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SUTRA
22
Fai che la tua attenzione sia in un punto dove puoi vedere qualche evento passato, e
perfino la tua forma, avendo perso le sue attuali caratteristiche, è trasformata.
23
Senti un oggetto di fronte a te. Percepisci l’assenza di ogni altro oggetto, fatta eccezione
per questo. Poi, lascialo da parte la sensazione dell’oggetto e la sensazione dell’assenza,
realizza.
24
Quando insorge uno stato d’animo contro qualcuno o a favore di qualcuno, non attribuirlo
alla persona in questione, resta centrata.
George Gurdjieff, uno dei maggiori tantrici della nostra epoca, pensa che l’unico peccato
sia l’identificazione, e il prossimo sutra, il decimo sutra sulla centratura – che stasera
indaghiamo a fondo – riguarda l’identificazione. Perciò come prima cosa dev’essere chiaro
senza ombra di dubbio il significato di identificazione. Un tempo eri bambino, ora non lo
sei più. Una persona diventa giovane, invecchia, e l’infanzia diventa una cosa passata. La
giovinezza se n’è andata, ma tu sei ancora identificato con la tua infanzia. Non riesci a
vederla come se stesse capitando a qualcun altro; non riesci a essere un testimone. Ogni
volta che vedi la tua infanzia, non te ne stai in disparte: sei una cosa sola con essa.
Quando qualcuno ricorda la sua infanzia, è tutt’uno con essa. In realtà, ora è solo un
sogno. E se riesci a vedere la tua infanzia come un sogno, come un film che ti scorre
davanti e tu non ti identifichi, sei solo uno spettatore, raggiungerai una visione interiore
molto sottile di te stesso. Se vedi il tuo passato come un film, come un sogno – tu non ne
fai parte, ne sei semplicemente fuori… e lo sei veramente – accadranno molte cose. Se
stai pensando alla tua infanzia, non ne sei dentro; non puoi esserlo. L’infanzia è solo un
ricordo, solo un ricordo passato: rimani in disparte e la guardi. Sei differente: sei un
testimone. Se riesci a sentire questo essere testimone e poi a vedere la tua infanzia come
un film sullo schermo, accadranno molte cose. Primo se l’infanzia è diventata solo un
sogno che puoi guardare, tutto ciò che sei ora diventerà un sogno domani. Se sei giovane,
la tua giovinezza diventerà un sogno. Se sei vecchio, anche la tua vecchiaia diventerà un
sogno. Un giorno eri un bambino, ora l’infanzia è diventata solo un sogno e tu puoi
osservarlo. E’ bene cominciare con il passato: osservalo e disidentificati; diventa un
testimone. Poi osserva il futuro, tutto quello che ti immagini del futuro, e diventa un
testimone. Allora riuscirai a osservare il presente molto facilmente, perché sai che tutto ciò
che è presente adesso, ieri era futuro, e domani diventerà parte del passato. Ma il tuo
testimone non è mai passato, mai futuro. La tua consapevolezza testimone è eterna, non
fa parte del tempo. Ecco perché tutto ciò che accade nel tempo diventa un sogno. Inoltre
ricorda: quando sogni qualcosa di notte, ti identifichi con essa, e durante il sogno non
riesci mai a ricordarti che questo è un sogno. Solo al mattino, quando ti sei svegliato, puoi
ricordarti che quello era un sogno e non una realtà. Come mai? Perché tu ne sei fuori, non
ne sei parte, per cui esiste un intervallo; c’è una distanza, una prospettiva, e puoi vedere
che era un sogno. Ma che cos’è tutto il tuo passato? Esiste l’intervallo, c’è una distanza.
Cerca di vederlo come un sogno. Ora è un sogno, ora non è altro che un sogno, perché
così come il sogno diventa un ricordo, il tuo passato è diventato solo un ricordo. Tu non
puoi veramente dimostrare che tutto ciò che pensi sia stata la tua infanzia è stato reale e
non un sogno: potrebbe essere stato solo un sogno; la memoria non può dire se era un
sogno o una realtà. Gli psicologi dicono che occasionalmente le persone anziane si
confondono tra ciò che hanno sognato e ciò che era reale. I bambini si confondono
sempre. Al mattino i bambini piccoli non riescono a distinguere. Quanto hanno visto in
sogno non era reale, ma possono piangere per un giocattolo che hanno visto distrutto nel
sogno. E anche tu, alcuni istanti dopo che il sonno è stato interrotto, sei ancora sotto
l’influenza del tuo sogno. Se nel sogno qualcuno ti stava assassinando, sebbene il sonno
sia stato interrotto e tu sia ben svegli, il tuo cuore batte rapidamente, la tua circolazione
sanguigna è veloce, e magari, sudi ancora e una sottile paura aleggia ancora intorno a te.
Ora sei sveglio e il sogno è passato, tu però impiegherai qualche minuto per sentire che
era solo un sogno e nient’altro. Quando riesci a sentire che si trattava di un sogno, ne sei
fuori e non c’è più alcuna paura. Se riesci a sentire che il passato è stato solo un sogno –
non lo devi proiettare, non devi imporre l’idea che il passato sia stato solo un sogno: è una
conseguenza – se riesci a osservarlo, se riesci a esserne consapevole senza esserne
coinvolto, se riesci a startene fuori e a guardarlo, senza identificarti, il passato diventerà un
sogno. Qualunque cosa guardi in quanto testimone è un sogno. Ecco perché Shankara e
Nagarjuna poterono dire che questo mondo è solo un sogno. Non che sia un sogno: non
erano degli sciocchi, e neppure dei sempliciotti che dicevano che questo mondo è
effettivamente un sogno. Affermando questo, intendevano dire di essere diventati dei
testimoni, perfino di questo mondo così reale. E una volta che sei diventato testimone di
qualcosa, diventa un sogno. Ecco perché il mondo è chiamato maya, un’illusione. Non che
sia irreale, ma si può diventare testimoni. E una volta che ne diventi un testimone
consapevole, pienamente consapevole, per te l’intera cosa cade proprio come un sogno,
perché insorge una distanza e tu non ti identifichi. Ma noi continuiamo a identificarci. Pochi
giorni fa stavo leggendo le Confessioni di Jean-Jacques Rousseau, è un libro raro. E’
veramente il primo libro nella letteratura mondiale nel quale qualcuno si mette
completamente a nudo. Totalmente a nudo: si mostra con tutti i peccati che ha commesso,
con tutte le sue immortalità. Ma se leggete le Confessioni di Rousseau di certo sentirete
che lui ne gode: sei sente infervorato a parlare dei suoi peccati, delle sue immoralità.
Sembra che ci godesse e ci provasse molto gusto. All’inizio, nell’introduzione, Rousseau
dice: “Quando arriverà il giorno del giudizio io dirò a Dio, all’Onnipotente: ‘Non c’è bisogno
che ti disturbi per me. Leggiti questo libro e saprai ogni cosa’”. Nessuno prima di lui si era
mai confessato con tanta sincerità. E alla fine del libro dice: “Dio Onnipotente, Dio Eterno,
soddisfa il mio unico desiderio. Io ha confessato ogni cosa; ora fa che una folla immensa
si raduni ad ascoltare le mie confessioni”. Perciò non a torto si sospetta che abbia potuto
confessare anche quei peccati che non ha commesso. Si sente così infervorato, e si sta
godendo l’intera cosa. Si è identificato. E c’è solo un peccato che non ha ammesso:
proprio l’essersi identificato. Si è identificato con tutti i peccati che ha commesso o che
non ha commesso, e questo è l’unico peccato per coloro che conoscono a fondo come
funziona la mente umana. Quando per la prima volta lesse le sue Confessioni a un piccolo
gruppo di intellettuali, pensava che sarebbe accaduto qualcosa di sconvolgente perché
era il primo uomo a confessarsi in modo così schietto, come disse lui stesso. Gli
intellettuali ascoltarono e si annoiarono sempre di più. Rousseau si sentì a disagio perché
pensava che sarebbe accaduto qualcosa di prodigioso. Quando finì si sentirono tutti
sollevati, ma nessuno disse nulla. Per alcuni istanti ci fu un silenzio totale. Il cuore di
Rousseau era a pezzi. Pensava d’aver creato qualcosa di rivoluzionario, di sconvolgente,
di storico, e c’era semplicemente silenzio. Tutti stavano pensando a come andarsene. A
chi interessano i tuoi peccati, a parte te? Le tue virtù non interessano a nessuno, i tuoi
peccati non interessano a nessuno. L’uomo è tale che si infervora e si rafforza nel suo ego
anche con le sue virtù e i suoi peccati. Dopo aver scritto le Confessioni, Rousseau
cominciò a ritenersi un saggio, un santo, perché si era confessato. Ma il peccato
fondamentale era rimasto. Il peccato fondamentale è essere identificati con gli avvenimenti
nel tempo. Tutto ciò che avviene nel tempo è simile al sogno, e a meno che non te ne
separi, non ti disidentifichi, non saprai mai cosa sia la beatitudine. L’identificazione è
infelicità, la non-identificazione è beatitudine. Questa decima tecnica riguarda
l’identificazione.
La decima tecnica di centratura: “Fai che la tua attenzione sia in un punto dove puoi
vedere qualche evento passato, e perfino la tua forma, avendo perso le sue attuali
caratteristiche, è trasformata”.
Ricorda il tuo passato, un qualunque avvenimento: la tua infanzia, una storia d’amore, la
morte di tuo padre o di tua madre, una cosa qualunque. Osservalo, ma non lasciarti
coinvolgere. Ricordalo come se fosse la vita di qualcun altro. E mentre questo
avvenimento torna a essere proiettato di nuovo, siine attento, consapevole, come un
testimone, restandone distaccato. La tua forma passata sarà presente l’ì nel film, nella
storia. Se ti stai ricordando di una storia d’amore, la tua prima avventura, l’ì ci sarai anche
tu con la tua amata: la tua forma passata sarà presente con la tua amata, non può essere
diversamente. Sii distaccato anche dalla tua forma passata. Osserva l’intero fenomeno
come se tutto non ti appartenesse: è qualcun altro che amava, tu sei solo un testimone, un
osservatore. Questa è una tecnica assolutamente fondamentale. E’ stata molto usata,
soprattutto dal Buddha. Esistono molte forme di questa tecnica; puoi trovare il tuo modo
per approcciarla. Quando per esempio di sera stai per addormentarti, percorri a ritroso i
ricordi dell’intera giornata. Non cominciare dal mattino, inizia proprio da dove ti trovi, sul
letto, dall’ultimo fatto, e poi và a ritroso. Poi gradatamente, passo dopo passo, vai a ritroso
fino alla prima esperienza della mattina, quando per prima cosa ti sei svegliato. Vai a
ritroso, e ricordati continuamente che non ne sei coinvolto. Per esempio, qualcuno ti ha
insultato nel pomeriggio. Vedi la tua forma che viene insultata, ma tu resti solo un
osservatore. Non farti coinvolgere, non arrabbiarti di nuovo: se accade, significa che sei
identificato. In questo caso hai mancato l’obiettivo della meditazione. Non arrabbiarti: non
sta insultando te, sta insultando la forma che c’era nel pomeriggio. Quella forma ora se n’è
andata. Sei proprio come un fiume che scorre: le forme scorrono. Nell’infanzia avevi una
forma, ora quella forma, non c’e l’hai più: se n’è andata. Tu, come il fiume, cambi
continuamente. Perciò quando di notte mediti a ritroso sugli avvenimenti della giornata,
ricordati semplicemente che sei un testimone: non arrabbiarti. Qualcuno ti stava
elogiando: non esultare: Osserva l’intera situazione come se stessi guardando con
indifferenza un film. E andare a ritroso è molto utile, in particolare per coloro che hanno
qualche difficoltà con il sonno. Se hai qualche difficoltà ad addormentarti, se soffri di
insonnia, mancanza di sonno, se fai fatica ad addormentarti, questa tecnica sarà di grande
aiuto. Come mai? Perché questo è un dipanarsi della mente. Quando vai a ritroso, dipani
la mente. Al mattino cominci ad arrotolare, e la mente resta presa in molte cose, in molti
posti. Incompiute e incomplete, molte cose rimarranno nella mente, e non c’è tempo per
far sì che si risolvano nell’istante stesso in cui accadono. Di notte quindi và a ritroso.
Questo è un processo di dipanamento. E quando ritornerai al mattino, quando ti trovavi sul
letto, alla prima cosa fatta al mattino, avrai di nuovo la stessa mente fresca che avevi
allora. E a quel punto puoi addormentarti come un neonato. Puoi utilizzare questa tecnica
dell’andare a ritroso anche per tutta la tua vita. Anche Mahavira usò molto questa tecnica.
E adesso in America c’è un movimento chiamato Dianetics che usa questo metodo e lo
trova estremamente utile. I Diabetici dicono che tutti i tuoi mali sono dovuti a cose sospese
nel passato; hanno ragione. Se riesci ad andare a ritroso e a dipanare la tua vita, insieme
a quel dipanarsi scompariranno completamente molti mali, è stato dimostrato da molti
casi, risolti con successo. Ora esiste una casistica enorme. Moltissime persone soffrono di
un particolare male senza che nulla di fisiologico, nulla di medico, sia di aiuto; il male
continua, sembra essere psicologico. Che cosa fare? Dire a una persona che il suo male è
psicologico non serve a nulla. Anzi, potrebbe dimostrarsi dannoso, perché nessuno si
sente meglio quando gli viene detto che il suo male è psicologico. Che cosa si può fare
allora? Ci si sente impotenti. Questo andare a ritroso è un metodo miracoloso. Se vai a
ritroso lentamente, dipanando lentamente la mente fino al primo istante in cui questo male
apparve, se un po’ alla volta vai a ritroso fino a quando per la prima volta sei stato
attaccato da questo male, se riesci a dipanare tutto fino a quel momento, verrai a sapere
che questo male è fondamentalmente un complesso di altre cose, di certe cose
psicologiche. Andando a ritroso quelle cose verranno a galla. Se passi attraverso il
momento in cui il male per la prima volta ha attaccato, all’improvviso diventerai
consapevole di quali furono i fattori psicologici che contribuirono a crearlo. E non devi far
nulla: devi solo essere consapevole di quei fattori psicologici e continuare ad andare a
ritroso. Molti mali scompaiono semplicemente perché l’insieme di quel meccanismo si
rompe. Quando sei diventato consapevole dell’insieme di quel complesso, non è più
necessario. Ne sei ripulito, purificato. Si tratta di una profonda catarsi, E se riesci a farla
ogni giorno, proverai un profondo senso di benessere, una nuova freschezza. Se poi riesci
a insegnarla ai bambini, perché la facciano ogni giorno, non saranno mai appesantiti dal
loro passato. Vivranno sempre qui e ora, non avranno mai bisogno di ritornare al passato.
Non avranno nulla in sospeso, nulla incomberà su di loro per quanto riguarda il passato.
Puoi farlo ogni giorno. Ti darà una nuova intuizione su come andare a ritroso attraverso
l’intera giornata. La mente vorrebbe iniziare dal mattino, ricordalo, ma in questo caso non
avverrebbe un dipanarsi; anzi, l’intera realtà verrebbe accentuata: se parti dal mattino,
sarà un grave errore. In India ci sono molti presunti maestri che consigliano di riflettere
sull’intera giornata, e dicono sempre di farlo cominciando dal mattino. Questo è sbagliato e
nocivo perché, in questo modo, enfatizzi di nuovo ogni cosa e la trappola diventerà più
profonda. Non andare mai dal mattino alla sera: vai sempre a ritroso. Solo allora potrai
pulire tutto, purificare tutto. La mente vorrebbe cominciare dal mattino perché è facile: la
mente lo sa e non c’è problema. Se cominci dall’inizio della giornata, all’improvviso sentirai
di aver fatto un salto nel mattino e di aver cominciato di nuovo ad andare avanti. Non farlo,
sii consapevole; vai indietro. Puoi allenare la tua mente ad andare a ritroso usando altri
metodi. Vai a ritroso partendo da cento “novantanove, novantotto, novantasette”: vai a
ritroso. Conta da cento a uno in ordine decrescente. Farai fatica, perché la mente ha
l’abitudine di andare da uno a cento, mai da cento a uno. Allo stesso modo devi andare a
ritroso con questa tecnica. Che cosa accadrà? Andando a ritroso, dipanando la mente, tu
sei un testimone. Vedi i fatti che sono accaduti, ma ora non stanno accadendo a te. Ora
sei solo un osservatore ed essi accadono sullo schermo della mente. Facendone una
pratica quotidiana, all’improvviso, un giorno, mentre sei al lavoro, nel mondo degli affari, in
ufficio o in qualunque altra parte, sarai cosciente di poter essere un testimone degli eventi
che ti stanno capitando proprio in quel momento. Se in seguito riesci a essere un
testimone, e senza andare in collera puoi guardare al passato e vedere qualcuno che ti ha
insultato, perché non farlo proprio ora, con quanto sta avvenendo nel presente? Qualcuno
ti sta insultando: dov’è la difficoltà? Potrai metterti in disparte proprio ora e vedere che
qualcuno ti sta insultando, e tuttavia tu sei differente dal tuo corpo, dalla tua mente, da
quello che viene insultato: puoi esserne testimone. Se riesci a restare testimone, non ti
arrabbierai: è impossibile. La rabbia è possibile solo quando sei identificato, altrimenti è
impossibile. La rabbia implica un’identificazione. Questa tecnica dice di osservare un
evento qualunque del passato: la tua forma sarà presente. Il sutra dice: “La tua forma”,
non tu. Tu non sei mai stato lì. E’ sempre e solo la tua forma che viene coinvolta, tu non lo
sei mai. Quando mi insulti, non insulti me: non puoi farlo, puoi insultare solo la forma. La
forma che io sono è qui e ora per te. Puoi insultare quella forma e io posso distaccarmene.
Ecco perché gli hindu hanno sempre insistito sull’essere distaccati dal nome e dalla forma.
Tu non sei né il tuo nome né la tua forma, tu sei la consapevolezza che conosce la forma
e il nome, e la consapevolezza è diversa, totalmente diversa. Ma è difficile. Perciò
comincia con il passato: in questo caso è facile, perché ora, con il passato, non c’è
urgenza. Qualcuno ti ha insultato vent’anni fa, quindi non c’è alcuna pressione: è possibile
che quell’uomo sia morto e tutto sia finito. E’ solo una faccenda morta, morta nel passato;
è facile esserne consapevoli, ma, allorché riesci a diventare consapevole, non c’è alcuna
difficoltà nel fare la stessa cosa con quanto sta accadendo proprio qui e ora. Comunque
cominciare dal qui e ora è difficile. Il problema è così pressante e vicino che non c’è spazio
per muoversi. E’ difficile creare spazio e allontanarsi dall’avvenimento. Ecco perché il sutra
dice di cominciare dal passato: osserva la tua forma, distaccato, standotene a distanza,
indifferente, e sii trasformato attraverso questo. Questa tecnica ti trasformerà
profondamente, perché si rivelerà una profonda pulizia interiore, dipanerà tutti gli
avvenimenti del passato: alla fine saprai che il tuo corpo, la tua mente, la tua esistenza nel
tempo, non sono la tua realtà essenziale. La realtà sostanziale è diversa. Gli eventi si
susseguono in essa senza intaccarla minimamente. Tu rimani sempre innocente, intatto;
tu rimani vergine. Tutto passa, l’intera vita scorre: bene e male, successo e fallimento,
lode e biasimo, tutto passa. Malattia e salute, giovinezza e vecchiaia, nascita e morte,
tutto passa, e tu non vieni mai intaccato da nulla. Ma come conoscere questa realtà intatta
dentro di te? Questo è lo scopo di questa tecnica. Comincia con il passato. Quando
osservi il tuo passato esiste una distanza; la prospettiva è possibile. Oppure guarda nel
futuro, ma è difficile. Solo per alcune persone non lo è: per i poeti, per le persone dotate
d’immaginazione che riescono a guardare al futuro come se stessero osservando la realtà.
Ma in genere è meglio usare il passato: puoi guardare nel passato. Per i giovani potrebbe
essere meglio guardare nel futuro: per loro è più facile perché la gioventù è orientata verso
il futuro. Per i vecchi non c’è futuro, eccetto la morte. Loro non possono guardare nel
futuro, ne hanno paura. Ecco perché i vecchi cominciano sempre a pensare al passato.
Continuano a tornare ai loro ricordi, ma commettono lo stesso errore. Cominciano dal
passato e vanno verso il loro presente stato d’essere: questo è sbagliato, dovrebbero
andare a ritroso. Se riuscissero a farlo molte volte, dopo un po’ sentirebbero che l’intero
passato viene lavato via. In quel caso una persona può morire senza che il passato gli
resti attaccato. Se riesci a morire senza che il passato ti rimanga aggrappato, morirai
cosciente, morirai pienamente consapevole e per te la morte non sarà una morte: sarà
piuttosto un incontro con l’immortale. Ripulisci l’intera consapevolezza dalla profondità del
passato, e attraverso questo processo il tuo stesso essere verrà trasformato. Provaci.
Questo metodo non è molto difficile, è necessario solo uno sforzo costante, non c’è alcuna
difficoltà rispetto al metodo. E’ semplice, e puoi cominciare con la tua giornata. Stanotte
stessa, sul tuo letto, vai a ritroso, e ti sentirai benissimo, ti sentirai colmo di beatitudine, e
in quel momento ti passerà davanti l’intera giornata, ma non avere fretta: lasciala passare
lentamente in modo che nulla venga dimenticato. E’ una sensazione assai strana perché
molte cose ti appariranno davanti agli occhi, molti particolari che ti erano sfuggiti perché eri
troppo occupato. Ma la mente continua ad accumulare anche mentre sei inconsapevole.
Passavi per una strada, qualcuno cantava, ma forse non ci avevi prestato alcuna
attenzione. Forse non eri neppure consapevole di aver sentito quel suono, passavi
semplicemente: la mente però l’ha udito, l’ha registrato e ora resterà aggrappato a te;
questo per te diventerà un peso inutile. Perciò vai a ritroso, ma molto lentamente, come
quando un film viene proiettato al rallentatore. Vai indietro e osserva i dettagli e quell’unico
giorno sembrerà lunghissimo. In realtà lo è, perché per la mente ci sono state infinite
informazioni, e ha registrato ogni cosa. Ora vai a ritroso. Pian piano sarai in grado di
sapere tutto ciò che è stato registrato, e quando riuscirai ad andare a ritroso, sarà proprio
come un registratore: sarà cancellato tutto. Quando arriverai al mattino ti sarai
addormentato, e la qualità del sonno sarà diversa: sarà meditativa. Poi, di nuovo, al
mattino, quando sentirai di esserti svegliato, non aprire immediatamente gli occhi: vai a
ritroso nella notte. All’inizio sarà difficile: potrai riuscirci solo un po’. Forse ti verrà in mente
qualche frammento, qualche frammento di un sogno che stavi facendo proprio prima che il
sonno s’interrompesse. Ma poco a poco, con uno sforzo graduale, riuscirai a penetrare
sempre di più, e dopo un periodo di tre mesi riuscirai a risalire fino al punto in cui ti eri
addormentato. E se riesci a rimontare penetrando nel sonno, la qualità del sonno e della
veglia cambierà radicalmente, perché non potrai più sognare: sarà diventato inutile. Se
riesci ad andare a ritroso nel giorno e nella notte, l’attività onirica non è necessaria. Ora gli
psicologi dicono che sognare è in realtà un dipanare. Se l’hai già fatto da solo, non ce n’è
bisogno. Tutto ciò che era rimasto sospeso nella mente, tutto ciò che era rimasto
incompiuto, incompleto, cerca di completarsi nel sogno. Passavi da qualche parte e hai
visto qualcosa – una casa stupenda – ed è sorto in te il sottile desiderio di possederla, ma
stavi andando in ufficio e non c’era tempo per fantasticare, perciò sei semplicemente
passato oltre. Non avevi neppure notato che la mente aveva creato il desiderio di
possedere quella casa, ma ora quel desiderio è sospeso lì penzolante, e se non può
essere rimosso sarà difficile dormire. Avere difficoltà a dormire significa fondamentalmente
una sola cosa: la tua giornata incombe ancora su di te e tu non riesci ad alleggerirtene, vi
sei aggrappato. Poi durante la notte, sognerai di essere diventato padrone di questa casa:
ora vivi in questa casa. Non appena fai questo sogno, la mente prova sollievo. Perciò in
genere la gente pensa che i sogni siano disturbi del sonno, cosa assolutamente errata. I
sogni non sono disturbi del tuo sonno, non lo stanno turbando: in realtà sono aiuti; senza
di loro non potresti affatto dormire perché i tuoi sogni ti aiutano a completare ciò che è
rimasto incompleto. E ci sono cose che non possono essere completate. La tua mente
continua a desiderare assurdità che non possono essere realizzate nella realtà, dunque
che cosa fare? Questi desideri incompleti continuano in te, e ti fanno sperare, ti fanno
pensare. Come agire quindi? Hai visto una donna bellissima e hai provato attrazione. Ora
è sorto in te il desiderio di possederla, ma potrebbe non essere possibile, quella donna
potrebbe non rivolgerti neppure uno sguardo. Che fare quindi? Il sogno ti aiuterà. Nel
sogno tu puoi possedere quella donna, e la mente prova sollievo. Per quanto riguarda la
mente, non c’è alcuna differenza tra il sogno e la realtà. Qual è la differenza? Per la mente
che differenza c’è tra l’amare una donna nella realtà e in sogno? Non c’è, oppure la
differenza potrebbe essere questa: nel sogno il fenomeno può essere più bello perché la
donna non ti darà fastidio. Il sogno è tuo e tu puoi fare qualunque cosa la donna non ti
creerà problemi. L’altro è completamente assente, tu sei solo. Non c’è alcuna barriera,
perciò puoi fare tutto quello che vuoi. Per la mente non c’è alcuna differenza; la mente non
può fare distinzioni tra sogno e realtà. Per esempio, se potessi entrare in coma per un
intero anno e sognassi senza interruzione, saresti assolutamente incapace di sentire che
tutto quanto stai vedendo è un sogno. Sarà reale, e il sogno andrà avanti per un anno. Gli
psicologi dicono che se si riesce a mandare un uomo in coma per cento anni, per cento
anni sognerà, senza sospettare neppure, per un solo istante, che tutto ciò che fa è solo un
sogno. E se muore non saprà mai che la sua vita era solo un sogno, che non era reale.
Per la mente non c’è alcuna differenza: la realtà e il sogno sono uguali. Perciò la mente
può dipanarsi nel sogno. Se pratichi questa tecnica, non ci sarà più bisogno di sogni. La
qualità del tuo sonno cambierà totalmente perché, senza sogni, cadi alle radici del tuo
essere, e sarai consapevole nel tuo sonno. E’ questo che Krishna dice nella Gita: mentre
tutti sono profondamente addormentati, lo yogin non lo è, sveglio. Ciò non significa che lo
yogin non stia dormendo: anche lui dorme, ma la qualità del sonno è diversa. Il tuo sonno
è solo un’incoscienza drogata. Il sonno di uno yogin è un profondo rilassamento con
nessuna incoscienza, il suo intero corpo è rilassato; ogni fibra e cellula del corpo è
rilassata senza che vi sia rimasta alcuna tensione, ma lui è pienamente consapevole
dell’intero fenomeno. Prova questa tecnica. Comincia da stanotte, provaci, e poi praticala
anche al mattino, e quando senti di avere ingranato, di poterla fare, dopo una settimana
provala con tutto il tuo passato. Prenditi un giorno di vacanza. Vai in qualche posto
solitario. E’ meglio se stai a digiuno e in silenzio. Sdraiati su qualche spiaggia solitaria
oppure sotto un albero, e da questo punto muoviti verso il tuo passato: sei sdraiato sulla
spiaggia e senti la sabbia e il sole, e ora và a ritroso. Continua a penetrare, a penetrare, a
penetrare e scopri l’ultima cosa che riesci a ricordare. Ti stupirai. Di solito non riesci a
ricordarti granchè, e non riesci a oltrepassare la barriera dei quattro o cinque anni di età.
Coloro che hanno una memoria molto buona possono andare indietro fino all’età limite di
tre anni, ma poi, all’improvviso, sopraggiunge un blocco e tutto si oscura. Se però ci provi,
con questa tecnica un po’ alla volta infrangerai quella barriera, ed è molto facile che tu
riesca a ricordarti il primo giorno in cui sei nato. Quella è una rivelazione. E quando
tornerai al tuo sole e alla spiaggia sarai un uomo diverso. Se ti sforzi ancora di più, puoi
penetrare nel grembo, a avrai ricordi del grembo: nove mesi di ricordi con tua madre.
Anche quel periodo di nove mesi è registrato nella mente. Quando tua madre era
depressa tu l’hai registrato perché anche tu ti sentivi depresso. Eri così legato a tua
madre, così unito, talmente una cosa sola, che tutto ciò che accadeva a lei accadeva
anche a te. Quando era arrabbiata anche tu lo eri. Quando era felice, tu eri felice. Quando
veniva lodata, ti sentivi lodato. Quando stava male, tu sentivi il dolore, la sofferenza, ogni
cosa. Se riesci a penetrare fino al grembo sei sulla pista giusta. Allora, un po’ alla volta,
riuscirai a penetrare di più e a ricordarti il primo istante in cui entrasti nel grembo. Fu solo
a causa di questo ricordo che Mahavira e il Buddha poterono dire che ci sono vite passate,
la rinascita. In realtà la rinascita non è un principio, è solo una profonda esperienza
psicologica. E se riesci a ricordarti il primo istante in cui entrasti nel grembo di tua madre,
puoi penetrare ancora più a fondo e ricordarti la morte della tua vita passata. E una volta
che hai toccato quel punto, il metodo è nelle tue mani e puoi facilmente passare a tutte le
tue vite precedenti. Si tratta di un’esperienza, e il risultato è fenomenale, perché saprai
che per moltissime vite hai vissuto le stesse assurdità che vivi ora. Tutte queste assurdità
le hai ripetute moltissime volte. Lo schema è lo stesso, il formato è lo stesso, solo i dettagli
sono diversi. Avevi amato un’altra donna, ora ami questa donna. Accumulavi denaro… le
monete erano di un certo tipo, ora sono diverse. Ma l’intero schema è lo stesso, è
ripetitivo. Una volta che riesci a comprendere che per moltissime vite hai vissuto le stesse
assurdità, quando vedi quanto stupido sia stato tutto questo circolo vizioso, all’improvviso
ti svegli e l’intera realtà diventa un sogno. Ne vieni espulso, e ora non vuoi ripetere le
stesse cose nel futuro. Il desiderio si arresta perché non è altro che il passato proiettato
nel futuro, le tue esperienze passate in cerca di un’altra ripetizione; il desiderio è solo una
vecchia esperienza che tu vuoi ripetere ancora, niente altro. E non puoi abbandonare il
desiderio a meno che non diventi consapevole dell’intero fenomeno. Come potresti
abbandonarlo? C’è il passato come una grande barriera, una barriera dura come la roccia.
Incombe sulla tua testa, ti spinge verso il futuro. I desideri vengono creati dal passato e
proiettati nel futuro. Se riesci a conoscere il passato in quanto sogno, tutti i desideri
diventano impotenti. Cadono, semplicemente avvizziscono e il futuro scompare. In quella
scomparsa di passato e di futuro, tu sei trasformato.
L’undicesima tecnica di centratura: “Senti un oggetto di fronte a te. Percepisci l’assenza di
ogni altro oggetto, fatta eccezione per questo. Poi, lascialo da parte la sensazione
dell’oggetto e la sensazione dell’assenza, realizza”.
“Senti un oggetto di fronte a te.” Qualunque cosa va bene, per esempio puoi usare una
rosa. “Senti un oggetto di fronte a te.” Prima devi sentirlo, non basta vederlo: puoi vedere
una rosa, ma il tuo cuore non si acquieta. Non la senti, la vedi soltanto; se la sentissi
potresti metterti a piangere, oppure potresti ridere o danzare. Non la senti: la vedi soltanto,
e anche quel vederla può non essere completo, poiché non vedi mai in modo completo. Il
passato, la memoria dicono che questa è una rosa, e tu passi oltre. In realtà non l’hai
vista. La mente dice che questa è una rosa. Tu sai tutto di essa, poiché hai conosciuto
delle rose, e allora? Allora passi oltre. Un’occhiata basta a risvegliare la memoria delle tue
esperienze passate di rose, e quindi passi oltre. Perfino vedere non è completo. Rimani
con la rosa. Guardala, e poi sentila. Che cosa devi fare per sentirla? Annusala, toccala, fa’
che divenga una profonda esperienza del corpo. Prima chiudi gli occhi, e fa’ che la rosa ti
tocchi il viso. Sentila. Mettila sugli occhi, lascia che gli occhi la tocchino; sentine il profumo.
Mettila sul cuore, stai in silenzio alla sua presenza; attribuisci alla rosa una sensibilità.
Dimentica tutto; dimentica il resto del mondo. “Senti un oggetto di fronte a te. Percepisci
l’assenza di ogni altro oggetto…” perché se la tua mente sta ancora pensando ad altro,
questo sentire non penetrerà profondamente. Dimentica tutte le altre rose, dimentica tutte
le altre persone, dimentica tutto. Che resti solo la rosa. Solo la rosa, la rosa, la rosa!
Dimentica ogni altra cosa, che questa rosa ti avvolga completamente… sei affogato nella
rosa. Non è facile, perché non sei così sensibile. Ma per le donne non sarà tanto difficile:
possono sentire più facilmente, per gli uomini potrebbe essere un po’ più difficile, a meno
che abbiano un senso estetico molto sviluppato, come un poeta, un pittore o un musicista:
costoro riescono a sentire le cose. In ogni caso provaci. I bambini ci riescono molto
facilmente. Stavo insegnando questo metodo al figlio di un mio amico, riusciva a sentire
con molta facilità. Quando gli diedi una rosa e gli dissi tuttociò che vi ho detto ora, lo fece e
ne trasse un profondo godimento. Quindi gli chiesi: “Come ti senti?”. Rispose:” Sono
diventato una rosa: questa è la sensazione. Sono diventato una rosa”. I bambini riescono
a farlo molto facilmente, ma noi non li educhiamo mai a fondo, altrimenti potrebbero
essere i migliori meditatori. Dimenticati completamente tutti gli altri oggetti. “Percepisci
l’assenza di ogni altro oggetto, fatta eccezione per questo.” E’ ciò che accade nell’amore.
Se sei innamorato di qualcuno, ti dimentichi del mondo intero. Se ti ricordi ancora del
mondo, sappi che questo non è amore. Hai dimenticato l’intero mondo: rimane solo
l’amata o l’amante. Per questo dico che l’amore è una meditazione. Questa tecnica puoi
usarla anche come tecnica d’amore: dimenticati tutto il resto. Solo pochi giorni fa venne da
me un amico con sua moglie. La moglie si lamentava di una cosa; era venuta per questo.
L’amico disse: “E’ da un anno che medito e ora ci sono immerso. E ho trovato utile,
quando medito, gridare all’improvviso al culmine della meditazione: ‘Rajneesh, Rajneesh,
Rajneesh!. Mi aiuta, ma ora è accaduta una cosa strana. Quando faccio l’amore con mia
moglie, quando arrivo all’orgasmo comincio a gridare: ‘Rajneesh, Rajneesh, Rajneesh!’. E
mia moglie ne è sconvolta, e dice stai facendo l’amore con me, stai meditando, o cos’è
che stai facendo? E cosa centra questo Rajneesh?’”. Quell’uomo mi disse: “La situazione
è complessa, perché se non grido: ‘Rajneesh, Rajneesh!’, non riesco ad avere l’orgasmo.
E se grido, mia moglie ne resta sconvolta. Comincia a gridare, a piangere e a fare una
scenata. Che fare quindi? Per questo ho portato mia moglie”. Naturalmente le lamentele di
sua moglie erano giuste poiché non le andava che tra di loro ci fosse qualcun altro
presente. Ecco perché l’amore ha bisogno di intimità, assoluta intimità. L’intimità è
importante solo per dimenticare tutto il resto. In Europa e in America stanno lavorando con
il sesso di gruppo. E’ assurdo: molte coppie che fanno l’amore in una stanza. E’ una totale
assurdità, perché l’amore non potrà mai andare molto in profondità: diventerà solo un’orgia
sessuale. La presenza degli altri diventa una barriera, e l’amore non può essere
meditativo. Se con un oggetto qualunque riesci a dimenticare l’intero mondo, sei
profondamente in amore: con una rosa, con una pietra oppure con qualunque altra cosa.
Ma la condizione è sentire la presenza di questo oggetto e sentire l’assenza di tutto il
resto. Fa che questo oggetto sia l’unica cosa esistente nella tua consapevolezza. Sarà
facile se proverai con qualche oggetto che ami naturalmente. Sarebbe difficile per te
metterti davanti a un sasso, a una pietra, e dimenticare l’intero mondo. Sarebbe difficile,
ma i Maestri Zen l’hanno fatto. Hanno dei giardini di pietre per la meditazione. Non ci sono
fiori, né alberi, nulla; solo pietre e sabbia. E meditano sulla pietra perché, dicono, se riesci
ad avere una profonda relazione d’amore con una pietra, nessuno può crearti alcuna
barriera. E gli uomini sono come pietre. Se riesci ad amare una pietra, puoi amare anche
un uomo. In questo caso non c’è più alcun problema: gli uomini sono come pietre, anche
più gelidi. E’ difficile romperli e penetrare in loro. Usa un oggetto che ami naturalmente, e
poi dimenticati il mondo intero. Gustane la presenza, apprezza il sapore della sua
presenza, sentilo, penetralo fino in fondo e fa’ che penetri in te. “Poi, lascialo da parte la
sensazione dell’oggetto…”. Questa è la parte più difficile: hai abbandonato ogni altro
oggetto, è rimasto solo questo. Hai dimenticato tutto: una cosa sola è rimasta. Ora,
“lascialo da parte la sensazione dell’oggetto”. Ora lascia da parte la sensazione che hai di
questo oggetto. “Poi, lasciando da parte la sensazione dell’oggetto e la sensazione
dell’assenza…” degli altri oggetti. Ora ci sono solo due cose; tutto il resto è assente.
Adesso abbandona anche quell’assenza. Solo questa rosa, questo viso, questa donna,
quest’uomo, questa pietra è presente. Abbandona anche questo, e abbandona anche la
sensazione. All’improvviso cadi in un vuoto assoluto e non rimane più nulla. E Shiva dice:
“Realizza”. Realizza questo vuoto, questo nulla. Questa è la tua natura essenziale, questo
è il puro essere. Sarà difficile avvicinarti direttamente al nulla, molto difficile e arduo.
Perciò è più facile passare attraverso un oggetto come veicolo. Prima poni nella mente un
solo oggetto, e sentilo così totalmente da non aver più bisogno di ricordare altro. La tua
intera coscienza è colmata da quest’unico oggetto. Poi abbandona anche questo;
dimentica anche questo. Cadi in un abisso. Ora non rimane più nulla, nessun oggetto: c’è
solo la tua soggettività, pura, incontaminata, libera da occupazioni. Questo puro essere,
questa pura consapevolezza è la tua natura. Fallo però gradualmente, non tentare l’intera
tecnica in un colpo solo. Prima crea la sensazione di un unico oggetto. Per un paio di
giorni esercitati solo su questa parte; non praticare la tecnica intera. Per qualche
settimana prova solo la prima parte. Crea una sensazione dell’oggetto, sii ricolmato
dall’oggetto. E usane uno solo, non continuare a cambiarlo, perché con ciascun oggetto
dovresti ripetere lo stesso sforzo. Se hai scelto una rosa, continua ogni giorno a usare una
rosa. Siine così ricolmo da poter dire un giorno: “Ora io sono il fiore”. Allora la prima parte
è compiuta. Quando c’è solo il fiore e tutto il resto è dimenticato, gusta quest’idea per un
paio di giorni. E’ stupenda in sé, veramente stupenda, vitale, potente in sé stessa.
Semplicemente sentilo per un paio di giorni, e poi, quando ti sei abituato ed è diventato
facile, non avrai più bisogno di lottare: il fiore apparirà all’improvviso. L’intero mondo è
dimenticato e rimane solo il fiore. Allora tenta la seconda parte: chiudi gli occhi e dimentica
anche il fiore. Ricorda: se sei riuscito a fare la prima cosa, la seconda non sarà difficile.
Ma se tenti l’intera tecnica in una sola seduta, la seconda parte sarà impossibile da
realizzare; perché se riesci a dimenticarti del mondo intero per un solo fiore, puoi
dimenticarti anche del fiore per il nulla. Perciò la seconda parte verrà da sé, ma per la
prima dovrai lottare. E la mente è piena di trabocchetti; dirà sempre di tentare l’intera cosa,
e allora non ci riuscirai. Quindi la mente dirà: “Non è utile”, oppure: “Non fa per me”. Se
vuoi riuscirci tenta la tecnica in parti: prima porta a termine la prima parte, poi la seconda.
Allora l’oggetto non c’è più e rimane solo la tua consapevolezza come una luce, una
fiamma senza niente attorno. Hai una lampada e la luce della lampada cade su molti
oggetti. Visualizzali. Nella tua stanza ci sono moltissimi oggetti. Se porti una lampada nel
buio della stanza tutti gli oggetti si illuminano. La lampada irradia luce su ogni oggetto così
che tu possa vedere. Ora rimani con un oggetto solo; fa che ci sia un solo oggetto. La
lampada è la stessa, ma ora c’è un solo oggetto sotto la sua luce. Ora togli anche
quell’oggetto: la luce rimane senza alcun oggetto. Lo stesso accade con la tua
consapevolezza. Tu sei una fiamma, una luce e il mondo intero è il tuo oggetto. Tu lo
abbandoni e per concentrarti scegli un solo oggetto. La tua fiamma rimane immutata, ma
ora non è occupata da molteplici oggetti: è occupata da uno solo. E poi lascia cadere
anche quell’oggetto. All’improvviso c’è solo luce, consapevolezza. Non cade su niente: il
Buddha l’ha chiamato nirvana; Mahavira l’ha chiamato kaivalya, l’essere assolutamente
soli. Le Upanishad l’hanno chiamato l’esperienza di Brahman, o dell’atman. Shiva dice che
se riesci a portare a compimento quest’ultima tecnica, realizzerai l’Assoluto.
La dodicesima tecnica di centratura: “Quando insorge uno stato d’animo contro qualcuno o
a favore di qualcuno, non attribuirlo alla persona in questione, resta centrata”.
Se in te insorge dell’odio per qualcuno o dell’amore, come ti comporti? Lo proietti sull’altro.
Se provi odio nei miei confronti, nel tuo odio ti dimentichi completamente di te stesso; solo
io divento il tuo oggetto. Se provi amore per me, dimentichi te stesso completamente; solo
io divento il tuo oggetto: proietti il tuo amore, il tuo odio o qualunque altra cosa su di me. Ti
dimentichi completamente del tuo centro interiore, l’altro diventa il tuo centro. Questo sutra
dice che, quando sorge odio, amore o qualunque stato d’animo avverso o favorevole a
qualcuno, non bisogna proiettarlo sulla persona in questione. Ricordati, tu ne sei la fonte.
Io ti amo. La sensazione comune è che tu sei la fonte del mio amore. In realtà le cose non
stanno così: io ne sono la fonte, tu sei solo li schermo su cui proietto il mio amore. Tu sei
solo uno schermo, io proietto il mio amore su di te e dico che sei la fonte del mio amore.
Questa non è la realtà, è una finzione. Io raccolgo la mia energia d’amore e la proietto su
di te: in quell’energia tu diventi attraente. Per qualcun altro potresti non essere attraente,
potresti essere del tutto ripugnante. Perché? Se sei tu la fonte dell’amore tutti dovrebbero
provare amore per te, ma tu non lo sei, Io proietto l’amore, perciò diventi attraente;
qualcun altro potrebbe proiettare odio, in quel caso diventerai odioso: Qualcun altro non
proietta nulla, resta indifferente; potrebbe non averti neppure rivolto lo sguardo. In ogni
caso, noi proiettiamo i nostri stati d’animo sugli altri. E’ per questo che, sei in luna di miele,
la luna sembra bellissima, un miracolo, meravigliosa. Il mondo intero sembrava diverso, e
in quella stessa notte per il tuo vicino questa notte miracolosa potrebbe non esistere
affatto. Suo figlio è morto: la stessa luna è solo tristezza, è insopportabile. Ma per te è
incantevole, ammaliante, ti fa impazzire. Perché? La luna è la fonte o forse è solo uno
schermo su cui tu proietti te stesso?
Questo sutra dice: “Quando insorge uno stato d’animo contro qualcuno o a favore di
qualcuno, non attribuirlo alla persona in questione” o all’oggetto in questione. Resta
centrato. Ricorda che tu ne sei la fonte; dunque non muoverti verso l’altro, muoviti verso la
fonte. Quando provi odio, non andare verso l’oggetto, non andare verso la persona a cui il
tuo odio si sta indirizzando, vai piuttosto verso il centro da cui proviene. Va’ verso l’interno.
Usa l’odio, o l’amore, o qualunque altro stato d’animo, come un viaggio verso il tuo centro
più intimo, alla fonte, e resta centrato lì. Provaci! Questa è una tecnica psicologica molto
scientifica. Qualcuno ti ha insultato; la rabbia esplode all’improvviso, sei febbricitante. La
collera sta fluendo verso la persona che ti ha insultato. Ora proietterai tutta questa rabbia
su di lui. Lui non ha fatto nulla. Anche se ti ha insultato, che cosa ti ha fatto? Ti ha solo
punzecchiato, ha aiutato la tua rabbia ad affiorare, ma la rabbia è tua. Se andasse da un
Buddha e lo insultasse, non sarebbe in grado di creare in lui alcuna rabbia. O se andasse
da Gesù, Gesù gli porgerebbe l’altra guancia. Oppure se andasse da Bodhidharma, lui
scoppierebbe a ridere. Quindi bisogna distinguere. L’altro non è la fonte. La fonte sta
sempre dentro di te. L’altro colpisce la fonte, ma se dentro di te non c’è rabbia, non può
uscire. Se colpisci un Buddha, verrà fuori solo compassione perché c’è solo compassione.
La rabbia non uscirà perché non ce n’è. Se getti un secchiello in un pozzo asciutto, non ne
esce niente, se lo fai con un pozzo pieno, l’acqua esce, ma proviene dal pozzo: il
secchiello aiuta solo a portarla fuori. Perciò una persona che ti insulta sta solo gettando un
secchiello in te, e il secchiello verrà fuori ricolmo di rabbia, di odio, o del fuoco che era
dentro di te. La fonte sei tu, ricordatelo. Per questa tecnica, ricordati che sei la fonte di
tutto ciò che continui a proiettare sugli altri, e quando c’è uno stato d’animo avverso o
favorevole, va immediatamente all’interno e raggiungerai la fonte. Resta centrato lì, non
muoverti verso l’oggetto. Qualcuno ti ha dato l’occasione per essere consapevole della tua
rabbia: ringrazialo immediatamente e dimenticati di lui. Chiudi gli occhi, trasferisciti
all’interno, e ora guarda la fonte dalla quale proviene questo amore o questo odio. Da
dove? Penetra all’interno, muoviti nell’interiorità: troverai la fonte perché la rabbia proviene
da lì. L’odio, l’amore o qualunque altra cosa proviene dalla tua fonte. Ed è facile arrivare
alla fonte nell’istante in cui sei arrabbiato, innamorato o colmo d’odio, perché in quel
momento sei caldo ed è facile muoversi. Con quel calore riesci a muoverti verso l’interno.
E quando raggiungi un punto fresco all’interno, all’improvviso realizzerai una dimensione
diversa, un mondo diverso che ti si apre davanti. Usa la rabbia, usa l’odio, usa l’amore per
penetrare all’interno. Noi li usiamo sempre per muoverci verso l’altro, e ci sentiamo molto
frustati se non c’è una persona su cui proiettare i nostri stati d’animo, perciò continuiamo a
proiettarli persino su oggetti inanimati. Ha visto gente arrabbiata con le proprie scarpe, che
le scagliava con rabbia. Che cosa stanno mai facendo? Ho visto gente arrabbiata sbattere
la porta con rabbia, gettare la propria rabbia sulla porta, insultare la porta, usare un
linguaggio volgare contro la porta. Che cosa sta facendo? Finirò con un’intuizione Zen che
riguarda proprio questo punto. Lin Chi, uno dei più grandi Maestri Zen, era solito dire:
“Quando ero giovane, ero affascinato dall’andare in barca. Ne avevo una piccola e me ne
andavo da solo sul lago. Rimanevo lì per ore intere. “Accadde un giorno che sulla mia
barca stessi meditando a occhi chiusi sulla notte meravigliosa. Una barca vuota venne
sospinta dalla corrente e colpì la mia. Avevo gli occhi chiusi, così pensai: ‘Qualcuno in
questa barca ha colpito la mia ‘. Emerse la collera. Aprì gli occhi e stavo per dire qualcosa
a quell’uomo con rabbia, poi mi resi conto che la barca era vuota, dunque non c’era modo
di agire contro qualcuno. A chi potevo esprimere la mia rabbia? Quella barca era vuota.
Stava solo seguendo la corrente e aveva colpito la mia”. Quindi non c’era niente da fare:
era impossibile proiettare la rabbia su una barca vuota. Perciò Lin Chi disse: “Chiusi gli
occhi. La rabbia era lì, ma non trovando alcuna via d’uscita chiusi gli occhi e mi lasciai
trasportare all’indietro sull’onda della rabbia. E quella barca vuota divenne la mia
realizzazione. In quella notte silenziosa giunsi a un punto dentro di me: quella barca vuota
fu il mio Maestro: E ora, se qualcuno in una barca mi urta e mi insulta, rido e dico che
anche questa barca è vuota. Chiudo gli occhi e vado nell’interiorità”. Usa questa tecnica.
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