Vai al sito ufficiale di Tantra dell'Origine

I TRE GRADINI DELL' AMORE

Per info sui Seminari (Laboratori di Tantra dell’Origine Livelli 1, 2, 3 e Teacher) e sugli stage
Tantra: Lalita Kamala 346 3783856, oppure scrivimi su fb dopo 

avermi chiesto amicizia ->
Location di Porto Maurizio (IM) -> http://tantradellorigine.blogspot.it/p/location.html 
Per entrare nel nuovo Gruppo Fb di Tantra dell'Origine : ->  https://www.facebook.com/groups/514018152069947/"
Amato Osho,
tu parli d’amore e di compassione. Io conosco e sento in me forme diverse d’amore e di compassione.
Puoi spiegarmi le diverse forme d’amore e cosa intendi per compassione?
"L’amore è una scala, una scala con tre gradini. Il primo gradino è la sessualità, il secondo è l’amore e il terzo è la preghiera. L’esistenza di questi tre gradini dà luogo a mille e una combinazioni possibili.
La compassione reale appare solo al terzo gradino, dopo che l’energia sessuale si sia trasformata in preghiera – la compassione di un Buddha, la compassione della quale parla Atisha. Quando la passione è stata trasformata in modo totale, in modo così completo da non lasciare neppure una traccia, appare la compassione. La compassione reale appare solo dopo che l’energia sessuale è diventata preghiera.
Però la compassione può apparire anche al secondo gradino e perfino al primo. Di conseguenza esistono molti tipi di compassione. Per esempio, se la compassione appare al primo gradino – mentre vivi al livello più basso dell’energia d’amore, cioè il sesso – questa compassione è solo un gioco dell’ego. È un tipo di compassione molto egoista: godi all’idea di essere compassionevole. In realtà, godi della sofferenza altrui, perché è la sofferenza altrui che ti offre l’opportunità di essere compassionevole.
Qualcuno è caduto nel fiume e sta annegando. Una persona che vive a livello sessuale salta nel fiume e lo salva – ma la sua gioia consisterà nel compiacimento di essere stato tanto buono e avere fatto una cosa bella, una cosa grande. Ne parlerà con orgoglio, si vanterà di questa sua azione.
Al primo gradino, quello della sessualità, la compassione è solo un gioco egoico.
Questo è ciò che fanno milioni di missionari sparsi nel mondo – servono il povero, il malato, servono gli aborigeni analfabeti, i primitivi. Ma la loro gioia consiste nel compiacimento di aver fatto grandi cose. Il loro ego ne esce rafforzato. Questa è una forma distorta di compassione, viene chiamata dovere. Dovere è una parolaccia.
Il secondo tipo di compassione appare quando in te è arrivato l’amore. Questa compassione è simpatia: la sofferenza altrui ti turba, ne partecipi. Entri in sintonia con l’altro e la sua sofferenza ti tocca. Non è qualcosa con cui farti bello. Se vivi al secondo gradino, non parli mai della tua compassione, mai – non è qualcosa della quale parli. Di fatto, non hai mai la sensazione di aver fatto qualcosa di speciale, hai semplicemente la sensazione di aver fatto tutto ciò che doveva essere fatto. Comprendi che farlo era semplicemente umano. In ciò che hai fatto non vedi niente di speciale, né di straordinario e facendolo non hai acquisito nessun merito spirituale. Senti di non avere alcun merito: hai agito in modo naturale e spontaneo. Questa tua compassione è più tenera, più bella.
Al terzo gradino, dopo che l’energia sessuale è diventata preghiera, la compassione diventa empatia – non è simpatia, è empatia. Se in te c’è simpatia significa che senti la sofferenza dell’altro, però mantieni le distanze; se sei in empatia con l’altro significa che diventi una cosa sola con la sua sofferenza – non solo senti la sua sofferenza, ma soffri con lui, entri realmente nella sua sofferenza. Qualcuno piange: se provi simpatia per lui significa che il suo pianto ti turba, se sei in empatia significa che piangi con lui. Non sei più in uno spazio solo di sentimenti – entri in sintonia e diventi una cosa sola con quella persona: accade ciò che si definisce un’unione.
Un uomo si recò da Buddha per chiedergli: “Sono molto ricco, non ho figli e mia moglie è morta. Possiedo tutto il denaro del mondo e vorrei fare delle azioni meritevoli. Vorrei fare qualcosa per i poveri e per i diseredati. Dimmi, cosa dovrei fare?”
E si racconta che Buddha divenne molto triste e le lacrime sgorgarono dai suoi occhi.
L’uomo era molto perplesso. Chiese: “Le lacrime sgorgano dai tuoi occhi? E sembri così triste – perché?”
Buddha gli rispose: “Tu non puoi aiutare nessuno perché non hai neppure aiutato te stesso. Non puoi fare niente di compassionevole, perché le tue energie sono ancora al livello più basso. Il tuo metallo vile non si è ancora trasformato in oro. In realtà, provo per te un profondo dispiacere. Vuoi aiutare in qualche modo la gente, ma tu non sei. Tu non esisti ancora, perché in te non è ancora accaduta la consapevolezza – e senza consapevolezza come potresti esistere? Non hai in te un centro reale, dal quale possa fluire la compassione”.
La compassione può appartenere a queste tre categorie e anche l’amore appartiene a tre categorie. La prima è la sessualità. La sessualità significa: “Dammi, dammi sempre di più!” È sfruttamento, è ciò che Martin Buber chiama il rapporto “io-esso”: “Tu sei un oggetto e io voglio usarti”. L’uomo usa la donna, la donna usa l’uomo, i genitori usano i figli e i figli usano i genitori, gli amici usano gli amici. Dicono: “Trova un amico e trovi un tesoro, un amico nel bisogno è davvero un amico”. L’uso riduce l’altro a una merce.
Vivere in un mondo di “io-esso” significa lasciarsi sfuggire l’intera meraviglia dell’esistenza. In questo caso vivi circondato solo da oggetti – non dalle persone, non dalla gente, non dalla vita – solo da cose materiali. Colui che vive in quel rapporto è l’uomo più misero al mondo. La sessualità è sfruttamento.
L’amore è totalmente diverso. L’amore non è sfruttamento. L’amore non è un rapporto “io-esso”, ma è un rapporto “io-tu”. L’altro è rispettato da te come una persona di fatto e di diritto, l’altro non è un oggetto da usare, da possedere, da manipolare. L’altro è una persona indipendente, una persona libera: devi comunicare con lui, non devi sfruttarlo. L’amore è una comunione di energie.
La sessualità significa: “Dammi, dammi sempre di più!” Di conseguenza il rapporto sessuale assomiglia continuamente a una guerra, a un conflitto, perché anche l’altro ti dice: “Dammi!” Entrambi volete sempre di più e nessuno dei due è pronto a dare. Da qui il conflitto, lo stato belligerante. E naturalmente colui che si dimostra il più forte sfrutterà l’altro. Poiché l’uomo è dotato di una muscolatura più forte di quella femminile, l’ha sfruttata, ha ridotto la donna a una non-entità, ha distrutto l’anima della donna. Se l’uomo fosse riuscito a distruggere totalmente l’anima della donna, avrebbe avuto una vita più facile.
Per secoli, gli uomini impedirono alle donne di leggere e di recarsi al tempio – in molte religioni alle donne era proibito diventare preti. Alle donne non era concessa nessuna vita pubblica, nessuna vita di relazioni sociali. Erano tenute prigioniere nelle case e – il loro lavoro costava pochissimo – continuavano a lavorare per l’intera giornata. Erano ridotte a oggetti sessuali. In passato, non c’era molta differenza tra le prostitute e le mogli. La moglie era ridotta al ruolo di prostituta permanente, tutto qui. Il rapporto coniugale non era un rapporto, l’uomo era il padrone della moglie.
L’amore rispetta l’altro. È un rapporto di “dare e ricevere”.
L’amore gode nel dare e gode nel ricevere. È una condivisione, è una comunicazione.
In amore uomo e donna sono uguali – in un rapporto sessuale non sono uguali. L’amore conferisce al rapporto sessuale una bellezza del tutto diversa.
Il mondo si sta avviando, pian piano, verso i rapporti d’amore, di conseguenza esiste tanto scombussolamento. Tutte le vecchie istituzioni stanno scomparendo – devono scomparire perché erano tutte basate sul rapporto “io-esso”. Verranno di certo scoperti nuovi modi per comunicare e nuovi modi per condividere; avranno un profumo diverso – il profumo dell’amore e della condivisione. Non saranno possessivi, non saranno di tipo padronale.
Lo stato sommo dell’amore è la preghiera. Nella preghiera c’è comunione. Nella sessualità c’è il rapporto “io-esso”, nell’amore c’è il rapporto “io-tu”. Martin Buber si ferma qui: la sua tradizione giudaica non gli permette di procedere oltre. Ma c’è ancora un gradino da salire: Il gradino “né io - né tu”, un rapporto in cui scompaiono l’io e il tu, un rapporto in cui due persone non sono più due – ma sono diventate una sola. Un’unità tremenda, un’armonia, un accordo profondo – due corpi e un’anima sola. Questa è la sommità dell’amore che io chiamo preghiera.
L’amore ha questi tre stadi e la compassione ha i tre stadi corrispondenti – entrambi possono esistere in combinazioni diverse.
Di conseguenza, Dorothy Kaplan, ci sono moltissimi tipi d’amore e moltissimi tipi di compassione. Ma la cosa fondamentale, basilare, è comprendere questi tre gradini dell’amore. Comprenderli ti aiuterà e ti darà un’intuizione sullo stato in cui ti trovi – che tipo d’amore stai vivendo e che tipo di compassione ti sta accadendo.
Osserva! Sta’ attenta a non rimanere intrappolata in uno stato. Esistono livelli più alti e sommità che puoi scalare e vette che puoi raggiungere!" Osho