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IL SENTIERO DELLO YOGA E IL SENTIERO DEL TANTRA

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DOMANDE 1 Qual è la differenza tra yoga e Tantra? 2 Sulla via dell’abbandono come si può arrivare alla giusta tecnica? 3 Come si può sapere se una tecnica che si sta praticando condurrà all’Assoluto? Ci sono molte domande. La prima: “Qual è la differenza tra lo yoga tradizionale e il Tantra? Sono la stessa cosa?”. Il Tantra o lo yoga sono fondamentalmente diversi. Raggiungono lo stesso obiettivo, tuttavia i loro sentieri sono non solo diversi, ma anche opposti. Perciò questo punto deve essere compreso molto chiaramente. Anche il processo dello yoga è una metodologia, anche lo yoga è una tecnica. Lo yoga non è filosofia; proprio come il Tantra, dipende dall’azione, dal metodo, dalla tecnica: il fare conduce all’essere anche nello yoga, ma il processo è diverso. Nello yoga si deve lottare: è la via del guerriero. Sul sentiero del Tantra non si deve assolutamente lottare. Anzi, al contrario, si deve indulgere, ma con consapevolezza. Lo yoga è repressione consapevole, il Tantra è indulgenza consapevole. Il Tantra dice qualunque cosa tu sia, l’Assoluto non è opposto a te. E’ una crescita: puoi crescere fino a essere l’Assoluto. Non c’è opposizione tra te e la realtà: ne fai parte, perciò non è necessaria alcuna lotta, alcun conflitto, alcun antagonismo con la natura. Devi usare la natura, devi usare qualunque cosa tu sia per andare oltre. Nello yoga devi lottare con te stesso per andare oltre. Nello yoga, il mondo e moksha, la liberazione – come sei e come puoi essere – sono due cose opposte. Reprimi, lotta, dissolvi ciò che sei in modo da raggiungere ciò che puoi essere. Nello yoga andare oltre è una morte, devi morire perché possa nascere il tuo essere reale. Agli occhi del Tantra, lo yoga è un profondo suicidio; devi uccidere il tuo sé naturale: il tuo corpo, i tuoi istinti, i tuoi desideri, ogni cosa. Il Tantra dice di accettarti così come sei: è un’accettazione profonda. Non creare una frattura tra te e il reale,tra il mondo e il nirvana, non creare alcuna frattura. Non esiste alcuna frattura per il Tantra: nessuna morte è necessaria. Per la tua rinascita nessuna morte è necessaria, piuttosto una trascendenza. Per questa trascendenza usa te stesso. Per esempio, esiste il sesso, l’energia fondamentale, l’energia fondamentale per mezzo della quale sei nato, con cui sei nato: le cellule basilari del tuo essere e del tuo corpo sono sessuate, perciò la mente umana gira intorno al sesso. Per lo yoga devi lottare contro questa energia; attraverso la lotta crei un centro diverso in te stesso e, più lotti più ti integri in un centro diverso. Quindi il sesso non è il tuo centro: la lotta, ovviamente consapevole, contro il sesso creerà in te un nuovo centro d’essere, una nuova enfasi, una nuova cristallizzazione. In questo caso il sesso non sarà più la tua energia, genererai la tua energia lottando contro il sesso. Verranno alla luce un’energia diversa e un diverso centro di esistenza. Secondo i Tantra devi usare l’energia sessuale. Non combatterla: trasformarla. Non pensare in termini di ostilità, devi esserle amico: è la tua energia, non è malefica, non è cattiva. Ogni energia è semplicemente naturale. Può essere usata a tuo favore o contro di te, puoi farne un ostacolo, una barriera, oppure un gradino. Può essere usata. Usata bene diventa amica, usata male diventa la tua nemica, ma non è né l’una né l’altra cosa: l’energia è solo naturale. Il sesso, così come viene usato dall’uomo comune, si trasforma in un nemico. L’uomo comune ne viene distrutto, semplicemente si consuma nel sesso. Lo yoga assume il punto di vista opposto, opposto alla mente ordinaria. La mente ordinaria è distribuita dai suoi stessi desideri, perciò lo yoga dice di smettere di desiderare, di essere privi di desideri. Lotta contro i desideri e crea in te un’integrazione che sia senza desideri! Il Tantra dice di essere consapevole del desiderio, di non creare alcuna lotta. Immergerti nel desiderio con piena consapevolezza perché, quando lo farai, lo trascenderai. Ci sei dentro e nello stesso tempo non ci sei. Ci passi attraverso ma rimani un estraneo. Lo yoga è molto attraente perché è proprio l’opposto della mente ordinaria, perciò la mente ordinaria può capire il linguaggio dello yoga: tu sai come il sesso ti stia distruggendo, come ti abbia distrutto, in che modo continui a girarci intorno come uno schiavo, come un fantoccio. Lo sai per esperienza personale. Perciò quando lo yoga dice di combatterlo, capisci subito il messaggio. Questa è l’attrattiva, la facile attrattiva dello yoga. Il Tantra non potrebbe essere attraente in un modo così facile. Sembra difficile: come ci si può immergere nel desiderio senza venirne travolti? Come si fa a essere consapevoli durante l’atto sessuale, pienamente consapevoli? La mente ordinaria si spaventa, sembra pericoloso. In realtà non è pericoloso: tutto quello che sai sul sesso crea per te questo pericolo. Tu ti conosci, sai quanto riesci a ingannarti, sai molto bene che la tua mente e astuta. Puoi immergerti nel desiderio, nel sesso, in qualsiasi cosa, e puoi illuderti di agire con piena consapevolezza: ecco perché ti senti in pericolo. Il pericolo non è nel Tantra, è in te, e il fascino dello yoga è dovuto a te, alla tua mente ordinaria, alla tua mente sessualmente repressa, affamata di sesso, che indulge nel sesso. Dato che la mente ordinaria non è sana riguardo al sesso, lo yoga possiede un’attrattiva: con un’umanità migliore, con un sesso sano, naturale, normale, sarebbe diverso. Noi non siamo normali e naturali; siamo completamente anormali, malsani, realmente pazzi. Ma poiché tutti sono come noi non ce ne accorgiamo mai. La pazzia è normale a tal punto che non essere pazzo può sembrare anormale. In mezzo a noi un Buddha è anormale, un Gesù è anormale: non appartengono a noi. Questa “normalità” è una malattia. Questa mente “normale” ha creato l’attrattiva dello yoga. Se prendi il sesso con naturalezza, senza alcuna filosofia intorno, né a favore né contro, se lo consideri come consideri le tue mani, i tuoi occhi, se lo accetti totalmente come una cosa naturale, sarai attratto dal Tantra e solo allora sarà utile a molti. Ma i giorni del Tantra si stanno compiendo. Prima o poi il Tantra esploderà per la prima volta tra le masse, perché per la prima volta i tempi sono maturi, maturi per considerare il sesso naturalmente. E’ possibile che l’esplosione venga dall’Occidente: Freud, Jung, Reich hanno preparato il terreno. Non sapevano niente sul Tantra, ma hanno preparato il terreno che permetterà al Tantra di svilupparsi. La psicologia occidentale è giunta alla conclusione che la malattia fondamentale dell’umanità si trova da qualche parte vicino al sesso, la pazzia dell’uomo è orientata verso il sesso. Perciò, a meno che fissazione sul sesso non verrà dissolta, l’uomo non potrà mai essere naturale, normale. L’uomo si è sviato solo a causa del suo atteggiamento nei confronti del sesso. Nessun atteggiamento è necessario: solo allora sarai naturale. Che atteggiamento hai nei confronti dei tuoi occhi? Sono malefici o divini? Sei a favore o contro i tuoi occhi? Non assumi un atteggiamento! L’atteggiamento semplicemente non c’è! Ecco perché i tuoi occhi sono normali. Assumi un atteggiamento. Se pensi che i tuoi occhi siano malefici, la vista diventerà difficoltosa, assumerà la stessa forma problematica che ha assunto il sesso: vorrai vedere, desidererai vedere, bramerai vedere, ma quando vedrai ti sentirai in colpa. Tutte le volte in cui vedrai ti sentirai in colpa per aver fatto qualcosa di sbagliato, per aver peccato. Vorresti uccidere lo strumento stesso della vista, vorresti distruggere i tuoi occhi, e più vuoi annientarli, più ti fisserai su di loro; comincerai un’attività veramente assurda: vorrai vedere sempre più e, allo stesso tempo, ti sentirai sempre più in colpa. Lo stesso è accaduto con la fissazione sul sesso. Il Tantra dice di accettare qualunque cosa tu sia. Questa è la caratteristica fondamentale: accettazione totale, e solo attraverso un’accettazione totale ti sarà possibile crescere. Quindi usa tutte le energie che hai. Com’è possibile? Accettarle, poi scopri cosa sono: cos’è il sesso, cos’è questo fenomeno? Non ne abbiamo familiarità: sappiamo molte cose sul sesso che altri ci hanno insegnato. Possiamo aver avuto l’esperienza dell’atto sessuale, ma con una mente colpevole, con un atteggiamento repressivo, in fretta e furia. E’ qualcosa che devi fare per scaricarti. L’atto sessuale non è un atto d’amore: in esso non sei felice, ma non puoi liberartene. Più cerchi di liberartene più diventa attraente; più vuoi negarlo, più ti senti attratto. Non puoi negarlo, ma questo atteggiamento che consiste nel negare, nel distruggere, annienta la mente stessa, la consapevolezza stessa, la sensibilità stessa che è in grado di comprendere il sesso, che perciò continua senza sensibilità. Quindi non puoi più capirlo. Solo una sensibilità profonda è in grado di comprendere qualsiasi cosa; solo un sentimento profondo, un addentrarsi profondamente, può comprendere qualsiasi cosa. Puoi capire il sesso solo se ti ci addentri come un poeta in mezzo ai fiori: solo allora! Se ti senti in colpa per i fiori, puoi passare attraverso il giardino, ma camminerai con gli occhi chiusi. E avrai fretta, ti troverai in una profonda, folle urgenza. In qualche modo devi uscire dal giardino, quindi come puoi essere consapevole? Il Tantra dice dunque di accettare qualsiasi cosa tu sia. Sei un grande mistero di molte energie multidimensionali: accettalo e muoviti con ogni energia con profonda sensibilità, con consapevolezza, con amore, con comprensione. Muoviti con loro! Di conseguenza ogni desiderio diventa un veicolo per andare oltre, ogni energia diventa un aiuto, e questo stesso mondo è il nirvana, questo stesso corpo è un tempio: un tempio sacro, un luogo sacro. Lo yoga è negazione; il Tantra è affermazione. Lo yoga pensa in termini di dualità: ecco la ragione della parola “yoga”. Significa unire due cose, “aggiogare” due cose insieme. Ma se ci sono due cose, c’è la dualità. Il Tantra dice che non esiste la dualità. Se esistesse, non potresti mettere insieme i suoi due poli e, per quanto provassi, rimarrebbero due e la lotta continuerebbe, il dualismo rimarrebbe. Se il mondo e il divino sono due, non possono essere uniti. Se non sono due in realtà, se appaiono solo come due, allora possono essere una cosa sola. Se il tuo corpo e la tua anima sono due, non possono essere messi insieme. Se tu e Dio siete due, non c’è nessuna possibilità di mettervi insieme: rimarrete due. Il Tantra dice che non c’è dualità; è solo un’apparenza. Perciò perché aiutare l’apparenza a rafforzarsi? Il Tantra chiede perché aiutare questa apparenza della dualità a rafforzarsi? Dissolvila in questo stesso istante! Sii uno! Attraverso l’accettazione diventi uno, non attraverso la lotta. Accetta il mondo, accetta il corpo, accetta quanto gli appartiene. Non creare un centro diverso in te stesso, perché per il Tantra quel centro diverso non è altro che l’ego. Non create un ego: sii solo consapevole di ciò che sei. Se lotti, lì ci sarà l’ego. E’ quindi difficile trovare un yogin che non sia egoista, e gli yogin possono anche continuare a parlare di assenza di ego, ma non possono essere senza ego: il processo stesso che attraverso crea l’ego. La lotta è il processo. Se lotti, sei costretto a creare un ego e quanto più lotti, tanto più l’ego diventerà forte, e se vinci la tua battaglia, allora raggiungerai l’ego supremo. Il Tantra dice: “Nessuna lotta!”. Quindi non ci sarà alcuna possibilità per l’ego. Se comprendiamo il Tantra, sorgeranno molti problemi perché per noi, se non esiste lotta, esiste solo l’indulgenza. Per noi nessuna lotta significa indulgenza, perciò ci spaventiamo: per intere vite non abbiamo fatto altro che indulgere e non siamo arrivati da nessuna parte. Ma l’indulgenza del Tantra non è uguale alla nostra; il Tantra dice: “Indulgi, ma sii consapevole”. Sei arrabbiato… il Tantra non dirà di non essere in collera, ma “Sii pure arrabbiato fino in fondo, ma sii consapevole”. Il Tantra non è contro la rabbia, è contro la sonnolenza spirituale, l’inconsapevolezza spirituale. Sii consapevole e sii arrabbiato; questo è il segreto del metodo: se sei consapevole la rabbia si trasforma, diventa compassione. Perciò il Tantra dice che la rabbia non è tua nemica: è il seme della compassione. La stessa rabbia, la stessa energia diventerà compassione. Se lotti contro la collera, non ci sarà alcuna possibilità per la compassione. Se vinci nella lotta, nella repressione, sarai un uomo morto. Non ci sarà rabbia perché l’avrai repressa, ma nello stesso tempo non ci sarà compassione, perché solo la collera può essere trasformata in compassione. Se riuscirai nella tua repressione, cosa impossibile, non ci sarà sesso, ma neppure amore perché, morto il sesso, non ci sarà energia che cresca nell’amore. Perciò sarai senza sesso, ma anche senza amore. Di conseguenza si perde la parte essenziale, perché senza amore non c’è divinità, senza amore non c’è liberazione, e senza amore non c’è libertà. Il Tantra dice che sono queste stesse energie a dover essere trasformate. Si può dire anche così: se sei contro il mondo non c’è alcun nirvana, perché è il mondo stesso che deve essere trasformato in nirvana. In questo caso sei contro le energie fondamentali che sono la fonte. Dunque l’alchimia tantrica dice di non lottare, di essere amico di tutte le energie che ti sono state date, di dare loro il benvenuto. Sentiti grato di avere la rabbia, di avere il sesso, di avere l’avidità. Sentiti grato perché queste sono le fonti nascoste e possono essere trasformate, possono essere aperte. Quando il sesso è trasformato diventa amore. Il veleno scompare, la bruttezza scompare. Il seme è brutto, ma quando diventa vivo germoglia e fiorisce, c’è bellezza. Non gettate via il seme perché getteresti via anche i fiori che contiene: non ci sono ancora, non si sono ancora manifestati in modo tale che tu li possa vedere, ma esistono. Usa questo seme per poter ottenere i fiori, perciò prima lascia che ci sia accettazione, comprensione sensibile e consapevolezza, poi è concesso indulgere. Ancora una cosa, veramente molto strana, ma che è una delle scoperte più profonde del Tantra: tutto ciò che consideri come tuo nemico – avidità, rabbia, odio, sesso, qualsiasi cosa – il tuo atteggiamento ostile lo rende nemico. Considera queste cose come doni divini e avvicinati a esse con il cuore colmo di gratitudine. Per esempio, il Tantra ha sviluppato molte tecniche per la trasformazione dell’energia sessuale. Accostati all’atto sessuale come se ti avvicinassi al tempio del divino, accostati all’atto sessuale come se fosse una preghiera, come se fosse una meditazione: sentine la sacralità. Ecco perché a Khajuraho, a Puri, a Konarak, ogni tempio ha sculture che raffigurano l’atto sessuale, il maithuna. L’atto sessuale sulle mura dei templi sembra illogico, in particolare per il cristianesimo, per l’Islam, per il gianismo. Sembra inconcepibile, contraddittorio. Che relazione c’è tra il tempio e le figure maithuna? Sulle pareti esterne dei templi di Khajuraho ogni tipo concepibile di atto sessuale è scolpito nella pietra. Perché? In un tempio non c’è posto per questo, almeno nella nostra mente. Il cristianesimo non può concepire la parete di una chiesa con le figure di Khajuraho. Impossibile! Anche gli hindu moderni si sentono in colpa, perché la loro mente è stata creata dal cristianesimo: sono “hindu-cristiani”, e sono la cosa peggiore, perché essere cristiani va bene, ma essere hindu cristiani è solo una bizzarria. Si sentono in colpa; Purshottamdas Tandon, un leader hindu, propose persino di distruggere quei templi, perché non ci appartengono. In realtà sembra che non ci appartengono perché da molto tempo, da secoli il Tantra non è nel nostro cuore. Non è stato la corrente principale. Lo yoga è stato la corrente principale, e per lo yoga Khajuraho è inconcepibile: deve essere distrutto. Il Tantra dice: “Avvicinati all’atto sessuale come se stessi entrando in un tempio sacro”. Questa è la ragione per cui hanno raffigurato l’atto sessuale sui loro templi sacri. Hanno detto di avvicinarsi al sesso come se si entrasse in un tempio sacro. Perciò quando entri in un tempio sacro, ci deve essere il sesso, in modo tale che nella mente le due cose si congiungano, diventino un’associazione. Allora potrai sentire che il mondo e il divino non sono due elementi in lotta, ma una cosa sola: non sono contradditori, sono poli opposti che si aiutano a vicenda e possono esistere solo grazie a questa polarità. Se questa polarità venisse a mancare, verrebbe a mancare il mondo intero. Quindi vedi la profonda unità che intercorre tra ogni cosa, non vedere solo i poli opposti, osserva la corrente interna che scorre e che li rende un’unità. Per il Tantra ogni cosa è sacra. Ricorda questo: peri il Tantra ogni cosa è sacra, nulla è profano. Consideralo in questo modo: per una persona irreligiosa tutto è profano; per le cosiddette persone religiose qualcosa è sacro e qualcosa è profano. Per il Tantra tutto è sacro. Alcuni giorni fa era qui da me un missionario cristiano e diceva: “Dio ha creato il mondo”. “Allora chi ha creato il peccato?” gli domandai. “Il diavolo” rispose. “E chi ha creato il diavolo?” gli chiesi. Rimase perplesso, poi disse “Naturalmente Dio ha creato il diavolo”. Il diavolo crea il peccato e Dio crea il diavolo. Dunque chi è il vero peccatore? Il diavolo o Dio? Ma la concezione dualista conduce sempre ad assurdità di questo genere. Per il Tantra Dio e il diavolo non sono due: in realtà non esiste un’entità che si possa chiamare “diavolo”, tutto è divino, ogni cosa è sacra, e questo sembra essere il giusto punto di vista, il più profondo. Se in questo mondo c’è qualcosa di profano, da dove viene, e come può esistere? Perciò ci sono solo due alternative: la prima è quella dell’ateo che dice che ogni cosa è profana. Questo atteggiamento va bene. Anche l’ateo è non-dualista: non vede alcuna sacralità nel mondo. Poi c’è l’alternativa tantrica, che dice che tutto è sacro: anch’essa è non-dualista; ma tra queste due ci sono le cosiddette persone religiose che, in realtà, non sono religiose: non sono né religiose né irreligiose, perché sono sempre in conflitto. Tutta la loro teologia esiste solo per fare incontrare gli estremi, e questi estremi non possono incontrarsi. Se una sola cellula, un solo atomo in questo mondo fosse profano, il mondo intero diventerebbe profano, perché come potrebbe esistere quel solo atomo in un mondo sacro? Come potrebbe? Sarebbe sostenuto da ogni cosa: per esistere, dovrebbe essere sostenuto da ogni cosa, e se l’elemento profano fosse sostenuto da tutti gli altri elementi sacri, quale sarebbe la differenza tra loro? Perciò il mondo è totalmente, incondizionatamente sacro, oppure è profano: non c’è via di mezzo. Il Tantra dice che ogni cosa è sacra, ecco perché non possiamo comprenderlo. E’ il punto di vista non duale più profondo, se possiamo chiamarlo punto di vista: non lo è perché ogni punto di vista è necessariamente duale. Il Tantra non è contro nulla, perciò non è un punto di vista: è un’unità sentita, un’unità vissuta. Questi sono due sentieri: lo yoga e il Tantra. Il Tantra non ha potuto essere così attraente a causa della nostra mente storpiata, ma laddove c’è qualcuno che è sano dentro di sé, qualcuno che non è un caos, il Tantra ha una sua bellezza. Solo costui può capire che cosa sia il Tantra. Lo yoga ha un’attrattiva, una facile attrattiva a causa della nostra mente disturbata. Ricorda, alla fine è la tua mente che rende qualsiasi cosa attraente o non attraente: sei tu il fattore decisivo. Questi approcci sono diversi. Non dico che non si possa arrivare alla meta attraverso lo yoga: è possibile, ma non con lo yoga che è prevalente. Questo non è veramente yoga, ma l’interpretazione della tua mente malata. Lo yoga può essere un autentico approccio verso l’Assoluto, ma anche quello è possibile solo quando la tua mente è sana, quando non è malata e non sta male, allora lo yoga assume una forma diversa. Mahavira, per esempio, era sulla via dello yoga, ma non reprimeva realmente il sesso: lo aveva conosciuto, lo aveva vissuto, aveva profonda familiarità con esso, ma gli diventò inutile, perciò il sesso cessò. Il Buddha era sulla via dello yoga, ma aveva vissuto attraverso il mondo e aveva familiarità con esso: non lottava. Una volta che conosci qualcosa te ne liberi: semplicemente cade, come le foglie morte cadono da un albero. Non è rinuncia, non comporta assolutamente alcuna lotta. Guarda il volto del Buddha: non sembra quello di uno che lotta. Non ha lottato; è così rilassato, il suo volto è il simbolo stesso del rilassamento… nessuna lotta. Guarda i tuoi Yogin: sui loro volti la lotta è evidente. In profondità esiste un grande tumulto: proprio in questo momento sono seduti su un vulcano, puoi guardare nei loro occhi, nei loro volti e lo sentirai. In profondità, da qualche parte, hanno represso tutte le loro malattie, non le hanno trascese. In un mondo sano, dove ognuno vive in modo autentico, individualmente, non imitando gli altri ma vivendo a modo proprio, sono possibili entrambi i sentieri. Un uomo del genere impara la profonda sensibilità che trascende i desideri, può giungere al punto in cui tutti i desideri diventano inutili e si esauriscono. Anche lo yoga può condurre a questo, ma per me lo yoga condurrà a questo nello stesso mondo in cui il Tantra può condurvici, ricordalo. Abbiamo bisogno di una mente sana, di un uomo naturale. In quel mondo dove c’è un uomo naturale, i Tantra e anche lo yoga condurranno alla trascendenza dei desideri. Nella nostra cosiddetta società malata né lo yoga né il Tantra possono farlo, perché se scegliamo lo yoga non lo scegliamo perché i nostri desideri sono diventati inutili – no! Hanno ancora significato, non stanno esaurendosi da soli. Dobbiamo forzarli, Se scegliamo lo yoga, lo scegliamo come tecnica di repressione, se scegliamo il Tantra, lo scegliamo come astuzia, come un profondo inganno, una scusa per indulgere. Perciò con una mente malata né il Tantra né lo yoga possono funzionare, condurranno entrambi all’inganno. Per poter cominciare occorre avere una mente sana, in particolare una mente sessualmente sana, quindi non sarà difficile scegliere il tuo sentiero: puoi scegliere lo yoga come il Tantra. Fondamentalmente esistono due tipologie di persone, il tipo maschile e quello femminile. Non intendo biologicamente, ma psicologicamente. Lo yoga è il sentiero per coloro che di base sono psicologicamente maschili, ovvero aggressivi, violenti estroversi; il Tantra è il sentiero per coloro che di base sono femminili, ovvero ricettivi, passivi, non violenti. Puoi averlo notato: per il Tantra sono molto importanti la dea Kali, Tara, e tante altre Devi, bhairavi (divinità femminili). Nello yoga non sentirai mai menzionare una divinità femminile. Il Tantra ha divinità femminili, lo yoga dei maschili. Lo yoga è energia che si muove verso l’esterno, il Tantra è energia che si muove verso l’interno, in termini psicologici moderni lo yoga è estroverso e il Tantra è introverso. Perciò dipende dalla personalità: se hai una personalità introversa, la lotta non fa per te; se hai una personalità estroversa, la lotta fa per te. Ma noi siamo solo confusi, siamo solo in un pasticcio, ecco perché niente è di aiuto. Al contrario, ogni cosa ti disturba; lo yoga ti disturberà, i Tantra ti disturberà. Ogni medicina creerà in te una nuova malattia, perché colui che sceglie è malato, sta male; perciò il risultato della sua scelta sarà la malattia. Non intendo quindi dire che tramite lo Yoga non puoi arrivare alla meta, metto l’accento sul Tantra solo perché cercheremo di capire che cosa sia il Tantra. Un’altra domanda: “Sulla via dell’abbandono, come può il ricercatore arrivare alla giusta tecnica fra centododici metodi?”. Sulla via della volontà ci sono dei metodi, questi centododici metodi, Sulla via dell’abbandono, l’abbandono stesso è il metodo, non esistono altri metodi. Ricordalo. Tutti i metodi sono basati sulla resistenza, perché metodo significa dipendere da se stessi. Puoi fare qualcosa: la tecnica è lì perciò tu la pratichi. Sul sentiero dell’abbandono tu non ci sei più, perciò non puoi fare nulla. Hai fatto la cosa suprema, l’ultima: ti sei abbandonato. Sul sentiero dell’abbandono, l’abbandono è l’unico metodo. Tutti questi metodi richiedono una particolare volontà, richiedono che tu faccia qualcosa. Manipoli la tua energia, equilibri la tua energia, crei un centro nel tuo caos. Fai qualcosa. Il tuo sforzo è importante, fondamentale, necessario. Sul sentiero dell’abbandono una sola cosa è necessaria: che ti abbandoni. Ci addentreremo profondamente in questi centododici metodi, quindi sarà bene dire qualcosa sull’abbandono, perché non ha metodo. In questi centododici metodi non ci sarà niente che riguardi l’abbandono. Come mai Shiva non ha detto niente sull’abbandono? Perché non può essere detto nulla. La stessa bhairavi, Devi stessa ha raggiunto Shiva senza alcun metodo: si è semplicemente abbandonata. Perciò di questo si deve prendere nota: non fa domande per se stessa, ma per l’intera umanità. Lei ha raggiunto Shiva, è già sulle sue ginocchia, è già tra le sue braccia. E’ diventata una cosa sola con lui, ma ancora chiede. Perciò ricorda una cosa: non chiede per se stessa, non ne ha alcun bisogno, chiede per l’intera umanità. Ma se lei ha raggiunto la meta, perché domanda a Shiva? Non può parlare lei stessa all’umanità? Lei è arrivata attraverso il sentiero dall’abbandono, perciò non conosce nulla del metodo, è arrivata attraverso l’amore: l’amore in se stesso è sufficiente, l’amore non richiede altro. E’ arrivata attraverso l’amore, quindi non sa nulla di metodi, di tecniche, questa è la ragione per cui chiede. Di conseguenza Shiva parla di centododici metodi. Neppure lui parlerà dell’abbandono, perché in realtà l’abbandono non è un metodo: ti abbandoni solo quando ogni metodo è diventato inutile, quando nessun metodo ti permette di raggiungere la meta. Hai fatto del tuo meglio: hai bussato a ogni porta e nessuna si è aperta, hai provato tutte le strade e nessuna ti ha condotto alla meta, hai fatto tutto ciò che potevi, e ora ti senti impotente. In quella impotenza totale accade l’abbandono. Perciò sul sentiero dell’abbandono non esiste il metodo. La mente chiederà: ma che cos’è l’abbandono e come funziona? E se l’abbandono funziona, che bisogno c’è di centododici metodi? Perché quindi addentrarsi in essi senza motivo? Allora va bene! Se l’abbandono funziona, è meglio abbandonarsi. Perché ossessionarsi con i metodi? E chi sa se un particolare metodo adatterà a te o no? E forse ci vorranno vite per scoprirlo, perciò è meglio abbandonarsi, ma è difficile: è la cosa più difficile al mondo. I metodi non sono difficili, sono semplici: puoi esercitarti; ma per l’abbandono non esiste alcun esercizio… alcun addestramento! Non puoi chiedere come si fa ad abbandonarsi; la domanda stessa è assurda. Come puoi chiedere come si fa ad abbandonarsi? Puoi forse chiedere come si fa ad amare? L’amore c’è o non c’è, non puoi chiedere come si fa ad amare. Se qualcuno te lo spiega e ti insegna ad amare, non sarai mai capace di amare, ricordalo. Una volta che ti viene data la tecnica per amare, ti attaccherai alla tecnica. Ecco perché gli attori non possono amare: conoscono così tante tecniche, così tanti metodi, e noi siamo tutti attori. Quando conosci il trucco di come si fa ad amare, l’amore non fiorirà più perché hai creato una facciata, un inganno. E con l’inganno ne rimarrai fuori, non coinvolto. Sei al sicuro. Amore significa essere totalmente aperti, vulnerabili. E’ pericoloso: diventi insicuro. Non possiamo chiedere come amare, non possiamo chiedere come abbandonarci; succede! L’amore accade, l’abbandono accade: l’amore e l’abbandono sono profondamente simili. Ma che cos’è? E se non possiamo sapere come si fa ad abbandonarsi, possiamo almeno sapere come fare a tenerci lontani, a resistere all’abbandono. Questo si può sapere ed è d’aiuto. Come mai non ti sei ancora abbandonato? Qual è la tua tecnica per non abbandonarti? Se non ti sei ancora innamorato, il vero problema non è come amare; il vero problema è scavare in profondità per scoprire come hai fatto a vivere senza amore, qual è il tuo trucco, qual è la tua tecnica, qual è la tua struttura di difesa, come sei riuscito a vivere senza amore. Questo può essere compreso e dovrebbe essere capito. Prima cosa: noi viviamo con l’ego, nell’ego, centrati nell’ego. “Io” sono, senza sapere chi sono. Continuo a dichiarare: “Io sono”. Questa centratura nell’ego è falsa, perché non so chi sono, e a meno che io non sappia chi sono, come posso dire: “Io”? Questo “io” è falso “io”. Questo falso “io” è l’ego, questa è la difesa. Questo ti protegge dell’abbandono. Non puoi abbandonarti, ma puoi diventare consapevole di questa misura di difesa: se ne diventi consapevole, si dissolve. Non la rafforzi e, gradatamente, un giorno arriverai a sentire: “Io non sono”. Quando arrivi a sentire: “Io non sono”, accade l’abbandono. Perciò cerca si scoprire se tu esisti. C’è realmente un centro dentro di te che puoi chiamare il tuo “io”? Scendi in profondità dentro di te, continua a cercare di scoprire dov’è questo “io”, dov’è la sede di questo ego. Rinzai andò dal suo Maestro, e disse: “Dammi la libertà!”. Il Maestro rispose: “Porta qui te stesso. Se tu esisti, ti renderò libero. Ma se tu non esisti, come farò a renderti libero? Sei già libero. E la libertà non è la tua libertà, In realtà la libertà è la libertà da ‘te’. Perciò va’ e scopri dov’è questo io, dove sei, e poi ritorna da me. Questa è la meditazione. Va’ a meditare”. Quindi il discepolo Rinzai andò via e meditò per settimane, mesi, poi tornò e disse: “Io non sono il corpo. Ho scoperto soltanto questo”. Allora il Maestro replicò: “Con questo sei divenuto parzialmente libero. Va’ ancora e prova a scoprire di più”. Perciò Rinzai tentò, meditò e scoprì che: “Io non sono la mia mente, perché posso osservare i miei pensieri. L’osservatore è diverso dall’osservato: perciò io non sono la mia mente”. Tornò e disse: “Io non sono la mente”. Quindi il Maestro rispose: “Ora ti sei liberato per tre quarti. Ora va’ ancora e scopri chi sei”. Dunque Rinzai pensava: “Io non sono il mio corpo. Io non sono la mia mente”. Aveva letto. Studiato, era ben informato, perciò pensava: “Io non sono il mio corpo, non sono la mia mente, quindi devo essere la mia anima, il mio atman” Ma meditò e scoprì che non esiste alcun atman, alcuna anima, perché questo atman, quest’anima non è altro che la nostra conoscenza mentale, solo dottrine, parole, filosofie. Perciò un giorno arrivò correndo e disse: “Ora io non esisto più!”. Quindi il suo Maestro chiese: “Adesso devo insegnarti i metodi per raggiungere la libertà?”. Rinzai rispose: “Ora sono libero perché io non esisto più. Non c’è nessuno che possa essere in schiavitù. Sono solo un vasto vuoto, un nulla”. Solo il nulla può essere libero: se sei qualcosa, sarai schiavo. Se esisti, sarai schiavo. Solo un vuoto, uno spazio vuoto, può essere libero; in quel caso non lo potrai imprigionare. Rinzai arrivò correndo e disse: Io non esisto più. Non mi si può trovare da nessuna parte”. Questa è libertà. E per la prima volta toccò i piedi del suo Maestro, per la prima volta! Non di fatto, perché li aveva già toccati molte altre volte, ma il Maestro disse: “Per la prima volta mi hai toccato i piedi”. Rinzai chiese: “Perché dici per la prima volta? Ti ho toccato i piedi molte altre volte”. Il Maestro rispose: Ma tu eri presente, perciò come potevi toccarmi i piedi essendo presente? Mentre sei presente come puoi toccarmi i piedi?”. L’”io” non può mai toccare i piedi di qualcuno, e anche quando sembra che li tocchi, sta toccando i propri piedi, solo che lo fa in modo indiretto. Il Maestro disse: “Mi hai toccato i piedi per la prima volta perché ora tu non esisti più. E questa è anche l’ultima volta. La prima e l’ultima”. L’abbandono accade quando tu non sei, perciò tu non puoi abbandonarti. Questa è la ragione per cui l’abbandono non può essere una tecnica. Tu non puoi abbandonarti: tu sei l’ostacolo. Quando tu non sei, accade l’abbandono. Perciò tu e l’abbandono non potete coabitare, non c’è coesistenza tra te e l’abbandono: ci sei tu o c’è l’abbandono. Perciò scopri dove sei, chi sei. Quest’indagine genera molti, molti risultati sorprendenti. Ramana Maharshi era solito dire: “Indaga: ‘Chi sono io?’”. Fu frainteso. Persino i suoi discepoli più vicini non ne hanno compreso il significato e pensano che in realtà questa sia un’indagine per scoprire veramente: “Chi sono io?”. Non è così! Se continui a indagare: “Chi sono io?”, sei costretto a giungere alla conclusione che tu non esisti. In realtà questa non è un’indagine per scoprire: “Chi sono io?”. In realtà è un’indagine per dissolvere. Ho dato a molti questa tecnica: indagare interiormente: “Chi sono io?”. Dopo un mese o due, le persone venivano da me e dicevano: “Non ho ancora scoperto: ‘Chi sono io?’. La domanda è ancora la stessa: non c’è risposta”. Perciò li esortavo: “Continuate. Un giorno la risposta arriverà”. E loro sperano che la risposta giunga: non ci sarà alcuna risposta, ci sarà solo la dissoluzione della domanda. Non ci sarà una risposta: “Tu sei questo”, la domanda si dissolverà semplicemente. Non ci sarà qualcuno neppure per domandare: “Chi sono io?”, e allora saprai. Quando l’”io” non c’è, l’”io” reale si dischiude. Quando l’ego non esiste, per la prima volta incontri il tuo essere. Quell’essere è vuoto. Allora puoi abbandonarti, allora ti sei abbandonato. Ora sei l’abbandono. Perciò non ci possono essere tecniche, oppure ci sono solamente tecniche negative come questa indagine su “Chi sono io?”. Come funziona l’abbandono? Se ti abbandoni, che cosa succede? Arriveremo a comprendere come funzionano i metodi. Ci addentreremo nei metodi e arriveremo a conoscere come funzionano. Hanno una base scientifica di funzionamento. Quando ti abbandoni diventi una valle, quando sei un ego sei come una vetta. Ego significa che sei al di sopra di ogni altro, che sei qualcuno. Gli altri possono riconoscerti o non riconoscerti: questa è un’altra faccenda. Tu ti riconosci al di sopra di tutti: sei come una vetta, nulla può penetrare in te. Quando un uomo si abbandona diventa come una valle, diventa profondità, non altezza. L’intera esistenza comincia a riversarsi in lui ogni parte. Egli è un solo vuoto, solo una profondità, un abisso un abisso senza fondo. L’intera esistenza comincia a riversarsi in lui da ogni parte. Si può dire che Dio corre a lui da ogni parte, penetra in lui da ogni poro, lo riempie totalmente. Questo abbandono, questo diventare una valle, un abisso, può essere sentito in molti modi. Ci sono abbandoni minori; ci sono abbandoni maggiori. Lo senti anche in quelli minori. Abbandonarsi a un Maestro è un abbandono minore, ma cominci a sentirlo perché il Maestro comincia a fluire in te immediatamente. Se ti abbandoni a un Maestro, senti immediatamente la sua energia fluire in te. Se non riesci a sentire l’energia che scorre in te, allora devi sapere con chiarezza che non ti sei abbandonato neppure in minima parte. Non ti sei affatto abbandonato. Ci sono tantissime storie che sono diventate prive di significato per noi perché non sappiamo come accaddero. Mahakashyapa andò dal Buddha, il Buddha gli toccò solo la testa con la sua mano, e la cosa accadde. E Mahakashyapa cominciò a danzare. Perciò Ananda chiese al Buddha: “Che cosa gli è successo? Io sono stato quarant’anni con te! E’ impazzito? O si sta solamente prendendo gioco degli altri? Che cosa gli è successo? E io ti ho toccato i piedi migliaia e migliaia di volte”. Naturalmente ad Ananda questo Mahakashyapa sembrava un pazzo o un imbroglione. Era con il Buddha da quarant’anni, ma c’era un problema: era il suo fratello maggiore, il fratello maggiore del Buddha; quello era il problema. Quando Ananda era andato dal Buddha quarant’anni prima, la prima cosa che gli disse fu questa: “Io sono il tuo fratello maggiore, e quando mi inizierai diventerò tuo discepolo. Perciò concedimi tre cose prima che diventi tuo discepolo, perché dopo non potrò più chiederti nulla. Innanzitutto io sarò sempre con te: promettimelo. Non mi dirai mai: ‘Vattene altrove’. Io ti seguirò ovunque. “In secondo luogo, dormirò nella stessa stanza dove dormi tu. Non potrai dirmi: ‘Esci fuori’. Starò con te come la tua ombra. E, terza cosa, se porto qualcuno a qualsiasi ora, anche a mezzanotte, dovrai rispondergli. Non potrai dire: ‘Questo non è il momento’. Promettimi queste tre cose adesso che sono ancora il tuo fratello maggiore, perché una volta diventato tuo discepolo ti dovrò seguire. Tu sei ancora più giovane di me, perciò fammi queste promesse”. Quindi il Buddha promise,e questo divenne il problema. Per quarant’anni Ananda fu con il Buddha, ma non poté mai abbandonarsi, perché non è questo lo spirito dell’abbandono. Ananda domandò molte, molte volte: “ Quand’è che raggiungerò la meta? Il Buddha rispondeva: “A meno che io non muoia, non la raggiungerai”. E Ananda riuscì a raggiungerla solo quando il Buddha morì. Che cosa accadde improvvisamente a questo Mahakashyapa? Il Buddha è forse parziale, parziale nei confronti di Mahakashyapa? Certo che no! Lui fluisce, fluisce costantemente. Ma devi essere una valle, un grembo per riceverlo. Se sei al di sopra di lui, come puoi ricevere? Quella energia fluente non può giungere a te, ti mancherà. Perciò inchinati. Anche in un abbandono minore con un Maestro l’energia comincia a fluire. All’improvviso, immediatamente, diventi il veicolo di una forza immensa. Ci sono migliaia e migliaia di storie… con un semplice contatto, con un semplice sguardo qualcuno si è illuminato. Non ci sembrano cose razionali. Com’è possibile? E’ possibile! Anche un solo sguardo del Maestro nei tuoi occhi cambierà totalmente il tuo essere, ma potrà cambiarlo solo se i tuoi occhi sono vuoti, come una valle. Se puoi assorbire lo sguardo del Maestro, immediatamente sarai differente. Quindi questi sono abbandoni minori che accadono prima che ti abbandoni totalmente. E questo abbandoni minori ti preparano per l’abbandono totale. Una volta che avrai compreso che attraverso l’abbandono ricevi qualcosa di ignoto, di incredibile, di inaspettato, qualcosa che non ti sogneresti mai, sei pronto per un abbandono maggiore. E il lavoro di un Maestro è proprio quello: aiutarti negli abbandoni minori, così che tu possa raccogliere il coraggio per un abbandono maggiore, per un abbandono totale. Un ultima domanda: “ Quali sono le indicazione esatte per sapere se una tecnica che si sta praticando condurrà all’Assoluto?”. Esistono selle indicazioni. In primo luogo, cominci a sentire dentro di te un’identità differente. Non sei più lo stesso. Se la tecnica è adatta a te, immediatamente sarai una persona diversa. Se sei un marito o una moglie, non sarai più lo stesso o la stessa. Se sei un negoziante, non sarai più lo stesso negoziante. Qualsiasi cosa tu sia, se la tecnica è adatta a te sarai una persona diversa: questa è la prima indicazione. Perciò se cominci a sentirti strano, sappi che ti sta accadendo qualcosa. Se rimani lo stesso e non ti senti affatto strano, non sta succedendo niente. Questa è la prima indicazione per sapere se una tecnica fa per te. Se è adatta, sei immediatamente trasportato, trasformato in una persona differente. All’improvviso accade questo: guardi il modo in un modo diverso; gli occhi sono gli stessi, ma colui che guarda dietro a essi è differente. In secondo luogo, comincia a decadere tutto ciò che crea tensioni, conflitti. Non è che i tuoi conflitti, le tue angosce, le tue tensioni cominciano a decadere dopo che tu abbia praticato il metodo per anni, no! Se il metodo è adatto a te, cominciano a esaurirsi immediatamente. Puoi sentire una vitalità sorgere in te; sei sgravato dal tuo fardello. Se la tecnica è adatta a te, comincerai a sentire che la forza di gravità si è invertita. Ora la terra non ti tira più verso il basso, piuttosto il cielo ti tira su. Come ti senti quando un aeroplano decolla? Tutto è turbato. Improvvisamente c’è uno scossone e la gravità perde senso. Ora la terra non ti tira più in basso, ti stai allontanando dalla attrazione. La stessa scossa capita se una tecnica di meditazione è adatta a te. Improvvisamente decolli. Improvvisamente senti che la terra è diventata priva di significato; non c’è alcuna gravità: non sei attratto verso il basso, sei tirato verso l’alto. Nella terminologia religiosa questo è chiamato “grazia”. Ci sono due forze: la gravità e la grazia. La grazia significa che sei tirato verso l’alto, la gravità significa che sei tirato verso il basso. Ecco perché nella meditazione molti sentono improvvisamente di non avere più il peso; ecco perché molti sentono una lievitazione interiore. Quando la tecnica era adatta a loro, moltissime persone mi hanno riferito: “E’ strano! Chiudiamo gli occhi e sentiamo di essere un poco sollevati da terra, trenta centimetri, mezzo metro, perfino un metro dal suolo, e quando apriamo gli occhi siamo per terra; quando li chiudiamo lievitiamo. Cosa succede? Quando apriamo gli occhi siamo ben piantati per terra! Non abbiamo mai levitato!”. Il corpo rimane per terra, ma tu lieviti. In realtà questa levitazione è un’attrazione che proviene dall’alto. Se la tecnica ti si adatta, sei stato attratto, perché la funzione della tecnica è renderti disponibile a essere tirato verso l’alto. Tecnica significa questo: renditi disponibile alla forza che ti può attrarre verso l’alto. Perciò se è adatta, lo saprai: diventerai privo di peso. In terzo luogo, qualsiasi cosa tu faccia adesso, qualsiasi cosa, per quanto banale, sarà differente: camminerai in un modo diverso, ti siederai in un modo diverso, mangerai in un modo diverso, sarà tutto differente. Sentirai ovunque questa differenza. Talvolta questa strana esperienza di essere differente crea paura. Si vuol ritornare a essere quello di prima, perché si era totalmente in sintonia con il vecchio mondo. Era un mondo di routine, magari anche noioso, ma in esso eri efficiente. Ora sentirai da ogni parte una frattura, sentirai di aver perso la tua efficienza, sentirai che la tua utilità è ridotta, sentirai di essere un estraneo ovunque. Si deve passare attraverso questo periodo. Tornerai per essere nuovamente in sintonia. Tu sei cambiato, non il mondo, perciò non ti adatterai. Ricorda dunque la terza cosa: quando una tecnica è adatta a te, tu non ti adatterai al mondo: diventerai disadattato, ovunque ci sarà qualcosa di allentato, mancherà qualche bullone, ovunque sentirai che c’è stato un terremoto. E ogni cosa è rimasta la stessa; solo tu sarai diventato differente, ma sarai di nuovo in sintonia su un piano diverso, un piano superiore. Il turbamento è avvertito proprio come quando un bambino cresce e diventa sessualmente maturo. All’età di quattordici o quindici anni il ragazzo sente di esser diventato strano, è subentrata una nuova forza: il sesso. Prima non c’era, o c’era, ma era nascosta. Ora, per la prima volta, il ragazzo è diventato disponibile a un novo tipo di forza. Ecco perché i ragazzi sono molto impacciati: quando diventano sessualmente maturi i ragazzi e le ragazze sono molto impacciati. Non hanno una collocazione: non sono più bambini e non sono ancora adulti, perciò si trovano nel mezzo, senza un posto adatto a loro. Se giocano con i bambini, si sentono impacciati: sono diventati adulti. Se cominciano a legare con gli adulti, si sentono impacciati: sono ancora bambini. Non sono al loro posto con nessuno. Lo stesso fenomeno accade quando una tecnica è adatta a te; diventa disponibile una nuova fonte di energia che è più grande del sesso. Sei di nuovo in un periodo di transizione: ora non puoi adattarti a questo mondo di uomini mondani, non sei un bambino, e non puoi ancora avere un posto nel mondo dei santi; e nel mezzo ti senti impacciato. Se una tecnica è adatta a te, affioreranno queste tre cose. Forse non ti aspettavi che dicessi cose del genere, forse ti aspettavi che dicessi che saresti diventato più silente, più quieto, e io sto affermando proprio il contrario: diventerai più turbato. Quando la tecnica è adatta a te, diventerai più turbato, non più silente. Il silenzio verrà più tardi. E se viene il silenzio e non il turbamento, sappi con certezza che questa non è una tecnica: questo è solo conformarsi al vecchio schema. Ecco perché c’è più gente che va a pregare che a meditare: la preghiera ti dà una consolazione, ti fa adattare, ti conforma al tuo mondo. La preghiera faceva virtualmente la stessa cosa che stanno facendo oggi gli psicoanalisti: se sei turbato, ti renderanno meno turbato, ti conformeranno allo schema, alla società, alla famiglia. Perciò andando da uno psicoanalista per uno, due o tre anni, non migliorerai ma ti adatterai meglio. La preghiera fa la stessa cosa, e anche i preti: ti rendono più conforme al mondo. Tuo figlio è morto e ne sei turbato, e vai da un prete. Lui dice: “Non essere turbato. Muoiono presto solo quei bambini che Dio ama di più. Li chiama in cielo”. Tu ti senti soddisfatto: tuo figlio è stato “chiamato in cielo”. Dio lo ama di più. Oppure il prete dice qualcos’altro: “Non preoccuparti. L’anima non muore mai, il tuo bambino è in paradiso”. Proprio alcuni giorni fa c’era qui una donna: le era morto il marito il mese precedente, era turbata. Venne da me e disse: “Assicurami solo che è rinato in un buon posto, e tutto andrà bene, Dammi solo la certezza che non è andato all’inferno o che non è diventato un animale, ma che è in cielo o è diventato un dio o qualcosa del genere. Se puoi assicurarmi semplicemente questo, va tutto bene, posso sopportarlo, altrimenti sono una sventurata”. Il prete direbbe: “Va bene! Tuo marito è rinato come un dio nel settimo cielo ed è molto felice. E ti sta aspettando” Queste preghiere ti rendono conforme allo schema… ti senti meglio. La meditazione è una scienza. Non ti aiuterà certo nel conformismo, ti aiuterà nella trasformazione. Ecco perché dico che ci saranno questi tre segni come indicazioni. Il silenzio verrà, ma non come conformismo, il silenzio verrà come una fioritura interiore. Di conseguenza, il silenzio non sarà un conformarsi alla società, alla famiglia, al mondo, agli affari, no! Il silenzio sarà una reale armonia con l’universo. Una profonda armonia fiorisce tra te e la totalità, c’è silenzio, ma quello verrà più tardi. Prima sarai turbato, prima diventerai pazzo, perché tu sei pazzo, solo inconsapevolmente. Se una tecnica è adatta, ti renderà consapevole di tutto ciò che sei. Verranno alla luce la tua anarchia, la tua mente, la tua pazzia, ogni cosa. Sei solo un’oscura confusione. Quando una tecnica è adatta, è come se improvvisamente ci fosse luce e l’intera confusione diventasse visibile. Per la prima volta incontrerai te stesso come sei. Tu vorresti spegnere la luce e tornare a dormire: è spaventoso. Questo è il punto in cui il Maestro diventa d’aiuto. Ti dice: “Non aver paura. Questo è solo l’inizio. E non fuggire da tutto ciò”. Dapprima questa luce ti svela ciò che sei e, se riesci a perseverare nel processo, ti trasforma in ciò che puoi essere. Basta per oggi. Dal Il libro dei segreti Osho