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SUTRA
10
Mentre vieni accarezzata, dolce principessa, entra in quella carezza come vita eterna.
11
Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico di una formica. Allora!
12
Quando sei sdraiata su un letto o seduta su una sedia, lasciati diventare senza peso, oltre
la mente.
L’uomo ha un centro, ma vive fuori – fuori dal centro. Questo crea una tensione interna, un
tumulto costante, angoscia. Non sei dove dovresti essere, non sei nel tuo giusto equilibrio.
Non sei in equilibrio, e questo essere fuori centro è la base di ogni tensione mentale: se
diventa eccessiva, impazzisci. Un “pazzo” è uno andato completamente “fuori di sé”.
L’uomo illuminato è proprio l’opposto del pazzo: è centrato in se stesso. Tu sei in mezzo;
non sei andato completamente fuori di te, ma non sei neppure nel tuo centro:
semplicemente ti muovi nell’intervallo tra l’uno e l’altro. A volte ti muovi molto, molto
lontano, per cui hai momenti in cui sei temporaneamente pazzo. Nella rabbia, nel sesso, in
qualsiasi cosa ti abbia fatto allontanare troppo da te stesso, diventi temporaneamente
pazzo. Allora non c’è più alcuna differenza tra te e il pazzo. L’unica differenza è che lui è lì
in modo permanente e tu ci sei in modo temporaneo; tornerai indietro. Quando sei
arrabbiato, è pazzia, ma non è permanente. A livello qualitativo non c’è differenza, a livello
quantitativo c’è una differenza. La qualità è la stessa, perciò talvolta tocchi la pazzia e
talvolta, quando sei rilassato, totalmente a tuo agio, tocchi anche il tuo centro. Quelli soni
momenti di beatitudine. Accadono. Allora sei proprio come un Buddha o come Krishna, ma
solo temporaneamente, momentaneamente. Non rimarrai lì. In realtà, non appena ti rendi
conto che sei beato, ti sei già mosso. La beatitudine è così istantanea che, nel momento in
cui l’hai riconosciuta, è già finita. Noi continuiamo a muoverci tra questi due poli, ma
questo movimento è pericoloso, perché in questo modo non puoi creare un’autoimmagine,
un’immagine stabile di te. Non sai chi sei. Se continui a muoverti dalla pazzia all’essere
centrato in te stesso, se questo movimento è costante, non puoi avere un’immagine solida
di te stesso: ne avrai una liquida. Quindi non sai chi sei: è molto difficile. Ecco perché, se ti
aspetti momenti di beatitudine, hai persino paura, e perciò cerchi di fissare te stesso da
qualche parte tra l’uno e l’altro polo. E’ questo ciò che noi intendiamo per normale essere
umano: non tocca mai la sua pazzia nella rabbia e non tocca neppure quella totale libertà,
quell’estasi. Non si allontana mai da un’immagine solida. In verità l’uomo normale è un
morto che vive tra questi due punti. Ecco perché tutti coloro che sono eccezionali – grandi
artisti, pittori, poeti – non sono normali: sono molto liquidi; a volte toccano il centro, a volte
diventano pazzi: si muovono velocemente tra questi due poli. E’ naturale che la loro
angoscia sia immensa, la loro tensione fortissima. Devono vivere tra due mondi
cambiando costantemente se stessi. Ecco perché sentono di non avere identità. Sentono,
per usare le parole di Colin Wilson, di essere degli outsider. Nel mondo di normalità loro
sono degli outsider. Sarà utile definire questi quattro tipi: il primo è l’uomo normale che ha
un’identità solida, fissa, che sa chi è – un dottore, un ingegnere, un professore,un santo –
e non si allontana mai da lì: resta costantemente attaccato all’identità, all’immagine. Il
secondo tipo sono coloro che hanno immagini liquide: poeti, artisti, pittori, cantanti. Non
sanno chi sono; a volte diventano semplicemente normali, a volte impazziscono, a volte
toccano l’estasi che tocca un Buddha. Il terzo è dato da coloro che sono
permanentemente pazzi. Sono andati fuori di sé; non tornano mai indietro, a casa loro.
Non ricordano neppure di avere una casa. Il quarto sono coloro che sono arrivati a casa
loro… il Buddha, Cristo, Krishna. Questa quarta categoria – coloro che sono arrivati a
casa – comprende individui completamente rilassati. Nella loro consapevolezza non c’è
tensione, non c’è sforzo, non c’è desiderio. In una parola, non c’è divenire. Non vogliono
diventare nulla. Sono, sono stati. Nessun divenire! E sono a loro agio con il loro essere.
Qualsiasi cosa essi siano, si trovano a loro agio. Non vogliono cambiare: non vogliono
andare da nessuna parte. Non hanno alcun futuro. Per loro, questo istante è l’eternità…
nessuna brama, nessun desiderio. Questo non significa che un Buddha non mangi e non
dorma: mangerà, dormirà, ma questi non sono desideri. Un Buddha non proietterà questi
desideri. Non mangerà domani: lo farà oggi. Ricordati questo: tu continui a mangiare nel
domani, continui a mangiare nel futuro, continui a mangiare nel passato, ieri. Succede
raramente che mangi oggi. Mentre stai mangiando oggi, la tua mente si muoverà da
qualche altra parte. Mentre cercherai di dormire, comincerai a mangiare domani, oppure
giungerà il ricordo del passato. Un Buddha mangia oggi, vive in questo preciso istante,
non proietta la sua vita nel futuro perché per lui non c’è futuro. Allorché il futuro arriva,
arriva come presente. E’ sempre oggi, è sempre adesso. Perciò un Buddha mangia, ma
non mangia mai nella mente: ricordatelo. Non c’è un mangiare cerebrale. Tu continui a
mangiare nella mente ed è assurdo perché la mente non è fatta per mangiare. Tutti i tuoi
centri sono confusi: la tua intera combinazione mente-corpo è mescolata, è pazza. Un
Buddha mangia, ma non pensa mai al mangiare. E questo vale per ogni cosa. Perciò un
Buddha mentre mangia è ordinario come te. Non pensare che non mangi, o che quando
c’è un sole infuocato non sudi, o che quando c’è un vento gelido non senta freddo. Lo
sentirà, ma sempre nel presente, mai nel futuro. Non c’è divenire. Se manca il divenire,
non c’è tensione. Cerca di capirlo con chiarezza. Se non esiste divenire, come può esserci
una tensione? Tensione significa che vuoi essere qualcosa che non sei. Sei A e vuoi
essere B, sei povero e vuoi essere ricco, sei brutto e vuoi essere bello, oppure sei stupido
e vuoi essere saggio. Qualunque cosa sia ciò che si vuole, qualunque sia il desiderio, la
forma è sempre questa: A vuole diventare B. Qualunque cosa tu sia, non ne sei
soddisfatto: per esserlo è necessario qualcos’altro, questa è la struttura costante di una
mente che desidera. E quando otterrai ciò che vuoi, di nuovo la mente dirà che questo non
è sufficiente, che è necessario qualcos’altro. La mente è in perenne movimento. Qualsiasi
cosa tu ottenga, diventa inutile: è inutile nel momento stesso in cui la ottieni. Questo è il
desiderio. Il Buddha l’ha chiamata trishna: questo è il divenire. Ti muovi da una vita
all’altra, da un mondo all’altro, e questo continua. Può continuare all’infinito, non c’è fine a
questo movimento, non c’è fine al desiderio, al desiderare. Ma se non c’è divenire, se
accetti totalmente qualsiasi cosa tu sia – brutto o bello, saggio o stupido, ricco o povero –
qualsiasi cosa tu sia, se tu l’accetti nella sua totalità, il divenire cessa. In questo caso non
c’è più tensione, la tensione non può esistere, non c’è più angoscia, e sei a tuo agio, non
sei preoccupato. Questa mente che non diviene è una mente che è centrata nel Sé.
Proprio all’estremo opposto c’è il pazzo, che non ha alcun essere: è solo un divenire. Ha
dimenticato ciò che è. A è completamente dimenticato e lui sta cercando di essere B. Non
sa più chi è: conosce solo l’obbiettivo che desidera. Non vive qui e ora: vive altrove. Ecco
perché a noi sembra pazzo, folle, perché tu vivi in questo mondo e lui nel mondo dei suoi
sogni. Non fa parte del tuo mondo: sta vivendo da qualche altra parte. Ha completamente
dimenticato la sua realtà qui e ora e insieme a se stesso, ha dimenticato il mondo intorno
a sé che è reale. Vive in un mondo irreale. Per lui la realtà è solo quella. Un Buddha vive
nell’essere in questo preciso istante, e il pazzo è esattamente l’opposto: non vive mai nel
qui e ora, nell’essere, ma sempre nel divenire, da qualche parte sull’orizzonte. Questi sono
due estremi opposti. Perciò, ricorda, il pazzo non è in opposizione a te, è contrapposto al
Buddha, e anche il Buddha non è in opposizione a te, si oppone al pazzo. Tu sei nel
mezzo, sei il miscuglio di entrambi: hai momenti di pazzia, hai momenti d’illuminazione,
ma entrambi sono mescolati. A volte, se sei rilassato, ti accade una visione fugace del
centro. Ci sono momenti in cui sei rilassato. Sei innamorato: per pochi attimi, per un solo
istante, il tuo amante, la tua amata, è con te. Hai desiderato a lungo, ti sei sforzato a
lungo, e finalmente la tua amata è con te. Per un istante la mente si spegne. Ti sei
sforzato a lungo per essere con l’amata. La mente ha continuato a desiderare, a
desiderare e a desiderare ancora, e a pensare e pensare senza posa all’amata. Ora lei è lì
e all’improvviso la mente non è più in grado di pensare. Il vecchio processo non può
essere portato avanti. Chiedevi l’amata: ora lei c’è, perciò la mente semplicemente si
ferma. In quel momento, non c’è desiderio. Sei rilassato; all’improvviso sei catapultato
indietro verso te stesso. Se un amante non riesce a catapultarti verso te stesso, non è
amore. Se non diventi te stesso in presenza dell’amata, significa che quello non è amore.
Se alla presenza dell’amante o dell’amata, la mente non cessa completamente di
funzionare, significa che quello non è amore. A volte succede che la mente si arresta e per
un istante non c’è desiderio. L’amore è assenza di desiderio. Cerca di capirlo: puoi
desiderare l’amore, ma l’amore è assenza di desiderio. Quando l’amore accade non c’è
desiderio; la mente è tranquilla, calma, rilassata. Non c’è più divenire, non c’è più alcun
posto dove andare. Ma questo accade solo per pochi attimi, se mai accade. Se hai
veramente amato qualcuno, questo accadrà per pochi attimi. E’ uno shock. La mente non
può funzionare perché l’intero meccanismo è diventato inutile, assurdo. Colei per la quale
sospiri è lì, e ora la mente non può pensare che cosa fare. Per pochi attimi l’intero
meccanismo si arresta. Sei rilassato in te stesso. Hai toccato il tuo essere, il tuo centro, e
ti senti alla sorgente del benessere. Una beatitudine ti colma, una fragranza ti circonda:
all’improvviso non sei più lo stesso uomo di prima. Ecco perché l’amore trasforma così
tanto. Se sei innamorato, non puoi nasconderlo. E’ impossibile! Se sei innamorato, sarà
evidente. Lo mostreranno i tuoi occhi, il tuo viso, il modo in cui cammini, come ti siedi, ogni
cosa lo rivelerà, perché non sei più lo stesso uomo. Non c’è più la mente che desidera.
Solo per pochi attimi sei come un Buddha. Questo non può continuare a lungo perché è
solo uno shock. La mente cercherà immediatamente di trovare un modo, una scusa per
pensare di nuovo. Per esempio, la mente può cominciare a pensare che hai raggiunto il
tuo obiettivo, hai raggiunto il tuo amore, e ora? Ora che cosa farai? Quindi comincia il
profetizzare, comincia il dibattito. Cominci a pensare: “Oggi ho raggiunto la mia amata, ma
sarà forse lo stesso anche domani?”. La mente ha iniziato a lavorare e, non appena
lavora, tu sei tornato di nuovo nel divenire. A volte una persona smette di desiderare
anche senza l’amore, solo per fatica, per stanchezza. Anche in questo caso vieni
catapultato in te stesso. Quando non sei lontano da te stesso, sei per forza nel tuo Sé, non
importa quale possa esserne la causa. Quando una persona è esausta, affaticata, quando
non si sente neanche di pensare o di desiderare, quando è completamente frustata, senza
alcuna speranza, all’improvviso si sente a casa. Ora non può andare da nessuna parte:
tutte le porte sono chiuse, la speranza è scomparsa e con essa il desiderio, il divenire:
Non durerà a lungo perché la mente è dotata di un meccanismo. Può spegnersi per
qualche istante, ma ritornerà in vita all’improvviso perché tu non puoi esistere senza
speranza: dovrai trovare qualche speranza. Non puoi esistere senza desiderio, perché non
sai come si fa a vivere senza desideri, dovrai creare qualche desiderio. In qualsiasi
situazione nella quale accada che improvvisamente la mente cessi di funzionare, tu sei nel
tuo centro. Sei in vacanza, in una foresta o in un posto di montagna, oppure in spiaggia: la
tua mente ordinaria all’improvviso non funzionerà più. Non c’è l’ufficio, non c’è la moglie,
non c’è il marito: a un tratto c’è una situazione del tutto nuova, e la mente avrà bisogno di
un po’ di tempo per funzionare in quel nuovo contesto, per adattarvisi, La mente si sente
disadattata. La situazione è così nuova che ti rilassi, e sei al tuo centro. In questi attimi
diventi un Buddha, ma questi saranno solamente degli attimi, Poi ti perseguiteranno, e
vorresti riprodurli sempre e di nuovo e ripeterli. Ma ricorda, sono accaduti
spontaneamente, perciò non puoi riprodurli, e più ci proverai, più sarà impossibile che
vengano a te. Questo capita a tutti. Hai amato qualcuno, e durante il tuo primo incontro la
mente si è fermata per alcuni attimi. Poi ti sei sposato. Perché ti sei sposato? Per
continuare a ripetere quei momenti meravigliosi, ma sono accaduti quando non eri
sposato, e non possono accadere nel matrimonio perché l’intera situazione è diversa.
Quando due persone si incontrano per la prima volta, l’intera situazione è nuova: in essa
le loro menti non possono funzionare. Sono così sommersi, così colmati dalla nuova
esperienza, dalla nuova vita, dalla nuova fioritura! Poi la mente comincia a funzionare e
loro pensano: “Questo è un momento bellissimo!Voglio continuare a ripeterlo ogni giorno,
quindi dovrei sposarmi”. La mente distruggerà ogni cosa. Matrimonio significa mente.
L’amore è spontaneo, il matrimonio è calcolato. Sposarsi è una cosa matematica. Adesso
aspetti quegli attimi, ma non verranno più. Ecco perché tutti gli uomini e le donne sposate
sono frustati, perché stanno aspettando eventi che accadono in passato. Come mai non
accadono più? Non possono accadere perché ti manca l’intera situazione: ora non sei
nuovo, ora non c’è spontaneità, ora l’amore è una routine, ora ogni cosa è prevista e
pretesa. Ora l’amore è diventato un diventato un dovere, non un divertimento. All’inizio era
un divertimento, ora è un dovere, e il dovere non può darti la stessa beatitudine che ti può
dare il divertimento. E’ impossibile! E’ stata la tua mente a creare l’intera cosa. Ora tu
continui a farti aspettative e, più te le fai, minore sarà la possibilità che si realizzino.
Questo accade ovunque, non solo nel matrimonio. Vai da un Maestro e l’esperienza è
nuova. La sua presenza, le sue parole, il suo modo di vivere sono nuovi: all’improvviso la
mente smette di funzionare. Dunque pensi: “Questo è l’uomo che fa per me, perciò devo
andarci ogni giorno”, e ti sposi con lui. A poco a poco la frustrazione comincia a prendere
corpo perché ne hai fatto un dovere, una routine. Ora quelle stesse esperienze non
verranno più, quindi pensi che quest’uomo ti abbia ingannato o che in qualche modo ti
abbia beffato. Perciò pensi: “La prima esperienza era un’allucinazione. Devo essere stato
ipnotizzato o chissà che altro. Non era reale”. Era reale: è la tua mente ordinaria a
renderla irreale. E quindi la mente cerca di aspettarsi qualcosa, ma la prima volta che
l’esperienza accade non te la stavi aspettando. Eri venuto senza aspettative, eri
semplicemente aperto a ricevere qualunque cosa sarebbe accaduta. Ora vieni ogni giorno
aspettandoti qualcosa, con una mente chiusa, ma ciò che aspetti non può accadere.
Accade sempre in uno stato di apertura mentale, in una situazione nuova. Questo non
significa che tu debba cambiare la tua situazione ogni giorno, ma solamente che non devi
permettere che la tua mente crei uno schema, allora tua moglie sarà nuova ogni giorno,
tuo marito sarà nuovo ogni giorno. Ma non permettere che la mente crei uno schema di
aspettative, non permetterle di muoversi nel futuro e il tuo Maestro sarà nuovo ogni giorno,
il tuo amico sarà nuovo ogni giorno. Ogni cosa al mondo è nuova, eccetto la mente. La
mente è l’unica cosa a essere vecchia. E’ sempre vecchia. Il sole sorge nuovo ogni giorno.
Non è il vecchio sole. La luna è nuova; il giorno, la notte, i fiori, gli alberi… ogni cosa è
nuova, eccetto la tua mente. La tua mente è sempre vecchia – ricorda, sempre – perché
ha bisogno del passato, dell’esperienza accumulata, dell’esperienza proiettata. La mente
ha bisogno del passato e la vita ha bisogno del presente. La vita è sempre beata, la mente
non lo è mai. Tutte le volte che permetti alla mente di intromettersi, incomincia la miseria.
Questi momenti spontanei non si ripeteranno di nuovo, perciò che cosa fare? Come si può
essere continuamente in uno stato rilassato? Questi tre sutra servono a questo: sono tre
tecniche per permetterti di sentirti a tuo agio, tecniche per rilassare i nervi. Come rimanere
nell’essere? Come non spostarsi nel divenire? E’ difficile, arduo, ma queste tecniche
possono essere d’aiuto. Queste tecniche ti catapulteranno in te stesso.
La prima tecnica di rilassamento: “Mentre vieni accarezzata, dolce principessa, entra in
quella carezza come vita eterna”. Shiva inizia con l’amore. La prima tecnica riguarda
l’amore, perché l’amore è la cosa più vicina, nella tua esperienza, a uno stato di
rilassamento. Se non riesci ad amare, ti sarà possibile rilassarti. Se riuscirai a rilassarti, la
tua vita diventerà una vita d’amore. Un uomo teso non può amare, perché vive una vita
costantemente finalizzata verso uno scopo; può fare soldi, ma non può amare, perché
l’amore non ha scopo alcuno. L’amore non è un bene di consumo, non lo si può
accumulare, non si può farne un conto in banca; con esso non si può rafforzare il proprio
ego. L’amore è davvero l’atto più assurdo, senza alcun significato oltre se stesso, senza
alcuno scopo oltre se stesso. Esiste di per sé, non per qualche altra cosa. Guadagni
denaro per qualcosa: è un mezzo. Costruisci una casa perché qualcuno ci viva: è un
mezzo. L’amore non è un mezzo. Perché ami? Per che cosa ami? L’amore in se stesso è
il fine. Ecco perché una mente calcolatrice, logica, una mente che pensa in termini di
scopo, non può amare. Tale mente sarà tesa, perché lo scopo può essere raggiunto solo
nel futuro, mai nel qui e ora. Stai costruendo una casa: non puoi viverci in questo preciso
istante, dovrai prima costruirla. Potrai viverci nel futuro, non ora. Guadagni del denaro: il
conto in banca si farà in futuro, non ora. I mezzi dovrai usarli ora, e i fini verranno in futuro.
L’amore è sempre presente, non ha futuro. Ecco perché l’amore è così vicino alla
meditazione. Ecco perché anche la morte è così vicina alla meditazione, perché anche la
morte è sempre qui e ora, non può mai accadere nel futuro. Puoi forse morire nel futuro?
Puoi morire solo nel presente. Nessuno è mai morto nel futuro. Come puoi morire nel
futuro? Oppure, come puoi morire nel passato? Il passato se n’è andato, non c’è più,
perciò non puoi morire in esso. Il futuro non è ancora giunto, quindi come puoi morire in
esso? La morte accade sempre nel presente. La morte, l’amore, la meditazione –
accadono tutti nel presente. Perciò se hai paura della morte, non puoi amare. Se hai paura
dell’amore, non puoi meditare. Se hai paura della meditazione, la tua vita sarà inutile,
inutile non nel senso di uno scopo, nel senso che non sarai mai capace di sentire in essa
alcuna beatitudine. La tua esistenza sarà futile. Può sembrare strano connettere amore,
meditazione, morte. Non lo è! Sono esperienze simili. Perciò se riesci a penetrare una di
esse, puoi penetrare anche le due rimanenti. Shiva comincia con l’amore. Dice: Mentre
vieni accarezzata, dolce principessa, entra in quella carezza come vita eterna”. Questa
tecnica implica molte cose: mentre sei amato, il passato è cessato, il futuro non è ancora.
Ti muovi nella dimensione del presente, ti muovi nell’adesso. Hai mai amato qualcuno? Se
hai amato qualcuno, sai che in quel momento la mente non c’è più. Ecco perché i
cosiddetti uomini saggi dicono che gli amanti sono ciechi, senza testa, pazzi.
Essenzialmente ciò che dicono è giusto: gli amanti sono ciechi perché non hanno occhi
per il futuro, per calcolare ciò che stanno facendo. Sono ciechi: non possono vedere il
passato. Che cosa è capitato agli amanti? Si muovono semplicemente qui e ora, senza
alcuna considerazione per il passato o per il futuro, senza alcuna considerazione per le
conseguenze. Ecco perché sono detti ciechi. Lo sono! Sono ciechi per coloro che
calcolano, e sono veggenti per coloro che non calcolano. Chi non calcola vedrà l’amore
come il vero occhio, la visione reale. Perciò, prima cosa: nel momento d’amore il passato
e il futuro non ci sono più. Dunque c’è da capire un punto delicato: quando non c’è né
passato né futuro, puoi forse chiamare questo istante il presente? E’ il presente solo tra i
due, tra il passato e il futuro. E’ relativo. Se non c’è passato né futuro, che senso ha
chiamarlo il presente? E’ senza senso. Ecco perché Shiva non usa la parola “presente”,
dice “Vita eterna”. Intende eternità… entrare nell’eternità. Noi dividiamo il tempo in tre
parti: passato, presente, futuro. Questa divisione è falsa, assolutamente falsa. In realtà il
tempo è passato e futuro: il presente non fa parte. Il presente fa parte dell’eternità. Tempo
è ciò che è passato, ciò che è a venire. Ciò che è non è tempo, perché non passa mai:
esiste sempre. L’adesso è sempre qui. E’ sempre qui! Questo adesso è eterno. Se esci
dal passato, non vai mai nel presente, vai sempre nel futuro. Non arriva alcun momento
che sia presente. Dal passato vai sempre nel futuro. Dal presente non puoi mai trasferirti
nel futuro: vai sempre più in profondità, in un presente sempre più presente. Questa è vita
eterna. Possiamo dirlo in questo modo: il tempo va dal passato al futuro. Tempo significa
che ti muovi su un piano, su una linea retta, oppure possiamo chiamarlo piano orizzontale.
Nel momento in cui sei nel presente la dimensione cambia: ti muovi verticalmente, in su o
in giù, verso l’altezza o verso la profondità. Ma in questo caso non ti muovi mai
orizzontalmente. Un Buddha, uno Shiva vivono nell’eternità, non nel tempo. A Gesù fu
chiesto: “Che cosa accadrà nel tuo regno di Dio?”. La domanda di quell’uomo non
riguardava il tempo: stava chiedendo che cosa sarebbe successo ai suoi desideri, come si
sarebbero realizzati; stava chiedendo se ci sarebbe stata vita eterna o la morte, se ci
sarebbe stata miseria, se ci sarebbero stati uomini inferiori e superiori. Stava chiedendo
cose di questo mondo, quando domandò: “Che cosa accadrà nel tuo regno di Dio?” E
Gesù rispose… la risposta è simile a quella di un monaco Zen: “Non ci sarà più il tempo”.
Può darsi che quell’uomo non abbia capito niente. “Non ci sarà più tempo”: Gesù disse
solo questo. “Non ci sarà più tempo”, perché il tempo è orizzontale e il Regno di Dio è
verticale… è eterno. E’ sempre qui! Per entrarvi devi solo spostarti fuori dal tempo. Per
questo l’amore è la prima soglia: attraverso di essa ti puoi spostare fuori del tempo. Per
questo tutti vogliono essere amati, vogliono amare, e nessuno sa perché venga data così
tanta importanza all’amore, perché ci sia un così intenso desiderio d’amore e, a meno che
tu non lo conosca nel modo giusto, non potrai né amare né essere amato perché l’amore è
uno dei fenomeni più profondi su questa Terra. Noi continuiamo a pensare di poter amare
così come siamo: non è così, ed è per questo che si resta frustati. L’amore è una
dimensione diversa: se si cerca di amare qualcuno nel tempo, si rimarrà sconfitti. Nel
tempo l’amore non è possibile. Mi ricordo un aneddoto. Mira era innamorata di Krishna.
Lei era donna di casa, la moglie di un principe. Il principe diventò geloso di Krishna. Non
c’era più, non era presente, non era un corpo fisico. C’era un intervallo di cinquemila anni
fra l’esistenza fisica di Krishna e quella di Mira. Perciò in realtà come poteva Mira essere
innamorata di Krishna? L’intervallo di tempo era immenso! Un giorno il principe, il marito,
chiese a Mira: “Continui a parlare del tuo amore, continui a danzare e cantare intorno a
Krishna. Ma dov’è? Di chi ti sei tanto innamorata? Con chi è che stai parlando
continuamente?”. Mira parlava con Krishna, cantava, rideva, litigava. Sembrava pazza, e
lo era, ai nostri occhi. Il principe disse: “Sei impazzita? Ma dov’è il tuo Krishna? Chi è che
ami? Con chi conversi? E io sono qui, e tu mi hai completamente dimenticato”. Mira disse:
“Krishna è qui, tu non sei qui, perché Krishna è eterno; tu non lo sei. Lui sarà sempre qui,
è sempre stato qui, è qui. Tu non sarai qui, tu non eri qui. Un giorno tu non eri qui, un altro
non sarai più qui; perciò come posso credere che tra queste due inesistenze tu sia qui?
Com’è possibile un’esistenza tra due inesistenze? Il principe è nel tempo, ma Krishna è
nell’eternità. Quindi puoi essere vicino al principe, ma la distanza non può essere distrutta:
sarai distante. Nel tempo puoi essere molto, molto distante da Krishna, ma puoi essere
vicino. Però è una dimensione diversa. Io guardo davanti a me c’è un muro; sposto gli
occhi e c’è un cielo: Quando guardi nel tempo c’è sempre un muro, quando guardi oltre il
tempo c’è il cielo aperto… infinito. L’amore dischiude l’infinito, l’eternità dell’esistenza.
Perciò, se hai mai amato, si può fare dell’amore una tecnica di meditazione. La tecnica è
questa: “Mentre vieni accarezzata, dolce principessa, entra in quella carezza come vita
eterna”. Amando, non restare in disparte; ama e spostati nell’eternità. Quando ami
qualcuno, sei forse lì in quanto amante? Se tu ci sei nel tempo e l’amore è falso,
solamente una finzione. Se ci sei ancora e riesci a dire: “Io sono”, puoi essere fisicamente
vicino, ma spiritualmente sei all’estremo opposto. Quando sei innamorato, il tu non ci deve
essere; solo l’amore, solo l’amare. Diventa l’amare. Mentre accarezzi la persona amata,
diventa la carezza; mentre baci, non essere colui che bacia o colei è baciata: sii il bacio!
Dimenticati completamente dell’ego: dissolvilo nell’atto, trasferisciti nell’atto così
profondamente da annullare colui che agisce. Se non riesci a trasferirti nell’amore, ti sarà
difficile trasferirti nel mangiare o nel camminare, molto difficile, perché l’amore è
l’approccio più facile per dissolvere l’ego. Ecco perché coloro che sono egoisti non
possono amare: possono parlare d’amore, possono cantarlo, possono scriverne, ma non
possono amare. L’ego non può amare! Shiva dice di diventare l’amare. Quando sei
nell’amplesso, diventa l’amplesso, diventa il bacio. Dimenticati di te stesso così totalmente
da poter dire: “Io non esisto più. Esiste solo l’amore”. Allora il cuore non pulsa più, ma
pulsa l’amore. Il sangue non circola più: circola l’amore. Gli occhi non vedono più: l’amore
che vede. Le mani non si muovono per toccare: è l’amore che si muove per toccare.
Diventa amore ed entra nella vita eterna. L’amore cambia improvvisamente la tua
dimensione: sei gettato fuori dal tempo e sei faccia a faccia con l’eternità. L’amore può
diventare una meditazione profonda possibile. E, a volte, gli amanti hanno conosciuto ciò
che neanche i santi hanno conosciuto, hanno toccato quel centro che molti yogin hanno
mancato. Ma sarà solo una visione fugace, a meno che non trasformi il tuo amore in
meditazione. Il Tantra intende proprio questo: la trasformazione dell’amore in meditazione.
Ora puoi capire perché il Tantra parla tanto dell’amore e del sesso. Come mai? Perché
l’amore è la soglia più naturale e più facile da cui trascendere questo mondo, questa
dimensione orizzontale. Guarda Shiva con la sua consorte Devi. Guardali! Non sembrano
essere due: sono tutt’uno. L’unità è così profonda che è andata a finire persino nei simboli.
Tutti abbiamo visto lo shivalingua: è un simbolo sessuale, l’organo sessuale di Shiva, ma
non è solo quello: ha la sua base nella vagina di Devi. Gli hindu dei tempi antichi erano
molto arditi. Ora, se vediamo uno shivalingua, non ci ricordiamo mai che è un simbolo
fallico, ce lo siamo dimenticati; abbiamo cercato di dimenticarlo completamente. Nella sua
autobiografia, nelle sue memorie, Jung ricorda un episodio molto bello e divertente. Venne
in India e andò a vedere Konarak, e nel tempio di Konarak ci sono molti, moltissimi
shivalingua, molti simboli fallici. Il pandit che lo accompagnava gli spiegò ogni cosa, salvo
gli shivalingua. E ce n’erano così tanti che era difficile evitarlo. Jung lo sapeva bene, ma
tanto per stuzzicare il pandit, continuava a chiedere: “Ma questi che cosa sono?”. Perciò,
alla fine, il pandit gli disse nell’orecchio: “Non chiedetemelo qui. Ve lo dirò dopo. Questo è
un affare privato”. Jung deve aver riso tra sé, questi sono gli hindu d’oggi. Fuori del tempio
il pandit gli si avvicinò e disse: “Non stava bene che me lo chiedeste davanti ad altri. Ora
ve lo dirò. E’ un segreto”. E di nuovo nell’orecchio di Jung bisbigliò: “Sono le nostre parti
intime”. Quando Jung ritornò in Occidente, incontrò un grande studioso – uno studioso del
pensiero orientale, del mito e della filosofia orientali – Heinrich Zimmer. Riferì questo
aneddoto a Zimmer. Zimmer era una delle menti più dotate che abbia mai cercato di
penetrare il pensiero indiano, e amava l’India e i suoi modi di pensare: l’approccio
orientale, non-logico e mistico, verso la vita. Quando udì questo da Jung, rise e disse:
“Finalmente qualcosa di diverso! Ho sentito sempre di grandi indiani: il Buddha, Krishna,
Mahavira. Ciò che mi raccontate dice qualcosa non di qualche grande indiano, ma degli
indiani”. Per Shiva l’amore è una grande soglia; per lui il sesso non è qualcosa da
condannare: per lui il sesso è il seme e l’amore è il suo fiorire; ma se condanni il seme,
condanni anche il fiore. Il sesso può diventare amore, se non diventa mai amore, allora è
menomato. Condanna la menomazione, non il sesso. L’amore deve fiorire, il sesso deve
diventare amore e, se non accade, la colpa non è del sesso. La colpa è tua. Il sesso non
deve rimanere sesso – questo è l’insegnamento del Tantra – deve essere trasformato in
amore, e neppure l’amore deve rimanere amore: deve essere trasformato in luce, in
esperienza meditativa, nell’ultima, suprema, mistica vetta. Come trasformare l’amore? Sii
l’atto e dimenticati di colui che lo compie. Mentre ami, sii l’amore, semplicemente l’amore.
Allora non è più il tuo amore, il mio amore o l’amore di nessun altro: è semplicemente
amore. Quando tu non ci sei, quando sei nelle mani della fonte o corrente suprema,
quando sei innamorato, non sei tu a essere innamorato. Quando l’amore ti ha sommerso,
tu sei scomparso; sei semplicemente diventato un flusso di energia. D.H. Lawrence, una
delle menti più creative di quest’epoca, era un adepto del Tantra che lo sapesse o no. In
Occidente venne radicalmente condannato. I suoi libri furono messi all’indice. Ci furono
molti casi in tribunale solamente perché aveva detto: “L’energia sessuale è l’unica energia.
E se tu la condanni e la reprimi sei contro l’universo, e non sarai mai in grado di conoscere
il fiorire più alto di questa energia. E quando viene repressa diventa orribile, questo è il
circolo vizioso”. Preti moralisti, le cosiddette persone religiose – papi, shankaracharya e
altri - continuano a condannare il sesso: dicono che è una cosa brutta. E quando lo
reprimi, diventa brutto. Perciò essi dicono: “Guardate! Quel che abbiamo detto è vero. E’
provato da voi stessi. Guardate! Qualsiasi cosa facciate è abbrutimento e voi sapete che
lo è”. Ma non è il sesso a essere un abbrutimento: sono questi preti che l’hanno reso
brutto e, una volta che l’hanno reso un abbrutimento, viene dimostrato che hanno ragione.
E una volta che viene dimostrato che hanno ragione, tu continui a renderlo sempre più
brutto, bruttissimo. Di per sé, il sesso è un’energia innocente: è vita che scorre in te, è
l’esistenza viva dentro di te. Non menomarlo! Permettigli di muoversi verso l’alto. Vale a
dire, il sesso deve diventare amore. Qual è la differenza? Quando la tua mente è
sessuale, tu stai sfruttando l’altro. L’altro è solo uno strumento da usare e gettare via.
Quando il sesso diventa amore, l’altro non è più uno strumento, l’altro non è da sfruttare,
l’altro in realtà non è più altro da te. Quando ami, il centro non è in te stesso, anzi, è l’altro
a diventare importante, unico. Non è che lo stai sfruttando – no! Al contrario, siete
entrambi uniti in una profonda esperienza. Vivete insieme una profonda esperienza, non
c’è sfruttatore e sfruttato. Vi state aiutando reciprocamente a muovervi in un mondo
diverso d’amore. Il sesso è sfruttamento. L’amore è muoversi insieme in un mondo
diverso. Se questo movimento non è momentaneo e diventa meditativo, vale a dire, se
riuscite a dissolvervi completamente, in quanto amante e amata, fino a lasciare solo un
flusso d’amore, in quel caso Shiva dice: “La vita eterna è vostra”.
La seconda tecnica di rilassamento: “Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico di
una formica. Allora!”. Sembra una cosa semplicissima, ma non lo è. La leggerò di nuovo:
Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico di una formica. Allora!”. Questo non è che
un esempio, andrà bene qualsiasi cosa. “Chiudi le porte dei sensi quando senti il solletico
di una formica”, e allora – “allora” – la cosa accadrà. Che cosa sta dicendo Shiva? Hai una
spina in un piede: fa male; stai soffrendo. Oppure, una formica ti sta solleticando una
gamba; la senti e la vuoi scacciare. Prendi un’esperienza qualsiasi! Hai una ferita: è
dolorosa. Hai un mal di testa, o un qualsiasi dolore nel corpo: andrà bene qualsiasi cosa.
“Il solletico di una formica” è solo un esempio. Shiva dice: “Chiudete le porte dei sensi
quando senti il solletico di una formica”. Qualsiasi cosa tu stia sentendo, chiudi le porte dei
sensi. Che cosa si deve fare? Chiudi gli occhi e pensa di essere cieco. Chiudi le orecchie
e pensa di essere sordo. Fallo con tutti i sensi, chiudili semplicemente, ma come fare a
chiuderli? E’ facile. Smetti di respirare per un attimo: immediatamente tutti i sensi si
chiuderanno. Quando il respiro si è arrestato e tutti i sensi sono chiusi, dov’è il solletichio?
Dov’è la formica? All’improvviso vieni trasportato lontano, molto lontano. Un amico, un
vecchio amico, molto anziano, cadde dalle scale, e i dottori dissero che non sarebbe stato
in grado di muoversi dal letto per tre mesi, avrebbe dovuto riposare per tre mesi. Ed era un
uomo molto irrequieto; era difficile per lui. Andai a trovarlo, e mi disse: “Prega per me e
benedicimi così che possa morire, perché questi tre mesi sono peggio della morte. Non
posso rimanere come una pietra, e tutti mi dicono: ‘Non muoverti!”. Gli dissi: “Questa è
una buona occasione. Chiudi semplicemente gli occhi e pensa di essere solo una pietra:
Non puoi muoverti. Come fai a muoverti? Sei una pietra, solo una pietra, una statua.
Chiudi gli occhi. Senti di essere una pietra, una statua”. Mi chiese che cosa sarebbe
accaduto. Gli risposi: “Prova. Io sono seduto qui, e non ci si può fare niente. Non ci si può
fare niente! Dovrai comunque stare per tre mesi, perciò prova”. Non avrebbe mai provato,
ma la situazione era così insopportabile che disse: “Va bene! Proverò perché non si sa
mai, può anche succedere qualcosa. Ma non ci credo. Non credo che possa succedere
qualcosa solo pensando di essere un sasso, morto come statua, ma ci proverò”. Quindi, ci
proverò. Neppure io pensavo che sarebbe successo qualcosa a un uomo del genere. Ma
a volte, quando ti trovi in una situazione insopportabile, senza speranza, le cose
cominciano ad accadere. Chiuse gli occhi. Aspettai perché pensavo che entro due o tre
minuti li avrebbe riaperti e avrebbe detto: “Non è successo nulla”. Ma non li riaprì e
passarono trenta minuti. Potevo sentire e vedere che era diventato una statua. Tutte le
tensioni sulla sua fronte scomparvero, il suo viso era cambiato. Dovevo andarmene, ma lui
non riapriva gli occhi. Ed era così silenzioso, come morto. Il suo respiro si era calmato e,
dato che dovevo andarmene, fui costretto a dirgli: “Desidero andare ora, perciò ti prego di
aprire gli occhi e di raccontarmi che cosa è accaduto”. Quello che riapriva gli occhi era un
uomo diverso, e disse: “Questo è un miracolo. Che cosa mi hai fatto?”. Gli risposi: “Non ti
ho fatto assolutamente nulla”. Disse: “Devi avermi fatto qualcosa perché questo è un
miracolo. Quando ho cominciato a pensare di essere proprio come pietra, come una
statua, all’improvviso ho avuto la sensazione che, anche se avessi voluto muovere le mani
non avrei potuto farlo. Molte volte avrei voluti aprire gli occhi, ma erano come pietrificati e
perciò non ci riuscivo. Ho cominciato anche a preoccuparmi di ciò che avresti pensato,
giacché questo stato perdurava così a lungo, ma che cosa potevo fare? Non mi sono
potuto muovere durante questi trenta minuti. E quando è cessato ogni movimento,
all’improvviso il mondo è scomparso e io ero solo, giù nel profondo di me stesso. Poi il
dolore è scomparso”. Il dolore era forte; la notte non poteva dormire senza un
tranquillante. Ma il dolore scomparve. Gli domandai come si sentiva quando il dolore stava
scomparendo. Disse: “All’inizio ho cominciato a sentire che era in qualche luogo remoto. Il
dolore c’era, ma era molto lontano, come se lo stesse provando qualcun altro. Quindi, a
poco a poco, a poco a poco, come qualcuno che si allontana sempre più finché non riesci
a vederlo, è scomparso. Il dolore è scomparso! Per almeno dieci minuti, il dolore non c’era
più. Come può sentire male un corpo di pietra?”. Questo sutra dice: Chiudi le porte dei
sensi”, diventa come di pietra, chiuso al mondo. Di fatto, quando sei chiuso al mondo sei
chiuso anche al tuo stesso corpo, perché il corpo non fa parte di te: è parte del mondo.
Quando sei completamente chiuso al mondo, sei chiuso anche al tuo stesso corpo.
“Allora”, dice Shiva, la cosa avverrà. Perciò prova con il corpo. Qualsiasi cosa andrà bene,
non occorre che ti solletichi una formica. Altrimenti penserai: “Mediterò quando una
formica mi farà il solletico”. E formiche così premurose sono difficili da trovare, perciò
qualsiasi cosa va bene. Sei sdraiato sul letto, senti le lenzuola fresche, diventa come
morto. All’improvviso tutto scomparirà: le lenzuola, il letto, la camera, il mondo intero. Tu
sei chiuso, morto, una pietra, come una monade leibniziana senza finestre verso l’esterno,
nessuna finestra! Non puoi muoverti! A quel punto, quando non ti puoi muovere, vieni
ributtato indietro verso te stesso, sei centrato in te stesso. Allora, per la prima volta, potrai
guardare dal tuo centro. E quando sarai in grado di osservare ogni cosa dal tuo centro,
non sarai più lo stesso uomo di un tempo.
La terza tecnica di rilassamento: “Quando sei sdraiato su un letto o seduta su una sedia,
lasciati diventare senza peso, oltre la mente”. Sei seduto senti semplicemente di essere
diventato privo di peso. Non c’è alcun peso. Sentirai che da qualche parte c’è del peso,
ma continua a sentire l’assenza di peso. Viene un momento in cui lo senti veramente.
Quando non c’è peso tu non sei più nel corpo, perché il peso è del corpo, non è tuo: tu sei
privo di peso. Ecco perché sono stati fatti così tanti esperimenti: in ogni parte del mondo
gli scienziati hanno provato a pesare persone che stavano morendo. Se c’è una minima
variazione, se quando un uomo è vivo pesa di più, e quando è morto pesa meno, allora lo
scienziato può dire che qualcosa ha lasciato il corpo, che l’anima, il Sé o qualcosa non c’è
più, perché per la scienza nulla può essere privo di peso, niente! Il peso è fondamentale
per tutta la materia. Persino i raggi del sole hanno un peso. Sono molto, molto piccoli,
infinitesimali, e sono difficili da pesare, ma gli scienziati li hanno pesati. Se potete
radunare tutti i raggi del sole su un appezzamento di terreno di tredici chilometri quadrati, il
loro peso sarà quello di un capello. Ma i raggi del sole hanno un peso, sono stati pesati.
Per la scienza nulla può essere privo di peso e, se qualcosa può esserlo, significa che è
immateriale, non può essere materia. E per decenni la scienza ha continuato a credere
che non esiste nient’altro oltre la materia. Perciò, quando un uomo muore, se qualcosa
lascia il corpo, il peso deve essere diverso. Ma non è mai diverso; il peso rimane identico.
A volte persino aumenta: quello è il problema. L’uomo vivo pesa meno e l’uomo morto
diventa più pesante. Questo creò nuovi problemi perché, in realtà, gli scienziati stavano
cercando di scoprire se c’è una perdita di peso, per poter affermare che qualcosa se n’è
andato, ma sembrava, al contrario, che qualcosa entrasse. Che cosa è accaduto? Il peso
è materiale, ma tu non sei un peso. Tu sei immateriale. Per sperimentare questa tecnica
dell’essenza di peso, devi concepirti come privo di peso; non solo, devi anche sentire che
il tuo corpo è diventato privo di peso. Se continui a sentirlo, a sentirlo e sentirlo, viene un
momento in cui improvvisamente ti rendi conto che sei privo di peso. Lo sei già, perciò
puoi rendertene conto in qualunque momento: devi solo creare una situazione in cui tu
possa tornare a sentire che sei privo di peso. Devi deipnotizzarti. L’ipnosi è la credenza:
“Io sono un corpo ed è per questo che mi sento pesante”. Se riesci a deipnotizzarti
rendendoti conto che non sei un corpo, non sentirai alcun peso. E quando non senti il
peso, sei al di là della mente. Dice Shiva: “Quando sei sdraiata su un letto o seduta su una
sedia, lasciati diventare senza peso, oltre la mente”. Allora la cosa può accadere. Anche la
mente ha un peso: la mente di ognuno ha un peso diverso. Una volta circolavo alcune
ipotesi secondo le quali quanto più è pesante la mente, tanto più è intelligente. E in genere
è vero, ma non sempre, perché capitava che uomini molto insigni avessero menti molto
piccole, e menti di stupidi idioti pesassero moltissimo. Ma generalmente è vero, perché,
quando hai un meccanismo mentale più grande, pesa di più. Anche la mente è un peso
ma la tua consapevolezza è priva di peso. Per percepire questa consapevolezza devi
sentirti privo di peso. Perciò provaci: in piedi, seduto, sdraiato, provaci. Alcune
osservazioni… Come mai il corpo morto a volte pesa di più? Perché non appena la
coscienza lascia il corpo, il corpo resta indifeso, molte cose possono penetrarvi
immediatamente; prima non entravano perché tu eri presente. Molte vibrazioni possono
penetrare in un corpo morto: non possono entrare in te. Tu sei lì: il corpo è vivo, resiste a
molte cose. Ecco perché quando hai una malattia, diventa la prima di una lunga serie, una
malattia, poi un’altra e poi un’altra, perché una volta malato diventi indifeso, vulnerabile,
senza forza e può penetrare qualsiasi cosa. La tua presenza protegge il corpo. Perciò a
volte il corpo può guadagnare di peso: non appena lo lasci, nel corpo può penetrare
qualsiasi cosa. In secondo luogo, quando sei felice ti senti sempre senza peso; quando sei
triste ti senti sempre più pesante, come se qualcosa ti stesse tirando verso il basso. La
forza di gravità aumenta notevolmente. Quando sei triste, sei più pesante; quando sei
felice, sei leggero: lo senti: Come mai? Perché quando sei felice, quando provi un istante
di beatitudine, ti dimentichi completamente del corpo. Quando sei triste, sofferente, non
puoi dimenticare il corpo: ne senti il peso, ti tira giù, giù verso la terra, come se avessi
radici. Perciò non puoi muoverti: hai le radici in terra. Nella felicità, sei senza peso. Nel
dispiacere, nella tristezza, diventi pesante. Nella meditazione profonda, quando ti
dimentichi completamente del tuo corpo, puoi levitare. Persino il corpo può salire verso
l’alto con te. Succede molte volte. Gli scienziati hanno osservato una donna in Bolivia:
mentre medita si solleva di un metro, e ora è stato osservato scientificamente. E’ stata
filmata o fotografata molte volte. Davanti a migliaia e migliaia di osservatori la donna si
solleva all’improvviso e la gravità diventa nulla, è annullata. Finora non c’è una
spiegazione di che cosa accada, ma quella stessa donna non può sollevarsi se non è in
meditazione, e, se la sua meditazione viene disturbata, cade giù all’improvviso. Che cosa
succede? Durante la meditazione profonda ti dimentichi completamente del tuo corpo, e si
rompe l’identificazione con esso. Il corpo è una cosa molto piccola, tu sei molto grande, tu
hai potere infinito. Il corpo non ha niente in confronto a te. E’ come se un imperatore si
fosse identificato con il suo schiavo, per cui, quando lo schiavo va a mendicare, anche
l’imperatore va a mendicare; quando lo schiavo piange, anche l’imperatore piange.
Quando lo schiavo dice: “Io non sono nessuno”, anche l’imperatore dice: “Io non sono
nessuno”. Quando l’imperatore riconosce la sua condizione, quando riconosce che
l’imperatore è lui e quest’uomo è solamente uno schiavo, all’improvviso ogni cosa
cambierà. Tu sei potere infinito identificato con un corpo ben finito. Una volta realizzato il
tuo Sé, l’assenza di peso diventa maggiore e il peso del corpo minore. Allora puoi levitare:
il corpo può sollevarsi. Ci sono moltissime storie che non possono ancora essere
dimostrate scientificamente, ma lo saranno… perché, se una donna può sollevarsi di un
metro non c’è alcuna barriera. Un altro può andare a mille metri, un altro può andarsene
del tutto nel cosmo. Teoricamente, non c’è problema: un metro, cento, mille, non fanno
alcuna differenza. Ci sono storie su Rama e su molti altri che sono completamente
scomparsi col il corpo. I loro cadaveri non furono mai trovati su questa terra. Maometto
scomparve completamente, non solo con il suo corpo, si dice anche con il suo cavallo.
Queste storie sembrano impossibili, sembrano mitologiche, ma non lo sono
necessariamente. Una volta che conosci la forza senza peso, sei diventato padrone della
gravità. Puoi usarla: dipende da te. Puoi scomparire completamente con il tuo corpo. Ma
per noi l’assenza di peso sarà un problema. La tecnica del siddhasana, il mondo in cui
siede il Buddha, è il miglior modo per essere privi di peso. Siediti per terra, non su una
sedia o altro, ma proprio per terra, ed è bene che il pavimento non sia di cemento o di un
materiale artificiale. Siediti per terra così da essere il più vicino possibile alla natura. E’
meglio se puoi sederti nudo. Siediti nudo sul terreno, nella posizione del Buddha,
siddhasana, perché è la migliore posizione nella quale essere privi di peso. Come mai?
Perché se il tuo corpo è inclinato, senti un peso maggiore. In quel caso il tuo corpo ha una
maggiore area su cui si può esercitare la forza di gravità. Se sono seduto su questa sedia,
un’area più grande del mio corpo subisce la forza di gravità. Se sei in piedi la subisce
un’area minore, ma non puoi rimanere in piedi per molto tempo. Mahavira meditava
sempre in piedi, sempre, perché in questo modo si copre la minima area di gravità. Solo i
piedi toccano il terreno. Quando stai eretto in piedi, su di te agisce la minor quantità
possibile di gravità è peso. Aiuta anche a sedersi sulla posizione del loto – le gambe sono
incrociate, l’indice e il pollice delle mani si toccano – perché la tua elettricità interna crea
un circuito. Tieni la schiena diritta. Ora puoi capire come mai si è insistito tanto sulla
schiena diritta: perché con una spina dorsale diritta viene coperta un’area minore e subisci
meno la gravità. Con gli occhi chiusi, bilanciati completamente, centrati. Inclinati sulla
destra e senti la gravità; inclinati sulla sinistra e senti la gravità; inclinati in avanti e senti la
gravità; inclinati indietro e senti la gravità. Poi trova il centro in cui si sente la minor gravità,
e rimani lì. Poi dimenticati del corpo e senti di non essere il peso: sei senza peso.
Continua a percepire questa assenza di peso. All’improvviso sarai privo di peso, non sarai
più il corpo; sei entrato in un mondo diverso, di disincarnazione. Allora trascenderai anche
la mente. La mente è anch’essa parte del corpo, parte della materia. La materia ha peso;
tu non ne avrai alcuno. Questa è la base di questa tecnica. Prova una qualsiasi di queste
tecniche, ma dedicati a quella che scegli per un paio di giorni, in modo da poter sentire se
funziona o meno.
Per info sui Seminari (Laboratori di Tantra dell’Origine Livelli 1, 2, 3 e Teacher) e sugli stage Tantra: Lalita Kamala 346 3783856, oppure scrivimi su fb dopo avermi chiesto amicizia -> https://www.facebook.com/ornelladstefano.Location di MilanoPer entrare nel nuovo Gruppo Fb di Tantra dell'Origine : https://www.facebook.com/groups/514018152069947
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