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LA BEATITUDINE E' ISTANTANEA


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L’uomo ha un centro, ma vive fuori – fuori dal centro. Questo crea una tensione interna, un tumulto costante, angoscia. Non sei dove dovresti essere, non sei nel tuo giusto equilibrio. Non sei in equilibrio, e questo essere fuori centro è la base di ogni tensione mentale: se diventa eccessiva, impazzisci. Un “pazzo” è uno andato completamente “fuori di sé”.
L’uomo illuminato è proprio l’opposto del pazzo: è centrato in se stesso. Tu sei in mezzo; non sei andato completamente fuori di te, ma non sei neppure nel tuo centro: semplicemente ti muovi nell’intervallo tra l’uno e l’altro. A volte ti muovi molto, molto lontano, per cui hai momenti in cui sei temporaneamente pazzo. Nella rabbia, nel sesso, in qualsiasi cosa ti abbia fatto allontanare troppo da te stesso, diventi temporaneamente pazzo. Allora non c’è più alcuna differenza tra te e il pazzo. L’unica differenza è che lui è lì in modo permanente e tu ci sei in modo temporaneo; tornerai indietro. Quando sei arrabbiato, è pazzia, ma non è permanente, perciò talvolta tocchi la pazzia e talvolta, quando sei rilassato, totalmente a tuo agio, tocchi anche il tuo centro. Quelli soni momenti di beatitudine. Accadono. Non rimarrai lì. In realtà, non appena ti rendi conto che sei beato, ti sei già mosso.
La beatitudine è così istantanea che, nel momento in cui l’hai riconosciuta, è già finita.
Noi continuiamo a muoverci tra questi due poli, ma questo movimento è pericoloso, perché in questo modo non puoi creare un’autoimmagine, un’immagine stabile di te. Non sai chi sei. Se continui a muoverti dalla pazzia all’essere centrato in te stesso, se questo movimento è costante, non puoi avere un’immagine solida di te stesso: ne avrai una liquida. Quindi non sai chi sei: è molto difficile. Ecco perché, se ti aspetti momenti di beatitudine, hai persino paura, e perciò cerchi di fissare te stesso da qualche parte tra l’uno e l’altro polo. E’ questo ciò che noi intendiamo per normale essere umano: non tocca mai la sua pazzia nella rabbia e non tocca neppure quella totale libertà, quell’estasi. Non si allontana mai da un’immagine solida. In verità l’uomo normale è un morto che vive tra questi due punti. Ecco perché tutti coloro che sono eccezionali – grandi artisti, pittori, poeti – non sono normali: sono molto liquidi; a volte toccano il centro, a volte diventano pazzi: si muovono velocemente tra questi due poli. E’ naturale che la loro angoscia sia immensa, la loro tensione fortissima. Devono vivere tra due mondi cambiando costantemente se stessi. Ecco perché sentono di non avere identità.
Sarà utile definire questi quattro tipi: il primo è l’uomo normale che ha un’identità solida, fissa, che sa chi è – un dottore, un ingegnere, un professore, un santo – e non si allontana mai da lì: resta costantemente attaccato all’identità, all’immagine. Il secondo tipo sono coloro che hanno immagini liquide: poeti, artisti, pittori, cantanti. Non sanno chi sono; a volte diventano semplicemente normali, a volte impazziscono, a volte toccano l’estasi che tocca un Buddha. Il terzo è dato da coloro che sono permanentemente pazzi. Sono andati fuori di sé; non tornano mai indietro, a casa loro. Non ricordano neppure di avere una casa. Il quarto sono coloro che sono arrivati a casa loro… il Buddha, Cristo, Krishna. Questa quarta categoria – coloro che sono arrivati a casa – comprende individui completamente rilassati. Nella loro consapevolezza non c’è tensione, non c’è sforzo, non c’è desiderio. In una parola, non c’è divenire. Non vogliono diventare nulla. Nessun divenire! E sono a loro agio con il loro essere. Qualsiasi cosa essi siano, si trovano a loro agio. Non vogliono cambiare: non vogliono andare da nessuna parte. Non hanno alcun futuro. Per loro, questo istante è l’eternità… nessuna brama, nessun desiderio. Questo non significa che un Buddha non mangi e non dorma: mangerà, dormirà, ma questi non sono desideri. Un Buddha non proietterà questi desideri. Non mangerà domani: lo farà oggi.
Ricordati questo: tu continui a mangiare nel domani, continui a mangiare nel futuro, continui a mangiare nel passato, ieri. Succede raramente che mangi oggi. Mentre stai mangiando oggi, la tua mente si muoverà da qualche altra parte. Mentre cercherai di dormire, comincerai a mangiare domani, oppure giungerà il ricordo del passato. Un Buddha mangia oggi, vive in questo preciso istante, non proietta la sua vita nel futuro perché per lui non c’è futuro.
Allorché il futuro arriva, arriva come presente. E’ sempre oggi, è sempre adesso. Perciò un Buddha mangia, ma non mangia mai nella mente: ricordatelo. Non c’è un mangiare cerebrale.

Osho – Il Libro dei Segreti


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