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CINQUE TECNICHE DI ATTENZIONE


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SUTRA 5 l’attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero. Lascia che la forma si riempia con l’essenza del respiro fino alla sommità della testa e lì piova come luce. 6 Durante l’attività quotidiana, mantieniti attenta tra i due respiri; osservando questa pratica, in pochi giorni, sii nata di nuovo. 7 Con l’intangibile respiro nel centro della fronte, allorché questo raggiungere il cuore, nel momento del sonno, abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa. 8 Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro e conosci colui che conosce. 9 Sdraiati come morta. Infuriata d’ira, resta così. Oppure guarda fisso senza muovere ciglio. O succhia qualcosa e diventa il succhiare. Quando Pitagora, uno dei maggiori filosofi greci, arrivò in Egitto per entrare in una scuola, una scuola esoterica segreta di misticismo, venne rifiutato. E Pitagora era una delle migliori menti mai generate. Non riusciva a capire. Fece domanda diverse volte, ma gli venne detto che, se non fosse passato attraverso un particolare addestramento di digiuno e respirazione, non sarebbe stato ammesso alla scuola. Si dice che Pitagora abbia risposto: “Sono venuto per la conoscenza, non per una sorta di disciplina”. Ma le autorità della scuola dissero: “Non possiamo darti della conoscenza a mento che tu non sia diverso. E, in realtà, non siamo affatto interessati alla conoscenza, siamo interessati all’esperienza reale. Nessuna conoscenza è tale se non è vissuta e sperimentata. Perciò dovrai fare quaranta giorni di digiuno respirando continuamente in un determinato modo, con una particolare consapevolezza su particolari punti”. Non c’era altra via, perciò Pitagora dovette sottoporsi a questo addestramento. Dopo quaranta giorni di digiuno e di respirazione, consapevole, attento, gli fu permesso di entrare nella scuola. Si dice che Pitagora affermò: “Non state ammettendo Pitagora. Sono un uomo diverso, sono rinato. Avevate ragione e io avevo torto, perché prima il mio intero punto di vista era intellettuale. Con questa purificazione il centro del mio essere è cambiato: dall’intelletto è sceso al cuore. Ora posso sentire le cose. Prima di questo addestramento potevo capire solo con l’intelletto, con la testa. Ora posso sentire. Ora la verità non è più un concetto per me, ,ma vita. Non sarà una filosofia, ma piuttosto, un’esperienza, sarà esistenziale”. Qual era l’addestramento cui si sottopose? Questa quinta tecnica è quella che fu data a Pitagora. Venne data in Egitto, di fatto la tecnica è indiana. La quinta tecnica di respirazione: “L’attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero. Lascia che la forma si riempia con l’essenza del respiro fino alla sommità della testa e lì piova come luce”. Questa tecnica fu data a Pitagora, che la riportò in Grecia e, così, divenne il principio, lo strumento che diede vita a tutto il misticismo occidentale. Pitagora è dunque il padre di tutto il misticismo occidentale. E’ una tecnica molto profonda. Cerca di capire: “L’attenzione tra le sopracciglia…”. La fisiologia moderna, la ricerca scientifica, afferma che, tra le due sopracciglia, si trova una ghiandola, e che questa è la parte più misteriosa di tutto il corpo: è detta ghiandola pineale, ed è il terzo occhio dei tibetani: shivanetra, l’occhio di Shiva, nel Tantra. Tra i due occhi c’è un terzo occhio, che esiste ma non è attivo. E’ lì: può funzionare in qualsiasi momento, ma non funziona spontaneamente, per aprirlo si deve fare qualcosa. Non è cieco, è semplicemente chiuso. Questa tecnica serve ad aprirlo. “L’attenzione tra le sopracciglia…”. Chiudi gli occhi, poi falli convergere proprio nel mezzo delle sopracciglia, focalizzati esattamente nel mezzo degli occhi chiusi, come se guardassi esattamente nel mezzo, con entrambi. Dagli totale attenzione. Questo è uno dei metodi più semplici per essere attenti. Non puoi prestare attenzione a nessun’altra parte del corpo così facilmente: questa ghiandola assorbe l’attenzione con estrema facilità. Se le dai tutta la tua attenzione, gli occhi verranno ipnotizzati dal terzo occhio. Si fissano, non si possono muovere. Se cerchi di essere attento a qualsiasi altra parte del corpo, è difficile. Questo terzo occhio è un magnete naturale, attiva l’attenzione, la forza. Ecco perché in tutto il mondo questo è uno dei metodi più usati. E’ il più semplice per addestrare l’attenzione: non sei solo tu che cerchi di essere attento, la ghiandola stessa ti aiuta, è magnetica, la tua attenzione viene spinta con forza verso di essa: viene assorbita. Nelle antiche scritture tantriche si dice che l’attenzione è cibo per il terzo occhio. E’ affamato, è stato affamato per vite e vite. Se gli presti attenzione, prende vita. Diventa vivo! Gli viene dato nutrimento. E quando sai che l’attenzione è cibo, quando senti che la tua attenzione viene attirata magneticamente, è attratta, trascinata dalla ghiandola stessa, l’attenzione non sarà più una cosa difficile. Occorre solo conoscere il punto giusto; per trovarlo, devi lasciare che gli occhi chiusi si muovano esattamente nel mezzo, tra le due sopracciglia, finché non percepisci quel punto magnetico: allora, immediatamente gli occhi si fisseranno; quando sarà difficile muoverli, saprai di aver colto il punto giusto. “L’attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero…”. L’attenzione che ne seguirà ti farà sperimentare per la prima volta uno strano fenomeno: percepirai i pensieri correre di fronte a te; diventerai un testimone. Sarà come essere di fronte a uno schermo cinematografico: i pensieri scorrono e tu sei un testimone. Quando la tua attenzione è focalizzata nel centro del terzo occhio, diventi immediatamente il testimone dei tuoi pensieri. Generalmente non è così: ti identifichi sempre con i tuoi pensieri. Se c’è rabbia, diventi rabbia. Se un pensiero ti tocca, non sei testimone: diventate tutt’uno, ti identifichi con il pensiero, e ti muovi con esso. Diventi il pensiero, ne assumi la forma. Quando c’è sesso, diventi sesso; quando c’è rabbia, diventi rabbia; quando c’è avidità, diventi avidità. Ti identifichi sempre con ogni pensiero che ti tocca. Non mantieni mai alcuna distanza tra te e il pensiero. Ma focalizzati sul terzo occhio, e all’improvviso diventerai un testimone. Tramite il terzo occhio puoi vedere i pensieri correre come nuvole nel cielo o come persone che si muovono per la strada. Sei seduto alla finestra e guardi il cielo o le persone per la strada: non ti identifichi. Sei in disparte, un osservatore sulla collina – diverso. Ora, se c’è rabbia, puoi vederla come un oggetto. Ora non senti più che tu sei arrabbiato. Senti di essere circondato dalla rabbia – una nube di rabbia è sorta intorno a te – ma tu non sei la rabbia, e se non lo sei, la rabbia diventa impotente. Non può influenzarti; non ne vieni intaccato. La rabbia verrà e se ne andrà, e tu rimarrai centrato in te stesso. Questa quinta tecnica serve a trovare il testimone. “L’attenzione tra le sopracciglia, lascia che la mente preceda il pensiero.” Ora osserva i tuoi pensieri incontrali. “Lascia che la forma si riempia con l’essenza del respiro fino alla sommità della testa e lì piova come luce.” Quando l’attenzione è focalizzata al centro del terzo occhio, tra le sopracciglia, accadono due cose: la prima è che all’improvviso diventi un testimone. Può accadere in due modi: puoi diventare un testimone e sarai centrato nel terzo occhio. Cerca di essere un testimone. Qualsiasi cosa accada, cerca di essere un testimone. Sei ammalato, il corpo soffre e provi dolore, sei infelice e sofferente, qualsiasi cosa: sii testimone. Qualunque cosa accada, non identificarti con essa. Sii testimone, un osservatore. Se ci riesci, sarai focalizzato nel terzo occhio. Oppure anche l’opposto è possibile: se sei focalizzato nel terzo occhio, diventerai un testimone. Questi due aspetti sono parte di un unico elemento. Perciò, prima cosa: essendo centrati nel terzo occhio accadrà il sorgere del Sé testimone, potrai incontrare i tuoi pensieri. Questa sarà la prima cosa. E la seconda cosa sarà che potrai sentire la vibrazione sottile e delicata del respiro, potrai percepire la forma del respiro, l’essenza stessa del respiro. Dapprima cerca di capire che cosa si intende con “la forma”, con “l’essenza del respiro”. Mentre respiri, non respiri solo aria. La scienza dice che respiri solo aria – solo ossigeno, idrogeno e altri gas nella loro forma combinata di aria. Dice che respiri aria! Ma il Tantra afferma che l’aria è solo un veicolo, non la cosa reale: di fatto tu respiri prana, vitalità. L’aria è solo il mezzo; il prana è il contenuto. Tu respiri prana, non solo aria. La scienza moderna non è ancora riuscita a scoprire se esista qualcosa di simile al prana, ma alcuni ricercatori hanno sentito qualcosa di misterioso. Il respiro non è solo aria. Ciò è stato sentito anche da molti ricercatori moderni. Un nome in particolare deve essere menzionato: Wilhelm Reich, uno psicologo tedesco che chiamò il prana “energia organica”. Egli dice che mentre stai respirando, l’aria è solo il contenitore ed esiste un misterioso contenuto che può essere chiamato orgone, prana o élan vital. Ma è molto sottile, in realtà non è materiale. L’aria è la cosa materiale – il contenitore è materiale – ma qualcosa di sottile, di non materiale, si muove attraverso di essa. I suoi effetti possono essere percepiti. Quando sei con una persona molto vitale, sentirai sorgere in te una certa vitalità. Se sei con una persona molto malata, ti sentirai succhiato, come se ti venisse sottratto qualcosa. Perché ti senti così stanco quando vai all’ospedale? Vieni succhiato da ogni parte. L’intera atmosfera dell’ospedale è malata, lì tutti hanno bisogno di più élan vital, di più prana. Perciò se ti trovi lì, all’improvviso il tuo prana comincia a fluire fuori di te. Perché a volte quando sei in mezzo a una folla ti senti soffocare? Perché il tuo prana viene succhiato. Quando sei solo sotto il cielo mattutino, sotto gli alberi, all’improvviso senti in te una vitalità: il prana. Ogni persona ha bisogno di un certo spazio. Se quello spazio non ti viene dato, il tuo prana viene succhiato. Wilhelm Reich fece molti esperimenti, ma si pensò che fosse pazzo. La scienza ha le sue superstizioni ed una cosa molto ortodossa. La scienza non può ancora ammettere che esista qualcosa oltre l’aria, ma l’India lo ha sperimentato per secoli. Avrete sentito o avrete persino visto qualcuno andare in samadhi immergersi nella consapevolezza cosmica, scendere in samadhi sotterraneo, per giorni interi, senza che alcuna aria penetrasse. In Egitto, nel 1880, un uomo entrò in un simile samadhi sotterraneo per quarant’anni. Tutti coloro che lo avevano seppellito morirono, perché doveva uscire dal suo samadhi nel 1920, quarant’anni dopo. In quell’anno nessuno credeva di trovarlo vivo, ma fu trovato vivo. In seguito visse altri dieci anni. Era diventato completamente pallido, ma era vivo, e non esisteva nessuna possibilità che l’aria penetrasse nel luogo in cui si trova. Gli venne chiesto da dottori e da altri: “Qual è il segreto?”. Lui rispose: “Non lo sappiamo. Sappiamo solo questo, che il prana può entrare e fluire ovunque”. L’aria non può penetrare, ma il prana può penetrare. Una volta che sai di poter assorbire il prana direttamente,senza il contenitore, puoi entrare in samadhi anche per secoli. Se ti focalizzi nel terzo occhio, all’improvviso potrai vedere l’essenza stessa del respiro – non il respiro,ma l’essenza stessa del respiro, il prana, allora sarai vicino al punto da cui avviene il salto, la trascendenza. Il sutra dice: “Lascia che la forma si riempia con l’essenza del respiro fino alla sommità della testa… “. E quando arriverai a sentire l’essenza del respiro, il prana, immagina semplicemente che la tua testa sia ricolma di quell’essenza. Immagina solamente. Non occorre alcuno sforzo. Ti spiegherò come funziona l’immaginazione. Quando sei focalizzato al centro del terzo occhio, immagina, e la cosa accade – proprio lì per lì. Ora la tua immaginazione è solo impotente: continui a immaginare e non accade nulla. Ma a volte,senza saperlo, anche nella vita comune, si verificano degli eventi: stavi immaginando qualcosa a proposito di un tuo amico e all’improvviso qualcuno bussa alla porta. Dici che è una coincidenza che l’amico sia arrivato. A volte l’immaginazione funziona proprio come coincidenza; ma ora cerca di ricordare ogni volta in cui accade che senti la tua immaginazione diventare realtà, e analizza l’intera situazione; ritirati nell’interiorità e osserva. In un certo momento la tua attenzione deve essere stata vicina al terzo occhio. Ogni volta che si verifica questa coincidenza, non è una coincidenza: sembra tale perché non conosci la scienza segreta. Senza saperlo, la tua mente si deve essere spostata vicino al centro del terzo occhio. Se la tua attenzione si trova nel terzo occhio, la semplice immaginazione è sufficiente per creare qualsiasi fenomeno. Questo sutra dice: quando sei focalizzato tra le sopracciglia e puoi sentire l’essenza stessa del respiro, “lascia che la forma si riempia”. Ora immagina che questa essenza stia colmando tutta la tua testa, in particolare la sommità del capo, il shasrara, il centro energetico più alto, e non appena te lo immaginerai si riempirà. “Lì” – alla sommità della testa – piove come luce”. Il prana piove dalla sommità della tua testa come luce. E “accadrà” che piova luce: quella pioggia di luce ti rinfrescherà, ti farà sentire completamente rinato, rinnovato. Questo è il significato della rinascita interiore. Perciò due cose: primo, focalizza nel terzo occhio, l’immaginazione diventa potente, efficace. Ecco perché si è insistito così tanto sulla purezza: prima di praticare queste tecniche, sii puro. Per il Tantra la purezza non è un concetto morale, la purezza è importante, perché se sei focalizzato nel terzo occhio e la tua mente è impura, la tua immaginazione può diventare pericolosa: pericolosa per te e per gli altri. Se pensi di uccidere qualcuno, se questa idea è nella mente, il solo immaginarlo può uccidere un uomo. Ecco perché si insiste così tanto sull’essere puri. A Pitagora fu detto di sottoporsi a un digiuno, a una particolare respirazione – questa respirazione – perché qui si viaggia su un terreno molto pericoloso. Perché ovunque esiste potere esiste pericolo, e se la mente è impura, non appena avrai potere i tuoi pensieri impuri se ne impadroniranno immediatamente. Hai immaginato molte volte di uccidere, ma l’immaginazione non può funzionare, per fortuna. Se funzionasse, se si attuasse immediatamente, diventerebbe pericolosa – non solo per gli altri, ma anche per te, perché hai pensato moltissime volte di suicidarti. Se la mente è focalizzata nel terzo occhio, il solo pensiero del suicidio diventerebbe un suicidio. Non avresti tempo per cambiare, accadrebbe immediatamente. Forse avrai osservato qualcuno mentre veniva ipnotizzato. Quando qualcuno è ipnotizzato, l’ipnotizzatore può dire qualsiasi cosa e immediatamente la persona ipnotizzata la esegue. Per quando assurdo, irrazionale o persino impossibile possa essere l’ordine, la persona ipnotizzata lo esegue. Che cosa succede? Questa quinta tecnica è alla base di ogni ipnosi. Quando qualcuno viene ipnotizzato, gli viene detto di concentrare lo sguardo su un punto particolare: una luce, un punto sulla parete, o qualunque altro oggetto, oppure gli occhi dell’ipnotizzatore. Quando focalizzi lo sguardo su un punto particolare, in tre minuti la tua attenzione interiore comincia a fluire verso il terzo occhio e, non appena accade questo, il tuo volto comincia a cambiare. E l’ipnotizzatore sa quando il tuo volto comincia a cambiare. Improvvisamente il tuo viso perde ogni vitalità, diventa morto, come se fosse profondamente addormentato. L’ipnotizzatore sa subito quando il tuo volto ha perso il suo splendore, la sua vitalità. Significa che l’attenzione è risucchiata dal centro del terzo occhio. Il tuo viso è diventato morto; tutta l’energia si dirige verso il centro del terzo occhio. Ora l’ipnotizzatore sa che ogni cosa detta si realizzerà immediatamente. Se dicesse: “Ora ti stai addormentando profondamente”, tu ti addormenteresti immediatamente. Se dicesse: “Ora stai diventando incosciente”, tu diventeresti incosciente immediatamente. In questo stato si può fare qualsiasi cosa. Se dicesse: “Ora sei Napoleone”, lo diventeresti. Cominceresti a comportarti come un Napoleone, a parlare come un Napoleone. Il tuo modo di muoverti cambierebbe, il tuo inconscio recepirebbe l’ordine e lo eseguirebbe. Se soffri di una malattia, si può ordinare che la malattia sparisca, e scomparirebbe. Oppure si potrebbe creare una nuova malattia. Mettendoti in mano un comune sasso preso dalla strada, l’ipnotizzatore può dire: “Questo nella tua mano è fuoco”, e tu sentiresti un calore intenso; ti scotteresti la mano, non solo nella mente, ma di fatto. La tua pelle si brucerebbe veramente e proveresti una sensazione di bruciore. Che cosa succede? Non c’è alcun fuoco. C’è solo un comunissimo sasso, freddo. Come è possibile? Come avviene questa scottatura? Sei focalizzato nel centro del terzo occhio, la tua immaginazione riceve suggestioni dall’ipnotizzatore ed esse diventano realtà. Se l’ipnotizzatore dicesse: “Ora sei morto”, moriresti immediatamente. Il tuo cuore si fermerebbe. Accadrebbe che si fermi. Questo accade a causa del terzo occhio. Nel terzo occhio immaginazione e attuazione non sono due cose distinte: l’immaginazione è il fatto. Immagina, ed è così. Non c’è frattura tra il sogno e la realtà. Non c’è alcuna frattura tra il sogno e la realtà! Sogna, e diventerà reale. Ecco perché Shankara ha detto che tutto questo mondo non è altro che il sogno del divino… il sogno del divino! E’ così perché il divino è centrato nel terzo occhio – sempre, eternamente – perciò tutto quello che il divino sogna diventerà reale. Se anche tu sei centrato nel terzo occhio, tutto quello che sognerai diverrà realtà. Sariputta andò dal Buddha. Meditò profondamente e gli cominciarono ad accadere molte cose, molte visioni, come capita a chiunque entri in meditazione profonda. Cominciò a vedere paradisi, inferni, angeli, dei, demoni. Ed erano veri, così reali che corse dal Buddha per raccontargli che aveva avuto questa e quest’altra visione. Ma il Buddha disse: “Non è nulla – solo sogni. Solo sogni!”. Ma Sariputta replicò: “Sono così reali. Come posso dire che sono sogni? Quando nella mia visione vedo un fiore, è più reale di qualsiasi fiore del mondo. C’è la fragranza: posso toccarlo. Quando vedo te, non ti vedo così reale. Quel fiore è più reale del tuo essere qui, proprio di fronte a me, quindi come posso distinguere ciò che è reale da ciò che è sogno?”.Il Buddha rispose: “Ora che sei centrato nel terzo occhio, sogno e realtà sono una cosa sola. Tutto ciò che sogni sarà reale, e anche viceversa”. Per chi è centrato nel terzo occhio, i sogni diventeranno reali e l’intera realtà diventerà semplicemente un sogno, perché quando il tuo sogno può diventare reale sai che non esiste una differenza fondamentale tra sogno e realtà. Perciò quando Shankara dice che questo intero mondo è solo maya, un sogno del divino, non è una proporzione teoretica, non è un’affermazione filosofica, è piuttosto l’esperienza interiore di colui che è focalizzato nel terzo occhio. Quando sei focalizzato nel terzo occhio, immagina semplicemente che l’essenza del prana stia piovendo dalla sommità della testa, proprio come se fossi seduto sotto un albero e stessero piovendo fiori, oppure come se fossi sotto il cielo e improvvisamente da una nuvola cominciasse a piovere, o di mattina fossi semplicemente seduto e il sole sorgesse e i raggi cominciassero a riversarsi su di te. E’ sufficiente immaginare, e immediatamente quella pioggia accade: una pioggia di luce che cade sulla sommità della tua testa. Questa pioggia ti ri-creerà, ti farà rinascere. Tu sei rinato. La sesta tecnica di respirazione: “Durante l’attività quotidiana, mantieniti attento tra i due respiri, e così praticando, in un paio di giorni sii nato di nuovo”. “Durante l’attività quotidiana, mantieniti attento tra i due respiri…”. Dimentica i respiri. Mantieniti attento nel mezzo. Un respiro è inspirato: prima che venga esalato, c’è la pausa. Un respiro è esalato: prima che venga inspirato,di nuovo, ecco l’intervallo. “Durante l’attività quotidiana, mantieniti attento tra i due respiri, e così praticando, in un paio di giorni sii nato di nuovo.” Questa tecnica deve essere praticata con assiduità, con continuità, per questo viene specificato: “Durante l’attività quotidiana…”. Qualsiasi cosa tu stia facendo, conserva la tua attenzione nell’intervallo tra i due respiri. Ma ciò deve essere praticato durante l’attività. Abbiamo già discusso una tecnica che è proprio simile. Ora c’è solo questa differenza: deve essere praticata durante l’attività quotidiana. Non praticarla in isolamento. Questa pratica deve essere eseguita mentre stai facendo altre cose. Stai mangiando: continua a mangiare e sii attento all’intervallo. Stai camminando: continua a camminare e sii attento all’intervallo. Stai andando a dormire sdraiati, lascia che il sonno venga, ma continua a essere attento all’intervallo. Perché durante attività? Perché l’attività distrae la mente, attira ripetutamente la tua attenzione. Non lasciarti distrarre: mantieniti focalizzato su quell’intervallo, e non interrompere l’attività, lascia che continui. Avrai due strati di esistenza: il fare e l’essere. In tutti noi esistono due livelli di esistenza: il mondo del fare e il mondo dell’essere, la circonferenza e il centro. Continua a lavorare alla periferia, sulla circonferenza, ma non fermarti lì. Conserva l’attenzione anche sul centro. Che cosa accadrà? La tua attività diventerà una semplice recita, come se recitassi una parte in una commedia. Stai recitando un ruolo, in un dramma, per esempio: sei diventato Rama o Cristo Continui a recitare come se fossi Rama o Cristo e tuttavia rimani te stesso. Al centro sai chi sei, alla periferia continui a recitare come se fossi Rama, Cristo o chiunque altro. Sai di non essere Rama: stai recitando. Sai chi sei. La tua attenzione è centrata in te; la tua attività continua sulla circonferenza. Se questo metodo viene praticato, la tua vita intera diventerà un lungo dramma. Sarai un attore che recita ruoli, ma che è costantemente centrato nell’intervallo. Se dimentichi l’intervallo, non reciti più dei ruoli: diventi il ruolo. Allora non è un dramma. Lo scambi per la vita. Ed è ciò che noi tutti abbiamo fatto: tutti noi pensiamo di vivere la vita; non è così: si tratta solo di ruoli, di una parte che ci è stata data dalla società, dalle circostanze, dalla cultura, dalla tradizione, dal paese, dalla situazione. Ti è stato assegnato semplicemente un ruolo, e tu lo stai interpretando, ma ti ci sei identificato. Questa tecnica serve per spezzare questa identificazione. Krishna ha molti nomi. Krishna è uno dei più grandi attori; è costantemente centrato in se stesso e recita: gioca molte parti, interpreta molti drammi, ma non è per nulla serio. La serietà proviene dall’identificazione. Se diventi realmente Rama nel dramma, è inevitabile che sorgano problemi. Quei problemi deriveranno dalla tua serietà. Quando Sita viene rapita, tu potresti avere un attacco cardiaco e l’intera rappresentazione dovrebbe venire interrotta. Se diventi veramente Rama, un attacco cardiaco è sicuro… persino un collasso cardiaco. Ma tu sei solo un attore. Sita è stata rapita, ma nulla è rapito. Tornerai a casa e dormirai tranquillamente. Neppure in sogno sentirai che Sita è stata rapita. Quando Sita venne rapita realmente, Rama piangeva, implorando e chiedendo agli alberi: “Dov’è andata la mia Sita? Chi l’ha presa?”. Ma questo è il punto da capire: se Rama sta piangendo e sta chiedendo agli alberi realmente, si è identificato. Non è più Rama, non è più una persona divina. Questo è il punto da ricordare: per Rama anche la sua vita reale era solo un ruolo. Avrai visto altri attori recitare Rama, ma Rama stesso stava solo recitando una parte – su di un palcoscenico più grande, è ovvio. A questo proposito l’India ha una storia bellissima. Credo che sia una storia unica. Una storia simile non esiste in nessun’altra parte del mondo. Si dice che Valmiki abbia scritto il Ramayana prima che Rama nascesse, e che quindi Rama abbia dovuto rispettarlo. Per cui, in realtà, il primo atto di Rama era anch’esso solo parte di un dramma. La storia fu scritta prima che Rama nascesse e quindi Rama dovette seguirla, che altro poteva fare? Quando un uomo come Valmiki scrive la storia, Rama deve seguirla. Perciò ogni cosa era in un certo senso stabilita. Sita doveva essere rapita e la guerra doveva essere combattuta. Se riesci a comprendere questo, allora puoi capire la teoria del destino, bhagya, il fato. Ha un significato molto profondo: se accetti che ogni cosa sia prestabilita, la tua vita diventerà un dramma. Se stai recitando il ruolo di Rama in quella rappresentazione, non puoi cambiarlo. Ogni cosa è prestabilita, perfino il tuo dialogo. Se dici qualcosa a Sita, stai solo ripetendo qualcosa di prestabilito e non puoi cambiarlo se la vita è considerata come prefissata. Per esempio, morirai in un determinato giorno, è prestabilito. Quando sarai sul punto di morte piangerai, ma è prestabilito, e questa e quella persona saranno attorno a te: è prestabilito. Se ogni cosa è prestabilita, tutto diventa una rappresentazione. Se ogni cosa è prestabilita significa che devi soltanto recitarla. Non ti è richiesto di viverla, ma solo di recitarla. Questa tecnica, la sesta, serve solo a fare di te uno psicodramma, una semplice rappresentazione. Sei centrato nella pausa tra i due respiri e la tua vita continua, alla periferia. Se la tua attenzione è al centro, non è realmente alla periferia: quella è solamente la “sub-attenzione”; le cose accadono da qualche parte solo vicino alla tua attenzione, puoi sentirle, puoi conoscerle, ma non sono importanti. E’ come se non stessero accadendo a te. Ripeto: se pratichi questa sesta tecnica, ti sembrerà che tutta la tua vita accada a qualcun altro, non a te. La settima tecnica di respirazione: “Con l’intangibile respiro nel centro della fronte, allorché questo raggiunge il cuore, nel momento del sonno, abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa”. Stai entrando in strati sempre più profondi. “Con l’intangibile respiro nel centro della fronte…”. Se hai conosciuto il terzo occhio, conoscerai il respiro intangibile, l’invisibile prana, nel centro della fronte, e conoscerai la pioggia che l’energia, la luce, riversa su di te. “Allorché questo raggiunge il cuore…”. Quando la pioggia raggiungerà il tuo cuore, “nel momento del sonno, abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa”. Dividi questa tecnica in tre parti. Prima devi essere in grado di percepire il prana nel respiro, la parte intangibile, la parte invisibile, la sua parte immateriale. Avviene se la tua attenzione è focalizzata tra le due sopracciglia, avviene facilmente. Avviene anche se sei attento nell’intervallo, ma un po’ meno facilmente. Se sei consapevole del centro all’altezza del tuo ombelico dove il respiro viene, tocca ed esce, anche così avviene, ma con minore facilità. Il punto più facile in cui conoscere la parte invisibile del respiro è essere centrati nel terzo occhio. Ma in qualsiasi punto sei centrato, avviene. Quindi inizia a percepire il prana che fluisce dentro di te. Se riesci a farlo, potrai sapere quando morirai: sei mesi prima del giorno della tua morte inizi a saperlo, se riesci a percepire la parte invisibile del respiro. Perché tanti santi predicano il giorno della propria morte? E’ facile perché, se riesci a vedere il contenuto del respiro, il prana che fluisce in te, puoi sentire il momento in cui il processo si inverte. Prima che tu muoia, sei mesi prima, il processo si inverte: il prana comincia a fluire fuori da te, il respiro non lo porta più all’interno, anzi al contrario, lo porta all’esterno, quello stesso respiro. Tu non puoi sentirlo perché non conosci la parte invisibile; conosci solo il visibile, il veicolo; il veicolo sarà lo stesso. Ora il respiro porta il prana all’interno, depositandolo lì, poi torna indietro vuoto, poi è di nuovo riempito di prana e rientra. Perciò ricorda: il respiro che entra e quello che esce non sono la stessa cosa. Il respiro che entra e il respiro che esce sono la stessa cosa in quando veicoli, ma l’inspirazione è colma di prana e l’espirazione ne è vuota. Hai succhiato il prana e il respiro si è svuotato. Quando ti avvicini alla morte accade l’opposto. Il respiro che entra arriva senza prana, vuoto, poiché il tuo corpo non può succhiare il prana dal cosmo; morirai, non ne hai più bisogno. L’intero processo si è invertito, e quando il respiro esce, trasporta all’esterno il tuo prana. Chi è capace di vedere l’invisibile può conoscere immediatamente il giorno della sua morte. Sei mesi prima il processo si inverte. Questo sutra è molto significativo: “Con l’intangibile respiro nel centro della fronte, allorché questo raggiunge il cuore, nel momento del sonno, abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa”. Questa tecnica deve essere praticata quando stai per addormentarti, solo allora, in nessun altro momento. E’ questo il momento giusto per praticarla. Ti stai addormentando. A poco a poco, il sonno ti sta cogliendo: tra pochi istanti la tua coscienza si dissolverà, non sarai più consapevole. Prima che quel momento giunga, diventa consapevole: consapevole del respiro e della sua parte invisibile, il prana, e percepiscilo come discendente al cuore. Continua a sentire che sta arrivando al cuore: il prana entra dal tuo cuore nel corpo. Continua a sentire che il prana sta arrivando al cuore, e lascia che il sonno sopraggiunga mentre continui a sentirlo. Continua a sentirlo e lascia che il sonno sopraggiunga e ti sommerga. Se questo accade – se senti arrivare il respiro invisibile nel cuore e il sonno ti sorprende – sarai consapevole dei sogni. Saprai che stai sognando. Di solito non lo sappiamo: mentre sogni pensi che quella sia la realtà. Anche questo accade a causa del terzo occhio. Hai mai visto qualcuno addormentato? I suoi occhi si muovono verso l’alto e convergono nel terzo occhio. Se non lo hai visto, allora osservalo. Il tuo bambino dorme: aprigli gli occhi e guarda dove sono. Le sue pupille sono andate in alto e convergono nel terzo occhio. Dico di guardare i bambini; non guardare gli adulti: non sono attendibili perché il loro sonno non è profondo, staranno solo pensando di essere addormentati. Guarda i bambini: i loro occhi si muovono verso l’alto, convergono nel terzo occhio. A causa di questa focalizzazione nel terzo occhio, consideri i tuoi sogni come reali, non riesci a sentire che sono sogni, solo al mattino te ne rendi conto, sai che stavi sognando. Ma questa è una percezione successiva, retrospettiva: durante il sogno non puoi renderti conto che stai sognando. Se te ne rendi conto, ci sono due strati: il sogno c’è, ma sei sveglio, sei consapevole. Per una persona che diventa consapevole nei sogni, questo sutra è meraviglioso. Esso dice: Abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa”. Diventando consapevole del sogno, potrai fare due cose. Prima di tutto, potrai creare dei sogni. Normalmente non riesci a farlo. Quanto impotente è l’uomo! Non puoi neppure creare dei sogni. Se vuoi sognare una determinata cosa, non puoi; non è nelle tue mani. Quanto impotente è l’uomo! Neppure i sogni riesce a creare. Sei solo una vittima dei sogni, non il loro creatore. Il sogno ti capita e non puoi fare nulla. Non puoi né fermarlo né crearlo. Ma se ti addormenti ricordando che il cuore è colmo di prana, se il prana ti tocca continuamente con ogni tuo respiro, diventerai il padrone dei tuoi sogni, e si tratta di una rara padronanza: potrai sognare qualsiasi cosa più ti piaccia. Mentre ti stai addormentando semplicemente annotati che: “Voglio sognare questo sogno” e quel sogno verrà a te. Mentre ti stai addormentando, dì solo: “Non voglio sognare quel sogno”, e quel sogno non potrà entrare nella tua mente. Ma che utilità ha diventare padroni della propria attività onirica? Non è forse inutile? No, non è inutile. Sembrerà assurdo, ma una volta che diventerai padrone dei tuoi sogni, non sognerai più, smetterai di sognare, non ne avrai più bisogno. E, a quel punto, il tuo sonno acquisterà una qualità completamente diversa, la stessa della morte. La morte è un sonno profondo. Se il tuo sonno può diventare profondo come la morte, questo significa che non ci sarà più alcuna attività onirica. Il sogno ti mantiene alla superficie del sonno e, a causa sua, ti muovi alla superficie. Siccome ti aggrappi ai sogni, ti muovi alla superficie. Quando non ci sarà più alcuna attività onirica, cadrai nelle profondità di quel mare. La morte è la stessa cosa. Ecco perché l’India ha sempre detto che il sonno è una morte di breve durata e la morte è un lungo sonno: qualitativamente sono la stessa cosa. Il sonno è una morte da un giorno all’altro. La morte è un fenomeno che di verifica da una vita all’altra, un sonno da una vita all’altra. Ogni giorno sei stanco: ti addormenti e al mattino recuperi la tua vitalità, la tua energia. Sei rinato. Dopo una vita di settanta o ottant’anni, sei completamente esausto; adesso una piccola morte non serve più: hai bisogno di una grande morte. Dopo quella grande morte o grande sonno, rinascerai con un corpo completamente nuovo. Allorché riesci a conoscere il sonno senza sogni, e a essere consapevole in esso, non avrai più paura della morte. Nessuno è mai morto, nessuno può morire: questa è l’unica cosa impossibile. Proprio ieri dicevo che la morte è l’unica certezza, e ora dico che la morte è impossibile. Nessuno è mai morto, nessuno può morire: questa è l’unica cosa impossibile, perché l’universo è vita. Noi continuiamo a rinascere, ma quel sonno è così profondo che si dimentica la vecchia identità. La tua mente viene completamente ripulita da ogni vecchio ricordo. Concepiscilo in questo modo. Oggi ti addormenti: è proprio come se ci fosse un meccanismo – e presto lo avremo – simile a quello che può cancellare un nastro su un registratore, che può ripulire un nastro in modo tale che sparisca ciò che vi è registrato. La stessa cosa è possibile con la memoria perché, in realtà, la memoria è solo una profonda registrazione. Presto o tardi scopriremo un meccanismo che può essere messo sulla testa e ripulire completamente la mente. Alla mattina non sarà più la stessa persona perché non sarai in grado di ricordare chi si è addormentato. Allora il tuo sonno apparirà come una morte. Ci sarà discontinuità. Non riuscirai a ricordare che si è addormentato. Questo accade naturalmente. Quando muori e quando rinasci, non puoi ricordare chi è morto. Ricominci da capo. Con questa tecnica, prima diventerai padrone dei tuoi sogni, vale a dire, smetterai di sognare. Oppure, se vuoi sognare, sarai in grado di farlo, ma l’attività onirica diventerà volontaria. Non sarà involontaria, non ne sarai costretto, non ne sarai vittima: la qualità del tuo sonno sarà proprio come quella della morte. Allora saprai che la morte è un sonno. Ecco perché questo sutra dice: Abbi il governo sui sogni e sulla morte stessa”. Ora saprai che la morte è solo un lungo sonno – e utile e bello perché ti dà nuova vita; ti dà tutto nuovo. La morte cessa di esistere… con la cessazione dell’attività onirica,la morte cessa di esistere. Avere potere sulla morte, una direzione sulla morte, significa anche un’altra cosa: se puoi arrivare a sentire che la morte è solo un sonno, potrai governarla; se riesci a governare i tuoi sogni, potrai governare anche la tua morte. Potrai quindi scegliere dove rinascere, in quale famiglia, quando, in quale forma: diventerai dunque padrone anche della tua nascita. Il Buddha morì… Non mi riferisco alla sua ultima vita, ma alla penultima, prima che diventasse il Buddha. Prima di morire disse: “Nascerò da questi genitori. Questa sarà mia madre, questo sarà mio padre, ma mia madre morirà immediatamente… prima che io nasca, mia madre farà determinati sogni”. Non solo hai il potere sui tuoi sogni, ma anche su quelli degli altri. Perciò il Buddha, come esempio, disse che “Si verificheranno determinati sogni. Quando sarò nel suo ventre, mia madre farà determinati sogni. Perciò allorché una donna farà questi sogni in questo ordine, sappiate che io nascerò da lei”. E così avvenne. La madre di Buddha sognò quella stessa sequenza. La sequenza era nota in tutta l’India, perché non si trattava di un’affermazione ordinaria. La conoscevano tutti, in particolare coloro che erano interessati alla religione, alle cose più profonde e ai modi di vivere esoterici. Era conosciuta, perciò i sogni furono interpretati. Freud non fu il primo interprete e, naturalmente, non il più profondo. Fu il primo solo in Occidente. Perciò il padre di Buddha chiamò immediatamente gli oniromanti, i Freud e gli Jung di quei tempi, e chiese: “Che cosa significa questa sequenza? Ho paura. Questi sogni sono rari e continuano a ripetersi nello stesso ordine. Ci sono uno, due, tre, quattro, cinque, sei sogni che si ripetono continuamente. Sono sempre gli stessi, come se si continuasse a rivedere la stessa scena sempre daccapo. Che cosa sta accadendo?”. E loro risposero: “Sarai padre di una grande anima, di uno che diventerà un Buddha. Ma tua moglie sarà in pericolo, perché allorché questo Buddha nasce è difficile che la madre sopravviva”. Il padre domandò: “Perché?”. Gli interpreti risposero: “Non possiamo dire il perché, ma quest’anima che sta per nascere ha dichiarato che, quando fosse rinata, la madre sarebbe morta immediatamente”. Più tardi fu chiesto al Buddha: “Perché tua madre morì immediatamente?. Lui rispose: “Dare alla luce un Buddha è un evento così grande che in seguito ogni altra cosa diventa futile. Perciò la madre non può continuare a esistere. Dovrà rinascere di nuovo per cominciare daccapo. Dare alla luce un Buddha è un tale apice, è un culmine tale che la madre non può continuare la sua esistenza dopo averlo fatto”. Perciò la madre morì. E il Buddha aveva detto nella sua vita precedente che sarebbe nato mentre sua madre sarebbe stata in piedi sotto una palma. E così avvenne: la madre era in piedi sotto una palma, in piedi mentre il Buddha nasceva. E lui aveva detto: “Nascerò mentre mia madre è in piedi sotto una palma e farò sette passi. Camminerò immediatamente. Questi sono i segni che vi do affinché sappiate che un Buddha è nato”. E diresse ogni cosa. E non fu così solo per il Buddha. Fu così per Gesù, fu così per Mahavira, fu così per molti altri. Nella sua vita precedente, ogni tirthankara giainista ha predetto come sarebbe nato, e ciascuno di loro ha tramandato particolari sequenze di sogni indicando i simboli, e come si sarebbe svolta ogni cosa. Puoi governare. Una volta che riesci a controllare i tuoi sogni puoi dirigere ogni cosa, perché il sonno è la sostanza stessa di questo mondo. Questa vita è fatta della stessa sostanza dei sogni. Una volta che riesci a dirigere i tuoi sogni, puoi dirigere ogni cosa. Questo sutra dice: “Sulla morte stessa”. Perciò ci si può dare una determinata nascita, una determinata vita. Ora siamo solo delle vittime: non sappiamo perché siamo nati, perché moriamo. Chi ci dirige, e perché? Non sembra esserci una ragione: tutto sembra un caos, puro accidente. E’ così perché non siamo padroni, allorché lo si diventa non è più così. L’ottava tecnica di respirazione: “Con somma devozione, concentrati sulle due giunture del respiro e conosci colui che conosce”. Tra una tecnica e l’altra ci sono piccole differenze, piccole modificazioni, ma per te possono essere grandissime. Una sola parola fa una grande differenza. Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro.” Il respiro che entra ha un punto di svolta, e così il respiro che esce. Riguardo a queste due svolte – e ne abbiamo già parlato- viene fatta una piccola differenza: vale a dire, minima nella tecnica, ma per il ricercatore può essere grandissima. Una sola condizione viene aggiunta: “Con somma devozione”, e l’intera tecnica diventa diversa. Nella prima forma non si parlava affatto di devozione, era solo una tecnica scientifica. La esegui, e funziona. Ma vi sono persone che non riescono a eseguire tecniche così aride, scientifiche. Persone orientate verso il cuore, che appartengono al mondo della devozione, per loro è stata introdotta una piccola differenza: “Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro e conosci colui che conosce”. Se l’inclinazione scientifica non ti appartiene, se non sei una mente scientifica, prova questa: Con somma devozione – con fede, amore, fiducia – centrati sulle due giunture del respiro e conosci colui che conosce”. Come farlo? In che modo? Puoi provare devozione per qualcuno: puoi provare devozione per Krishna, per Cristo, ma come provare devozione per te stesso, per questa giuntura del respiro? Il fenomeno sembra essere assolutamente non devozionale. Ma dipende… Il Tantra afferma che il corpo è il tempio. Il tuo corpo è il tempio del divino, la dimora del divino, perciò non trattarlo come un oggetto: è sacro, è santo. E mentre inspiri, non sei solo tu a inspirare: è il divino in te. Mangi, ti muovi o cammini… Considera la cosa in questo modo: non sei tu, ma è il divino che si muove in te. In questo modo ogni tuo atto diventa una vera p propria devozione. Si dice che molti santi amassero il loro corpo, lo trattavano come se appartenesse alla loro amata. Puoi trattare il tuo corpo in questo modo oppure come un semplice meccanismo: anche questo è un atteggiamento. Puoi trattarlo con colpa, peccato, come qualcosa di sporco, come qualcosa di miracoloso, come un miracolo, come la dimora del divino. Dipende da te. Se riesci a trattare il tuo corpo come un tempio, questa tecnica ti sarà d’aiuto: Con somma devozione… . Provala. Mentre mangi, non pensare di essere tu a mangiare, è il divino che mangia per tuo tramite. E osserva il cambiamento: mangi la stessa cosa, sei lo stesso, ma immediatamente ogni cosa è diversa. Stai dando il cibo al divino. Stai facendo il bagno, un’azione molto ordinaria, banale, ma cambia l’atteggiamento: senti che stai conducendo un bagno al divino in te. Allora questa tecnica sarà facile: “Con somma devozione, centrati sulle giunture del respiro e conosci colui che conosce”. La nona tecnica di respirazione: “Sdraiati come morta. Infuriata d’ira, resta così. Oppure guarda fisso senza muovere ciglio. O succhia qualcosa e diventa il succhiare”. “Sdraiati come morta.” Provaci: improvvisamente sei morto. Lascia il corpo! Non muoverlo, perché sei morto. Immagina solo di essere morto. Non puoi muovere il corpo, non puoi muovere gli occhi, non puoi piangere, non puoi urlare, non puoi fare nulla: sei semplicemente morto. E prova a sentire come ci si sente, ma non ingannarti. Potresti farlo: puoi muovere il corpo impercettibilmente. Non muoverti. Se c’è qualche zanzara, tratta il corpo come se fosse morto. E’ una delle tecniche più usate. Ramana Maharshi conseguì la sua illuminazione con questa tecnica, ma nella sua vita per lui non fu una tecnica, accadde improvvisamente e spontaneamente. Di certo deve averla praticata in un’altra vita, perché nulla avviene mai spontaneamente. Ogni cosa ha un legame causale, una causalità. Una notte, improvvisamente Ramana sentì che stava per morire; all’epoca era giovane, aveva quattordici o quindici anni. E nella sua mente era così certo che la morte lo avrebbe sopraffatto, che non poteva muovere il suo corpo: si sentiva come paralizzato. Poi sentì un improvviso soffocamento e seppe che ora il cuore stava per cedere. Non poteva neppure gridare e dire a qualcuno: “Sto per morire”. A volte può accadere in un incubo: non puoi gridare, non ti puoi muovere, e, anche quando ti svegli, per alcuni secondi non puoi fare nulla. Accade proprio così. Aveva assoluto potere sulla sua coscienza, ma nessun potere sul suo corpo. Sapeva di essere lì, di essere presente, cosciente, vigile, ma sentiva che stava per morire,e la certezza divenne così forte che non c’era altra possibilità, perciò semplicemente si arrese. Chiuse gli occhi e rimase lì a morire; aspetto semplicemente di morire. Gradatamente il corpo divenne rigido. Il corpo morì, ma divenne un problema: sapeva che il corpo era morto, ma lui era lì e lo sapeva. Sapeva di essere vivo e che il corpo era morto, perciò tornò indietro. Al mattino il corpo ridivenne normale, ma l’uomo di prima non tornò più indietro, perché aveva conosciuto la morte. Aveva conosciuto un regno diverso, una diversa dimensione della consapevolezza. Scappò da casa. Quella esperienza di morte lo cambiò completamente. Divenne uno dei rari illuminati di quest’epoca. Questa è la tecnica; questo accadde a Ramana spontaneamente, ma a te non accadrà spontaneamente. Tuttavia provaci: in qualche altra vita potrà diventare spontanea. Può accadere mentre la stai provando. Se non avviene, lo sforzo non è mai sprecato: è in te e resta in te, come un seme. Un giorno, quando i tempi saranno maturati e le piogge cadranno, germoglierà. Ogni spontaneità è proprio così. Un giorno il seme venne seminato, ma i tempi non erano maturi; non c’erano piogge. In un’altra vita i tempi diventano maturi. Sei più maturo, hai più esperienza, sei più frustrato rispetto al mondo. Allora, improvvisamente,in una particolare situazione, vengono le piogge e il seme esplode. “Sdraiati come morta. Infuria d’ira, resta così.” Naturalmente, il momento della tua morte non sarà un momento felice. Non sarà così estatico quando sentirai di essere morto. La paura si impadronirà di te, nella tua mente potrà insinuarsi la rabbia, o la frustrazione, la tristezza, l’angoscia, qualunque emozione. Sarà diverso da individuo a individuo. Il sutra dice “Infuriata d’ira, resta così”. Se ti senti infuriato, resta così. Se ti senti triste, resta così. Se provi angoscia, ansia, paura, resta così. Sei morto e non puoi fare nulla, dunque resta così. Qualsiasi pensiero sia nella mente, il corpo è morto e tu non puoi fare nulla, perciò resta fermo, immobile. Questo restare è meraviglioso, e se riesci a stare fermo per alcuni minuti, improvvisamente sentirai che ogni cosa è cambiata. Ma noi ci agitiamo subito: se un’emozione si agita nella mente, il corpo inizia a muoversi. Per questo le definiamo “emozioni”: creano un “moto” nel corpo. Se sei arrabbiato, improvvisamente il corpo comincia a muoversi. Se sei triste, il corpo comincia a muoversi. Perciò è chiamata emozione: perché crea moto nel corpo. Sentiti morto e non lasciare che le emozioni muovano il corpo. Lascia che siano presenti, ma tu “resta così”, rigido, morto. Qualsiasi cosa ci sia, non un solo movimento. Resta fermo! Non un solo movimento. “Oppure guarda fisso senza muovere ciglio”. Questo era il metodo di Meher Baba. E’ rimasto per anni interi a contemplare fissamente il soffitto della sua stanza. Per anni e anni è rimasto sdraiato, morto, sul pavimento, contemplando fissamente il soffitto senza muovere gli occhi, senza battere ciglio. Se ne stava sdraiato per ore intere, solo a guardare fisso, senza fare nulla. Guardare fisso fa bene, perché anche così ti fissi nel terzo occhio. E una volta che lo sei, anche se vuoi muovere le ciglia non puoi, diventano fisse. Meher Baba conseguì la meta tramite questo guardare fisso, e tu dici: “Come, con questi piccoli esercizi…”. Ma per tre anni è rimasto a contemplare fissamente il soffitto senza fare nulla. Tre anni sono lunghi. Fallo per tre minuti e ti sentirai come se fossi stato sdraiato per tre anni: tre minuti diventeranno molto, molto lunghi. Sembrerà che il tempo non stia passando e che l’orologio si sia fermato. Meher Baba fissò e fissò e fissò. Gradualmente i pensieri cessarono, il movimento cessò, e divenne una paura coscienza. Divenne un puro guardare fisso. Restò poi in silenzio per tutta la vita. Tramite questo guardare fisso divenne così silente interiormente, che gli fu impossibile parlare ancora. Meher Baba era in America. C’era un uomo che poteva leggere i pensieri altrui, che poteva leggere la mente, ed era veramente uno dei più straordinari lettori della mente. Chiudeva gli occhi, si sedeva di fronte a te e, in pochi minuti, entrava in sintonia con te e cominciava a scrivere ciò che stavi pensando. Fu messo alla prova migliaia e migliaia di volte, e aveva sempre ragione, non sbagliava mai. Perciò qualcuno lo condusse da Meher Baba. L’uomo si sedette, e questo fu l’unico fallimento della sua vita, l’unico fallimento. Ma a dire il vero, non possiamo neppure dire che fu un fallimento. Fissò e fissò e si sforzò, e cominciò a sudare, ma non riuscì ad affrontare una sola parola. Penna in mano rimase lì e disse: “Che razza di uomo è mai questo? Non posso leggere perché non c’è nulla da leggere. Quest’uomo è assolutamente vuoto. Mi dimentico persino che c’è qualcuno seduto lì. Dopo aver chiuso gli occhi, devo riaprirli e guardare per vedere se quest’uomo è ancora qui o se è fuggito. Per cui è difficile concentrarsi, perché nel momento in cui chiudo gli occhi mi sento ingannato, come se quell’uomo fosse scappato e non ci fosse nessuno davanti a me. Devo riaprire gli occhi, e trovo che quest’uomo è lì e non sta affatto pensando”. Quel guardare fisso, quel costante guardare fisso aveva fermato completamente la sua mente. “Oppure guarda fisso senza muovere ciglio. O succhia qualcosa e diventa il succhiare.” Si tratta di piccole modificazioni. Qualsiasi cosa andrà bene. Sei morto: è sufficiente. “Infuria d’ira, resta così.” Persino questa parte può diventare una tecnica. Sei arrabbiato: sdraiati; rimani nella rabbia. Non allontanarti da essa; non fare nulla. Rimani solamente immobile. Krishnamurti ne continua a parlare. Tutta la sua tecnica dipende da questa sola cosa: “Infuriata d’ira, resta così”. Se sei arrabbiato, sii arrabbiato e rimani arrabbiato. Non muoverti. Se riesci a restare così, la rabbia se ne andrà e tu diventerai un uomo diverso. Se sei in ansia, non fare nulla. Rimani lì, stai lì. L’ansia se ne andrà. Tu diventerai un uomo diverso e, una volta che hai osservato l’ansia senza esserne scosso, sarai il padrone. “Oppure guarda fisso senza muovere ciglio. O succhia qualcosa e diventa il succhiare.” Quest’ultima tecnica usa il corpo, ed è facile da eseguire, perché succhiare è la prima cosa che un bambino deve fare: succhiare è il primo atto della vita. Quando il bambino nasce, comincia a piangere. Forse non ti sarai mai sforzato di capire il perché di questo pianto: in realtà il bambino non sta piangendo – a noi sembra che stia piangendo – sta solo succhiando aria, e se non può piangere morirà entro pochi minuti, perché il pianto è il primo sforzo per succhiare l’aria. Il bambino non respirava mentre era nel ventre, era vivo senza respirare. Faceva la stessa cosa che fanno gli yogin sotto terra. Prendeva semplicemente il prana senza respirare, puro prana dalla madre. Ecco perché l’amore tra il bambino e la madre è assolutamente diverso dagli altri amori, perché il più puro prana – l’energia- unisce entrambi. E questo non potrà accadere una seconda volta. C’era una sottile relazione pranica: la madre dava il suo prana al bambino e il bambino non respirava affatto. Quando nasce, viene gettato fuori dalla madre in un modo ignoto. Ora il prana, l’energia, non lo raggiungerà così facilmente. Deve respirare da sé. Il primo pianto è uno sforzo per succhiare, e poi succhierà il latte dal seno materno. Queste sono le prime azioni fondamentali che noi tutti abbiamo fatto. Qualsiasi cosa tu abbia fatto viene dopo. Questo sono le prime azioni della vita. Possono essere praticate di nuovo. Questo sutra dice: “O succhia qualcosa e diventa il succhiare”. Prova a succhiare qualcosa: succhia l’aria, ma dimenticati dell’aria, diventa il succhiare. Che cosa significa? Stai succhiando qualcosa: sei colui che succhia, non il succhiare. Tu te ne stai in disparte e succhi. Questo sutra dice di non stare in disparte: trasferisciti nell’azione e diventa il succhiare. Prova qualsiasi cosa che faccia al caso. Stai correndo: diventa il correre, non essere il corridore. Diventa il correre e dimenticati del corridore. Senti che dentro di te non c’è alcun corridore, ma solo il processo del correre. Sei il processo, un processo che corre come un fiume. Non c’è nessuno dentro di te. All’interno è tranquillo e c’è solo un processo. Succhiare va bene, ma sentirai che è molto difficile perché ce ne siamo completamente dimenticati, ma non veramente del tutto, perché continuiamo ad averne dei surrogati. Il seno materno è sostituito dalla sigaretta: continui a succhiare. Non è nient’altro che il capezzolo, il seno materno e il capezzolo. E quando il fumo caldo fluisce dentro di te, è proprio come il latte caldo. Perciò coloro a cui non fu concesso di succhiare il seno della madre quanto avrebbero veramente voluto, più tardi fumeranno. Questo è un surrogato, ma andrà vene anche il surrogato. Mentre stai fumando una sigaretta, diventa il succhiare. Dimenticati della sigaretta, dimenticati di colui che fuma. Diventa il fumare. C’è l’oggetto che stai succhiando, c’è il soggetto che succhia e, tra l’uno e l’altro, il processo del succhiare. Diventa il succhiare, diventa il processo. Provaci. Dovrai provare con molte cose, alla fine troverai ciò che va bene per te. Stai bevendo dell’acqua. L’acqua fresca sta entrando: diventa il bere. Non bere l’acqua. Dimenticati dell’acqua, dimenticati di te stesso e della tua sete. Diventa solamente il bere, il processo stesso. Diventa la freschezza, il contatto, l’entrata, e il succhiare che è necessario al processo. Perché no? Che cosa succederà? Se diventi il succhiare, che cosa succederà? Se riesci a diventare il succhiare, immediatamente diventerai innocente – come un bambino appena nato, di un giorno – perché quello è il primo processo. In un certo senso regredirai, ma lo desideri. L’essere stesso dell’uomo desidera ardentemente il succhiare. Prova molte cose, ma nulla è di aiuto perché il punto essenziale sfugge. A meno che non diventi il succhiare, nulla sarà di aiuto. Perciò provaci. Diedi questo metodo a un uomo. Aveva provato molte cose; aveva provato molti, molti metodi. Venne quindi da me, così gli domandai: “Se ti dessi una cosa da scegliere in tutto il mondo, cosa sceglieresti?”. E gli dissi di chiudere gli occhi e di dirmelo immediatamente, senza pensarci. Si intimorì, divenne esitante, perciò gli dissi: “Non avere paura, non esitare. Sii schietto e rispondimi”. Lui rispose: “E’ assurdo, ma di fronte a me appare un seno”. E subito cominciò a sentirsi colpevole. Perciò gli dissi: “Non sentirti colpevole. Non c’è nulla di male in un seno; è una delle cose più belle. Perché dunque sentirsi in colpa?”. Ma rispose: “Questa è sempre stata una mia ossessione”. E aggiunse: “Ti prego, prima dimmi questo, poi puoi procedere con il tuo metodo e la tua tecnica: prima dimmi perché sono così interessato ai seni di una donna? Ogni volta che guardo una donna, la prima cosa che vedo è il seno. Il resto del corpo è secondario”. E non è così solo per lui: E’ così per tutti, per quasi tutti. Ed è naturale, perché il seno della madre è stata la prima cosa conosciuta nell’universo. E’ fondamentale. Il primo contatto con l’universo è stato il seno della madre. Ecco perché i seni sono così attraenti. Sembrano bellissimi, attraggono, hanno una forza magnetica. Questa loro forza magnetica deriva dal nostro inconscio. Quella è stata la prima cosa con cui sei venuto in contatto e tale contatto era piacevole, bellissimo. Ti dà cibo, vitalità immediata, amore, tutto. Il contatto era soffice, ricettivo, invitante: nella mente dell’uomo è rimasto tale. Perciò dissi a quell’uomo: “Ora ti darò il metodo”. E il metodo che gli diedi fu quello di succhiare qualcosa e di diventare il succhiare. Gli dissi: “Semplicemente chiudi gli occhi. Immagina i seni di tua madre o i seni di qualsiasi altra donna, dei seni che ti piacciano. Immagina e comincia a succhiare come se ci fosse un vero seno. Comincia a succhiare”. Cominciò a succhiare. In capo a tre giorni succhiava così velocemente, così pazzamente, ne divenne talmente affascinato, che mi disse: “E’ diventato un problema. Voglio succhiare tutto il giorno. E’ così bello, e si crea un silenzio così profondo!”. Nel giro di tre mesi il succhiare divenne un gesto molto, molto silenzioso. Le labbra si fermarono Non sembrava nemmeno che stesse facendo qualcosa, ma era cominciato il succhiare interiore. Succhiava tutto il giorno. Divenne un mantra, un japa, la ripetizione di un mantra. Dopo tre mesi venne da me e disse: “Mi sta capitando una cosa strana. Qualcosa di dolce cade continuamente dalla mia testa sulla lingua, ed è così dolce, riempie così tanto di energia, che mangiare è diventato solo una formalità. Mangio qualcosa per non creare problemi in famiglia. Ma qualcosa viene continuamente a me. Ed è così dolce, vivificante”. Gli dissi di continuare. Altri tre mesi, e un giorno arrivò da me veramente impazzito, danzava di fronte a me, e disse: “Il succhiare è scomparso, ma io sono un uomo diverso. Non sono più lo stesso uomo che era venuto da te. Una soglia si è aperta dentro di me. Qualcosa si è rotto e non è rimasto alcun desiderio. Ora non voglio più nulla, neppure Dio, neppure moksha, la liberazione. Non voglio più nulla. Ora va tutto bene così com’è. L’accento e sono beato”. Provalo: semplicemente succhia qualcosa e diventa il succhiare. Può essere di aiuto a molti perché è l’azione primaria. Basta per oggi. Il libro dei segreti Osho