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DOMANDE:
1
Come può la consapevolezza dell’intervallo nel respiro portare all’illuminazione?
2
Come lavorare e praticare simultaneamente la consapevolezza del respiro?
Prima domanda: “com’è possibile conseguire l’illuminazione semplicemente diventando
consapevoli di un punto particolare nel processo del respiro? Com’è possibile diventare
liberi dall’inconsapevolezza solo essendo consapevoli di un così piccolo e momentaneo
intervallo nel respiro?”.
Questa domanda è significativa, e probabilmente sarà venuta in mente a molti, perciò ci
sono diversi punti da comprendere. Innanzitutto, si pensa che la spiritualità sia un difficile
conseguimento. Non è né l’uno né l’altro: vale a dire, non è difficile e non è un
conseguimento. Qualsiasi cosa tu sia, sei già spirituale; non c’è niente di nuovo che deve
essere aggiunto al tuo essere, e non c’è niente del tuo essere che deve essere scartato:
sei già al massimo della perfezione. Non verrà un momento nel futuro nel quale sarai
perfetto, non devi fare qualcosa di difficile per essere te stesso, non è un viaggio per
raggiungere un altro punto altrove; non stai andando da qualche altra parte: ci sei già. Ciò
che deve essere raggiunto è già raggiunto. Quest’idea deve scendere in profondità. Solo
in seguito riuscirai a comprendere come tecniche così semplici possono aiutare. Se la
spiritualità fosse un conseguimento sarebbe di certo difficile, non solo difficile, ma
veramente impossibile. Se non fossi già spirituale, non potresti diventarlo. Non potresti mai
esserlo, perché come potrebbe diventare spirituale chi non lo è già? Se non fossi già
divino, non ci sarebbe alcuna possibilità, non ci sarebbe alcun modo per diventarlo. E non
è questione di sforzi, gli sforzi fatti da qualcuno che non sia già divino non potrebbero
creare la divinità. Se non fossi divino, il tuo sforzo non potrebbe creare la divinità: sarebbe
impossibile. Ma l’intera situazione è totalmente opposta: tu sei già ciò che vuoi realizzare.
Il fine della tua aspirazione esiste già, presente in te. Qui e ora, in questo preciso istante,
tu sei ciò che è noto come divino. L’Assoluto è qui, è già un dato di fatto. Questa è la
ragione per cui semplici tecniche possono aiutare. Non è un conseguimento, ma una
scoperta: è nascosta, ed è nascosta in cose molto,molto piccole. La persona è proprio
come i vestiti: il tuo corpo è qui, nascosto dai vestiti; allo stesso modo la tua spiritualità è
qui, nascosta da vestiti particolari. Questi indumenti sono la tua personalità. Puoi essere
nudo qui e ora, così come lo puoi essere nella tua spiritualità, ma tu non sai cosa sono gli
indumenti, non sai in che modo ne sei nascosto, non sai come essere nudo. Sei stato
vestito così a lungo, per vite e vite hai indossato abiti, e ti sei identificato con gli indumenti
a tal punto che ora non pensi che siano vestiti. Pensi che questi vestiti sono te: questo è
l’unico ostacolo. Per esempio: tu hai un tesoro, ma te ne sei dimenticato o non ti sei
ancora accorto che questo è un tesoro, e continui a chiedere l’elemosina per strada… sei
un mendicante. Se qualcuno dice: “Va” e guarda dentro la tua casa: non c’è bisogno che
tu faccia il mendicante; puoi essere un imperatore in questo preciso istante”, il mendicante
inevitabilmente replica: “Che assurdità vai dicendo. Come posso essere un imperatore in
questo preciso istante? Ho mendicato per anni e sono ancora un mendicante, e anche se
continuo a mendicare per vite intere non diventerò imperatore. Perciò com’è assurda e
illogica la tua affermazione: ‘Puoi essere un imperatore in questo preciso istante’!”. E’
impossibile. Il mendicante non può crederlo. Come mai? Perché lo stato mentale del
mendicare è una vecchia abitudine. Ma se il tesoro è proprio nascosto nella casa,
semplicemente scavando, rimuovendo un po’ la terra, il tesoro apparirà. E
immediatamente quell’uomo non sarà più un mendicante: diventerà un imperatore.
La stessa cosa vale per la spiritualità: è un tesoro nascosto. Non c’è nulla che debba
essere raggiunto in un futuro. Tu non l’hai ancora riconosciuto, ma è già presente, dentro
di te. Sei tu il tesoro, ma continui a mendicare. Per questo tecniche semplici possono
essere d’aiuto. Scavare la terra, rimuovere un po’, non è un grande sforzo, e tu puoi
diventare immediatamente un imperatore. Devi scavare un po’ per rimuovere la terra. E
quando dico rimuovere la terra non lo dico simbolicamente: letteralmente, il tuo corpo fa
parte della terra, e tu ti sei identificato con il corpo. Rimuovi un po’ questa terra, crea un
buco in essa, e arriverai a conoscere il tesoro. Ecco perché questa domanda verrà in
mente a molti, in realtà a tutti: “Una tecnica così semplice: essere consapevoli del nostro
respiro, essere consapevoli del respiro che entra e di quello che esce, e quindi rendersi
conto dell’intervallo tra i due; questo è sufficiente?”. Una cosa così semplice! Questo è
sufficiente per l’illuminazione? E’ solo questa la differenza tra te e il Buddha, che tu non ti
sei reso conto dell’intervallo fra i due respiri e il Buddha se n’è reso conto, solo questa?
Sembra illogico. La distanza tra un Buddha e te è grande, sembra infinita. La distanza tra
un imperatore e un mendicante è infinita, ma il mendicante può immediatamente diventare
un imperatore se il tesoro è già nascosto. Il Buddha era un mendicante come te, non è
sempre stato un Buddha. A un certo punto il mendicante morì, e lui divenne il Maestro. In
realtà questo non è un processo graduale; non è che il Buddha continui ad accumulare e
poi, un certo giorno, non è più il mendicane e diventa imperatore. No, un mendicante non
potrebbe mai diventare un imperatore se avvenisse per accumulazione: rimarrebbe un
mendicante. Forse potrebbe diventare un mendicante ricco, ma rimarrebbe un
mendicante. E un mendicante ricco è ancora più mendicante di un mendicante povero.
Improvvisamente un giorno il Buddha si rende conto del tesoro interiore. Quindi non è più
un mendicante: diventa un Maestro. La distanza tra Gautama Siddharta e Gautama il
Buddha è infinita. E’ la stessa distanza che c’è tra te e un Buddha, ma il tesoro è
nascosto in te tanto quanto lo era nel Buddha. Facciamo un altro esempio… Un uomo è
nato cieco, con occhi malati, Per un uomo cieco il mondo è una cosa differente. Un piccolo
intervento chirurgico può cambiare tutto, perché sono solo gli occhi che devono essere
messi a posto. Nel momento in cui gli occhi sono pronti, colui che vede è nascosto dietro a
essi e comincerà a guardare attraverso gli occhi, Colui che vede è già lì, mancano solo le
finestre. Tu sei in una casa senza finestre. Potresti fare un buco nel muro e, all’improvviso,
vedresti fuori. Noi siamo già ciò che saremo, ciò che dovremmo essere , ciò dovremmo
essere. Il futuro è già nascosto nel presente; l’intera possibilità è presente, sotto forma di
seme. Si deve solo rompere una finestra, è necessario solo un piccolo intervento
chirurgico. Se riesci a capire questo, che la spiritualità c’è già, non c’è problema per
quanto riguarda il come uno sforzo così piccolo possa essere di aiuto. In realtà, non è
necessario alcun grande sforzo. Solo piccoli sforzi sono necessari, e più piccoli sono
meglio è. E se lavori senza sforzo è ancora meglio. Ecco perché succede, succede molte
volte, che più cerchi di fare e più dura è la realizzazione. Proprio il tuo sforzo, la tua
tensione, il tuo “essere occupato”, il tuo desiderare, le tue aspettative diventano l’ostacolo.
Ma con lo sforzo molto piccolo, “uno sforzo senza sforzo” come lo chiamano nello Zen –
fare come non si facesse – accade facilmente. Più impazzisci dietro a esso, minore è la
possibilità, perché là dove c’è bisogno di uno spillo tu stai usando una spada. La spada
non sarà di nessun aiuto. Può essere più grande, ma là dove è necessario uno spillo una
spada non andrà bene. Vai da un macellaio: ha utensili molto grossi. E vai da un
neurochirurgo: non troverai strumenti così grossi. E se li trovi, scappa via subito! Un
neurochirurgo non è un macellaio. Ha bisogno di strumenti molto piccoli, più piccoli sono
meglio è. Le tecniche spirituali sono più sottili: non sono grossolane. Non possono esserlo,
perché si tratta di una chirurgia ancora più sottile. Nel cervello il chirurgo agisce ancora
con sostanze molto materiali, ma quando lavori su piani spirituali, la chirurgia diventa
sempre più estetica. Non c’è sostanza materiale. Diventa sottile: questa è una cosa. In
secondo luogo la domanda: “Se qualcosa è più piccolo, com’è possibile fare per suo
tramite un passo più grande?”. Questo concetto non è razionale, non è scientifico. Ora la
scienza sa che quanto più una particella è piccola, quanto più è atomica, tanto più è
esplosiva, tanto più è grande in realtà. Quanto più è piccola, tanto più grande è l’effetto.
Avresti potuto concepire prima del 1945, o avrebbe un poeta o un sognatore potuto
immaginare, che due esplosioni atomiche avrebbero spazzato via completamente due
grandi città in Giappone, Hiroshima e Nagasaki? Nel giro di pochi secondi duecentomila
persone furono semplicemente spazzate via dall’esistenza. E quale fu la forza esplosiva
usata? Un atomo! La più piccola particella esistente fece esplodere due grandi città.
L’atomo non è visibile; non solo non lo si può vedere con gli occhi: non lo si può vedere
con alcuno strumento; possiamo solo vederne gli effetti. Perciò non pensare che la catena
dell’Himalaya sia più grande solo perché ha una massa così imponente. L’Himalaya è
impotente di fronte a un’esplosione atomica. Un solo piccolo atomo può spazzare via
l’intero Himalaya. Nelle sostanze materiali la massa non è necessariamente potenza. Al
contrario, quanto più piccola è l’unità, tanto più è penetrante. Quanto più piccola è l’unità,
tanto più intensamente è piena di potenza. Queste piccole tecniche sono atomiche. Coloro
che stanno facendo cose più grandi non conoscono la scienza atomica. Tu penserai che
una persona che lavora con gli atomi è una persona piccola che lavora con cose piccole, e
una persona che lavora con l’Himalaya sembrerà molto grande. Hitler stava lavorando con
grandi masse; Mao sta lavorando con grandi masse. Ed Einstein e Planck stavano
lavorando nei loro laboratori con piccolissime unità di materia: particelle di energia. Ma,
alla fine, davanti alle ricerche di Einstein, gli uomini politici furono semplicemente
impotenti; loro lavorano su scale più grandi, ma non conoscevano il segreto della piccola
unità. I moralisti lavorano sempre su grandi piani, ma questi sono grossolani, Il progetto
sembrava grandioso. Consacrano la loro intera esistenza a moralizzare, a praticare questo
e quello, al sanyama, il controllo; continuano a controllare; l’intera costruzione sembra
enorme. Il Tantra non si occupa di questo. Il Tantra si occupa dei segreti atomici presenti
nell’essere umano, nella mente umana, nella consapevolezza umana. E il Tantra ha
raggiunto segreti atomici. Questi metodi sono metodi atomici. Se riesci a realizzarli, il loro
risultato è esplosivo, cosmico. C’è un altro punto da prendere in considerazione. Se puoi
chiedere: “Com’è possibile che con un esercizio così piccolo e semplice si possa diventare
illuminati?”, lo stai dicendo senza aver praticato l’esercizio. Se lo fai, non dirai più che è un
esercizio piccolo e semplice. Sembra tale perché l’intero esercizio è stato esposto in due o
tre frasi. Conosci la formula atomica? Due o tre parole, ed ecco l’intera formula. E con
quelle due o tre parole, coloro che possono capirle, che possono usare quelle parole,
possono distruggere la Terra intera. Ma la formula è molto breve. Anche queste sono
formule, perciò se presti attenzione solo alla formula sembrerà una cosa molto, molto
piccola e semplice. Non lo è! Prova a praticarla. Quando la praticherai, saprai che non è
poi così facile. Sembra semplice, ma è una delle cose più profonde. Analizzeremo il
processo, così capirai. Quando inspiri, tu non senti mai il respiro. Non hai mai sentito il
respiro! Lo negherai subito, dirai: “Questo non è esatto. Forse non ne siamo
continuamente coscienti, ma il respiro lo sentiamo”. No, non senti il respiro ma solo il
passaggio. Guarda il mare. Ci sono le onde, le vedi, ma quelle onde sono create dall’aria,
dal vento. Il vento non lo vedi, ne vedi l’effetto sull’acqua. Quando inspiri, il respiro tocca le
tue narici. Tu senti le narici, ma non conosci mai il respiro. Va giù: ne senti il passaggio.
Torna indietro: ne percepisci di nuovo il passaggio. Il respiro non lo senti mai, senti solo il
contratto e il passaggio. Non è questo che si intende quando Shiva dice: “Sii
consapevole”. Per prima cosa diventerai consapevole del passaggio, e quando ne sarai
diventano totalmente consapevoli, solo allora comincerai, lentamente, a essere
consapevole del respiro stesso, e quando lo sarai, sarai in grado di diventare consapevole
della frattura, dell’intervallo, Non è così facile come sembra. Per il Tantra, per tutta la
ricerca, esistono strati di consapevolezza. Se io ti abbraccio, all’inizio diventerai
consapevole del mio contatto con il tuo corpo, non del mio amore: il mio amore non è così
grossolanamente materiale. E di solito non diventiamo mai consapevoli dell’amore. Siamo
consapevoli solo del corpo in movimento. Conosciamo i movimenti che manifestano
l’amore, conosciamo i movimenti che non manifestano l’amore, ma non abbiamo mai
conosciuto l’amore in se stesso. Se io ti bacio, diventi consapevole del contatto, non del
mio amore: quell’amore è una cosa veramente sottile. E, a meno che non diventi
consapevole del mio amore, il bacio è solo morto, non significa niente. Se riesci a
diventare consapevole del mio amore, solo allora puoi diventarlo di me, perché di nuovo
quello è uno strato ancora più profondo. Il respiro entra: tu senti il contatto, non il respiro.
Ma neanche di quel contatto sei consapevole. Lo senti solo se c’è qualcosa che non va, se
hai qualche difficoltà nella respirazione, lo senti, altrimenti non sei consapevole, Il primo
passo sarà diventare consapevoli del passaggio dove si sente il contatto con il respiro,
allora la tua sensibilità crescerà. Ci vorranno anni per diventare così sensibili da
conoscere non il contatto, ma il momento del respiro. Allora, dice il Tantra, avrete
conosciuto il prana, la vitalità. E solo un quel momento c’è l’intervallo in cui il respiro si
ferma, in cui il respiro non si muove, o il centro in cui il respiro è in contatto, o il punto di
fusione, o la svolta dove il respiro, il respiro che entra,diventa quello che esce. Questo
diventerà difficile: non sarà così semplice. Se fai qualcosa, se entri in questo centro, solo
in quel momento saprai quanto sia difficile. Il Buddha impiegò sei anni per arrivare a
questo centro oltre il respiro. Per arrivare a questa svolta fece un lungo, difficile viaggio di
sei anni; poi accadde. Mahavira stava lavorandoci sopra da dodici anni; poi accadde. Ma
la formula è semplice, e teoricamente questo può avvenire in questo preciso istante:
teoricamente, ricorda. In teoria non ci sono ostacoli, perché quindi non dovrebbe accadere
in questo preciso istante? Tu sei l’ostacolo. Se non fosse per te, potrebbe accadere in
questo preciso istante. Il tesoro è lì; il metodo lo conosci. Puoi “scavare”, ma non scaverai.
Anche questa domanda è un trucco per non scavare, perché la tua mente dice: “Una cosa
così semplice? Non essere sciocco! Come puoi diventare un Buddha con una cosa così
semplice? Non accadrà”. Per cui non farai nulla, perché come può accadere qualcosa di
simile? La mente è scaltra. Se dico che è molto difficile, la mente dirà: “Questo è talmente
difficile che è al di là delle tue possibilità”. Se dico che è molto semplice, la mente dirà:
“Questo è così semplice che solo degli sciocchi possono crederci”. E la mente continua a
razionalizzare le cose, sempre fuggendo dal fare. La mente crea barriere. Se pensi che
questo sia molto semplice, o troppo difficile, ciò diventerà una barriera, e allora che cos’hai
intenzione di fare? Non puoi fare una cosa semplice né una difficile. Che cos’hai
intenzione di fare? Dimmelo! Se vuoi fare una cosa difficile,te la renderò difficile; se hai
intenzione di fare una cosa semplice, te la renderò semplice. E’ entrambe le cose: dipende
da te come interpretarla. Ma è necessario che tu abbia intenzione di fare qualcosa. La
mente ti darà sempre delle ragioni per non agire, se questa è la tua intenzione.
Teoricamente, è possibile qui e ora; non c’è nessuna barriera effettiva. Ma esistono delle
barriere. Possono essere irreali, semplicemente psicologiche – possono essere solo le tue
illusioni – ma ci sono. Se ti dico: “Non aver paura, procedi! Ciò che tu pensi sia un
serpente non lo è: è solo un pezzo si corda”., la paura rimarrà ugualmente: a te sembrava
un serpente. Perciò qualsiasi cosa io dica non ti sarà di aiuto. Tu stai tremando, vuoi
scappare e correre via. Io dico che è solo una corda, ma la tua mente dirà: “Quest’uomo
forse sta cospirando con il serpente. Ci deve essere qualcosa che non va. Quest’uomo mi
sta forzando verso il serpente. Forse è interessato alla mia morte o chissà a cos’altro”. Se
insisto troppo nel convincerti che questa è una corda,ciò ti dimostrerà solamente che
sono in qualche modo interessato a spingerti per forza verso il serpente. Se ti dico che
teoricamente è possibile vedere una corda come tale in questo preciso istante, la tua
mente creerà molti, moltissimi problemi. Nella realtà non c’è nessun dilemma, nella realtà
non c’è nessun problema. Non ce ne sono mai stati, non ce ne saranno mai. I problemi
sono nella mente, e tu guardi la realtà attraverso la mente; in questo modo, la realtà
diventa problematica. La tua mente funziona come una prigione. Divide e crea problemi;
non solo, crea soluzioni che diventano problemi; non solo, crea soluzioni che diventano
problemi ancora più profondi, perché in effetti non ci sono problemi da risolvere. La realtà
è assolutamente non problematica; non esiste alcun problema. Ma tu non riesci a vedere
nulla senza problemi. Da qualsiasi parte guardi, crei problemi: il tuo “sguardo” è
problematico. Ho parlato di questa tecnica del respiro; ora la mente dice: “Questo è troppo
semplice”. Come mai? Perché la mente dice che questo è troppo semplice? Quando per la
prima volta fu annunciata l’invenzione del motore a vapore, nessuno ci credette.
Sembrava troppo semplice, incredibile. Proprio lo stesso vapore che conosci nella tua
cucina, nella tua pentola, fa andare un motore e trasporta centinaia e centinaia di
passeggeri e un carico incredibile? Lo stesso vapore con cui hai così tanta familiarità?
Questo non è credibile. Sai che cosa accadde in Inghilterra? Quando il primo treno fu
pronto alla partenza nessuno era disposto a salirvi, nessuno! Molte persone furono
persuase, pagate, fu dato loro del denaro per sedersi nel treno, ma all’ultimo momento
fuggirono. Dicevano: “Prima di tutto il vapore non può fare miracoli del genere. Una cosa
semplice come il vapore non può fare tali miracoli E se il motore parte, significa che il
diavolo è al lavoro da qualche parte. E’ il diavolo a far correre il treno, non il vapore. E che
garanzie ci sono che una volta avviato possa essere fermato?”. Nessuna garanzia poteva
essere data perché questo era il primo treno. Non era mai stato fermato prima: era
solamente probabile. Non c’era alcuna esperienza, perciò la scienza non poteva dire: “Si,
si fermerà”. Teoricamente si sarebbe fermato… ma alla gente le teorie non interessavano,
interessava se vi fosse stata una qualsiasi esperienza effettiva nel fermare un treno: “Se
non si ferma più, che cosa ne sarà di noi che siamo seduti dentro?”. Perciò furono portati
dodici criminali dalle carceri come passeggeri. Sarebbero dovuti morire comunque, erano
stati comunque condannati a morte, perciò non ci sarebbe stato alcun problema anche se
il treno non si fosse fermato. In quel caso sarebbero rimasti uccisi solo il conduttore pazzo,
che era convinto che il treno si sarebbe fermato, lo scienziato che l’aveva inventato e
questi dodici passeggeri, “Una cosa semplice come il vapore” dissero a quel tempo. Ma
ora non lo dice più nessuno, perché ora funziona e tu lo sai. Ogni cosa è semplice, la
realtà è semplice. Sembra complessa solo a causa dell’ignoranza; altrimenti ogni cosa è
semplice. Una volta che la conosci diventa semplice. Conoscerla è necessariamente
difficile non a causa della realtà, ricorda, ma a causa della tua mente. Questa tecnica è
semplice, ma non sarà semplice per te. La tua mente creerà delle difficoltà. Perciò
provala.
Un altro amico dice: “Se provo questo metodo per essere consapevole del mio respiro, se
faccio attenzione al mio respiro, allora non posso fare nient’altro. L’intera attenzione va li.
E se devo fare qualcos’altro, allora non posso essere consapevole del mio respiro”.
Questo accadrà, perciò all’inizio scegli un momento particolare al mattino, o alla sera, o in
qualsiasi altro momento del giorno. Per un’ora fai solo l’esercizio, non fare nient’altro. Non
fare nient’altro! Fai solo l’esercizio. Una volta che sarai entrato in sintonia con esso, non
sarà più un problema. Potrai camminare per strada ed essere consapevole. C’è una
differenza tra consapevolezza e attenzione. Quando presti attenzione a qualcosa, ciò è
esclusivo; devi ritirare la tua attenzione da tutto il resto. Per questo, in realtà, è una
tensione, ecco perché è chiamata attenzione. Tu fai attenzione a una cosa a spese di tutto
il resto. Se presti attenzione al tuo respiro non la presti al tuo modo di camminare o di
guidare. Non provare mentre stai guidando, perché non potresti prestare attenzione a
entrambe le cose. Attenzione implica esclusivamente una cosa. La consapevolezza è
molto diversa, non è esclusiva. Non è fare attenzione: è essere attenti, è semplicemente
essere coscienti. Sei cosciente quando sei inclusivamente cosciente. Il tuo respiro è
nell’ambito della tua consapevolezza. Stai camminando e qualcuno passa, e tu sei
cosciente anche di lui. Qualcuno sta facendo del rumore in strada, un treno passa, un
aeroplano vola: ogni cosa viene inclusa. La consapevolezza è inclusiva, l’attenzione è
esclusiva. Ma all’inizio si tratterà di attenzione. Perciò prova prima in periodi stabiliti. Per
un’ora sii attento solo al tuo respiro. Gradatamente riuscirai a trasformare la tua attenzione
in consapevolezza. Quindi fa cose semplici, come camminare: cammina attentamente,
con la piena consapevolezza di camminare e di respirare. Non creare alcuna opposizione
tra le due azioni di camminare e di respirare. Sii un osservatore di entrambe. Non è difficile
Guarda! Per esempio, io posso prestare attenzione a un volto tra i presenti. Se faccio
attenzione a un volto, tutti gli altri non saranno presenti, per me. Se presto attenzione a un
solo viso, tutto il resto viene tagliato fuori. Se faccio attenzione solo al naso di quel viso, il
resto del viso è tagliato fuori. E posso continuare a restringere la mia attenzione fino a un
solo punto. E’ possibile anche il contrario. Faccio attenzione all’intero viso; quindi ci sono
naso, occhi e tutto il resto. In questo caso ho ampliato la mia messa a fuoco. Ora io vi
guardo non come degli individui, ma come un gruppo; quindi l’intero gruppo è sotto la mia
attenzione. Se vi considero come differenti dal rumore che sta continuando in strada, sto
tagliando fuori la strada. Ma posso guardare voi e la strada come un tutto, dunque posso
essere consapevole sia di voi sia della strada. Posso essere consapevole dell’intero
cosmo. Dipende dalla tua messa a fuoco, dal suo diventare sempre più grande. Ma prima
inizia con l’attenzione e ricorda che dovrà crescere trasformandosi in consapevolezza.
Scegli quindi brevi periodi di tempo. La mattina è ottima perché sei fresco, le energie sono
vitali, ogni cosa sta sorgendo; al mattino sei più vivo. I fisiologi dicono che non solo sei più
vivo, ma la tua statura è leggermente maggiore al mattino rispetto alla sera. Se sei alto un
metro e ottanta, al mattino sarai un metro e ottantuno e la sera tornerai a misurare un
metro e ottanta: si perde un centimetro perché quando è stanca, la tua spina dorsale si
schiaccia. Perciò al mattino sei fresco, giovane, vivo, energetico. Fa questo: non lasciare
che la meditazione sia l’ultima voce nella lista delle cose da fare. Fa che sia la prima.
Quando poi senti che non è più uno sforzo, quando riesci a stare seduto per un’ora
completamente immerso nella respirazione – consapevole, attento – solo quando sai di
aver raggiunto l’attenzione del respiro senza alcuno sforzo, quando sei rilassato e ne
gioisci senza alcuno sforzo, allora ti sei impadronito della tecnica. Allora aggiungi
qualcos’altro, per esempio camminare. Ricordati di entrambi, poi continua ad aggiungere
altre cose. Dopo un certo periodo sarai capace di essere continuamente consapevole del
tuo respiro, anche durante il sonno. E, a meno che tu non ne sia consapevole anche
durante il sonno, non sarai in grado di conoscere la profondità. Ma questo viene, accade
gradatamente. Si deve essere pazienti e si deve cominciare nel modo giusto. Sappi che la
mente scaltra cercherà sempre di farti cominciare in modo sbagliato. In quel caso ti può
capitare di abbandonare la tecnica che hai scelto dopo due o tre giorni e dire: “Con questo
metodo non c’è alcuna speranza”. La mente ti farà cominciare nel modo sbagliato. Perciò
ricordati di cominciare nel modo giusto, perché un buon inizio significa metà dell’opera. Ma
noi cominciamo nel modo sbagliato. Sai bene che l’attenzione è una cosa difficile, perché
sei totalmente addormentato. Perciò, se cominci a porre attenzione al tuo respiro mentre
fai qualcos’altro, non puoi riuscirci. E di certo non smetterai di fare ciò che stai facendo,
piuttosto smetterai di porre attenzione al respiro. Quindi non crearti problemi inutili.
Durante le ventiquattr’ore puoi trovare un angolino; basteranno quaranta minuti… perciò
usali per praticare la tecnica. Ma la mente troverà molte scuse, dirà: “Il tempo dove lo
trovi? C’è già fin troppo da fare. Dove lo trovi il tempo?”, oppure: “Ora non è possibile,
perciò rimandalo a più tardi. Lo farai dopo, quando le cose andranno meglio”. Guardati da
ciò che ti dice la mente, non aver troppa fiducia in essa. E noi non abbiamo mai dubbi:
possiamo dubitare di tutto, ma non dubitiamo mai della mente. Anche coloro che parlano
fin troppo di scetticismo, di dubbio, di ragione, non dubitano mai della loro mente. Ed è
stata la mente a ridurti nello stato in cui ti trovi. Se vivi in un inferno, è stata lei a portarti, e
tu non dubiti mai di questa guida. Puoi dubitare di qualsiasi insegnante, di qualsiasi
Maestro, ma non dubiti mai della tua mente. Con fede incrollabile vai avanti, con la mente
che ti fa da guru. Ed è stata lei a metterti nei guai, nella miseria che sei. Se devi dubitare
di qualcosa, prima dubita della tua stessa mente, e quando questa dice qualcosa, pensaci
due volte. E’ vero che non hai tempo? Davvero? Non hai tempo per meditare, non hai
un’ora da dedicare alla meditazione? Pensaci due volte. Domanda ripetutamente alla
mente: “E’ proprio vero che non ho assolutamente tempo? Non mi sembra. Non ho mai
visto un uomo che non abbia tempo più che a sufficienza. Continuo a vedere persone che
giocano a carte, e dicono: “Stiamo ammazzando il tempo”. Vanno al cinema e dicono:
“Che altro fare?”. Ammazzano il tempo, fanno pettegolezzi, continuano a rileggere lo
stesso giornale, da sempre parlano degli stessi argomenti, e dicono: “Non abbiamo
tempo”. Per cose inutili ne hanno abbastanza. Perché? Con una cosa inutile la mente non
è in pericolo. Nel momento in cui pensi alla meditazione, la mente è in all’erta. Ora stai
entrando in una dimensione pericolosa, perché meditazione significa la morte della mente.
Se entri in meditazione presto o tardi la tua mente dovrà dissolversi, ritirarsi
completamente. La mente scatta in all’erta e comincia a dirti molte cose: “Il tempo dove lo
trovi? E anche se lo avessi, ci sono cose più importanti da fare. Rimanda la meditazione a
più tardi. Puoi meditare quando vuoi. Sono più importanti i soldi. Prima fai i soldi, poi
medita a piacimento. Come fai a meditare senza soldi? Quindi stai attento ai soldi, poi
potrai meditare”. Senti che la meditazione può essere rimandata facilmente perché non
riguarda la tua sopravvivenza immediata. Non si può rimandare il pane: moriresti. Non si
possono rimandare i soldi: sono necessari per i tuoi bisogni primari. La meditazione può
essere rimandata, puoi sopravvivere senza. In realtà puoi sopravvivere facilmente senza
di essa. Nel momento in cui ti immergerai profondamente nella meditazione, non
sopravviverai, non su questa Terra almeno: scomparirai. Scomparirai dal cerchio di questa
vita, da questa ruota. La meditazione è come la morte, perciò la mente si spaventa. La
meditazione è come l’amore, perciò la mente si spaventa. “Rimandala” dice, e puoi andare
avanti a rimandare all’infinito. La mente dice sempre cose simili, e non pensare che io stia
parlando degli altri: sto parlando di te in particolare. Ho incontrato molte persone
intelligenti che continuano a dire stupidaggini sulla meditazione. E’ venuto da me un uomo
di Delhi, è un altro funzionario del governo; era venuto qui solo con lo scopo di imparare la
meditazione. Era venuto da Delhi, e rimase qui sette giorni. Gli dissi di andare alla classe
di meditazione al mattino sulla spiaggia di Chowpatty, a Bombay ma lui obiettò: “Ma è
difficile, non posso alzarmi così presto”. E non si sognò neppure di riflettere su ciò che la
mente gli aveva detto. E’ così difficile farlo? Ora lo sai, quindi l’esercizio può essere
semplice, ma la tua mente non è così semplice; dice: “Come faccio ad alzarmi alle sei di
mattina?”. Mi trovavo in una grande città, e il sindaco venne a trovarmi alle undici di sera.
Stavo per andare a letto, quando arrivò lui e mi disse: “No! E’ urgente. Sono molto turbato.
E’ una questione di vita o di morte. Ti prego, concedimi almeno mezz’ora. Insegnami la
meditazione, altrimenti potrei suicidarmi. Sono veramente molto turbato. E sono così
frustato che qualcosa deve accadere nel mio mondo interiore. Il mio mondo esteriore è
completamente in frantumi”. Gli dissi: “Vieni domattina alle cinque”. Lui rispose: “Non
posso”. E’ una questione di vita o di morte, ma non può alzarsi alle cinque. Disse: “Non
posso. Non mi alzo mai così presto”. “Va bene” gli dissi, “allora vieni alle dieci”. Lui
rispose: “Anche questo sarà difficile perché alle dieci e mezza devo essere in ufficio”. Non
può prendersi una giornata di riposo, ed è una questione di vita o di morte. Perciò gli dissi:
“Ma si tratta della tua vita e della tua morte, o della mia? Di chi?”. E non era un uomo
stupido, era abbastanza intelligente. Questi trucchi erano molto intelligenti. Perciò non
pensare che la tua mente non stia tentando gli stessi trucchi. E’ molto intelligente, e poiché
tu pensi che si tratti della tua mente, non la metti mai in dubbio: non è tua, è solo un
prodotto sociale. Non è tua! Ti è stata data, ti è stata forzata addosso. Ti è stato insegnato
e sei stato condizionato in un certo modo. Fin dalla prima infanzia la tua mente è stata
creata da altri: dai genitori, dalla società, dagli insegnanti. E’ il passato a crearla, a
influenzarla. Il passato forza continuamente se stesso sul vivente. Gli insegnanti sono solo
gli agenti, gli agenti di ciò che è morto contro ciò che è vivente. Continuano a forzare cose
nella tua mente. Ma tu sei talmente intimo con la tua mente, la distanza è così minima, che
ti identifichi con essa. Dici: “Sono un hindu”. Pensaci su; riconsidera la cosa. Tu non sei un
hindu: ti è solo stata data una mente hindu. Sei nato solo come un essere semplice e
innocente, non come un hindu, non come un musulmano, ma ti è stata data una mente
musulmana, una mente hindu. Tu sei stato forzato, inquadrato, imprigionato in una
particolare condizione, e poi la vita continua ad accumulare cose su questa mente, che
diventa pesante, grava su di te. Non puoi fare niente; la mente comincia a forzare il suo
modo di essere su di te; le tue esperienze si accumulano nella mente. Il tuo passato
condiziona costantemente ogni tuo momento presente. Se io ti dico qualcosa, tu non ci
penserai in modo fresco, aperto: la tua vecchia mente, il tuo passato, si metteranno subito
in mezzo e cominceranno a parlare e chiacchierare pro o contro. Ricorda, la tua mente
non è tua, il tuo corpo non è tuo: viene dai tuoi genitori; e neppure la mente ti appartiene,
anch’essa viene dai tuoi genitori. Chi sei tu? O ci si identifica con il corpo, oppure con la
mente. Tu pensi de essere giovane, pensi di essere vecchio, pensi di essere hindu, pensi
de essere gianista, pensi di essere parsi. Non lo sei! Tu sei nato come pura
consapevolezza. Tutte queste non sono che prigioni. Queste tecniche che ti sembrano
così semplice non lo saranno, perché questa mente creerà costantemente molti problemi
e complicazioni. Proprio alcuni giorni fa è venuto da me un uomo che mi ha chiesto: “Sto
provando il tuo metodo di meditazione, ma dimmi, in quale testo sacro è insegnato? Se
riesci a convincermi che è insegnato nel testo sacro della mia religione, per me sarà più
facile praticarlo”. Ma perché dovrebbe riuscirgli più facile se fosse scritto in un testo sacro?
Perché in quel caso la mente non creerebbe alcun problema. La mente direbbe: “Va bene!
Questo ci appartiene, perciò fallo pure”. Se non è scritto in alcun testo sacro, la mente
direbbe: “Ma che cosa stai facendo?”. La mente si oppone. Ho chiesto a quell’uomo: “E’
da tre mesi che stai praticando questo metodo. Come ti senti?” Lui ha risposto:
“Meravigliosamente. Mi sento meravigliosamente bene. Ma dimmi… dammi qualche fonte
scritturale”. Ciò che sente non è affatto una fonte autorevole. Lui dice: “Mi sento
meravigliosamente bene. Sono diventato più silenzioso, più tranquillo, più amorevole. Mi
sento proprio meravigliosamente bene”. Ma la sua esperienza non è la fonte autorevole.
La mente richiede una fonte autorevole del passato. Gli ho detto:”Non è scritto da nessuna
parte nei tuoi testi sacri. Anzi, nei testi sacri sono scritte molte parole contro questa
tecnica”. Il suo volto si è rattristato, e poi ha replicato: “Allora sarà difficile per me
praticarla, continuare a farla”. Perché la sua esperienza non ha valore? Il passato – il
condizionamento, la mente – ti plasmano e distruggono il tuo presente costantemente.
Perciò ricorda, e sii consapevole. Sii scettico e dubita della tua mente. Non fare
affidamento su di essa, e solo se riuscirai a conseguire questa maturità che consiste nel
non fidarsi della tua mente, queste tecniche saranno realmente semplici, utili, funzionali.
Faranno miracoli; possono fare miracoli. Queste tecniche, questi metodi non possono
assolutamente essere compresi intellettualmente. Io sto tentando l’impossibile, ma allora
perché lo faccio? Se non possono essere compresi intellettualmente, perché te ne parlo?
Non possono essere compresi intellettualmente, ma non c’è nessun altro modo di renderti
consapevole di certe tecniche che possono cambiare totalmente la tua vita. Puoi capire
solo l’intelletto, e questo è un problema. Non puoi capire nient’altro: puoi capire solo
l’intelletto. E queste tecniche non possono essere comprese intellettualmente. Perciò
come comunicare? O acquisti la capacità di capire senza disturbare l’intelletto, o si deve
trovare qualche metodo per rendere intellettualmente comprensibili queste tecniche. La
seconda cosa non è possibile, ma è possibile la prima. Dovrai cominciare in modo
intellettuale, ma senza sviluppare un attaccamento all’intelletto. Quando dico: “Fa’”, prova
a fare. Se qualcosa comincia ad accadere dentro di tu, sarai in grado di gettare in disparte
il tuo intelletto, e di raggiungermi direttamente senza l’intelletto, senza alcuno sforzo,
senza il mediatore. Ma comincia a fare qualcosa. Possiamo andare avanti a parlare per
anni e anni, la tua mente può essere farcita di molte nozioni, ma ciò non sarà di aiuto.
Anzi, potrebbe nuocerti perché cominceresti a sapere molte cose, e se sai molte cose, ti
confondi. Non è bene sapere molte cose. E’ bene sapere poco e praticarlo. Una tecnica
sola può essere d’aiuto: qualcosa che viene fatto è sempre d’aiuto. Che difficoltà c’è nel
farlo? In profondità, da qualche parte dentro di te, c’è paura. La paura è che, se pratichi la
tecnica, qualcosa può smettere di accadere – quella è la paura. Può sembrare
paradossale, ma ho incontrato un’infinità di persone che credono di voler cambiare.
Dicono di aver bisogno della meditazione; ricercano una profonda trasformazione, ma, nel
profondo, anche spaventate. Sono duplici, doppie; hanno due menti. Continuano a
chiedere cosa fare senza agire mai. Perché continuano a domandare? Solo per ingannare
se stessi e sul fatto di essere veramente interessante alla trasformazione. Ecco perché
chiedono. Questo dà loro una facciata, l’apparenza di essere sinceramente interessante a
cambiare se stesse. Ecco perché domandano, vanno da questo o da quel guru, trovano,
provano, ma non fanno mai niente: nel profondo hanno paura. Erich Fromm ha scritto un
libro, La paura della libertà. Il titolo sembra contraddittorio. Ognuno pensa di amare la
libertà, ognuno pensa di cercare la libertà – in questo mondo e anche in “quel mondo”.
“Vogliamo moksha, liberazione: vogliamo liberarci da tutte le limitazioni, da tutte le
schiavitù. Vogliamo essere totalmente liberi” dicono. Ma Erich Fromm sostiene che l’uomo
ha paura della libertà. Noi vogliamo la libertà, continuiamo a dire che la vogliamo,
continuiamo a convincere noi stessi di volerla, ma nel profondo ne abbiamo paura. Non la
vogliamo! Perché? Perché c’è questa dualità? La libertà crea paura, e la meditazione è la
più profonda libertà possibile. Non vieni liberato solo dalle limitazioni esteriori, ma anche
dalla schiavitù interiore, dalla mente stessa, la base della schiavitù. Vieni liberato
dall’interno passato. Nel momento in cui sei in uno stato di nonmente, il passato
scompare: hai trasceso la storia. Ora non c’è più società, religione, scrittura, tradizione,
perché tutte queste cose hanno la loro dimora nella mente. Ora non c’è più passato né
futuro, perché passato e futuro sono parte della mente, della memoria e
dell’immaginazione. In questo caso sei qui e ora nel presente. Adesso non ci sarà più
futuro. Ci sarà solo ora e ora e ora – un eterno ora. Allora sei completamente liberato,
trascendi tutte le tradizioni, tutta la storia, il corpo, la mente, ogni cosa. Si diventa liberi
dalla paura. Una libertà assoluta? Allora tu dove sarai? Puoi forse esistere in una libertà
tale? Puoi forse avere il tuo piccolo “io”, il tuo ego in una libertà tale, in una vastità tale?
Puoi forse dire: “Io sono”? Puoi dire: “Io sono la schiavitù” Perché sei in grado di
conoscere i tuoi limiti. Quando non c’è più schiavitù, non ci sono più limiti. Tu diventi solo
uno stato, niente di più: assoluto nulla, vuoto. Questo crea paura, perciò si continua a
parlare di meditazione, di come va praticata, e si continua a non farla. Tutte le domande
sorgono da questa paura; sentila. Se la conosci, scomparirà. Se non la conosci,
continuerà. Sei pronto a morire in senso spirituale? Sei pronto a non essere? Quando
qualcuno andava dal Buddha, lui gli diceva: “Questa è la verità fondamentale: tu non
esisti. E dato che non esisti, non puoi morire, non puoi nascere; e dato che non esisti, non
puoi soffrire, non puoi essere schiavo. Sei pronto ad accettare tutto questo?”. Il Buddha
chiederebbe: “Sei pronto ad accettarlo? Se non lo sei, per adesso non provare alcuna
meditazione. Prima cerca di scoprire se esisti realmente oppure no. Prima medita su
questo. Esiste un sé? Esiste una qualche sostanza dentro di te, o sei solo una
combinazione? Se hai intenzione di scoprirlo, troverai che il tuo corpo è una
combinazione: qualcosa è venuto da tua madre, qualcosa è venuto da tuo padre, e tutto il
resto è venuto dal cibo. Questo è il tuo corpo. Tu non sei in questo corpo, non c’è un sé.
Contempla la mente: qualcosa è venuto da qui, qualcosa da là. La mente non ha niente
che sia originale, è solamente un’accumulazione. Cerca di scoprire se vi sia sé nella
mente. Se vai in profondità, troverai che la tua identità è proprio come una cipolla. La peli
di uno strato e ne appare un altro, peli l’altro strato e ne appare ancora un altro. Continui a
pelare strati, e alla fine arrivi al nulla. Tolti tutti gli strati, non c’è niente dentro. Il corpo e la
mente sono come cipolle: quando li hai pelati via, arrivi a incontrare il nulla, un abisso, un
vuoto senza fondo. Il Buddha lo chiamò shunya. L’incontro con questo shunya, l’incontro
con questo vuoto genera paura. Questa paura esiste: ecco perché non facciamo mai
meditazione. Ne parliamo, ma non facciamo mai niente. Questa paura esiste. Nel
profondo tu sai che c’è un vuoto, ma non puoi fuggire da questa paura. Qualsiasi cosa tu
faccia, la paura rimarrà, a meno che non la affronti: quello è l’unico modo. Una volta
incontrato il tuo nulla, una volta che sai che dentro sei come uno spazio vuoto, shunya, la
paura scomparirà, Non ci può essere paura, perché questo shunya, questo vuoto, non può
essere distrutto. Questo vuoto non morirà. Ciò che era destinato a morire non esiste più,
non era nient’altro che gli strati di una cipolla. Ecco perché, molte volte, in profonda
meditazione, quando si arriva vicini a questo nulla, ci si spaventa e si comincia a tremare.
Ci si sente morire, si vuol fuggire questo nulla e ritornare nel mondo. E molti ritornano; poi
non si volgono mai più dentro di sé. E secondo me ognuno di voi, in una vita o nell’altra,
ha provato una qualche tecnica di meditazione. Siete arrivati vicini al nulla, poi la paura vi
ha afferrato e siete fuggiti. E quel ricordo è lì, radicato nella vostra memoria passata:
questo diventa l’ostacolo. Ogni volta che pensate di provare la meditazione, quel ricordo
passato radicato nella vostra mente inconscia vi turba di nuovo e vi dice: “Continua a
pensarci; non farlo. L’hai già fatto una volta”. E’ difficile trovare un uomo – e io ha scrutato
l’animo di molti uomini – che, una volta o l’altra, non abbia provato la meditazione in
qualche vita. Il ricordo c’è, ma non ne sei cosciente, non sei consapevole di dove sia: è
presente. Ogni volta che cominci a fare qualcosa, si presentano ostacoli che cominciano a
fermarti in molti modi. Perciò, se sei realmente interessato alla meditazione, investiga sulla
paura che ne hai. Sii sincero: hai paura? Se hai paura bisogna fare qualcosa rispetto alla
tua paura, non rispetto alla meditazione. Il Buddha era solito provare molti espedienti. A
volte qualcuno gli diceva: “Ho paura a provare la meditazione”. E questo è essenziale: il
Maestro deve sapere che tu hai paura. Non puoi ingannare il Maestro… e non ce n’è
bisogno, è come se ingannassi te stesso. Perciò, quando qualcuno diceva: “Ho paura
della meditazione”, il Buddha rispondeva: “Stai soddisfacendo il primo requisito”. Se tu in
prima persona ammetti di avere paura della meditazione, si può fare qualcosa, perché hai
portato alla luce una cosa profonda. Dunque, che cos’è la paura? Meditaci sopra. Và e
scopri da dove viene, qual è la fonte. Ogni paura è fondamentalmente orientata verso la
morte. Qualunque sia la sua forma, la sua modalità, qualunque sia il suo aspetto, il suo
nome, ogni paura è orientata verso la morte. Se vai in profondità, scoprirai di aver paura
della morte. Se qualcuno andava dal Buddha e diceva: “Ho paura della morte, l’ho
scoperto”, il Buddha rispondeva: “Vai al ghat, vai al cimitero, e medita su una pira
funeraria. Di gente ne muore ogni giorno: verranno cremati. Rimani lì al marghat, il
cimitero, e medita sulla pira funeraria. Quando i familiari se ne saranno andati, tu rimani li.
Osserva semplicemente il fuoco, il corpo che arde. Quando tutto sta diventando fumo, tu
osserva profondamente. Non pensare: medita semplicemente su tutto ciò per tre mesi, sei
mesi, nove mesi. “Quando per te diventerà una certezza che non si può sfuggire alla
morte, quando sarai assolutamente certo che la vita implica la morte, che la morte è
necessaria alla vita, che ci sarà la morte, che non c’è via di scampo e che ci sei già dentro,
solo allora torna da me”. Dopo aver meditato sulla morte, dopo aver visto ogni giorno,
notte e giorno, corpi senza vita che vengono cremati, dissolti in cenere – rimane solo fumo
e poi scompare – dopo aver meditato per mesi interi, sorgerà una certezza: la certezza
che la morte è inevitabile; in realtà è l’unica certezza, l’unica cosa certa nella vita è la
morte. Tutto il resto è incerto: può essere o può anche non essere, ma della morte non
puoi dire che può essere o può anche non essere: è, ci sarà, è già accaduta. Nel momento
in cui sei entrato nella vita, sei entrato nella morte. Adesso non si può fare più niente.
Quando la morte è certa, la paura scompare. La paura riguarda sempre cose che possono
essere cambiate. Se la morte è inevitabile, la paura scompare. Se sei in grado di
cambiare, di fare qualcosa riguardo alla morte, la paura rimane. Se nulla può essere fatto,
se ci sei già dentro, è assolutamente certo che la paura scompaia. E quando accade, il
Buddha ti permetterà di meditare. Ti dirà: “Ora puoi meditare”. Perciò addentrati anche tu
nella mente; ascoltare queste tecniche ti sarà d’aiuto solo quando le tue barriere interiori
saranno spezzate, quando le tue paure interiori spariranno e tu sarai certo che la morte è
la realtà. Perciò se muori in meditazione, la paura non esiste – la morte è certa. Anche se
la morte accadesse durante la meditazione, non ci sarebbe la paura. Solo allora potresti
muoverti, e potresti muoverti come un razzo perché non ci sarebbero ostacoli. Non è la
distanza a richiedere tempo, ma le tue barriere. Puoi muoverti in questo istante se non ce
ne sono. Sei ancora fermo a causa della barriera. E’ una corsa a ostacoli, e tu continui ad
aggiungere sempre di più. Ti senti bene quando ne superi uno. Ti senti bene perché ora lo
hai superato. E l’idiozia, la stupidità di tutto ciò sta nel fatto che sei stato tu a mettere
l’ostacolo, prima non c’era mai stato. Tu continui a piazzare ostacoli, a saltarli, quindi a
sentirti bene; poi continui a porre nuovi ostacoli, e a saltare. Ti muovi in un circolo e mai,
mai raggiungi il centro. La mente crea ostacoli perché ha paura. Ti darà molte spiegazioni
sul perché non fai meditazione. Non crederle. Vai in profondità, scopri la causa che sta
alla base. Perché una persona continua a parlare di cibo, e malgrado ciò non mangia mai?
Qual è il problema? Sembra pazza! Un altro continua a parlare d’amore e non ama mai,
un altro continua a parlare di qualcos’altro senza fare mai niente. Questo parlare diventa
ossessivo, diventa compulsivo. Si continua; si pensa che il dire sia come il fare. Se parli, ti
sembra di fare qualcosa, perciò ti senti a tuo agio. Fai qualcosa: quanto meno parli,
quanto meno leggi, quanto meno ascolti. Questo non è fare. Questo è ingannevole. Non
cadere nell’inganno. Io parlerò di questi centododici metodi, non per nutrire la tua mente,
non per renderti più istruito, non per renderti meglio informato. No sto cercando di farti
diventare un pandit. Sto parlando per darti una tecnica che ti possa cambiare la vita.
Perciò, qualunque sia il metodo che ti attrae, non cominciare a parlarne: fallo! Non parlare
e fallo. La mente solleverà molte domande. Indaga a fondo prima di chiedere a me. Indaga
a fondo se quelle domande sono veramente importanti o se è solo la mente che ti sta
ingannando. Fai, poi chiedi. Allora le tue domande diventano pratiche. E io so quale
domanda è stata fatto dopo aver praticato e quale è stata fatta solo per curiosità, solo con
l’intelletto. Perciò, gradualmente, non risponderò affatto alle domande intellettuali. Fa
qualcosa, allora le tue domande avranno significato. Dopo aver praticato non farai
domande in cui sostieni: “Questo esercizio è molto semplice”. Non è così semplice. Alla
fine devo ripeterlo: tu sei già la verità. E’ necessario solo un certo risveglio. Non devi
andare da nessun’altra parte; devi andare dentro te stesso e puoi farlo in questo preciso
istante: se riesci a mettere da parte la mente, ci entri qui e ora. Queste tecniche servono a
mettere da parte la mente. Queste tecniche in realtà non servono a meditare: servono a
mettere da parte la mente. Una volta che la mente non c’è più, tu sei ! Penso che questo
basti per oggi, addirittura che sia più che sufficiente Il libro dei segreti Osho