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SVUOTARE LA MENTE IN MODO GRADUALE





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La mente si chiede come la mente possa andare al di là della mente. Come può qualunque processo mentale essere utile per raggiungere qualcosa che non appartiene alla mente? Sembra contraddittorio. Come può la tua mente cercare, fare egli sforzi per creare uno stato che non le appartiene? Cerca di capire. Quando c’è la mente, cos’è che esiste? Un processo di pensiero. Quando c’è la nonmente, cos’è che esiste? Nessuno processo dei pensiero. Se continui a ridurre il tuo processo mentale se continui a dissolvere il tuo pensiero, gradatamente, lentamente, raggiungi la nonmente.
Mente significa pensare, nonmente significa non pensare. E la mente ti può essere d’aiuto, può rendersi utile suicidandosi. Puoi suicidarti, ma non ti chiedi mai come un uomo vivo possa aiutare se stesso a essere morto. Tu puoi aiutarti a essere morto: tutti tentano di farlo! Tu puoi aiutare te stesso a essere morto, e sei vivo. La mente può aiutare a essere nonmente. Come può farlo? Se il processo di pensiero diventa sempre più denso, significa che stai procedendo dalla mente a una mente maggiore. Se il processo di pensiero diventa meno denso, se viene ridotto, rallentato, stai aiutando te stesso a raggiungere la nonmente. Dipende da te. E la mente può essere un aiuto perché, in realtà, essa è ciò che in questo stesso istante stai facendo con la tua consapevolezza. Se lasci la tua consapevolezza sola, senza farne nulla, diventa meditazione. Perciò ci sono due possibilità: una è ridurre la mente lentamente, gradualmente, piano piano. Se viene diminuita dell’uno per cento, e’ come se avessi portato dei mobili fuori dalla stanza: lì si è creato un po’ di spazio. Sposta altri mobili, e si crea uno spazio maggiore. Quando li hai tolti tutti, l’intera stanza diventa uno spazio vuoto. In realtà lo spazio non si è creato spostando i mobili: lo spazio c’era già, ma era occupato dai mobili. Quando li togli, lo spazio non entra dall’esterno: c’era già, ma occupato dai mobili. Tu li hai tolti, e lo spazio viene riacquistato, recuperato. Giù, nel profondo, la mente è uno spazio occupato, riempito di pensieri. Se togli un po’ di pensieri, si crea, viene scoperto o recuperato dello spazio. Questo spazio è meditazione. Può esser fatto lentamente, ma anche improvvisamente. Non c’è alcun bisogno di continuare a togliere i mobili per vite intere, un po’ alla volta, perché si creano problemi. Quando togli i mobili si crea l’un per cento di spazio mentre il novantanove per cento rimane occupato. Quel novantanove per cento di spazio occupato si sentirà a disagio per quello spazio non occupato e cercherà di riempirlo. Perciò una persona continua a ridurre i pensieri gradualmente e poi a creare ancora nuovi pensieri. Al mattino ti siedi a meditare per un po’ di tempo: rallenti il tuo processo di pensiero. Poi vai al mercato e c’è un nuovo afflusso di pensieri: lo spazio viene riempito di nuovo. Il giorno dopo rifai la stessa cosa, e continui a farla, continui a scacciare fuori e a invitare di nuovo dei pensieri. Ma puoi anche buttare fuori all’improvviso tutti i mobili. Sta a te decidere. E’ difficile perché ti sei abituato ai mobili e potresti sentirti a disagio, non sapresti cosa fartene dello spazio. Potresti persino aver paura di muoverti in quello spazio. Non ci siamo mai mossi con tale libertà. La mente è un condizionamento. Ci siamo abituati ai pensieri.
Hai mai osservato che continui a ripetere gli stessi pensieri ogni giorno? Sei come un disco, e neppure uno appena uscito, nuovo, sei un disco vecchio. Vai avanti a ripetere le stesse cose. Perché? A che cosa serve? Serve solo a una cosa, è solo una vecchia abitudine: senti che stai facendo qualcosa. Sei sdraiato sul letto e stai aspettando che ti venga sonno e ripeti le stesse azioni ogni giorno. Perché lo fai? In un certo senso serve. Le vecchie abitudini, i condizionamenti, servono.
Con le vecchie abitudini ci si sente a proprio agio, comodi. Anche gli schemi mentali sono solo abitudini. Ti senti comodo, lo stesso pensiero ogni giorno, la stessa routine; senti che tutto va bene. Tu hai investito nei tuoi pensieri: questo è il problema. I tuoi mobili non sono solo spazzatura che va gettata; in essi hai investito moltissimo.  Puoi essere liberato di tutto il tuo mobilio mentale immediatamente, in questo stesso istante, ma allora all’improvviso sarai vuoto, svuotato, e non saprai più chi sei. Non saprai più che cosa fare perché, per la prima volta, non ci saranno più i tuoi vecchi modelli. Lo shock potrebbe essere troppo improvviso. Potresti impazzire o persino morire. Questa è la ragione per la quale i metodi improvvisi non vengono usati, a meno che una persona non sia pronta. Una persona può impazzire all’improvviso perché le vengono a mancare tutti gli ormeggi.
Perciò i metodi graduali vanno bene. Hanno bisogno di molto tempo, ma un po’ alla volta ti abitui allo spazio. Cominci a sentire lo spazio e la sua bellezza, la sua beatitudine, e allora i tuoi mobili vengono rimossi gradualmente. Quindi è bene diventare contemplativi partendo dal pensiero ordinario: questo è il metodo graduale. Dalla contemplazione è bene concentrarsi: questo è il metodo graduale. E dalla concentrazione è bene fare un salto nella meditazione. Allora ti muovi lentamente, tastando il terreno a ogni passo, e solo quando sei veramente radicato in ogni gradino, solo allora cominci ad andare verso quello successivo. Non è un salto: è una crescita graduale.

Osho – Il Libro dei Segreti 



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