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CIO' CHE NON MUTA MAI

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"Sii lo stesso diverso con l'amico e con lo straniero, nell'onore e nel disonore."
Qualcosa in te è sempre identica a se stessa, non cambia mai. Forse non ci hai fatto caso, forse non l'hai mai notata, ma se osservi saprai che qualcosa in te resta sempre la stessa. Proprio per questo puoi avere un'identità, sentirti centrato, altrimenti sarebbe un caos. Tutto cambia: in ogni momento il corpo e la mente mutano: non ti riconosci in una foto dell'infanzia, e se fosse possibile farti vedere una foto della tua mente di allora ti sarebbe impossibile riconoscerla! La tua personalità scorre in un flusso, il corpo e la mente cambiano in continuazione: ma chi è allora che ricorda ogni cosa? Colui che conosce la tua infanzia, la tua gioventù, la tua vecchiaia deve restare sempre lo stesso. Solo in questo modo quel testimone può avere una prospettiva. E questa consapevolezza testimoniante è sempre identica. Dunque, tu possiedi due dimensioni che coesistono dentro di te, e sei entrambe: il mutamento che continua a mutare, e il non mutamento che non muta mai. Se diventi consapevole di questi due regni, questa tecnica ti sarà utilissima. Ricorda ciò che è "lo stesso": sarà sufficiente ricordarlo, non devi fare null'altro. Non muta, non lo puoi mutare, ma te ne puoi dimenticare. Puoi diventare così ossessionato dal mondo che muta intorno a te — dal tuo corpo, dalla tua mente — che puoi dimenticare completamente il centro. Il centro viene talmente oscurato dal flusso di mutamento che risulta difficile ricordarlo: il mutamento lo rende difficile. Ciò che non muta viene dimenticato, semplicemente perché è sempre presente: presti attenzione al corpo e alla mente perché cambiano. E poiché presti tanta attenzione a loro inizi a identificarti, inizi a pensare di essere il corpo e la mente: sono le sole cose che conosci! L'intero sforzo spirituale tende a trovare nel mutamento ciò che non muta, trovare l'eterno in ciò che cambia continuamente. Quello è il tuo centro. Se riesci a ricordarlo, solo allora questa tecnica risulterà facile. Inizia a guardare un amico come fosse uno straniero, un estraneo. L'hai mai fatto? Se non lo hai fatto, non hai mai guardato nessuno. Guarda tua moglie: la conosci veramente? Di fatto, se l'ami sempre di più, diventerà sempre di più qualcosa di ignoto, perché scenderai sempre più profonda­mente dentro di lei, non ti fisserai al suo semplice essere tua moglie. Sarà un flusso, fatto di cambiamenti, di mutamenti imprevedibili, e il tuo amore resterà una cosa viva, vitale. Guarda un amico come fosse uno straniero: lo è! Non aver paura. Abbiamo paura degli estranei, per cui ci dimentichiamo che perfino gli amici lo sono. Se ci riesci, se riesci a riconoscerlo, allora potrai guardare un estraneo e vedere anche in lui un amico. Se un amico può essere un estraneo, un estraneo può essere un amico. Guarda semplicemente nei suoi occhi, in profondità, e vedrai affiorare l'amico: se sai come guardare, neppure un nemico ti potrà ingannare. Vedrai in lui l'amico, entrambi appartenete allo stesso flusso esistenziale, avete lo stesso terreno d'esistenza. E solo ciò che muta può essere onorato o disonorato. Tu? Mai! Ricorda: nessuno ti onora o ti disonora. Non possono fare né l'una né l'altra cosa, perché non ti conoscono, non ti possono conoscere. Se neppure tu conosci te stesso, come possono gli altri? Ciascuno ha le proprie teorie, i propri metri di misura, e agisce di conseguenza, e tu non sarai mai misurabile in base a quei criteri: solo le tue manifestazioni possono esserlo. Un giorno ti possono chiamare santo e un altro giorno peccatore, solo perché ti sei messo contro di loro. Ricorda: qualsiasi cosa gli altri dicano, non è mai riferita a te, ma solo alle tue manifestazioni nella sfera del tempo. Il tuo centro interiore deve restare lo stesso, qualsiasi cosa accada alla periferia. Alla periferia sarà inevitabile che avvengano dei mutamenti, ma tu non devi cambiare. Puoi applicare questa tecnica a tutti gli opposti: amore e odio, povertà e ricchezza, comodità e disagio, in qualsiasi situazione... "resta lo stesso diverso". Sappi che il mutamento accade solo alla tua periferia.

ONDA UNIVERSALE..

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"Come le onde accompagnano l'acqua e le fiamme il fuoco, così le onde universali fanno con noi."
Osservale onde sull'oceano. Sembrano esistere, e in' un certo senso ci sono; tuttavia, da un punto di vista più profondo, non esistono: solo l'oceano esiste. Non puoi avere delle onde senza l'oceano, e anche quando esse sono presenti solo l'oceano ha sostanza, le onde hanno solo una forma. Il linguaggio le fa sembrare oggetti. Sarebbe meglio un verbo: ondeggiare, esiste solo un'attività, non una forma; un movimento, non una sostanza. Le onde scompariranno, l'oceano rimarrà. L'oceano può essere in silenzio o mosso, attivo o inattivo, ma non troverai mai un'onda silenziosa: un'onda è attività, non ha sostanza. E quando il silenzio fa la sua comparsa, l'onda non esiste più. Inoltre, le onde sembrano separate, con una propria personalità, uniche, diverse tra loro. Non esistono due onde simili: qualcuna è grossa e qualcun'altra è piccola. Una sorge, l'altra ricade; una nasce, una muore. Tuttavia, la realtà dietro di loro resta la stessa: ciò che esse sembrano è effimero; in profondità esiste un solo e unico oceano, e non importa quanto le onde appaiano vicine o distanti tra loro. Noi non siamo altro che onde di un oceano cosmico. Medita su questo fatto, lascia che questa sensazione scenda profondamente dentro di te. Inizia a sentire il tuo respiro come il levarsi di un'onda: tu inspiri un respiro che apparteneva a qualcun altro poco fa, e quando espirerai, tra un attimo, il tuo respiro apparterrà a qualcun altro. Il respirare non è altro che l'ondeggiare dell'oceano della vita. Non sei separato, sei solo un'onda: in profondità siamo un tutt'uno, siamo un'unità; l'individualità è falsa e illusoria. Per questo l'io è la sola barriera: sembra esistere, ma non è reale. Ciò che è reale è la non-individualità, l'oceanicità, l'unione. Dunque, puoi usare questa tecnica mentre respiri: mentre respiri, senti l'oceano che sta respirando dentro di te. Con ogni inspirazione senti l'insorgere di un'onda, con ogni espirazione senti il suo morire. E tra le due, chi sei? Solo un nulla, un vuoto. Da quel senso di vuoto verrai trasformato; ogni tua miseria scomparirà, perché la miseria ha bisogno di un centro, di un falso centro che la sostenga. Il vuoto è il tuo vero centro. Poiché non c'è nulla, poiché non sei, chi può essere teso? E, poiché tu non sarai, esisterà solo la beatitudine. Se tu non ci sei, chi può creare infelicità? Il nostro problema è che l'onda si ritiene qualcosa di separato dall'oceano, e in questo caso insorgono i guai: immediatamente farà la sua comparsa la paura di morire. L'onda deve inevitabilmente morire, né si può ingannare a lungo: tutt'intorno puoi vedere le altre onde morire. Ma se l'onda sa di non essere, e che solo l'oceano esiste, non avrà paura alcuna: solo un'onda può morire, non l'oceano. Io posso morire, non la vita. Tu puoi morire, morirai, ma non il cosmo, non l'esistenza: l'esistenza continuerà a ondeggiare. Ha ondeggiato in te, continuerà a farlo in altri. E mentre la tua onda starà svanendo, il tuo semplice dissolverti genererà altre onde e l'oceano continuerà a esistere. Una volta che ti sarai distaccato dalla forma di onda, e ti sarai unito e avrai percepito e realizzato l'unione con l'oceano, con ciò che non ha forma, per te non esisterà più alcuna morte. l'insorgere di un'onda, con ogni espirazione senti il suo morire. E tra le due, chi sei? Solo un nulla, un vuoto. Da quel senso di vuoto verrai trasformato; ogni tua miseria scomparirà, perché la miseria ha bisogno di un centro, di un falso centro che la sostenga. Il vuoto è il tuo vero centro. Poiché non c'è nulla, poiché non sei, chi può essere teso? E, poiché tu non sarai, esisterà solo la beatitudine. Se tu non ci sei, chi può creare infelicità? Il nostro problema è che l'onda si ritiene qualcosa di separato dall'oceano, e in questo caso insorgono i guai: immediatamente farà la sua comparsa la paura di morire. L'onda deve inevitabilmente morire, né si può ingannare a lungo: tutt'intorno puoi vedere le altre onde morire. Ma se l'onda sa di non essere, e che solo l'oceano esiste, non avrà paura alcuna: solo un'onda può morire, non l'oceano. Io posso morire, non la vita. Tu puoi morire, morirai, ma non il cosmo, non l'esistenza: l'esistenza continuerà a ondeggiare. Ha ondeggiato in te, continuerà a farlo in altri. E mentre la tua onda starà svanendo, il tuo semplice dissolverti genererà altre onde e l'oceano continuerà a esistere. Una volta che ti sarai distaccato dalla forma di onda, e ti sarai unito e avrai percepito e realizzato l'unione con l'oceano, con ciò che non ha forma, per te non esisterà più alcuna morte.

QUANDO LA MENTE SI FERMA ACCADE UN AMORE DIVERSO


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La quinta tecnica di centratura: “Incurante della mente, tieniti nel mezzo – fino a che”.
La mente può facilmente spostarsi da un estremo all’altro. Questo è il modo di operare della mente: spostarsi da un estremo all’altro.
Capita ogni giorno: una persona che era impazzita per il denaro rinuncia a ogni cosa, diventa un fachiro nudo. Pensiamo: “Che miracolo!”. Ma non è nulla, è solo la solita legge. Perciò una persona che era pazza per la ricchezza, diventerà pazza contro di essa, ma la pazzia rimarrà: questa è la mente. Un uomo che vedeva solo il sesso può darsi che diventi casto, può andare in isolamento, ma la pazzia rimarrà. Prima viveva solo per il sesso, ora vivrà solamente contro il sesso, ma l’atteggiamento, l’approccio rimane lo stesso. Perciò una persona che ha fatto voto di castità, non è veramente al di là del sesso: la sua intera mente è orientata verso il sesso. E’ contrario, ma non è oltre. La via della trascendenza è sempre nel mezzo: non è mai agli estremi.
Non andare a questo o a quell’estremo. Ogni cosa ha due estremi, ma tu rimani proprio nel mezzo”. Ma la mente è molto incurante.
L’estremo esercita un fascino sulla mente, perché nel mezzo essa muore.
Osserva un pendolo; se hai un vecchio orologio a muro, guarda il pendolo: se va agli estremi, può continuare a muoversi tutto il giorno. Quando va a sinistra, raccoglie l’inerzia per andare a destra. Quando va a destra non pensare che stia andando verso destra. Sta accumulando inerzia per andare verso sinistra. Perciò gli estremi sono destra-sinistra, destra-sinistra. Se fermi il pendolo nel mezzo, ogni inerzia andrà perduta. Il pendolo non ha più energia, perché l’energia gli viene da uno degli estremi che lo lancia verso l’altro, poi ancora, di nuovo l’altro estremo lo spinge verso il primo, è un circolo… il pendolo continua a muoversi. Fermandolo nel mezzo, e l’intero movimento si arresterà. La mente è del tutto simile a un pendolo. Se la osservi lo riconoscerai: ogni giorno decidi una cosa a un estremo e poi ti muovi verso l’altro. Vai in collera, poi ti penti, affermi che non ti arrabbierai mai più; ma non vedi che è un estremo. “Mai” è un estremo. Com’è che sei così certo che non ti arrabbierai mai più? Quando lo dici, non sai che arrabbiandoti hai accumulato l’inerzia per andare all’altro estremo. Dopo la rabbia verrà di nuovo la decisione e il pentimento, e non avvertirai mai l’inganno celato. E’ stato sempre così. La mente si sposta dalla rabbia al pentimento, dal pentimento alla rabbia. Rimani nel mezzo. Non arrabbiarti e non pentirti.  Se ti sei arrabbiato, per favore, almeno fai questo: non pentirti. Non andare all’altro estremo. Rimani nel mezzo. Puoi dire: “Mi sono arrabbiato e sono un uomo cattivo, un uomo violento. Mi sono arrabbiato. Io sono così”. Ma non pentirti, non andare all’altro estremo. Rimani nel mezzo e, se riesci, non raccogliere l’inerzia, l’energia, per arrabbiarti di nuovo.
“Incurante della mente, tieniti nel mezzo – fino a che”, e cosa si intende con quel “fino a che”? Fino a quando esplodi! Tieniti nel mezzo fino a quando la mente non muore. Tenetevi nel mezzo fino a che non ci sarà più alcuna mente. Perciò, “incurante della mente, tieniti nel mezzo – fino a che” ci sarà la nonmente. Se la mente è agli estremi, nel mezzo esisterà la nonmente. Ma questa è la cosa al mondo più difficile da fare. Sembra semplice, sembra facile; può sembrare fattibile. E ti sentirai bene se pensi che non hai più bisogno di alcun pentimento. Provaci, e poi saprai che quando ti arrabbi la mente insisterà a pentirsi.  Per la prima volta Freud divenne consapevole del fenomeno che, ogni volta in cui sei innamorato, per così dire innamorato, odi anche. Al mattino c’è l’amore, la sera c’è l’odio, e il pendolo continua a muoversi. Ogni marito, ogni moglie lo sa, ma Freud ha un’intuizione disarmante: dice che se una coppia ha smesso di litigare, l’amore è morto. Quell’amore che esisteva insieme all’odio e la lotta non può rimanere, perciò, se vedi una copia che non litiga mai, non pensare che sia una coppia ideale. Significa che non c’è affatto una coppia: vivono parallelamente, non l’uno con l’altro. Sono linee parallele che non si incontrano mai, neppure per litigare. Sono entrambi da soli insieme, paralleli. La mente deve spostarsi verso l’opposto, perciò la psicologia oggi dà un consiglio migliore. Il consiglio è migliore, più profondo, più penetrante. Dice che, se veramente vuoi amare – con la mente – non devi aver paura di litigare. Devi litigare in modo autentico così che possa andare all’altro estremo dell’amore autentico.
L’amore comune non può esistere senza il litigio perché c’è un movimento della mente.
Solo un amore che non sia mentale può esistere senza contrasto, ma allora si tratta di una cosa completamente diversa
Quando la mente si ferma, accade un amore diverso. Ma non esiste nulla di opposto a quell’amore. In realtà, quando la mente si arresta, qualsiasi cosa accada non ha più nulla d’opposto. Con la mente ci sono sempre gli estremi opposti, e la mente si muove come un pendolo.
Questo sutra è meraviglioso, e con esso si possono fare miracoli. “Incurante della mente, tieniti nel mezzo – fino a che”.
Perciò provaci. E questo sutra è per la vita. Non si può praticare questa tecnica di quando in quando. Sii continuamente cosciente: camminando, mangiando, nelle relazioni, in ogni situazione, resta sempre nel mezzo. Provaci, almeno, e sentirai un calma svilupparsi in te, una tranquillità insorgere dentro di te, un centro quieto nascere in te. Anche se non riuscirai a stare esattamente nel mezzo, cerca di starci. Un po’ alla volta inizierai a percepire cosa significhi “stare nel mezzo”. In ogni situazione – odio o amore, rabbia o pentimento – ricordati sempre degli estremi opposti e rimani a metà strada. Prima o poi ti imbatterai nell’esatto punto mediano. E una volta che lo avrai conosciuto, non te lo potrai più dimenticare, perché quel punto mediano è al di là della mente. Essere spirituali non significa altro che essere in questo punto mediano

Osho – Il Libro dei Segreti 


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IL CUORE E' SEMPRE QUI E ORA


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Il quarto metodo si addice a coloro che hanno un cuore molto sviluppato, sono colmi d’amore, sensibili, emozionali. “O beata, quando i sensi assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto.” Questo metodo può essere usato solo da persone orientate verso il cuore.
Perciò comprendi prima cos’è una persona orientata verso il cuore, poi potrai capire questo metodo. In una persona simile, ogni cosa conduce al cuore, ogni cosa Se la ami, il suo cuore sentirà il tuo amore, non la sua testa. Una persona orientata verso la testa, anche quando viene amata, lo sente cerebralmente, nella testa. Ci pensa sopra, ci fa dei progetti. Persino l’amore è uno sforzo deliberato della mente. Il tipo sensibile vive senza ragionare. Naturalmente il cuore ha le proprie ragioni, ma vive senza ragionare.
Se qualcuno ti chiede: “Perché ami?”, se puoi rispondere e spiegarmi il motivo, sei una persona orientata verso la testa. E se dici: “Non lo so, amo semplicemente”, sei orientato verso il cuore. Anche se dici che qualcuno è meraviglioso e “questa è la ragione per la quale lo amo”, è pur sempre una ragione. Per una persona orientata verso il cuore, una persona è meravigliosa perché la ama. La persona orientata verso la testa ama qualcuno perché è meraviglioso. Prima viene la ragione, poi l’amore. Per chi è orientato verso il cuore, prima viene l’amore e poi tutto il resto. Il tipo sensibile è centrato nel cuore, e qualunque cosa accade tocca il suo cuore.
Osservati. In ogni istante molte cose accadono nella tua vita. Dov’è che ti toccano? Stai passando, e un mendicante attraversa la strada. Dov’è che vieni toccato dal mendicante? Cominci forse a pensare alle sue condizioni economiche? Cominci forse a pensare che chiedere l’elemosina dovrebbe essere proibito per legge, o che si dovrebbe creare una società socialista in modo che non vi siano più mendicanti? Questo è un uomo orientato verso la testa. Per lui questo mendicante diventa solo un dato statico. Il suo cuore non ne viene toccato, ne viene toccato solo la sua testa. Non farà qualcosa per questo mendicante qui e ora, per niente! Farà qualcosa per il comunismo, farà qualcosa per il futuro, per qualche utopia. Potrà persino dedicarvi tutta la sua vita, ma proprio ora non può fare nulla.
La mente fa sempre qualcosa nel futuro; il cuore è sempre qui e ora. Una persona orientata verso il cuore farà qualcosa ora per questo mendicante. Il mendicante è un individuo, non un dato. Ma per un uomo orientato verso la testa questo mendicante è solo un dato statico. Per lui il problema è come si dovrebbe debellare il mendicare, non che questo mendicante dovrebbe essere aiutato: questo è irrilevante. Perciò osservati. In molte situazioni, osserva come agisci. Gli eventi ti coinvolgono con il cuore o con la testa? Se senti di essere una persona orientata verso il cuore, questo metodo ti sarà molto utile. Ma sappi che tutti cercano di ingannarsi, tutti cercano di sentirsi colmi d’amore, sensibili, di cuore, perché l’amore è un bisogno così fondamentale che nessuno può sentirsi a proprio agio se vede di esserne senza, di non avere un cuore colmo d’amore. Perciò tutti continuano a pensare e a crederci, ma il semplice credersi amorevoli non basta. Osservati imparzialmente, come se stessi osservando qualcun altro, e poi decidi: non c’è bisogno di ingannarsi e, anche se ti ingannassi, non riusciresti mai a ingannare la tecnica. Per cui, quando la praticherai sentirai che non sta accadendo nulla.
La maggior parte delle religioni – cristianesimo, Islam, induismo e molte altre – sono basate su tecniche orientate verso il cuore, sono basate sulle persone orientate verso il cuore. Più una religione è antica, tanto più si fonda sulle persone orientate verso il cuore. In verità, quando furono scritti i Veda e l’Induismo si stava sviluppando, c’erano persone orientate verso il cuore e trovarne una orientate verso la testa era veramente difficile. Ma ora il problema è l’opposto. Non riesci a pregare perché la preghiera è una tecnica orientata verso il cuore. Ecco perché in Occidente, dove prevale il cristianesimo – che è una religione di preghiera- la preghiera è diventata difficile. In particolare, la chiesa cattolica è orientata verso la preghiera. Per il cristianesimo non esiste nulla di simile alla meditazione, ma ora anche in Occidente la gente va pazza per la meditazione. Nessuno va in chiesa – e anche se qualcuno ci va, è solo una cosa formale, solo una religione della domenica – perché la preghiera orientata verso il cuore è diventata assolutamente priva di qualsiasi relazione rispetto all’uomo, così com’è in Occidente.
La meditazione è più orientata verso la mente, la preghiera è più orientata verso il cuore. Oppure possiamo dire che la preghiera è una tecnica di meditazione per persone orientate verso il cuore.

Perciò in questa tecnica che cosa si deve fare? “Quando i sensi sono assorbiti nel cuore…”. Provaci: puoi farlo in molti modi. Tocca qualcuno: se sei una persona orientata verso il cuore la sensazione tattile andrà immediatamente al tuo cuore, e potrai sentire la qualità di quella persona. Se prendi la mano di una persona orientata verso la testa, la mano sarà fredda, non solo fredda, ma la qualità stessa sarà fredda. Nella mano ci sarà una cadavericità, qualcosa di cadaverico. Se la persona è orientata verso il cuore, ci sarà un certo calore, e la sua mano si scioglierà veramente con te. Sentirai qualcosa fluire dalla sua mano a te, e ci sarà un incontro, una comunicazione di calore. Questo calore viene dal cuore. Non potrebbe mai venire dalla testa perché è sempre fredda… gelida, calcolatrice. Il cuore è calore, non calcola. La testa pensa sempre a come prendere di più; il cuore sente sempre come dare di più. Quel calore è un puro dare – un dare energia, un dare vibrazioni interiori, un dare vita. Questa è la ragione per la quale in esso senti una qualità diversa. Se quella persona ti abbraccia veramente, sentirai un profondo scioglierti con essa.
Tocca! Chiudi gli occhi; tocca una cosa qualunque. Tocca la tua amata o il tuo amante, tocca tuo figlio o tua madre, o il tuo amico, oppure tocca un albero un albero o un fiore, oppure tocca semplicemente la terra. Chiudi gli occhi e senti una comunicazione dal tuo cuore alla terra, o alla tua amata. Senti che la tua mano non è altro che il tuo cuore proteso a toccare la terra. Lascia che la sensazione tattile si ponga in relazione con il cuore. Stai ascoltando della musica: non ascoltarla dalla testa. Semplicemente dimenticati della tua testa e sentiti senza testa, non c’è assolutamente alcuna testa. Sarebbe bene che avessi nella tua camera da letto la tua fotografia senza la testa. Concentrati su di essa: sei senza testa, non permetterle di intrufolarsi. Mentre ascolti della musica, ascolta dal cuore. Senti la musica giungere al tuo cuore e lascialo vibrare con essa. Lascia che i tuoi sensi siano in connessione con il cuore, non con la testa. Provalo con tutti i sensi, e senti sempre più che ogni senso va al cuore e si dissolve in esso.
“O beata, quando i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto.” Il cuore è il loto. Ogni senso è solo l’apertura del loto, i petali del loto.
Come prima cosa cerca di mettere i sensi in relazione con il cuore, poi, pensa sempre che ogni senso si sprofonda nel cuore e ne viene assorbito. Solo quando queste due cose si saranno saldamente assestate i tuoi sensi inizieranno a esserti d’aiuto: ti condurranno al cuore, ed esso diventerà un loto. Questo loto del cuore ti darà una centratura. E da lì sarà molto facile cadere nel centro dell’essere, nell’ombelico. Una volta che sarai centrato nel cuore, accadrà automaticamente. Questo sutra non ne fa neppure menzionare; non ce n’è bisogno. Se sei davvero totalmente assorbito nel cuore, e la ragione ha smesso di lavorare, cadrai giù. Dal cuore la soglia è aperta verso l’ombelico.
Solo dalla testa è difficile andare verso l’ombelico, oppure se sei tra il cuore e la testa: anche in quel caso è difficile. Una volta che sei assorbito nell’ombelico, sarai caduto all’improvviso al di là del cuore, sarai caduto nel centro dell’ombelico che è quello fondamentale, quello originario.
In verità, l’occhio del cuore non può vedere nient’altro; questo è il motivo per il
quale ciò succede anche con l’amore comune. Se ti innamori di qualcuno quel qualcuno diventa divino. Può durare poco ed è possibile che non si riveli una cosa molto profonda, ma in quel momento l’amante o l’amata diventa divino. Presto o tardi la testa distruggerà l’intera cosa, perché interverrà e cercherà di gestire tutto. Persino l’amore deve essere tenuto sotto controllo. E una volta che la testa lo tiene sotto controllo, tutto viene distrutto. Se riesce a essere innamorato senza che intervenga la gestione della testa, il tuo amore diventerà necessariamente preghiera e la tua amata diventerà la soglia. Il tuo amore ti renderà centrato nel cuore, e una volta che sei centrato nel cuore, automaticamente sprofondi nel centro dell’ombelico.

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LA MENTE SI MUOVE CON IL RESPIRO


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La terza tecnica sulla centratura: “Chiudendo le sette aperture della testa con le mani, uno spazio tra gli occhi diventa onnicomprensivo”.
Questa è una delle tecniche più antiche; usata moltissimo, ed è anche una delle più semplici: chiudi le aperture della testa – occhi, orecchie, naso, bocca – in questo modo, allorché tutte le aperture sono chiuse, la tua consapevolezza, che fluisce continuamente verso l’esterno, all’improvviso si arresta: non si può più spostare. Forse non l’hai osservato, ma anche se interrompi per un attimo la respirazione, la tua mente si fermerà all’improvviso, perché la mente si muove con il respiro. Questo è un condizionamento della mente.  La mente è un condizionamento. Quindi, se interrompi qualcosa nel condizionamento, si fermerà anche ogni altra cosa associata. Per esempio, non hai mai pensato senza respirare. Il pensiero è sempre stato presente insieme al respiro. Non sei cosciente del respiro, ma il respiro c’è, continuamente, giorno e notte.
Ogni pensiero, ogni processo di pensiero è associato con il respiro. Se all’improvviso interrompi il respiro, s’interromperà anche il pensiero. E se tutti e sette i buchi – le sette apertura della testa – vengono chiusi, all’improvviso la tua consapevolezza non potrà spostarsi verso l’esterno, rimarrà nell’interiorità, e questo creerà uno spazio tra i tuoi occhi. Quello spazio è conosciuto come il terzo occhio. Questo spazio “diventa onnicomprensivo”: questo sutra dice che in questo spazio è inclusa ogni cosa. L’intera esistenza vi è compresa. Se riesci a percepire questo spazio, avrai percepito ogni cosa; allorché sarai riuscito a percepire, all’interno, questo spazio tra i due occhi, avrai conosciuto l’intera esistenza, la sua totalità, perché quello spazio interno è onnicomprensivo. Nulla ne è lasciato fuori. Le Upanishad dicono: “Conoscendo l’Uno si conosce tutto”.
I due occhi possono vedere solo il finito. Il terzo occhio vede l’infinito. Questi due occhi possono vedere solo il mondo materiale. Il terzo occhio vede il mondo immateriale, lo spirituale. Con questi due occhi non potrai mai sentire l’energia: puoi vedere solo la materia. Ma con il terzo occhio si vede l’energia in quanto tale.
Questa chiusura delle aperture è un modo per centrarsi, perché quando il flusso della consapevolezza non può fuoriuscire, rimane alla sua fonte. Questa fonte è il terzo occhio.
Se sei centrato nel terzo occhio, accadono molte cose. La prima è che scoprirai che l’intero mondo è in te. Quando vedi che ogni cosa è dentro di te, diventi l’universo. Il terzo occhio non fa parte del tuo corpo fisico. Lo spazio tra i nostri due occhi non è uno spazio delimitato nel tuo corpo. E’ lo spazio infinito che è penetrato in te. Una volta che questo spazio è conosciuto, non sarai mai più la stessa persona. Non appena conoscerai questo spazio interiore, hai conosciuto l’immortalità. Allora non c’è più alcuna morte. Allorché conosci questo spazio, per la prima volta la tua vita sarà autentica, intensa, per la prima volta sarà veramente viva. A quel punto non avrai più bisogno di alcuna sicurezza, non potrai più avere paura, non potrai più essere ucciso, nulla ti potrà più essere sottratto, perché ora l’intero universo ti appartiene: tu sei l’universo.
Questo sutra dice: “Chiudendo le sette aperture della testa con le mani, uno spazio tra gli occhi diventa onnicomprensivo”. Il tuo spazio interiore diventa tutto lo spazio.


Questa tecnica e’ utile solo se fatta improvvisamente: solo se la pratichi all’improvviso risulta efficace. Mentre sei sdraiato a letto, chiudi all’improvviso tutte le tue aperture per qualche secondo, e vedi che cosa ti accade. Se ti senti soffocare, persisti, a meno che non diventi assolutamente insopportabile visto che non potresti respirare. Ma se fosse assolutamente insopportabile, non riusciresti a tener chiusi quegli orifizi: la forza interna li spalancherebbe, dunque non preoccuparti e persisti per quanto ti è possibile.
Il momento del soffocamento, di fatto, è il momento cruciale, perché spezzerà le vecchie associazioni. Se riesci a persistere per alcuni istanti ancora, è meglio. Sarà difficile, sentirai che stai per morire, ma non aver paura, perché non puoi morire. Non puoi morire solo chiudendo le aperture… ma quando senti che stai veramente per morire, quello è il momento. Se persisti in quel momento, all’improvviso ogni cosa si illuminerà: sentirai lo spazio interiore che continua a dilatarsi, e il Tutto ne viene compreso. A quel punto apri gli orifizi. Ma poi riprovaci, ogni volta che puoi farlo, provaci; ma non renderla una pratica: è necessario uno spasmo improvviso, se ne fai una pratica, sarà inutile. In quello spasmo, il flusso nei tuoi vecchi canali di consapevolezza si arresta, e diventa possibile qualcosa di nuovo.
Se ne fai pratica, non accadrà nulla. Se all’improvviso ti butto fuori da questa
stanza, i tuoi pensieri si fermeranno, ma se ne fai una pratica quotidiana non accadrà nulla, diventerà un’abitudine meccanica. Perciò non renderla una pratica. Semplicemente provaci quando ti è possibile, e piano piano diverrai consapevole di uno spazio interiore: quello spazio interiore affiora nella tua consapevolezza solo quando sei sull’orlo della morte.

Non avere paura. Non puoi morire, esiste una sicurezza implicita. Prima della morte si diventa incoscienti. Se sei cosciente e senti che stai per morire, non avere paura. Sei ancora cosciente, perciò non puoi morire. E se diventi incosciente, ricomincerai a respirare; non potrai impedirlo. Le mani non sono necessarie. Puoi usare dei tamponi per le orecchie, una mascherina per gli occhi, ma non usare alcuno tampone per il naso o per la bocca, perché può diventare fatale. Almeno il naso dovrebbe rimanere aperto. Chiudilo con le mani. Quando starai effettivamente cadendo nell’incoscienza, le mani molleranno la presa e il respiro entrerà. Perciò c’è un sicurezza implicita. Questo metodo può essere usato da molti.

Osho – Il Libro dei segreti 



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IL TANTRA SI OCCUPA DI TROVARE IL CENTRO


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L’uomo è come in un cerchio senza un centro. La sua vita è superficiale, è solo sulla circonferenza. Vivi all’esterno: non vivi mai nell’interiorità. Non puoi, a meno che non trovi un centro. Non puoi vivere nell’interiorità, in realtà non ce l’hai. Non hai un centro, hai solo l’esteriorità. Questa è la ragione per la quale continuiamo a parlare dell’interiorità, di come penetrarla, di come conoscere se stessi, di come entrare in se stessi, ma queste parole non implicano alcun significato. Conosci il significato delle parole, ma non puoi sentire ciò che significano perché non sei mai nell’interiorità. Non sei mai stato dentro di te! Persino quando sei da solo, c’è una folla nella tua mente. Non sei nell’interiorità neppure quando fuori non c’è nessuno. Continui a pensare agli altri, continui a muoverti verso l’esterno. Persino quando sei addormentato sogni di altri, non sei dentro di te. Solo nel sonno profondo, quando non c’è attività onirica, sei dentro di te, ma allora sei incosciente.  Ricorda: quando sei cosciente non sei mai dentro di te, e quando sei dentro di te durante il sonno profondo diventi incosciente. Perciò la tua intera consapevolezza consiste nell’esteriorità. E quando parliamo si andare dentro di sé, vengono capite le parole, ma non il significato, perché il significato non è portato dalle parole: il significato viene attraverso l’esperienza. Le parole sono sprovviste di senso
Ecco cosa intendo quando dico che sei un cerchio senza un centro, solo una circonferenza. Il centro esiste, ma ci cadi dentro solo quando non sei cosciente. Altrimenti, ti muovi verso l’esterno, e di conseguenza la tua vita non è mai intensa, non può esserlo. E’ solo tiepida. Sei vivo come se fossi morto, o entrambe le condizioni simultaneamente. Sei vivo in un modo morto e vivi una vita che somiglia a una morte. Esisti al minimo; non al culmine, ma al minimo. Puoi dire: “Io sono”, questo è tutto. Non sei morto: questo è ciò che intendi per “essere vivo”. Ma la vita non potrà mai essere conosciuta alla circonferenza, può essere conosciuta solo al centro. Sulla circonferenza è possibile solo una vita tiepida. Perciò, in realtà vivi una vita veramente inautentica, dunque persino la morte diventa inautentica, perché una persona che non ha vissuto realmente non può morire realmente. Solo la vita autentica può diventare morte autentica. In questo caso la morte è bella: ogni cosa autentica è meravigliosa.
Non succede niente. Continui ad aspettare, sperando che da qualche parte, un giorno, avvenga qualcosa. In questo preciso istante c’è solo vacuità, e nel passato ogni istante è stato come questo, semplicemente vuoto. Stai solo aspettando il futuro, sperando che un giorno capiti qualcosa, stai solo sperando. Così si perde ogni istante. Non è accaduto nel passato, perciò non accadrà neppure nel futuro: può accadere solo in questo istante, ma perché accada avrai bisogno di un’intensità, un’intensità penetrante; dovrai essere radicato nel centro, la periferia non basterà. Dovrai trovare il tuo momento. In realtà non pensiamo mai a ciò che siamo, e tutto quanto pensiamo è solo una fesseria.
Tu non sei mai certo, perché la certezza proviene dall’essere centrati. Non sei certo neppure su te stesso. E’ impossibile essere certi riguardo ad altri quando non sei mai certo neppure di te stesso. C’è solamente una vaghezza, una nebulosità; nulla è certo.
George Gurdjieff era solito dire che l’uomo è una folla. La possibilità è solamente un inganno, perché tu non sei una persona, sei molte persone. Perciò, quando una persona parla in te, quello è un centro momentaneo. Il momento successivo ce n’è un altro. A ciascun istante, a ogni situazione atomica, ti senti certo, e non diventi mai consapevole di essere solamente un flusso, molte onde senza alcun centro. Quindi alla fine avrai la sensazione che la vita non è stata altro che uno spreco. Lo è necessariamente. C’è solo uno spreco, solo un vagare, senza scopo, senza senso.
La preoccupazione fondamentale del Tantra, dello yoga, della religione, è innanzitutto quella di scoprire il centro, come essere un individuo. Si occupano di come trovare il centro che persiste in ogni situazione.
Questi sutra sono tecniche per trovare il centro. Il centro esiste già, perché è impossibile essere un cerchio senza un centro. Un cerchio può esistere solo con un centro, perciò il centro è stato solo dimenticato.

Osho – Il Libro dei Segreti 

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UNA COMMEDIA

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Il mondo intero non è che una commedia, non essere troppo serio al riguardo. La serietà ti metterà nei guai, non c'è nulla di serio. Se riesci a vedere il mondo intero come fosse una commedia, riconquisterai la tua consapevolezza originaria. Ma noi siamo così seri che perfino al cinema fraintendiamo: osserva gli spettatori di un film. Qualcuno piange, qualcuno ride, qualcuno si eccita, cosa succede a quella gente? E sullo schermo non c'è nulla, solo immagini frutto di un gioco di luci e ombre. Lo schermo è vuoto! La stessa cosa accade anche nella vita di tutti i giorni: molta gente è vissuta su questa terra, ed è morta: dove sono andati tutti i loro problemi? Hanno lottato, lottato per possedere pochi acri di terra, e la terra esiste sempre, mentre loro non ci sono più. Non sto dicendo che i loro problemi non erano tali: lo erano, così come lo sono i tuoi. Erano cose serie: questioni di vita o di morte, ma dove sono? E se l'umanità un giorno dovesse sparire, la terra resterà, gli alberi cresceranno, i fiumi scorreranno, il sole sorgerà, il pianeta non ne sentirà alcuna mancanza né si chiederà stupito dov'è finita l'umanità. Amplia la tua prospettiva: guarda indietro, in avanti, in ogni direzione, osserva cosa sei tu e cos'è la vita. Sembra solo un lungo sogno, e ogni cosa, che prendi così seriamente in questo momento, il prossimo momento diventa del tutto inutile. Potresti perfino non ricordartene più. Ricordi il tuo primo amore? Quanto era serio: la tua vita ne dipendeva. Ora non te ne ricordi più, l'hai dimenticato. E tutto ciò da cui oggi pensi che la tua vita dipenda, verrà dimenticato. La vita è un flusso, nulla permane: è come lo scorrere di una pellicola cinematografica, tutto cambia. Ma sul momento pensi che tutto sia molto serio, e ne sei disturbato. Ora puoi provarci: per sette giorni prendi ogni cosa come fosse una commedia, solo uno spettacolo. Questi sette giorni ti daranno molte intuizioni sulla tua natura divina, sulla tua purezza interiore. E quando avrai quelle intuizioni non potrai più essere lo stesso di un tempo: sarai felice, proverai una gioia che mai hai conosciuto. Finora hai solo conosciuto diversi gradi di infelicità: con una visione del mondo come cosa seria non puoi conoscere la felicità. La felicità accade solo quando in te si radica l'esperienza che il mondo non è che una commedia. Provaci, rendi ogni cosa una festa, una recita: non è qualcosa di reale. Recita la tua parte, certo ci sono dei ruoli da impersonare, e ci sono delle regole, ma non farne una cosa seria, e poi guarda come la qualità della tua vita cambia immediatamente.

La kundalini nel tantra kashmiro (Daniel Odier) - Almalibre Rebelde

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Siamo ciò che cerchiamo Anche in questo caso, come su molti altri argomenti, possiamo dire che i maestri kashmiri abbiano una visione particolare dell'energia della Kundalini e del suo risveglio. La mia maestra Devi, presso la quale ho vissuto tale esperienza, insegna che non si può fare nulla per attivare il risveglio e che tutti gli "esercizi" per far salire la Kundalini provocano solo delle catastrofi energetiche. Stimolare il risveglio utilizzando delle tecniche equivale, secondo lei, a stuzzicare un cobra con un bastone, senza rendersi conto che il cobra non è ingabbiato. È un gioco che può avere conseguenze pesanti. Questa visione è opposta a ciò che praticano o si immaginano la maggior parte dei seguaci del "kundalini yoga" sciroppato all'occidentale. Secondo Devi occorrono due cose perché ci sia veramente il risveglio : un terreno energetico completamente aperto e una relazione profonda con un maestro autentico della tradizione.Il lato iconoclasta ed assoluto dei maestri tantrici kashmiri è fondato su una visione estremamente profonda delle cose che manda in corto circuito qualsiasi ambizione di "fare", di "raggiungere" e di "divenire". Questa modalità di stroncare subito tutti i fantasmi spirituali è una specialità kashmira e soprattutto della scuola Pratyabhijna a cui appartiene Devi. Pratyabhijna significa "riconoscere spontaneamente il Sé". Questo riconoscimento è fondato principalmente sulla fine di qualsiasi proiezione e sulla comprensione che noi siamo ciò che cerchiamo. Questo ritorno al Sé implica l'abbandono di una ricerca lineare indirizzata verso un fine per realizzare il compimento del proprio essere. È il senso del grande mantra "Soham" Io sono Shiva. Prima che l'idea di raggiungere qualcosa nasca, Io sono la totalità. Questa scuola è prima di tutto una non-via (anavopaya) dove il silenzio libera la potenzialità della Kundalini. Una stanza del Vijnanabhairava tantra descrive molto bene questo luogo di ritorno, anteriore a qualsiasi ricerca, in cui le yogini e gli yogin immergono in ogni istante le percezioni con la rapidità di una tigre :"Prima di desiderare, prima di sapere: Chi sono io, dove sono ?", questa è la vera natura dell''Io'. Questa è la spazialità profonda della realtà".
Kundalini, Shakti, KalìMa cos'è la Kundalini, che viene definita anche "acciambellata" perché compie tre giri e mezzo alla base della colonna vertebrale nel bulbo, davanti all'osso sacro. Spesso rappresentata come un serpente addormentato, la Kundalini non è altro che la Shakti, l'energia primordiale.Nella nostra scuola è spesso associata a Kalì ed è parte integrante dello Yonitantra, testo molto segreto dell'iniziazione alla Grande unione, di cui fanno parte il rituale di adorazione di Kalì, i mantra e la meditazione dei suoi mille nomi. Se i tantrici associano Kalì alla Kundalini evocata da uno dei nomi della terribile dea, "Cordone di luce che freme sul serpente della Kundalini", è proprio per far meglio comprendere agli incoscienti che vorrebbero scatenare questa forza che si tratta di una potenza terrificante. Devi diceva che un risveglio prematuro della Kundalini avrebbe sconvolto il malcapitato. È un po' come lanciare un razzo in un tubo otturato. Ma l'associazione a Kalì è più profonda. Kali non è soltanto la guardiana di un territorio di fuoco, prima di tutto è la grande dissipatrice delle tenebre, è colei che sgomina la paura, i legami all'ego, che dà la forza per compiere la sadhana. È lo spazio, e per i suoi adoratori è, prima di tutto, un amore che non conosce limiti, poiché il tantrika si libera di tutti i limiti.Dato che l'iniziazione di Kalì precede quella della Kundalini, si può facilmente comprendere quanto sia illusorio pensare di raggiungere il risveglio della Kundalini prima di aver totalmente assunto la propria parte ombra e di aver affrontato i propri terrori sepolti. Quando Kalì ha stroncato l'ego, quando la presenza alla realtà e il fremito spanda sono radicati, allora potrebbe forse esserci un'iniziazione della Kundalini, che è l'apoteosi dell'iniziazione sessuale della Grande unione. Tutto ciò implica la previa unione del tantrika all'universo, perché l'iniziazione sessuale è la celebrazione di uno stato di espansione in cui la yogini o lo yogin si trova di già.
L'apertura del cuorePer i maestri kashmiri la Kundalini non si risveglia attraverso un'azione sul chakra di base, Muladhara, ma unicamente attraverso l'apertura del Cuore, il chakra centrale. Quando il Cuore è aperto, tutti gli altri chakras lo sono necessariamente, quindi il canale centrale, Susumna, è libero da ogni occlusione energetica, emozionale o mentale. Il maestro, vedendo che il discepolo è spazio, può allora scatenare la risalita della Kundalini facendo un solo corpo col suo discepolo. Questa concezione molto bella collega il risveglio della Kundalini alla pratica di tutte le stanze dello yoga tantrico esposte nel Vijnanabhairava tantra ed è in questo modo che insegnano i maestri. Quando l'insieme della sensorialità, delle emozioni e del mentale non è altro che coscienza placata e vibrante, l'energia fondamentale della Kundalini non deve neppure essere sollecitata, risale naturalmente e spontaneamente, messa in effervescenza dalla presenza del guru.Questa effervescenza che risulta dalla relazione maestro/discepolo si realizza senza sforzo, anche al di fuori di qualsiasi attività o insegnamento, semplicemente grazie alla sola presenza del maestro. Più che cercare di raggiungere un territorio, il tantrika si abbandona totalmente al fremito del suo maestro che risveglia in lui l'eco della propria essenza assoluta e vibrante. Questi due strumenti perfettamente accordati, maestro e discepolo, condividono allora la vibrazione fondamentale nella presenza assoluta alla Realtà e l'energia di questa Realtà non è altro che la potenza della Kundalini.Quando chiesi a Devi quale fosse la qualità primaria di un tantrika, lei mi rispose : la capacità di meravigliarsi. Abbandonarsi è rilassare completamente il corpo, le emozioni ed il pensiero nella presenza vibrante all'istante. È al contempo facile vivere in questo stato qualche secondo più volte al giorno, e difficile farne un'esperienza che divenga la base della ricezione del flusso di realtà. Per poterci arrivare occorre liberare l'intuizione attraverso "l'intensità dell'adorazione appassionata" che emerge quando la dualità si stempera. Il tantrika si riconosce allora come totalità e l'energia della Kundalini si risveglia.
Una potenza temibileLa maggior parte delle descrizioni di risalita della Kundalini è drammatica e dà l'idea di una potenza intollerabile. L'esempio più bello di questo tipo di risveglio si trova nel meraviglioso libro di Gopi Krishna, un modesto allievo di yoga, un funzionario kashmiro che visse in modo intenso questo violento scatenamento. Racconta questa esperienza bella e terrificante nella sua autobiografia, di un'immensa umanità. Gopi Krishna narra la sua sofferenza fisica, le frange di follia, i sussulti rilucenti e infine la liberazione.Devi aveva in qualche modo addomesticato questa potenza terribile attraverso l'apertura dello spazio. In uno spazio aperto la forza può diventare estremamente dolce pur conservando tutto il suo potere illuminante. Il risveglio della Kundalini che Devi ha innescato in me possedeva questi due aspetti e, soprattutto, non dava l'idea di un percorso lineare, ma anzi di una sfera di fuoco che includeva tutto il corpo e portava all'interno della sua potenza anche uno spazio di grande femminilità. Dopo, durante il periodo di integrazione di questa esperienza, ho conosciuto la sofferenza, la depressione, la solitudine, e le ho attraversate per ritrovare la luce integrale liberata dalle scorie delle abitudini ripetitive.
L'inizio di una trasformazione integraleIl risveglio provocato dalla risalita della Kundalini non è altro dunque che l'inizio di una trasformazione integrale. È ben lontano dall'essere il raggiungimento di un livello definitivo dove tutti i problemi sono risolti e dove si è immersi in un'estasi permanente. Occorrono ancora alcuni decenni per affrontare la propria realtà alla luce fondamentale di quell'istante eccezionale. Il mentale ha bisogno di tempo per non fissarsi più, il corpo ha bisogno di tempo per rilassarsi completamente. Le emozioni hanno bisogno di spazio per fluire senza freno nell'assenza di ego. Allora, a volte, la Kundalini si manifesta spontaneamente, a volte compare durante l'unione continua con la yogini o lo yogin che ne fa esperienza grazie al maestro.Nella nostra epoca dove gli insegnamenti più profondi sono stati riformattati in un minestrone insipido, è difficile immaginare che le forze che si evocano abbiano la potenza di un cataclisma. Si preferisce pensare che si tratti di un brivido di piacere che rapisce i sensi e che si considera a torto come un'estasi. Se ci si vuole sbarazzare completamente di tutte le idee sdolcinate sullo yoga, i chakra, la Kundalini e la ricerca tantrica, non c'è niente di meglio del contatto con un maestro tantrico o, in mancanza, della lettura di un'opera radicale sul tema, come ad esempio "Agora II, Kundalini" dove Robert Svoboda illustra gli insegnamenti del suo maestro Agora Vimalananda. Niente di più sano e di più disillusorio. Vimalananda si rallegra del fatto che i chakra degli esseri umani siano chiusi o ridotti, come dice Devi, ad ammassi di tensione, perché altrimenti sarebbero pazzi. Allora, assolutamente, non fatevi "aprire" i chakra, come propongono alcuni praticanti.
Una via verso il Kundalini YogaCosa fare se si è veramente interessati a tutto questo ? Prima di tutto uscire dall'idea romantica che ci fa credere che alcune pratiche abbiano il potere di trasformarci radicalmente nella felicità. Non esiste. Ci vuole un impegno totale e occorre cominciare dal punto meno esotico : lo yoga della presenza nell'abbandono totale di qualsiasi obiettivo. La pratica non conduce da nessuna parte. Il frutto è la pratica, la pratica è il frutto. Quando si instaura la presenza, il corpo, la sensorialità, le emozioni ed il mentale ritrovano la loro unità. Allora la presenza estatica si infiltra nella banalità del quotidiano e a partire da lì, senza alcun espediente, le pratiche che ci attirano avranno la possibilità di manifestarsi. Appena non si vuole nulla si crea lo spazio e ciò che era ricacciato al fondo di noi stessi può emergere naturalmente. L'alone artificiale dell'azione "magica" sessuale o logica che dovrebbe portarci là dove non siamo fa parte dei nostri sogni di occidentali. La via tantrica è altrove, è ardua, riservata a coloro che hanno una natura appassionata, ma è anche rapida se il suo sviluppo avviene all'interno di una trasmissione autentica. Allora come cantava Lalla, poetessa e maestra kashmira del XIV sec. :"Quando la mente che separa si assopisceLa Kundalini si sveglia !La fonte dei cinque sensi sgorga ininterrotta.L'acqua della presenza continua al mondoE' dolce ed io la offro a Shiva.Il fremito perpetuo della coscienzaE' lo stato supremo".
Cit: Daniel Odier

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