che possono usare quelle parole, possono distruggere la Terra intera. Ma la formula è molto breve. Anche queste sono formule, perciò se presti attenzione solo alla formula sembrerà una cosa molto, molto piccola e semplice. Non lo è! Prova a praticarla. Quando la praticherai, saprai che non è poi così facile. Sembra semplice, ma è una delle cose più profonde. Analizzeremo il processo, così capirai. Quando inspiri, tu non senti mai il respiro. Non hai mai sentito il respiro! Lo negherai subito, dirai: “Questo non è esatto. Forse non ne siamo continuamente coscienti, ma il respiro lo sentiamo”. No, non senti il respiro ma solo il passaggio. Guarda il mare. Ci sono le onde, le vedi, ma quelle onde sono create dall’aria, dal vento. Il vento non lo vedi, ne vedi l’effetto sull’acqua. Quando inspiri, il respiro tocca le tue narici. Tu senti le narici, ma non conosci mai il respiro. Va giù: ne senti il passaggio. Torna indietro: ne percepisci di nuovo il passaggio. Il respiro non lo senti mai, senti solo il contratto e il passaggio. Non è questo che si intende quando Shiva dice: “Sii consapevole”. Per prima cosa diventerai consapevole del passaggio, e quando ne sarai diventano totalmente consapevoli, solo allora comincerai, lentamente, a essere consapevole del respiro stesso, e quando lo sarai, sarai in grado di diventare consapevole della frattura, dell’intervallo, Non è così facile come sembra. Per il Tantra, per tutta la ricerca, esistono strati di consapevolezza. Se io ti abbraccio, all’inizio diventerai consapevole del mio contatto con il tuo corpo, non del mio amore: il mio amore non è così grossolanamente materiale. E di solito non diventiamo mai consapevoli dell’amore. Siamo consapevoli solo del corpo in movimento. Conosciamo i movimenti che manifestano l’amore, conosciamo i movimenti che non manifestano l’amore, ma non abbiamo mai conosciuto l’amore in se stesso. Se io ti bacio, diventi consapevole del contatto, non del mio amore: quell’amore è una cosa veramente sottile. E, a meno che non diventi consapevole del mio amore, il bacio è solo morto, non significa niente. Se riesci a diventare consapevole del mio amore, solo allora puoi diventarlo di me, perché di nuovo quello è uno strato ancora più profondo. Il respiro entra: tu senti il contatto, non il respiro. Ma neanche di quel contatto sei consapevole. Lo senti solo se c’è qualcosa che non va, se hai qualche difficoltà nella respirazione, lo senti, altrimenti non sei consapevole, Il primo passo sarà diventare consapevoli del passaggio dove si sente il contatto con il respiro, allora la tua sensibilità crescerà. Ci vorranno anni per diventare così sensibili da conoscere non il contatto, ma il momento del respiro. Allora, dice il Tantra, avrete conosciuto il prana, la vitalità. E solo un quel momento c’è l’intervallo in cui il respiro si ferma, in cui il respiro non si muove, o il centro in cui il respiro è in contatto, o il punto di fusione, o la svolta dove il respiro, il respiro che entra,diventa quello che esce. Questo diventerà difficile: non sarà così semplice. Se fai qualcosa, se entri in questo centro, solo in quel momento saprai quanto sia difficile. Il Buddha impiegò sei anni per arrivare a questo centro oltre il respiro. Per arrivare a questa svolta fece un lungo, difficile viaggio di sei anni; poi accadde. Mahavira stava lavorandoci sopra da dodici anni; poi accadde. Ma la formula è semplice, e teoricamente questo può avvenire in questo preciso istante: teoricamente, ricorda. In teoria non ci sono ostacoli, perché quindi non dovrebbe accadere in questo preciso istante? Tu sei l’ostacolo. Se non fosse per te, potrebbe accadere in questo preciso istante. Il tesoro è lì; il metodo lo conosci. Puoi “scavare”, ma non scaverai. Anche questa domanda è un trucco per non scavare, perché la tua mente dice: “Una cosa così semplice? Non essere sciocco! Come puoi diventare un Buddha con una cosa così semplice? Non accadrà”. Per cui non farai nulla, perché come può accadere qualcosa di simile? La mente è scaltra. Se dico che è molto difficile, la mente dirà: “Questo è talmente difficile che è al di là delle tue possibilità”. Se dico che è molto semplice, la mente dirà: “Questo è così semplice che solo degli sciocchi possono crederci”. E la mente continua a razionalizzare le cose, sempre fuggendo dal fare. La mente crea barriere. Se pensi che questo sia molto semplice, o troppo difficile, ciò diventerà una barriera, e allora che cos’hai intenzione di fare? Non puoi fare una cosa semplice né una difficile. Che cos’hai intenzione di fare? Dimmelo! Se vuoi fare una cosa difficile,te la renderò difficile; se hai intenzione di fare una cosa semplice, te la renderò semplice. E’ entrambe le cose: dipende da te come interpretarla. Ma è necessario che tu abbia intenzione di fare qualcosa. La mente ti darà sempre delle ragioni per non agire, se questa è la tua intenzione. Teoricamente, è possibile qui e ora; non c’è nessuna barriera effettiva. Ma esistono delle barriere. Possono essere irreali, semplicemente psicologiche – possono essere solo le tue illusioni – ma ci sono. Se ti dico: “Non aver paura, procedi! Ciò che tu pensi sia un serpente non lo è: è solo un pezzo si corda”., la paura rimarrà ugualmente: a te sembrava un serpente. Perciò qualsiasi cosa io dica non ti sarà di aiuto. Tu stai tremando, vuoi scappare e correre via. Io dico che è solo una corda, ma la tua mente dirà: “Quest’uomo forse sta cospirando con il serpente. Ci deve essere qualcosa che non va. Quest’uomo mi sta forzando verso il serpente. Forse è interessato alla mia morte o chissà a cos’altro”. Se insisto troppo nel convincerti che questa è una corda,ciò ti dimostrerà solamente che sono in qualche modo interessato a spingerti per forza verso il serpente. Se ti dico che teoricamente è possibile vedere una corda come tale in questo preciso istante, la tua mente creerà molti, moltissimi problemi. Nella realtà non c’è nessun dilemma, nella realtà non c’è nessun problema. Non ce ne sono mai stati, non ce ne saranno mai. I problemi sono nella mente, e tu guardi la realtà attraverso la mente; in questo modo, la realtà diventa problematica. La tua mente funziona come una prigione. Divide e crea problemi; non solo, crea soluzioni che diventano problemi; non solo, crea soluzioni che diventano problemi ancora più profondi, perché in effetti non ci sono problemi da risolvere. La realtà è assolutamente non problematica; non esiste alcun problema. Ma tu non riesci a vedere nulla senza problemi. Da qualsiasi parte guardi, crei problemi: il tuo “sguardo” è problematico. Ho parlato di questa tecnica del respiro; ora la mente dice: “Questo è troppo semplice”. Come mai? Perché la mente dice che questo è troppo semplice? Quando per la prima volta fu annunciata l’invenzione del motore a vapore, nessuno ci credette. Sembrava troppo semplice, incredibile. Proprio lo stesso vapore che conosci nella tua cucina, nella tua pentola, fa andare un motore e trasporta centinaia e centinaia di passeggeri e un carico incredibile? Lo stesso vapore con cui hai così tanta familiarità? Questo non è credibile. Sai che cosa accadde in Inghilterra? Quando il primo treno fu pronto alla partenza nessuno era disposto a salirvi, nessuno! Molte persone furono persuase, pagate, fu dato loro del denaro per sedersi nel treno, ma all’ultimo momento fuggirono. Dicevano: “Prima di tutto il vapore non può fare miracoli del genere. Una cosa semplice come il vapore non può fare tali miracoli E se il motore parte, significa che il diavolo è al lavoro da qualche parte. E’ il diavolo a far correre il treno, non il vapore. E che garanzie ci sono che una volta avviato possa essere fermato?”. Nessuna garanzia poteva essere data perché questo era il primo treno. Non era mai stato fermato prima: era solamente probabile. Non c’era alcuna esperienza, perciò la scienza non poteva dire: “Si, si fermerà”. Teoricamente si sarebbe fermato… ma alla gente le teorie non interessavano, interessava se vi fosse stata una qualsiasi esperienza effettiva nel fermare un treno: “Se non si ferma più, che cosa ne sarà di noi che siamo seduti dentro?”. Perciò furono portati dodici criminali dalle carceri come passeggeri. Sarebbero dovuti morire comunque, erano stati comunque condannati a morte, perciò non ci sarebbe stato alcun problema anche se il treno non si fosse fermato. In quel caso sarebbero rimasti uccisi solo il conduttore pazzo, che era convinto che il treno si sarebbe fermato, lo scienziato che l’aveva inventato e questi dodici passeggeri, “Una cosa semplice come il vapore” dissero a quel tempo. Ma ora non lo dice più nessuno, perché ora funziona e tu lo sai. Ogni cosa è semplice, la realtà è semplice. Sembra complessa solo a causa dell’ignoranza; altrimenti ogni cosa è semplice. Una volta che la conosci diventa semplice. Conoscerla è necessariamente difficile non a causa della realtà, ricorda, ma a causa della tua mente. Questa tecnica è semplice, ma non sarà semplice per te. La tua mente creerà delle difficoltà. Perciò provala. Un altro amico dice: “Se provo questo metodo per essere consapevole del mio respiro, se faccio attenzione al mio respiro, allora non posso fare nient’altro. L’intera attenzione va li. E se devo fare qualcos’altro, allora non posso essere consapevole del mio respiro”. Questo accadrà, perciò all’inizio scegli un momento particolare al mattino, o alla sera, o in qualsiasi altro momento del giorno. Per un’ora fai solo l’esercizio, non fare nient’altro. Non fare nient’altro! Fai solo l’esercizio. Una volta che sarai entrato in sintonia con esso, non sarà più un problema. Potrai camminare per strada ed essere consapevole. C’è una differenza tra consapevolezza e attenzione. Quando presti attenzione a qualcosa, ciò è esclusivo; devi ritirare la tua attenzione da tutto il resto. Per questo, in realtà, è una tensione, ecco perché è chiamata attenzione. Tu fai attenzione a una cosa a spese di tutto il resto. Se presti attenzione al tuo respiro non la presti al tuo modo di camminare o di guidare. Non provare mentre stai guidando, perché non potresti prestare attenzione a entrambe le cose. Attenzione implica esclusivamente una cosa. La consapevolezza è molto diversa, non è esclusiva. Non è fare attenzione: è essere attenti, è semplicemente essere coscienti. Sei cosciente quando sei inclusivamente cosciente. Il tuo respiro è nell’ambito della tua consapevolezza. Stai camminando e qualcuno passa, e tu sei cosciente anche di lui. Qualcuno sta facendo del rumore in strada, un treno passa, un aeroplano vola: ogni cosa viene inclusa. La consapevolezza è inclusiva, l’attenzione è esclusiva. Ma all’inizio si tratterà di attenzione. Perciò prova prima in periodi stabiliti. Per un’ora sii attento solo al tuo respiro. Gradatamente riuscirai a trasformare la tua attenzione in consapevolezza. Quindi fa cose semplici, come camminare: cammina attentamente, con la piena consapevolezza di camminare e di respirare. Non creare alcuna opposizione tra le due azioni di camminare e di respirare. Sii un osservatore di entrambe. Non è difficile Guarda! Per esempio, io posso prestare attenzione a un volto tra i presenti. Se faccio attenzione a un volto, tutti gli altri non saranno presenti, per me. Se presto attenzione a un solo viso, tutto il resto viene tagliato fuori. Se faccio attenzione solo al naso di quel viso, il resto del viso è tagliato fuori. E posso continuare a restringere la mia attenzione fino a un solo punto. E’ possibile anche il contrario. Faccio attenzione all’intero viso; quindi ci sono naso, occhi e tutto il resto. In questo caso ho ampliato la mia messa a fuoco. Ora io vi guardo non come degli individui, ma come un gruppo; quindi l’intero gruppo è sotto la mia attenzione. Se vi considero come differenti dal rumore che sta continuando in strada, sto tagliando fuori la strada. Ma posso guardare voi e la strada come un tutto, dunque posso essere consapevole sia di voi sia della strada. Posso essere consapevole dell’intero cosmo. Dipende dalla tua messa a fuoco, dal suo diventare sempre più grande. Ma prima inizia con l’attenzione e ricorda che dovrà crescere trasformandosi in consapevolezza. Scegli quindi brevi periodi di tempo. La mattina è ottima perché sei fresco, le energie sono vitali, ogni cosa sta sorgendo; al mattino sei più vivo. I fisiologi dicono che non solo sei più vivo, ma la tua statura è leggermente maggiore al mattino rispetto alla sera. Se sei alto un metro e ottanta, al mattino sarai un metro e ottantuno e la sera tornerai a misurare un metro e ottanta: si perde un centimetro perché quando è stanca, la tua spina dorsale si schiaccia. Perciò al mattino sei fresco, giovane, vivo, energetico. Fa questo: non lasciare che la meditazione sia l’ultima voce nella lista delle cose da fare. Fa che sia la prima. Quando poi senti che non è più uno sforzo, quando riesci a stare seduto per un’ora completamente immerso nella respirazione – consapevole, attento – solo quando sai di aver raggiunto l’attenzione del respiro senza alcuno sforzo, quando sei rilassato e ne gioisci senza alcuno sforzo, allora ti sei impadronito della tecnica. Allora aggiungi qualcos’altro, per esempio camminare. Ricordati di entrambi, poi continua ad aggiungere altre cose. Dopo un certo periodo sarai capace di essere continuamente consapevole del tuo respiro, anche durante il sonno. E, a meno che tu non ne sia consapevole anche durante il sonno, non sarai in grado di conoscere la profondità. Ma questo viene, accade gradatamente. Si deve essere pazienti e si deve cominciare nel modo giusto. Sappi che la mente scaltra cercherà sempre di farti cominciare in modo sbagliato. In quel caso ti può capitare di abbandonare la tecnica che hai scelto dopo due o tre giorni e dire: “Con questo metodo non c’è alcuna speranza”. La mente ti farà cominciare nel modo sbagliato. Perciò ricordati di cominciare nel modo giusto, perché un buon inizio significa metà dell’opera. Ma noi cominciamo nel modo sbagliato. Sai bene che l’attenzione è una cosa difficile, perché sei totalmente addormentato. Perciò, se cominci a porre attenzione al tuo respiro mentre fai qualcos’altro, non puoi riuscirci. E di certo non smetterai di fare ciò che stai facendo, piuttosto smetterai di porre attenzione al respiro. Quindi non crearti problemi inutili. Durante le ventiquattr’ore puoi trovare un angolino; basteranno quaranta minuti… perciò usali per praticare la tecnica. Ma la mente troverà molte scuse, dirà: “Il tempo dove lo trovi? C’è già fin troppo da fare. Dove lo trovi il tempo?”, oppure: “Ora non è possibile, perciò rimandalo a più tardi. Lo farai dopo, quando le cose andranno meglio”. Guardati da ciò che ti dice la mente, non aver troppa fiducia in essa. E noi non abbiamo mai dubbi: possiamo dubitare di tutto, ma non dubitiamo mai della mente. Anche coloro che parlano fin troppo di scetticismo, di dubbio, di ragione, non dubitano mai della loro mente. Ed è stata la mente a ridurti nello stato in cui ti trovi. Se vivi in un inferno, è stata lei a portarti, e tu non dubiti mai di questa guida. Puoi dubitare di qualsiasi insegnante, di qualsiasi Maestro, ma non dubiti mai della tua mente. Con fede incrollabile vai avanti, con la mente che ti fa da guru. Ed è stata lei a metterti nei guai, nella miseria che sei. Se devi dubitare di qualcosa, prima dubita della tua stessa mente, e quando questa dice qualcosa, pensaci due volte. E’ vero che non hai tempo? Davvero? Non hai tempo per meditare, non hai un’ora da dedicare alla meditazione? Pensaci due volte. Domanda ripetutamente alla mente: “E’ proprio vero che non ho assolutamente tempo? Non mi sembra. Non ho mai visto un uomo che non abbia tempo più che a sufficienza. Continuo a vedere persone che giocano a carte, e dicono: “Stiamo ammazzando il tempo”. Vanno al cinema e dicono: “Che altro fare?”. Ammazzano il tempo, fanno pettegolezzi, continuano a rileggere lo stesso giornale, da sempre parlano degli stessi argomenti, e dicono: “Non abbiamo tempo”. Per cose inutili ne hanno abbastanza. Perché? Con una cosa inutile la mente non è in pericolo. Nel momento in cui pensi alla meditazione, la mente è in all’erta. Ora stai entrando in una dimensione pericolosa, perché meditazione significa la morte della mente. Se entri in meditazione presto o tardi la tua mente dovrà dissolversi, ritirarsi completamente. La mente scatta in all’erta e comincia a dirti molte cose: “Il tempo dove lo trovi? E anche se lo avessi, ci sono cose più importanti da fare. Rimanda la meditazione a più tardi. Puoi meditare quando vuoi. Sono più importanti i soldi. Prima fai i soldi, poi medita a piacimento. Come fai a meditare senza soldi? Quindi stai attento ai soldi, poi potrai meditare”. Senti che la meditazione può essere rimandata facilmente perché non riguarda la tua sopravvivenza immediata. Non si può rimandare il pane: moriresti. Non si possono rimandare i soldi: sono necessari per i tuoi bisogni primari. La meditazione può essere rimandata, puoi sopravvivere senza. In realtà puoi sopravvivere facilmente senza di essa. Nel momento in cui ti immergerai profondamente nella meditazione, non sopravviverai, non su questa Terra almeno: scomparirai. Scomparirai dal cerchio di questa vita, da questa ruota. La meditazione è come la morte, perciò la mente si spaventa. La meditazione è come l’amore, perciò la mente si spaventa. “Rimandala” dice, e puoi andare avanti a rimandare all’infinito. La mente dice sempre cose simili, e non pensare che io stia parlando degli altri: sto parlando di te in particolare. Ho incontrato molte persone intelligenti che continuano a dire stupidaggini sulla meditazione. E’ venuto da me un uomo di Delhi, è un altro funzionario del governo; era venuto qui solo con lo scopo di imparare la meditazione. Era venuto da Delhi, e rimase qui sette giorni. Gli dissi di andare alla classe di meditazione al mattino sulla spiaggia di Chowpatty, a Bombay ma lui obiettò: “Ma è difficile, non posso alzarmi così presto”. E non si sognò neppure di riflettere su ciò che la mente gli aveva detto. E’ così difficile farlo? Ora lo sai, quindi l’esercizio può essere semplice, ma la tua mente non è così semplice; dice: “Come faccio ad alzarmi alle sei di mattina?”. Mi trovavo in una grande città, e il sindaco venne a trovarmi alle undici di sera. Stavo per andare a letto, quando arrivò lui e mi disse: “No! E’ urgente. Sono molto turbato. E’ una questione di vita o di morte. Ti prego, concedimi almeno mezz’ora. Insegnami la meditazione, altrimenti potrei suicidarmi. Sono veramente molto turbato. E sono così frustato che qualcosa deve accadere nel mio mondo interiore. Il mio mondo esteriore è completamente in frantumi”. Gli dissi: “Vieni domattina alle cinque”. Lui rispose: “Non posso”. E’ una questione di vita o di morte, ma non può alzarsi alle cinque. Disse: “Non posso. Non mi alzo mai così presto”. “Va bene” gli dissi, “allora vieni alle dieci”. Lui rispose: “Anche questo sarà difficile perché alle dieci e mezza devo essere in ufficio”. Non può prendersi una giornata di riposo, ed è una questione di vita o di morte. Perciò gli dissi: “Ma si tratta della tua vita e della tua morte, o della mia? Di chi?”. E non era un uomo stupido, era abbastanza intelligente. Questi trucchi erano molto intelligenti. Perciò non pensare che la tua mente non stia tentando gli stessi trucchi. E’ molto intelligente, e poiché tu pensi che si tratti della tua mente, non la metti mai in dubbio: non è tua, è solo un prodotto sociale. Non è tua! Ti è stata data, ti è stata forzata addosso. Ti è stato insegnato e sei stato condizionato in un certo modo. Fin dalla prima infanzia la tua mente è stata creata da altri: dai genitori, dalla società, dagli insegnanti. E’ il passato a crearla, a influenzarla. Il passato forza continuamente se stesso sul vivente. Gli insegnanti sono solo gli agenti, gli agenti di ciò che è morto contro ciò che è vivente. Continuano a forzare cose nella tua mente. Ma tu sei talmente intimo con la tua mente, la distanza è così minima, che ti identifichi con essa. Dici: “Sono un hindu”. Pensaci su; riconsidera la cosa. Tu non sei un hindu: ti è solo stata data una mente hindu. Sei nato solo come un essere semplice e innocente, non come un hindu, non come un musulmano, ma ti è stata data una mente musulmana, una mente hindu. Tu sei stato forzato, inquadrato, imprigionato in una particolare condizione, e poi la vita continua ad accumulare cose su questa mente, che diventa pesante, grava su di te. Non puoi fare niente; la mente comincia a forzare il suo modo di essere su di te; le tue esperienze si accumulano nella mente. Il tuo passato condiziona costantemente ogni tuo momento presente. Se io ti dico qualcosa, tu non ci penserai in modo fresco, aperto: la tua vecchia mente, il tuo passato, si metteranno subito in mezzo e cominceranno a parlare e chiacchierare pro o contro. Ricorda, la tua mente non è tua, il tuo corpo non è tuo: viene dai tuoi genitori; e neppure la mente ti appartiene, anch’essa viene dai tuoi genitori. Chi sei tu? O ci si identifica con il corpo, oppure con la mente. Tu pensi de essere giovane, pensi di essere vecchio, pensi di essere hindu, pensi de essere gianista, pensi di essere parsi. Non lo sei! Tu sei nato come pura consapevolezza. Tutte queste non sono che prigioni. Queste tecniche che ti sembrano così semplice non lo saranno, perché questa mente creerà costantemente molti problemi e complicazioni. Proprio alcuni giorni fa è venuto da me un uomo che mi ha chiesto: “Sto provando il tuo metodo di meditazione, ma dimmi, in quale testo sacro è insegnato? Se riesci a convincermi che è insegnato nel testo sacro della mia religione, per me sarà più facile praticarlo”. Ma perché dovrebbe riuscirgli più facile se fosse scritto in un testo sacro? Perché in quel caso la mente non creerebbe alcun problema. La mente direbbe: “Va bene! Questo ci appartiene, perciò fallo pure”. Se non è scritto in alcun testo sacro, la mente direbbe: “Ma che cosa stai facendo?”. La mente si oppone. Ho chiesto a quell’uomo: “E’ da tre mesi che stai praticando questo metodo. Come ti senti?” Lui ha risposto: “Meravigliosamente. Mi sento meravigliosamente bene. Ma dimmi… dammi qualche fonte scritturale”. Ciò che sente non è affatto una fonte autorevole. Lui dice: “Mi sento meravigliosamente bene. Sono diventato più silenzioso, più tranquillo, più amorevole. Mi sento proprio meravigliosamente bene”. Ma la sua esperienza non è la fonte autorevole. La mente richiede una fonte autorevole del passato. Gli ho detto:”Non è scritto da nessuna parte nei tuoi testi sacri. Anzi, nei testi sacri sono scritte molte parole contro questa tecnica”. Il suo volto si è rattristato, e poi ha replicato: “Allora sarà difficile per me praticarla, continuare a farla”. Perché la sua esperienza non ha valore? Il passato – il condizionamento, la mente – ti plasmano e distruggono il tuo presente costantemente. Perciò ricorda, e sii consapevole. Sii scettico e dubita della tua mente. Non fare affidamento su di essa, e solo se riuscirai a conseguire questa maturità che consiste nel non fidarsi della tua mente, queste tecniche saranno realmente semplici, utili, funzionali. Faranno miracoli; possono fare miracoli. Queste tecniche, questi metodi non possono assolutamente essere compresi intellettualmente. Io sto tentando l’impossibile, ma allora perché lo faccio? Se non possono essere compresi intellettualmente, perché te ne parlo? Non possono essere compresi intellettualmente, ma non c’è nessun altro modo di renderti consapevole di certe tecniche che possono cambiare totalmente la tua vita. Puoi capire solo l’intelletto, e questo è un problema. Non puoi capire nient’altro: puoi capire solo l’intelletto. E queste tecniche non possono essere comprese intellettualmente. Perciò come comunicare? O acquisti la capacità di capire senza disturbare l’intelletto, o si deve trovare qualche metodo per rendere intellettualmente comprensibili queste tecniche. La seconda cosa non è possibile, ma è possibile la prima. Dovrai cominciare in modo intellettuale, ma senza sviluppare un attaccamento all’intelletto. Quando dico: “Fa’”, prova a fare. Se qualcosa comincia ad accadere dentro di tu, sarai in grado di gettare in disparte il tuo intelletto, e di raggiungermi direttamente senza l’intelletto, senza alcuno sforzo, senza il mediatore. Ma comincia a fare qualcosa. Possiamo andare avanti a parlare per anni e anni, la tua mente può essere farcita di molte nozioni, ma ciò non sarà di aiuto. Anzi, potrebbe nuocerti perché cominceresti a sapere molte cose, e se sai molte cose, ti confondi. Non è bene sapere molte cose. E’ bene sapere poco e praticarlo. Una tecnica sola può essere d’aiuto: qualcosa che viene fatto è sempre d’aiuto. Che difficoltà c’è nel farlo? In profondità, da qualche parte dentro di te, c’è paura. La paura è che, se pratichi la tecnica, qualcosa può smettere di accadere – quella è la paura. Può sembrare paradossale, ma ho incontrato un’infinità di persone che credono di voler cambiare. Dicono di aver bisogno della meditazione; ricercano una profonda trasformazione, ma, nel profondo, anche spaventate. Sono duplici, doppie; hanno due menti. Continuano a chiedere cosa fare senza agire mai. Perché continuano a domandare? Solo per ingannare se stessi e sul fatto di essere veramente interessante alla trasformazione. Ecco perché chiedono. Questo dà loro una facciata, l’apparenza di essere sinceramente interessante a cambiare se stesse. Ecco perché domandano, vanno da questo o da quel guru, trovano, provano, ma non fanno mai niente: nel profondo hanno paura. Erich Fromm ha scritto un libro, La paura della libertà. Il titolo sembra contraddittorio. Ognuno pensa di amare la libertà, ognuno pensa di cercare la libertà – in questo mondo e anche in “quel mondo”. “Vogliamo moksha, liberazione: vogliamo liberarci da tutte le limitazioni, da tutte le schiavitù. Vogliamo essere totalmente liberi” dicono. Ma Erich Fromm sostiene che l’uomo ha paura della libertà. Noi vogliamo la libertà, continuiamo a dire che la vogliamo, continuiamo a convincere noi stessi di volerla, ma nel profondo ne abbiamo paura. Non la vogliamo! Perché? Perché c’è questa dualità? La libertà crea paura, e la meditazione è la più profonda libertà possibile. Non vieni liberato solo dalle limitazioni esteriori, ma anche dalla schiavitù interiore, dalla mente stessa, la base della schiavitù. Vieni liberato dall’interno passato. Nel momento in cui sei in uno stato di nonmente, il passato scompare: hai trasceso la storia. Ora non c’è più società, religione, scrittura, tradizione, perché tutte queste cose hanno la loro dimora nella mente. Ora non c’è più passato né futuro, perché passato e futuro sono parte della mente, della memoria e dell’immaginazione. In questo caso sei qui e ora nel presente. Adesso non ci sarà più futuro. Ci sarà solo ora e ora e ora – un eterno ora. Allora sei completamente liberato, trascendi tutte le tradizioni, tutta la storia, il corpo, la mente, ogni cosa. Si diventa liberi dalla paura. Una libertà assoluta? Allora tu dove sarai? Puoi forse esistere in una libertà tale? Puoi forse avere il tuo piccolo “io”, il tuo ego in una libertà tale, in una vastità tale? Puoi forse dire: “Io sono”? Puoi dire: “Io sono la schiavitù” Perché sei in grado di conoscere i tuoi limiti. Quando non c’è più schiavitù, non ci sono più limiti. Tu diventi solo uno stato, niente di più: assoluto nulla, vuoto. Questo crea paura, perciò si continua a parlare di meditazione, di come va praticata, e si continua a non farla. Tutte le domande sorgono da questa paura; sentila. Se la conosci, scomparirà. Se non la conosci, continuerà. Sei pronto a morire in senso spirituale? Sei pronto a non essere? Quando qualcuno andava dal Buddha, lui gli diceva: “Questa è la verità fondamentale: tu non esisti. E dato che non esisti, non puoi morire, non puoi nascere; e dato che non esisti, non puoi soffrire, non puoi essere schiavo. Sei pronto ad accettare tutto questo?”. Il Buddha chiederebbe: “Sei pronto ad accettarlo? Se non lo sei, per adesso non provare alcuna meditazione. Prima cerca di scoprire se esisti realmente oppure no. Prima medita su questo. Esiste un sé? Esiste una qualche sostanza dentro di te, o sei solo una combinazione? Se hai intenzione di scoprirlo, troverai che il tuo corpo è una combinazione: qualcosa è venuto da tua madre, qualcosa è venuto da tuo padre, e tutto il resto è venuto dal cibo. Questo è il tuo corpo. Tu non sei in questo corpo, non c’è un sé. Contempla la mente: qualcosa è venuto da qui, qualcosa da là. La mente non ha niente che sia originale, è solamente un’accumulazione. Cerca di scoprire se vi sia sé nella mente. Se vai in profondità, troverai che la tua identità è proprio come una cipolla. La peli di uno strato e ne appare un altro, peli l’altro strato e ne appare ancora un altro. Continui a pelare strati, e alla fine arrivi al nulla. Tolti tutti gli strati, non c’è niente dentro. Il corpo e la mente sono come cipolle: quando li hai pelati via, arrivi a incontrare il nulla, un abisso, un vuoto senza fondo. Il Buddha lo chiamò shunya. L’incontro con questo shunya, l’incontro con questo vuoto genera paura. Questa paura esiste: ecco perché non facciamo mai meditazione. Ne parliamo, ma non facciamo mai niente. Questa paura esiste. Nel profondo tu sai che c’è un vuoto, ma non puoi fuggire da questa paura. Qualsiasi cosa tu faccia, la paura rimarrà, a meno che non la affronti: quello è l’unico modo. Una volta incontrato il tuo nulla, una volta che sai che dentro sei come uno spazio vuoto, shunya, la paura scomparirà, Non ci può essere paura, perché questo shunya, questo vuoto, non può essere distrutto. Questo vuoto non morirà. Ciò che era destinato a morire non esiste più, non era nient’altro che gli strati di una cipolla. Ecco perché, molte volte, in profonda meditazione, quando si arriva vicini a questo nulla, ci si spaventa e si comincia a tremare. Ci si sente morire, si vuol fuggire questo nulla e ritornare nel mondo. E molti ritornano; poi non si volgono mai più dentro di sé. E secondo me ognuno di voi, in una vita o nell’altra, ha provato una qualche tecnica di meditazione. Siete arrivati vicini al nulla, poi la paura vi ha afferrato e siete fuggiti. E quel ricordo è lì, radicato nella vostra memoria passata: questo diventa l’ostacolo. Ogni volta che pensate di provare la meditazione, quel ricordo passato radicato nella vostra mente inconscia vi turba di nuovo e vi dice: “Continua a pensarci; non farlo. L’hai già fatto una volta”. E’ difficile trovare un uomo – e io ha scrutato l’animo di molti uomini – che, una volta o l’altra, non abbia provato la meditazione in qualche vita. Il ricordo c’è, ma non ne sei cosciente, non sei consapevole di dove sia: è presente. Ogni volta che cominci a fare qualcosa, si presentano ostacoli che cominciano a fermarti in molti modi. Perciò, se sei realmente interessato alla meditazione, investiga sulla paura che ne hai. Sii sincero: hai paura? Se hai paura bisogna fare qualcosa rispetto alla tua paura, non rispetto alla meditazione. Il Buddha era solito provare molti espedienti. A volte qualcuno gli diceva: “Ho paura a provare la meditazione”. E questo è essenziale: il Maestro deve sapere che tu hai paura. Non puoi ingannare il Maestro… e non ce n’è bisogno, è come se ingannassi te stesso. Perciò, quando qualcuno diceva: “Ho paura della meditazione”, il Buddha rispondeva: “Stai soddisfacendo il primo requisito”. Se tu in prima persona ammetti di avere paura della meditazione, si può fare qualcosa, perché hai portato alla luce una cosa profonda. Dunque, che cos’è la paura? Meditaci sopra. Và e scopri da dove viene, qual è la fonte. Ogni paura è fondamentalmente orientata verso la morte. Qualunque sia la sua forma, la sua modalità, qualunque sia il suo aspetto, il suo nome, ogni paura è orientata verso la morte. Se vai in profondità, scoprirai di aver paura della morte. Se qualcuno andava dal Buddha e diceva: “Ho paura della morte, l’ho scoperto”, il Buddha rispondeva: “Vai al ghat, vai al cimitero, e medita su una pira funeraria. Di gente ne muore ogni giorno: verranno cremati. Rimani lì al marghat, il cimitero, e medita sulla pira funeraria. Quando i familiari se ne saranno andati, tu rimani li. Osserva semplicemente il fuoco, il corpo che arde. Quando tutto sta diventando fumo, tu osserva profondamente. Non pensare: medita semplicemente su tutto ciò per tre mesi, sei mesi, nove mesi. “Quando per te diventerà una certezza che non si può sfuggire alla morte, quando sarai assolutamente certo che la vita implica la morte, che la morte è necessaria alla vita, che ci sarà la morte, che non c’è via di scampo e che ci sei già dentro, solo allora torna da me”. Dopo aver meditato sulla morte, dopo aver visto ogni giorno, notte e giorno, corpi senza vita che vengono cremati, dissolti in cenere – rimane solo fumo e poi scompare – dopo aver meditato per mesi interi, sorgerà una certezza: la certezza che la morte è inevitabile; in realtà è l’unica certezza, l’unica cosa certa nella vita è la morte. Tutto il resto è incerto: può essere o può anche non essere, ma della morte non puoi dire che può essere o può anche non essere: è, ci sarà, è già accaduta. Nel momento in cui sei entrato nella vita, sei entrato nella morte. Adesso non si può fare più niente. Quando la morte è certa, la paura scompare. La paura riguarda sempre cose che possono essere cambiate. Se la morte è inevitabile, la paura scompare. Se sei in grado di cambiare, di fare qualcosa riguardo alla morte, la paura rimane. Se nulla può essere fatto, se ci sei già dentro, è assolutamente certo che la paura scompaia. E quando accade, il Buddha ti permetterà di meditare. Ti dirà: “Ora puoi meditare”. Perciò addentrati anche tu nella mente; ascoltare queste tecniche ti sarà d’aiuto solo quando le tue barriere interiori saranno spezzate, quando le tue paure interiori spariranno e tu sarai certo che la morte è la realtà. Perciò se muori in meditazione, la paura non esiste – la morte è certa. Anche se la morte accadesse durante la meditazione, non ci sarebbe la paura. Solo allora potresti muoverti, e potresti muoverti come un razzo perché non ci sarebbero ostacoli. Non è la distanza a richiedere tempo, ma le tue barriere. Puoi muoverti in questo istante se non ce ne sono. Sei ancora fermo a causa della barriera. E’ una corsa a ostacoli, e tu continui ad aggiungere sempre di più. Ti senti bene quando ne superi uno. Ti senti bene perché ora lo hai superato. E l’idiozia, la stupidità di tutto ciò sta nel fatto che sei stato tu a mettere l’ostacolo, prima non c’era mai stato. Tu continui a piazzare ostacoli, a saltarli, quindi a sentirti bene; poi continui a porre nuovi ostacoli, e a saltare. Ti muovi in un circolo e mai, mai raggiungi il centro. La mente crea ostacoli perché ha paura. Ti darà molte spiegazioni sul perché non fai meditazione. Non crederle. Vai in profondità, scopri la causa che sta alla base. Perché una persona continua a parlare di cibo, e malgrado ciò non mangia mai? Qual è il problema? Sembra pazza! Un altro continua a parlare d’amore e non ama mai, un altro continua a parlare di qualcos’altro senza fare mai niente. Questo parlare diventa ossessivo, diventa compulsivo. Si continua; si pensa che il dire sia come il fare. Se parli, ti sembra di fare qualcosa, perciò ti senti a tuo agio. Fai qualcosa: quanto meno parli, quanto meno leggi, quanto meno ascolti. Questo non è fare. Questo è ingannevole. Non cadere nell’inganno. Io parlerò di questi centododici metodi, non per nutrire la tua mente, non per renderti più istruito, non per renderti meglio informato. No sto cercando di farti diventare un pandit. Sto parlando per darti una tecnica che ti possa cambiare la vita. Perciò, qualunque sia il metodo che ti attrae, non cominciare a parlarne: fallo! Non parlare e fallo. La mente solleverà molte domande. Indaga a fondo prima di chiedere a me. Indaga a fondo se quelle domande sono veramente importanti o se è solo la mente che ti sta ingannando. Fai, poi chiedi. Allora le tue domande diventano pratiche. E io so quale domanda è stata fatto dopo aver praticato e quale è stata fatta solo per curiosità, solo con l’intelletto. Perciò, gradualmente, non risponderò affatto alle domande intellettuali. Fa qualcosa, allora le tue domande avranno significato. Dopo aver praticato non farai domande in cui sostieni: “Questo esercizio è molto semplice”. Non è così semplice. Alla fine devo ripeterlo: tu sei già la verità. E’ necessario solo un certo risveglio. Non devi andare da nessun’altra parte; devi andare dentro te stesso e puoi farlo in questo preciso istante: se riesci a mettere da parte la mente, ci entri qui e ora. Queste tecniche servono a mettere da parte la mente. Queste tecniche in realtà non servono a meditare: servono a mettere da parte la mente. Una volta che la mente non c’è più, tu sei ! Penso che questo basti per oggi, addirittura che sia più che sufficiente Il libro dei segreti Osho